Anti-renzismo preconcetto ossessivamente paranoico

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Anti-renzismo preconcetto ossessivamente paranoico

Più che dall’anti-renzismo, partirei dal fatto che è la persona fisica di Matteo Renzi a creare una tale antipatia di pelle da trasformarsi in un odio viscerale da far perdere ogni controllo della mente.
So già l’obiezione di qualcuno: tu, don Giorgio, non hai forse avuto la stessa antipatia fisica nei riguardi di Silvio Berlusconi, tanto da odiarlo fino a desiderarne un ictus cerebrale da portarlo alla morte? Tra parentesi. Sulla sua morte potrei spiegare il senso di quelle mie parole, ma ora non vale più la pena, visto che ciò che effettivamente desideravo, ovvero la sua morte politica, si è avverato.
Sì, è vero: perché negarlo? Ma, se posso difendermi e se ne vale la pena, non accetto che si possa mettere sullo stesso piano Berlusconi e Renzi. Lasciamo stare i giochi o i compromessi politici fatti anche di strane alleanze: parlo di una differenza di tipo antropologico, se non altro perché Berlusconi l’avevo giudicato, anche se attualmente è oramai finito, il paradigma più eloquente della più paradossale discrasia tra l’essere e l’avere, tanto da definirlo il Coso immondo o maledetto. Coso!
Su Matteo Renzi credo che i giudizi dovrebbero essere totalmente differenti: indipendentemente dalla sua persona che da sola basterebbe a distinguerlo dall’Immondo personificato, sono i fatti concreti della sua politica a dimostrarlo. A meno di non essere ciechi e ottusi di cervello, e allora neppure il Padre eterno potrebbe compiere il miracolo.
Ho detto fatti, e non solo promesse. Fatti che sono sotto gli occhi di tutti, e forse per questo creano di riflesso quell’antipatia nei riguardi di Renzi e, in questo caso, anche del suo modo di fare politica (renzismo) tra quanti non vogliono che l’Italia progredisca o, al meno, non progredisca secondo il passo dettato da Renzi, giudicato come antidemocratico dai suoi avversari politici e anche da cittadini italiani sempre pronti a riverire il populismo disfattista.
C’è una massa di nemici di Renzi che sembrano provenire da diversi poli, eppure sono imparentati dalla identica mancanza di Idea democratica: che cosa essi propongono di diverso dalla solita stucchevole insulsa paranoica volontà distruttiva?
Certo, siamo d’accordo: i fatti di Matteo Renzi non sono sempre ciò che di meglio desideriamo e vogliamo; hanno qualcosa di imperfetto, creando anche forti dubbi da lasciarci perplessi. Ma non credo che ci sia stato, da che mondo è mondo, un politico che abbia realizzato i più accattivanti sogni su questa terra, tanto più che gli ideali sono per lo più astratti e la realtà è mutevole. Proprio per questo nessun politico, tantomeno Renzi, potrà restare a lungo alla guida di un governo: dovrà prima o poi lasciare il posto ad altri politici, pronti a rinnovare secondo i segni dei tempi e continuare il cammino della democrazia, che non è qualcosa di fisso, ma di perennemente in evoluzione.
Purtroppo, questo sarà il grosso rischio del dopo Renzi: si creerà un vuoto istituzionale, non facilmente riempito dai partiti di protesta che, proprio in quanto protestatari per vocazione, saranno sempre anti-istituzionali, e perciò non in grado di assumere il governo del Paese.
Nel frattempo, diamoci dentro, e finché avremo un governo che, bene e male, sta lavorando per tirar fuori l’Italia da anni di vuoto istituzionale, dopo lo scempio democratico del trio: Silvio Berlusconi, Lega Nord e Comunione e liberazione, perché farsi del male, occupati da quella voglia matta di sadomasochismo, tipico degli imbecilli analfabeti barbari xenofobi, ma anche di presunti intellettuali per nulla illuminati ma con la qualifica di credersi dotti inviati dal cielo, ma che in realtà sono i più idioti cultori di un dio pallone gonfiato?
Oggi l’Italia ha o non ha bisogno di un leader forte e determinato a farla traghettare verso lidi di salvezza? Sì o no? E allora perché diamo via libera agli istinti più bestiali, agli urlatori di piazze televisive, agli arruffapopoli da strapazzo che ogni giorno escono dai porcili, agli ideologi salottieri, alle veline messe nelle liste solo per mostrare tette e culi, onde soddisfare qualche voglia di italiani depressi, e così via?
C’è in Italia una insana voglia di disfattismo, che ora si è incarnata in un tale odio insopportabile verso l’attuale governo e in particolare verso Renzi e i suoi ministri più vicini, da chiederci: oggi come oggi, se cadesse questo governo, che cosa succederebbe? Il disfattismo cesserà di colpo, come quando finisce un orgasmo?
Nel nostro Paese c’è gente che vive solo per il gusto di colpire qualcuno, non importa se onesto o disonesto, anzi talora sembra che si prendano di mira proprio i più onesti, forse perché sono un esame di coscienza. E gli italiani sono un popolo a cui non piace rispecchiarsi nelle sorgenti cristalline.   
14 maggio 2016
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

