di don Giorgio De Capitani
Alla domanda: “Che ne pensi del rigore concesso alla Spagna?”, Marino Bartoletti, giornalista noto per la sua professionalità, ha risposto: “Mi fido di Nicola Rizzoli” (l’unico arbitro italiano presente ai Mondiali del Brasile). La stessa cosa potrei rispondere anch’io alla domanda: “Che ne pensi del caso Mineo?”. “Mi fido di Matteo Renzi”.
A parte Corradino Mineo, che non conosco, dubito della serietà dei 14 senatori del Pd che si sono autosospesi, ma soprattutto vorrei fare qualche appunto sulla “consistenza politica” di Pippo Civati. Povero cristo! È un bravo ragazzo! Nessuno lo mette in dubbio! Dice anche cose sensate! Ce la mette proprio tutta! Ma questo è sufficiente per prendere in mano una nazione e farla girare per il verso giusto? In una parola: che cosa avrebbe fatto al posto di Matteo Renzi? Secondo me, non sarebbe resistito un secondo! Pippo Civati non ha la stoffa del politico premier. Una funzione può averla: stimolare il suo Partito per il meglio! Tutto qui. Non può andare oltre. Non ha la forza politica di assumersi una responsabilità di governo. Ciò che mi fa incazzare è quando uno non vuole riconoscere i propri limiti!
Pippo Civati, non andrai molto lontano. Se rimani nel tuo piccolo, e fai bene ciò che devi fare, otterrai qualche frutto. Non fare come quei bambini che fanno sempre i capricci appena la mamma o il papà alzano la voce e chiedono qualcosa che costa qualche sacrificio.
Caro Civati, non cadere nel ridicolo! E stai attento: le persone che hai attorno amano il protagonismo, e non sono per nulla animate da grandi ideali.
Tu non la pensi come Matteo Renzi su tante cose? Benissimo, ci sta. Ma non puoi essere così ingenuo da non capire che, quando si tratta di salvare un Paese, bisogna collaborare. Il che non significa accettare tutto! Significa collaborare per il bene comune del Paese!
Caro Civati, non fare il bambino capriccioso! Hai un compito che è importante, ed è quello, appunto, di stimolare al meglio, senza demolirla, una forza politica che gli italiani stanno sostenendo, perché stanno capendo che con Renzi, chissà, si potrà uscire dal tunnel.
da Lettera43.it
Caso Mineo,
la cacciata dalla Commissione è giustificata
Nominato dall’alto, il senatore ora fa la Giovanna D’Arco. Ma dimentica che il mandato del governo sono le riforme. Che lui vorrebbe bloccare.
di Peppino Caldarola
La cacciata di Corradino Mineo è proprio un losco affare di Matteo Renzi al punto che si può sospettare che il nuovo premier sia una personalità autoritaria che minaccia la democrazia?
A me scappa da ridere. L’affaire Mineo è assai meno importante e significativo di quanto si racconti.
IL MANDATO DELLE RIFORME. C’è un leader, Renzi, che ha stravinto le primarie del Pd e che ha portato il suo partito a cifre elettorali che neppure la Dc si sognava. Tutte e due le vittorie sono state ottenute con un progetto molto chiaro in cui la fine del bicameralismo e la trasformazione del Senato in Camera non elettiva erano il centro. Lo sapevano tutti. Se c’è un mandato da rispettare è quello.
Mineo è uno dei tanti deputati e senatori del Pd voto-repellenti, nel senso che non ha avuto un voto né sappiamo se lo avrebbe.
È stato nominato. Lo fui anche io nel listino proporzionale. E per grazia ricevuta, insisto una grazia che ha toccato anche chi scrive, Mineo è parlamentare della Repubblica. Al posto suo potevano stare suo cugino, il suo fabbro, il suo barbiere.
LA MANCANZA DI UN MANDATO. Non ha ricevuto alcun mandato personale. È evidente che in Aula può dire e fare, nei limiti della decenza e del rispetto dell’organizzazione politica di cui fa parte, quello che vuole. Ma in una commissione che istruisce l’iter delle leggi da portare in Aula no.
Rimuoverlo è stato sgradevole ma era necessario. I parlamentari sono messi nelle commissioni dalle presidenze dei gruppi che possono cambiare loro destinazione. In ogni legislatura accade tante volte. Mineo però dice di essere una vittima, che il suo allontanamento è un crimine, o giù di lì. Che la democrazia è minacciata.
