Anche questo è fuori di testa…
Questa papa, da sempre populista dalla doppia faccia, oramai non regge più.
Non è più conscio della sua missione, che sta nel parlare chiaro, come quel Cristo, in cui il papa dice di credere.
Parlare chiaro significa dire pane al pane e vino al vino. Senza quella ipocrita diplomazia che vuole salvare capra e cavoli.
Questo papa spara giudizi tra il dire e il non dire, richiamando affermazioni di un tizio, chissà chi, rivestito con chissà quale autorevolezza, su cui opportunisticamente addossare giudizi catastrofici, che, data la loro equivocità, fanno comodo a tutti.
E così il Papa salva la faccia e il resto, giustificando l’attuale codardia di prendere una coraggiosa e lucida posizione, distinguendo nettamente tra i torti e le ragioni
Da anni non sopporto l’equivocità di un papa che dice una cosa e ne fa un’altra, che accarezza i peli e poi colpisce la dignità dell’essere umano, che sta per la pace e bastona la giustizia, che dà ragione agli imbecilli e offende i giusti.
Certo, a parole dice belle cose, e fa battute degne di un parroco di campagna, il quale se non altro agisce in buona fede, secondo le doti che il Padre Eterno gli ha donato.
Ma essere papa di una Chiesa, che si estende in ogni angolo della terra, per lo meno richiede una lucidità singolare, che è dono dello Spirito che, se soffia ovunque, soffia in particolare sulla sua Chiesa, sempre tentata di proteggersi dal soffio, nascondendosi dietro paraventi di ipocrisia e di codardia.
Se, come in questa emergenza, in cui un criminale ha scatenato un putiferio da condannare con la pena di morte del responsabile, maledetto da Dio e dalla storia, il papa gioca a nascondersi, sparando ogni tanto qualche cartuccia a salve, mi chiedo se non abbiamo il diritto di alzare la voce e di urlare la nostra sete di giustizia.
Come sopportare oltre un papa che ha la mente confusa, che è come un bambino che talora pesta i piedi, così per sollevare un po’ di polvere onde coprire le proprie pigrizie?
E voi vedere un segno di ribellione a una Chiesa oramai in balìa del nulla?
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da www.huffingtonpost.it
Papa Francesco:
“Sono contrario a distinguere fra buoni e cattivi,
la Nato sapeva di provocare Putin”
di Huffpost
Conversazione con Antonio Spadaro di Civiltà Cattolica: “Il mondo è in guerra. Per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata”
14 Giugno 2022
Non c’è il buono e il cattivo nella guerra in Ucraina. Papa Francesco in una conversazione con Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, riportata oggi dalla Stampa, afferma: “Prima della guerra in Ucraina, un importante capo di Stato mi ha detto che l’Alleanza Atlantica sapeva di provocare Putin”.
“Dobbiamo allontanarci dal normale schema di “Cappuccetto rosso”: Cappuccetto rosso era buona e il lupo era il cattivo. Qui non ci sono buoni e cattivi metafisici, in modo astratto. Sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro. Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: “Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro”. Ha concluso: “La situazione potrebbe portare alla guerra”. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo”.
Bergoglio torna a parlare di terza guerra mondiale.
“Quello che stiamo vedendo è la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi. E i russi, in realtà, preferiscono mandare avanti ceceni, siriani, mercenari. Ma il pericolo è che vediamo solo questo, che è mostruoso, e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita. E registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco. Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli. È pure vero che i russi pensavano che tutto sarebbe finito in una settimana. Ma hanno sbagliato i calcoli. Hanno trovato un popolo coraggioso, un popolo che sta lottando per sopravvivere e che ha una storia di lotta. Devo pure aggiungere che quello che sta succedendo ora in Ucraina noi lo vediamo così perché è più vicino a noi e tocca di più la nostra sensibilità. Ma ci sono altri Paesi lontani – pensiamo ad alcune zone dell’Africa, al nord della Nigeria, al nord del Congo – dove la guerra è ancora in corso e nessuno se ne cura. Pensate al Ruanda di 25 anni fa. Pensiamo al Myanmar e ai Rohingya. Il mondo è in guerra. Qualche anno fa mi è venuto in mente di dire che stiamo vivendo la terza guerra mondiale a pezzi e a bocconi. Ecco, per me oggi la terza guerra mondiale è stata dichiarata. E questo è un aspetto che dovrebbe farci riflettere. Che cosa sta succedendo all’umanità che in un secolo ha avuto tre guerre mondiali? Io vivo la prima guerra nel ricordo di mio nonno sul Piave. E poi la seconda e ora la terza. E questo è un male per l’umanità, una calamità. Bisogna pensare che in un secolo si sono susseguite tre guerre mondiali, con tutto il commercio di armi che c’è dietro!”
Il Pontefice parla poi del patriarca Kirill.
“Ho avuto una conversazione di 40 minuti con il patriarca Kirill. Nella prima parte mi ha letto una dichiarazione in cui dava i motivi per giustificare la guerra. Quando ha finito, sono intervenuto e gli ho detto: «Fratello, noi non siamo chierici di Stato, siamo pastori del popolo». Avrei dovuto incontrarlo il 14 giugno a Gerusalemme, per parlare delle nostre cose. Ma con la guerra, di comune accordo, abbiamo deciso di rimandare l’incontro a una data successiva, in modo che il nostro dialogo non venisse frainteso. Spero di incontrarlo in occasione di un’assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po’ con lui in quanto pastore”.
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