THE END. La fine o l’inizio di un sogno?

 

 

di don Giorgio De Capitani

I sogni non finiscono mai, nemmeno con la morte. Anzi, dopo la morte germogliano, senza però spegnersi come sogni.

Sognare non è evadere, altrimenti si muore già prima del tempo. Sognare è credere nell’Utopia, e farla già rivivere, senza mai esaurirla. È un raggio o una scheggia o un barlume o una emanazione di Dio stesso. Dio è l’Utopia in persona.

Utopia significa “non luogo”. S’incarna nella realtà, ma senza accasare. Non vuole dei tempi limitati, né spazi ristretti. È oltre, sempre oltre. È l’Oltre, che non ha né tempo, né spazio.

L’Utopia è insita nell’essere umano, che ha sete d’Infinito. Nasciamo tutti utopici. Poi, succede qualcosa di così grave che la società da millenni non vuole rendersene conto. L’Utopia, mentre cresciamo, si fa tempo e spazio. È così che si violentano i piccoli: spegnendo in loro l’Essere infinito. Noi adulti siamo maledettamente criminali. Li facciamo crescere come robot, corpi che si sviluppano come mostriciattoli. E ogni giorno che passa vediamo questi piccoli mentre muoiono alla vita. Più crescono, più deperiscono. Crescono condizionati dal tempo, che essi vivono come se fosse un qualcosa da consumare il più in fretta possibile, e avidamente, e crescono soffocati nello spazio. I piccoli sentono i brividi dell’infinito? Sentono di appartenere all’Universo che ampia il loro respiro?

E l’Utopia diventa così il lusso degli ingenui, dei poeti, dei profeti. Se non ci fossero costoro a richiamarci, non resterebbe che la Natura nella sua esplosiva energia, latente ma sempre in evoluzione insopprimibile. È lì che ti sfida, nonostante sia sempre sotto minaccia: l’uomo-materia la sta distruggendo auto-distruggendosi, ma non ci riuscirà. L’ultima parola è sempre della Natura. Noi moriamo ogni giorno, e la Natura, come dice la parola, è sempre una nascita e rinascita, in un alternarsi che sembra la rivincita continua di Dio, di un Dio imprevedibile proprio perché eternamente creativo.

Anche l’Uomo non scherza in fatto di creatività. Tanto è stupidamente distruttivo, quanto  sorprendentemente creativo. Per fortuna l’Utopia è inafferrabile, sfugge ad ogni tempo e ad ogni spazio, e nessuno potrà mai metterle le mani addosso. Noi andiamo verso il tramonto, ma l’Utopia ha sempre un giorno in più.

Uccideteci pure, relegateci su un’isola, emarginateci ai bordi dei sentieri più impervi, pronti a gioire al nostro primo fatale passo, diteci pure tutto il male possibile con raffinate bugie, ma voi, gerarchi ingessati, non riuscirete mai a spegnere l’Utopia. È questa che vi fa paura, e lo sapete. Ne siete terrorizzati, ed è per questo che reagite creando il terrore attorno a voi.

Se poteste prendere i Sogni, e ucciderli, non guardereste a spese. Vendereste anche il vaticano! Ma siete così avidi e stupidi che pretendete di tenervi il vaticano, e di spegnere i Sogni! Quando aprirete gli occhi, “sciocchi e tardi di cuore”, e vi convertirete? 

Siete così ingessati che non riuscite nemmeno a respirare: ciò che vi tiene in vita sono i macchinari del potere, la cui funzione è quella di mantenervi in uno stato vegetativo permanente. Per questo temete coloro che vorrebbero togliervi la spina.

Voi non gustate la vita, non sapete cosa significhi vivere, e imponete al popolo di non vivere. Ecco perché, in ogni epoca, anche in quella attuale, devono suonare forte i campanelli di allarme. Sono indispensabili i rompiballe, coloro che scuotono la massa perché si riprenda la propria coscienza, non si faccia intimidire da un potere gerarchico che uccide l’anima della Profezia.

Già, mi dimenticavo: dire Utopia e dire Profezia è la stessa cosa. Il Profeta parla in nome di Dio, che è l’Utopia in persona.