2 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    La grande differenza tra Renzi e il piazzista di Arcore è da ricercare nella qualità dei collaboratori più stretti. Mentre sua emittenza amava (e ama tuttora) circondarsi di individui nel migliore dei casi insignificanti, ma comunque sempre incompetenti, e di un serraglio di concubine alquanto discutibili per far spiccare la sua personalità e le proprie capacità imprenditoriali al di sopra del grigiore imperante in quella squallida corte dei miracoli, l’ex rottamatore di Firenze, invece, ha avuto la furbizia (e forse l’umiltà?) di sapersi scegliere dei compagni di viaggio in gamba (spesso anche più di lui) e di proteggerli attirando su di sé eventuali critiche, perché, come ama dire “ci mette sempre la faccia”. E anche per quanto riguarda le presenze femminili, non ha fatto sconti al voyeurismo imperante, privilegiando le capacità rispetto all’avvenenza, ma senza autocensurarsi nel caso in cui all’una si accompagni anche l’altra. E tutto ciò, mi pare già, in ogni caso, un progresso evidente. Personalmente ho sempre avuto in antipatia Silvio, anzi probabilmente l’ho proprio disprezzato, ma in tutta franchezza anche Matteo non è che mi ispiri tutta questa simpatia, non solo per quella sua aria sbarazzina da ex scout che crede di poter risolvere sempre tutto, ma anche per il modo decisamente censurabile con cui si è impossessato del partito e,successivamente, anche del governo, a costo di calpestare i suoi stessi colleghi di partito. Sul piano concreto, pur nella convinzione che molto difficilmente farò parte dei suoi ammiratori e sostenitori, non posso fare a meno di riconoscergli che sono stati fatti dei passi avanti reali rispetto all’immobilismo e, per certi versi, al disfattismo esibizionista dell’ex cavaliere e che finalmente potremmo essere usciti veramente dal guado in cui eravamo impantanati…

