Il Magnificat, il canto dei poveri di Jahvè

Ci sono due scrittori cristiani che commentano in modo originale il Magnificat.
Paul Claudel perse la fede durante la sua gioventù. Era, possiamo dire, una fede ereditata, sociologica… La sua scoperta di Dio, la conversione che lo trasformerà completamente, avvengono più tardi, in un giorno in cui entra, quasi per caso, nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi, e sente cantare il Magnificat. Claudel racconta ciò che sentì: «In un solo momento, tutto il mio cuore si commosse come mai prima; io credetti dentro di me e con tutte le forze; tutto il mio essere era come rapito verso l’Alto. Ed esisteva in me una convinzione talmente forte, una sicurezza talmente indescrivibile, che fece scomparire tutto quello che restava dei dubbi precedenti».
Inoltre, una delle più importanti poetesse di lingua portoghese, Sophia de Mello Breyner Andresen, in un’intervista a un giornale culturale, dichiarò ciò che segue: «Penso, molte volte, che il Magnificat è forse il più bel poema che esiste. È un poema che “annuncia”, e non canta soltanto la terra come fa Omero. Fra due mondi, nel crocevia della storia, una donna si alza e pronuncia il poema della salvezza» (in Jornal de Letras, 16 febbraio 1982).

dal Vangelo secondo Luca 1,39-55

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore».
dipinto di Martina Viganò
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza,
per sempre».

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