Se è così – e per me lo è, anche se voi, gerarchi col collare sempre inamidato che vi tiene stretti al potere, non volete riconoscerlo –, uccidere gli Utopici o i Profeti è come uccidere Dio stesso, ovvero quella fede che voi professate con tanta sicumera. Credete in un Dio che voi uccidete ogni giorno nei suoi testimoni più genuini.

Ed è in nome di questo Dio che essi vi sfidano!

Non è una lotta puramente accademica, o solo dialettica filosofico-teologica. Di mezzo c’è la vita del popolo. E il popolo, o sta a guardare senza reagire in balia di se stesso e della follia del potere, o soffre chiedendo aiuto. Se è vero che non vive di solo pane, il pane di cui la gente ha bisogno è ben oltre quella parola spezzata nella sua essenza da una religione che ha perso il Dio dell’Umanità.

La gente non capisce perché in nome di una religione, e delle sue strutture o organizzazioni, le si tolga la possibilità di vivere respirando Umanità. Non capisce tutti i giochi e i giochetti che si fanno in funzione di una struttura, quella ad esempio della Comunità pastorale, che non dovrebbe mortificare l’Utopia o la Profezia, ma, al contrario, tendere ad Essa. 

Questi gerarchi, dal collo torto ma ingessato, sono oscenamente chiusi ad ogni Novità evangelica, quella che non vuole macchinari con funzioni vegetative, ma profeti obbedienti alla voce della Coscienza, illuminata e scaldata dallo Spirito.

Alla fine l’obbedienza acquieta tutto. E tutti vissero felici e contenti.

Per Monte sarà così? Forse per la Comunità pastorale, che finora ha fatto ben poco per uscire da una crisi endemica e favorita da guide per nulla profetiche, e che ora avrà spazi aperti, pur dubitando che ne approfitterà.

Non credo, invece, che la comunità di Monte respirerà al pensiero che qualche sua Utopia, in parte realizzata, subirà dei contraccolpi, assorbita da una pastorale, pur nuova, ma sempre ristretta negli spazi ben delineati e nei tempi ristretti. 

Ma non disperiamo. Tutto è possibile a Dio!

 

22 Commenti

  1. Carla ha detto:

    Se le ho rivolto una domanda inopportuna, me lo dica pure chiaramente, don Giorgio.
    In tal caso, voglia scusarmi….
    Quel che non capisco è il suo silenzio…..

  2. Carla ha detto:

    Ho letto i vari interventi sulla vicenda, anche quelli di altri articoli.
    Se me lo consente, una domanda, don Giorgo:
    ma perchè, come proposto da taluni, non ha presentato ricorso?

    • Carla ha detto:

      Scusi l’errore di sopra,…don Giorgio, e non don Giorgo, ovviamente.
      Se ritiene la domanda inopportuna, me lo dica pure, così non starò ad aspettare una risposta.

      Grazie

  3. dottginkobiloba ha detto:

    com’è il nuovo appartamentino ?

  4. walter ha detto:

    mi domando come mai il mio commento di questa mattina non sia stato pubblicato. non si può uscire dagli schemi che fanno comodo forse? allora dietro tutta questa ricerca di pluralità, si può sapere cosa c’è, se non quello che proprio dicevo?

  5. walter ha detto:

    Mi domando però chi sia a farne le spese in mezzo a questa guerra tra sacerdoti, tra chi riempie di più la chiesa,e chi meno, come fosse uno stadio,non è il caso di darsi un pò tutti una calmata e pensare a chi, magari un poco disgustato da tutto questo can can, non và più in chiesa a causa di qesta lotta x il potere fra sacerdoti?
    perchè a me, alla fine, pare che a questo e solo a questo ci si sia ridotti.

    scusate se non mi accodo a tutti i trionfalismi del genere che sento in questi giorni, ma penso che si possa fare una riflessione anche su questo.