  2. GIANNI ha detto:

    Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che in politica vada nettamente separato il giudizio appunto politico, da sentimenti personali verso la persona.
    Come verso B., così verso Renzi o altri.
    In altri termini, che si debba valutare oggettivamente la politica per i fatti, e solo per i fatti.
    I fatti possono anche coinvolgere la persona, se si tratta di vicende giudiziarie, altrimenti bisogna guardare solo a quanto realizzato o meno.
    Anche a prescindere, comunque, per essere ancora più oggettivi, dalle vicende giudiziarie, va richiamato come Berlusconi continui a dichiarare egli stesso un fallimento della sua politica, a suo dire motivato dalla mancanza di affidabilità degli alleati, che gli avrebbero impedito di portare avanti il suo programma.
    Sarà….ma allora Renzi, in confronto, significa che ha saputo quanto meno costruirsi alleanze più fedeli, se così vogliamo metterla.
    A prescindere da questo, e tutto sommato anche dalla politica di riforme istituzionali, va ovviamente sottolineato come nella cornice dei limiti finanziari dettati dall’UE, elemento fondamentale quale presupposto per un giudizio oggettivo, forse solo con questo governo si darà una risposta, intanto, significativa a certi problemi, intendiamoci, non ancora… ma questa sarebbe l’intenzione.
    Mi riferisco, in particolare, a quello che è il padre di tutti i problemi economici, cioè il debito pubblico.
    Parliamoci chiaramente: se andiamo ad esaminare cosa gli altri governi hanno proposto, notiamo che tutti passano dall’idea, sostanzialmente irrealizzabile, di operare attraverso il contenimento del deficit e poi, sulla base di presunti avanzi primari, che a loro volta avrebbero…..
    Non era e non può essere la strada giusta, non fosse che perchè l’idea di avere un avanzo di cassa, per di più per diversi anni in futuro, è una mera aspettativa, legata poi a fattori non semplicemente controllabili dal governo.
    In tal senso, sopratutto MOnti docet…..
    MA veniamo al dunque: sarà anche o sopratutto grazie al ministro delle finanze, comunque pare che finalmente si darà mano ad una serie di dismissioni di asset pubblici.
    E’ sicuramente vera una cosa: il trend di mercato può aiutare o meno certe operazioni, ma quanto meno si è compreso che senza snellire il sostanziale importo di tali asset, non si sarebbe andati molto lontani.
    POi che questo avvenga in forme tecniche diverse, tramite cartolarizzazioni di titoli o altri strumenti giuridico/finanziari poco importa, quel che conta è che si sia compreso che un debitore può e deve essere considerato anche sul lato dell’attivo che possiede, non solo del passivo del suo stato patrimoniale.
    Diversamente, è come dire che uno ha solo debiti, quando invece, come noto, L’Italia ci colloca circa al quarto posto a livello mondiale, ad esempio, per riserve auree detenute e riserve valutarie.
    DIciamo anche che molti governi precedenti hanno probabilmente evitato di affrontare diversi problemi, per gli interessi che stavano alla base.
    E cioè: chiaramente, in caso di dismissione di asset, vien meno parte del sistema gestionale e di controllo da parte della mano pubblica, con evidente conflitto d’interesse verso certi giochi politici.
    POi si pone anche il problema di capire definitivamente di chi sia la proprietà della banca d’Italia, certo problema giuridico non di poco conto, visto che pare istituto di diritto pubblico, ma con quote detenute da banche private.
    MA anche ammettendo certi limiti privatistici, anche in passato si sarebbe potuti intervenire, stabilendo quando meno una tassa sul possesso delle riserve auree, ed a dire il vero ci fu anche la proposta di taluni forzisti, Brunetta in testa, ma guarda caso, certe proposte furono abbandonate….probabilmente perchè non facevano comodo.
    CHissà che non siano riprese da questo governo, perchè se si mettesse una tassa su quelle riserve, la banca d’Italia potrebbe appunto dismettere una parte di queste, per pagare le relative imposte, e sicuramente il bilancio dello stato se ne avvantaggerebbe.
    COmunque tra dismissioni e varie inziative, dovrebbero rientrare, per così dire, circa 300 miliardi, ad essere pessimisti.
    HO evidenziato sopratutto questo problema, perchè, risolto questo, il resto è in discesa.
    Poi, certo, un governo si occupa di molte cose, e non su tutte possiamo essere concordi, ma se intanto si procedesse secondo quanto sopra detto, già si sarebbe fatto un passo avanti per risolvere molte cose.
    Sulle riforme, pur essendo le mie idee politiche molto diverse dalle sue, concordo con Bersani: possono essere rilevanti, ma non così rilevanti da essere considerate panacea di tutti i mali.
    Sicuramente più importante procedere con alcuni passi in campo economico, appunto.
    E sopratutto mi auguro che eventuali governi futuri, non abbandonino, per giochi di potere, certe idee di dismissioni e di intervenire sulle riserve auree e valutarie.
    Guarda caso, se non ricordo male, questa idea, anzi era una proposta già scritta di legge, pur provenendo da un forzista sin dal governo Berlusconi, cioè Brunetta in primis, scomparve nel nulla.
    E solo recentemente è stata ripresa.
    Appunto, non sarà stato per il solito gioco dei poteri forti, per cui, quando qualcosa non fa comodo, a lobbies politiche o economiche (nel caso della banca d’Italia) viene riposto nel cassetto?
    E’ almeno grazie a questo guardare meno a certe logiche, se riesco ad essere più ottimista, proprio perchè mi auguro che, questa volta, certi interventi non siano più rimandati.

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