LA VERA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA. La democrazia è minacciata invece da un senatore nominato dall’alto che impedisce una riforma molto popolare. Se fossimo un Paese serio e se la parte della sinistra che ha perso ripetutamente fino a che Renzi non l’ha tratta dalle secche riuscisse a dare un senso alle cose, si potrebbe distinguere fra una battaglia di minoranza e il filibustering contro il proprio partito. Invece ora dobbiamo sorbirci Mineo come Giovanna d’Arco e con lui l’ineffabile senatore Felice Casson.
Avrei una proposta per loro. Facciano una lista e si presentino alle prossime elezioni, la strada di Antonio Ingroia aspetta nuovi calpestatori.
Intanto il Pd proceda a riformare il Senato come l’opinione pubblica si aspetta. E chi legittimamente protesta lo faccia, ma non ci venga a dire che lo fa per la democrazia. Lo fa per un’idea delle istituzioni che non ha alcun seguito e sulla base di leadership voto-repellenti.
Tutto qui. Prima prendere voti poi parlare.
Venerdì, 13 Giugno 2014
Diverse domande interessanti si affacciano all’orizzonte della politica.
Potrà Renzi salvare l’Italia?
Che senso ha la posizione di Civati?
E di Mineo che dire?
Cominciamo dalla domanda che sta a cuore a tutti gli italiani, mentre le altre attengono più alle beghe politiche interne di partito che altro.
La politica ha opinioni diverse, è fatta di opinioni.
La finanza, e ancor di più la matematica, no.
I problemi italiani sono essenzialmente di gestione finanziaria.
E da questo punto di vista pare pacifico che per salvare l’Italia si possa fare una cosa sola; cambiare politica monetaria,assegnando alla BCE o ad una banca centrale nazionale quei poteri che esistevano una volta, migliorandoli, e non prevedendo tali interventi come creazione di debito.
Il discorso sarebbe lungo, l’ho già fatto altre volte, per cui mi limito a dire che non è una questione di uomini, ma di mettere in atto le uniche soluzioni effettivamente salvifiche.
Che poi lo faccia Renzi, piuttosto che Civati, che Pinco Pallino, non ha importanza.
Civati: rappresenta la sinistra, o meglio, una delle sinistre del PD, ed il fatto che Renzi e Civati non vadano d’accordo non è altro che l’ennesima dimostrazione delle tante anime del PD.
In fondo, se non sapessimo che Renzi è del PD, potremmo anche pensare che sia di Forza Italia, visto il programma e le idee.
Mineo: ogni parlamentare, recita la costituzione, esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Quindi, hanno forse ragione entrambi, sia il PD che Mineo.
Quest’ultimo non è obbligato ad avere le stesse posizioni di Renzi ed il PD non è obbligato a tollerare l’iscrizione al PD stesso con posizioni ritenute incompatibili.
Le soluzioni sono molteplici:
o Mineo viene sbattuto fuori, con possibilità di iscriversi ad altro gruppo o partito, o potrebbe essere lui stessi a decidere di andarsene.
Mineo è un giornalista televisivo, ex direttore di rai news 24, che come molti suoi colleghi ha deciso di fare il salto in politica, in virtù della popolarità acquisita sul teleschermo. In assenza del voto di preferenza, facendo parte di liste bloccate, è divenuto comunque senatore e come tale ha tutto il diritto di manifestare la propria opinione sia in sede di partito che nell’assemblea parlamentare, ma ovviamente ha il dovere di attenersi alla linea politica stabilita dalla maggioranza del suo partito. Se poi non è da’accordo può anche lasciare il partito spontaneamente e aderire al gruppo misto. Le regole della democrazia prevedono l’esistenza di un dibattito fra le diverse posizioni, ma poi le decisioni vengono prese a maggioranza. Mineo non fa parte del M5S dove basta che respiri in modo diverso da Grillo per rischiare di essere epurato, per sua fortuna milita in un partito, forse non perfettamente coeso, viste le molte anime che rappresenta, ma che ha uno dei suoi punti di forza nella dialettica interna.
Un articolo interessante dal titolo: “Prove di regime”
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Don lei parla come un libro aperto la sua analisi la condivido al 100 per 100 bambini viziati e ex comunisti falliti dalla storia