  6. dottginkobiloba ha detto:

    Camus ha detto : «Siate realisti, chiedete l’impossibile»,

  7. Patrizia 1 ha detto:

    Quante volte Dio si serve di persone malevole per farci andare dove vuole, ed inoltre io ho conosciuto altri religiosi nelle sue condizioni, le loro comunità li hanno seguiti anche a centinaia di chilometri lontano.
    Coraggio don Giorgio, la vita non smette mai di riservarci delle sorprese, e come dice nella frase con cui conclude,a Dio nulla è impossibile.
    Un caro saluto

  8. Riccardp ha detto:

    Che coraggio e che forza e onestà d’animo, sanno dimostrare questi parrucconi con i gradi d’oro sulla tonaca, a prendersela con un prete di campagna colpevole di dire troppe scomode verità!

  9. pierluigi ha detto:

    L’Utopia è il confine tra l’apparentemente possibile e l’apparentemente impossibile, è il terreno di coloro che ne hanno e con umanitarismo ne mettono, differenziandosi da coloro che per convenienza ne mettono meno di quanto possono.

  10. Giuseppe ha detto:

    Per fortuna la chiesa non è quel mucchio di prelati che approfittando del proprio ruolo predicano bene (a volte) e razzolano male (spesso). Monsignori illustri che si sono impossessati del messaggio di Gesù gestendolo secondo i loro precetti mondani ed esigendo un’obbedienza cieca da parte dei fedeli, sebbene continuino ad affermare con convinzione che esiste il libero arbitrio. La chiesa siamo noi, con le nostre debolezze e la nostra forza, con la nostra fede e i nostri dubbi, con i nostri sogni, i nostri ideali e la nostra utopia. Come ha scritto papa Francesco a Scalfari, la verità non è mai assoluta, ma relativa, perché è impossibile che tutta l’umanità, pur avendo fede, sia uniformata ad un unico credo. E anche chi non crede, segue comunque la propria coscienza. Lasciamo alla curia l’illusione di essere l’unica depositaria della verità e viviamo il nostro cammino di fede seguendo la nostra coscienza.

  11. enniovico ha detto:

    Don Giorgio, nella vita, causa la presenza di tanta pochezza, si consente più spazio del dovuto, all’ipocrisia od a bassi valori che dovrebbero contrastare con quanto dice la Chiesa o la società civile ed il Suo caso lo dimostra ancora una volta. Credo che la gerarchia Le abbia procurato dolore, tanto più perché nell’intento di “voler fare bene” anziché sentirsi gratificato viene “ammonito” o peggio. Considerata però la sua buona fede (pur ammettendo che sia stato utopistico) il futuro Le darà ragione a tal punto che Lei passerà alla storia e chi della Curia lo avrà danneggiato cadrà nell’oblio. Bene i suoi fedeli hanno fatto a far sentire la loro voce e benissimo farà Lei a perseverare nel tenere in piedi il sito dal quale chi vorrà potrà conoscere fatti e circostanze che altrimenti non potrebbe, non tanto per censure quanto per noncuranza o travisamento dei racconti; grazie e buon lavoro presso la nuova sede.

  12. GIANNI ha detto:

    @ Gianfranco:
    conosco queste posizioni teologiche, come conosco la varietà etimologica di certi termini.
    E la sua posizione, pare una difesa della chiesa struttura, si direbbe in contrapposizione a quanto da me affermato.
    Ma allora devo dire che esistono taluni equivoci.
    1) io mi sono limitato a parlare di utopia, non intendendo dire che certe concezioni sono conformi al magistero della chiesa.
    2) uno studioso di religione e di teologia sa bene che quelle del magistero cattolico sono solo talune delle possibili concezioni che, in ambito teologico, sono state formulate.

    Ecco, direi che l’equivoco di fondo, che talora ha accompagnato certi miei intereventi, anche in passato, è il fatto che io dico cose non sempreconformi al magistero, ma si pensa, invece, che io dica cose che dovrebbero essere conformi ad esso.
    Sono un libero pensatore, e non mi conformo necessariamente al magistero cattolico,anche per via di dolorose esperienze personali, di cui nel prosieguo.

    L’ho già detto più volte.
    La mia personale opinione su molti temi, riguardanti la teologia, non è quella ufficiale, ma non solo del cattolicesimo, anzi, anche di altre confessioni o religioni.
    Se vuole, gliela posso sintetizzare come segue:
    sono sostenitore di una teologia agnostica.
    Personalmente, ritengo che tutta la teologia, sia un’enorme opera interpretativa, che tale rimane.
    E sempre personalmente, devo dire che ho avuto alcune riprove, proprio dirette, dell’esistenza di una dimensione metafisica.
    Anche se doloroso parlarne, lo faccio.
    Vede, mio padre, defunto da tempo, oltre ad essere stato un medico piuttosto famoso, anche oltre i confini nazionali, aveva…come dire….ereditato certi poteri soprannaturali, che in famiglia per via maschile, ci tramandiamo da tempo…ed io pure.
    Lui, ad esempio, vedeva come fossero persone vive davanti ai suoi occhi, parenti morti, che gli dicevano cose che poi si verificavano.
    Presso una mia cugina la chiesa, intendo quella cattolica, anche se segretamente, faceva compiere esorcismi, che da lei funzionavano, mentre solo con l’esorcista più difficilmente………
    Un mio antenato era sacerdote esorcista lui stesso.
    Io stesso ho avuto manifestazioni,che diversi esorcisti dissero tentativo di infestazione o di impossessamento…..ha capito cosa intendo, anche con effetti sul corpo…
    Quindi, anche per esperienza diretta, oserei dire di sapere, più che credere, che esiste una dimensione metafisica, che talora interagisce con la materia e con noi…
    MA, al di là di questo, tutta quella che è la costruzione teologica, come dire….è una costruzione umana che non sappiamo, almeno personalmente penso sia così, se vera o no.
    LE faccio un esempio:
    lei sa che la differenza,o una delle differenze fondamentali, tra cattolicesimo e protestantesimo, riconduce alla alternativa tra libero arbitrio e predestinazione.
    Io le faccio due ragionamenti, che magari saranno anche sbagliati, ma che spesso mi sono trovato a considerare:
    se Dio, come nella teologia cattolica, conosce anche tutto il futuro, come si concilia questo con il libero arbitrio?
    La tipica risposta è una NON risposta:
    mistero della fede.
    Se l’uomo è dotato di libero arbitrio, come si concilia questo con interferenze metafisiche, come interventi divini o diabolici, come nel caso delle infestazioni o dei possessi?
    LE posso garantire,che non sono fatti irrilevanti.
    Anche grazie alle conoscenze di mio padre, ebbi a parlare di certi fatti con diversi esorcisti, che mi dissero che nel mio caso ci sarebbe stato un tentativo da parte di angeli decaduti, io preferisco definirli così,di vendicarsi, anche e sopratutto per l’opera compiuta dal mio antenato, a sua volta esorcista, probabilmente non riusciti completamente sia per mia reazione, sia per intervento e intercessione dall’alto.
    Questa una spiegazione conforme al magistero, evidentemente, visto che proviene da esorcisti ufficialmente riconosciuti dalla chiesa, per non parlare dell’opera esorcistica di quella mia cugina, tutte cose che io appresi solo ad una certa età.
    E loro stessi ammisero che di queste cose poco o nulla si capisce.
    Perchè ne parlo?
    Perchè mi convinco un volta di più che pensare di arrivare a conclusioni su quella che io definisco dimensione metafisica….
    è un po’ presuntuoso.

    Anche avendo avuto, evidentemente, un contatto con questa, posso dire che talora i segni, anche in negativo, li lascia, quando ad esempio tu fai un sogno in cui voli dentro un parallelepipedo di marmo nero, con mani nere che sbucano dai lati per cercare di prenderti, e ti svegli madido di sudore in pieno inverno, ma con una terribile colica renale, che neppure certi farmaci potenti dell’epoca, tipo baralgina endovenosa, peraltro non più in commercio per la sua pericolosità, riescono a sedare.
    Per non parlare degli effetti successivi…tu chiudi anche a chiave le tue cose, e poi queste non le trovi o le trovi spostate..insomma segni evidenti ci sono….
    ma proprio anche queste dinamiche, mi portano a riflettere sul fatto che la teologia e la religione chiudono la realtà in quello che pensano loro.
    Esistono religioni diverse, teologie diverse, confessioni diverse e, se me lo consentite, anche esperienze soprannaturali diverse.
    CHi ha ragione, chi ha torto?
    Io sono solo riuscito a capire, sarà ottusità mia, che esiste il soprannaturale.
    Le racconto un’altra esperienza:
    mio padre, come le dicevo, essendo cattolico molto osservante, oltre che medico molto noto, anche oltre i confini nazionali, e bemvolto dalla cosiddetta gerarchia, veniva spesso chaimato in occasione della riesumazione dei corpi di persone beatificate, di cui, non mi ricordo bene in quale occasione, ad un certo punto si fa compiere una sorta di esame da parte di medici.
    Ebbene, partecipò, tra le altre riesumazioni, a quella di don Bosco.
    Mi disse che aveva avvertito un profondo profumo di rose, non solo lui peraltro….
    Anche questo, cosa dimostra?
    A mio modesto avviso, che esiste una dimensione metafisica, che estrinseca effetti anche sul piano materiale.
    Ma tutto il resto, ripeto, per me rimane avvolto in un alone che l’uomo interpreta, soprattutto con la teologia,ma che difficilmente porterà qualcuno ad avere la sicurezza di avere la Verità in tasca.
    Del resto, come dire, anche il fatto di aver saputo che la chiesa, proprio quando si trova direttamente di fronte a manifestazioni paranormali, poi non sempre osserva quello che solo si dovrebbe fare…
    Mi conferma una volta di più che neppure essa è così sicura ….
    Le faccio un altro esempio: quando appunto si portano certe persone da quelli che, non ecclesiastici, sono considerati esorcisti esterni……non si dovrebbe fare, no?
    Oppure, io stesso, che ho avuto quelle esperienze che le dissi, sono sicuro che possano considerarsi conformi alla teologia ufficiale ed al magistero della chiesa?
    Io ne dubito….
    Ma le faccio un ultimo esempio, ben più degno di nota delle mie modeste vicissitudini:
    il dogma dell’Assunzione.
    Pio XII era una di quelle persone che aveva assistito al cosiddetto miracolo del sole che gira.
    Ebbe, a quanto pare, una visione, che gli aveva illustrato l‘Assunzione.
    Di qui la sua decisa consapevolezza di farne un dogma.
    Ma cosa fu tale visione?
    Io stesso, avendo personalmente subito, come dissi, taluni eventi, a tutt’oggi non sono convinto completamente della loro realtà soprannaturale.
    Intendiamoci: sono sempre stato fortemente incline anche ad autocritica, e sottoposi la cosa anche a diversi psichiatri, che però mi dissero che tutte le mie rotelle erano a posto..
    Quindi niente allucinazioni….del resto il dolore fisico della colica subentrata subito dopo quel sogno era tutt’altro che un’allucinazione, e diversi esorcisti mi confermarono che diverse persone, sottoposte ad attacco da parte di angeli decaduti, le avevano subite, per cui….
    D’accordo, mio padre mi diceva di avere interloquito con dei morti, e poi cosa essi avevano previsto, si verificava puntualmente, ma posso dire di sapere esattamente cosa successe?
    Gli stessi esorcisti, pur riconoscendo manifestazioni soprannaturali in certi casi, come quando, ad esempio, come al sottoscritto accadono certe cose, tipo scomparsa di oggetti eccetera, per non parlare di persone che sputano rospi e chiodi dalla bocca, come dicevo, possiamo essere sicuri che siano manifestazioni di angeli decaduti?
    E se fossero poteri della mente, quindi ok, manifestazioni soprannaturali, ma senza interventi divini o diabolici?
    Anche solo su queste contingenze, possiamo dire di sapere la realtà?
    Tutt’ora io, che sulle mie spalle ho vissuto certe esperienze, direi: non lo so.
    Quindi credo proprio che, a parte poter dire di avere avuto esperienze che mi hanno convinto dell’esistenza di una dimensione….diciamo metafisica, poi su tutto il resto, credo si possa dire….non so.
    Ecco il mio fondamento di una teologia agnostica…..
    Pensiamo di sapere, ma probabilmente poco o nulla sappiamo…..
    Del resto, meno uno dice, e più lascia lo spazio ad interpretazioni.
    Se Cristo avesse detto tutto nei minimi particolari, non ci sarebbero state interpretazioni così diverse.
    Basti pensare a tutte le diversità teologiche anche solo tra le diverse confessioni.
    Mi scuso per la lunghezza, e mi scuso se ho tediato con vicissitudini personali, ma ho deciso di farlo, perché quando si parla di metafisica,se ne parla sempre senza..come dire…averla vissuta in prima persona..
    Beh, ho voluto parlare di esperienze capitatemi direttamente o tramite parenti…
    Almeno qualcuno potrà farsi un’idea in più..
    Poi, come si dice, tot capita, tot sententiae….

  13. Pietro ha detto:

    Caro don Giorgio,

    GRAZIEEE!!! Finalmente il concetto di utopia espresso in termini fruibili da tutti! Condivido ogni parola, compreso l’animus!
    Come non trovarmi d’accordo con la tua esauriente esplicazione del concetto di utopia.
    Credere nell’utopia dà forza di vivere, mette luce negli occhi e fede nell’anima. L’idea stessa di Dio, la sua rappresentazione mentale, è assimilabile ad Utopia, qualcosa d’irragiungibile che traccia il cammino della vita nel senso della perfettibilità.
    Per altro verso, non si può parlare di perfezione da raggiungere, poichè non è dato all’uomo tale possibilità,
    povero essere imperfetto e pieno di limiti,difetti e debolezze,che ha il coraggio di sottoscrivere un patto o un contratto con l’INFINITA PERFEZIONE !

    Buona Domenica.

  14. davide ha detto:

    Don Giorgio, l’ho gia’ detto tante volte ma mi sento di ripeterlo se non Ti avessi incontrato ormai 7-8 anni fa probabilmente oggi non frequenterei piu’ le Messe, l’incontro con Te e’ stato un segno per me e mia moglie …. da oggi e fino a quando dirai Messa allungheremo la strada ma saro’ a Dolzago.
    E’ proprio vero che la Chiesa predica bene e razzola male infatti ci chiede di accogliere i “diversi” ma poi quando questa “diversita’” e’ al suo interno cerca di emarginarla di metterla a tacere ……. ma NON ci riuscira’ MAI.

  15. gianfranco ha detto:

    @ Gianni. Per quanto ne so, nella Bibbia non esistono né il termine né il concetto di Utopia; si dà piuttosto l'”Apocalisse” nel senso di “Rivelazione” di un mondo perfetto costruito non tanto in stile “progressista” dall’azione dell’umanità, quanto per l’intervento potente di Dio dall’alto, e dopo inenarrabili tribolazioni, con situazioni di pace relativa e cadute spaventose. Nell’ultimo libro della Scrittura si presenta il compimento finale (l’Omega )con la figura della Gerusalemme celeste SCESA DALL’ALTO.
    Hans Urs von Balthasar ( per me il più grande teologo del ‘900, e non così “inquadrato”, data la nota diatriba sull’Inferno ) sosteneva che si potevano spremere i testi quanto si voleva: non ne veniva fuori la più piccola goccia di evoluzionismo progressista alla Teilhard de Chardin ( affermazione poi mitigata, ma non rinnegata ). Il suo amico teologo protestante Karl Barth affermava che il cristiano deve entrare in politica non per rendere il mondo perfetto, ma per renderlo meno imperfetto, riducendo i disastri che vi si compiono.

    L’etimologia del termine religione è incerta e ambivalente: può indicare il “relegare”, cioè il tenersi lontani dal Sacrosanto Onnipotente e “pericoloso” per tuoni e fulmini( come Mosè davanti al roveto ardente ), oppure il “legare” nel senso dell’obbligo morale a rischio di sanzioni, oppure legare nel senso positivo, cioè “legare le diverse membra in un corpo unico”.
    Secondo quest’ultima accezione appare evidente che un corpo grande, comprendente milioni do individui, deve avere una articolazione e una struttura. Paolo VI ebbe ad affermare l’assurdità di volere concepire la Chiesa contemporanea con gli stessi meccanismi direzionali di quella primitiva. Da cui la necessità ANCHE del Diritto Canonico. Esistono certamente problemi e tensioni nel rapporto fra coscienza individuale e “magistero ordinario”; tuttavia è fuori questione che si possa parlare della “struttura” come di un meccanismo di per sé anticristiano.
    E’ detta “Millenarismo” la tendenza ( ereticale ) secondo cui si può e si deve costruire il regno di perfetta giustizia subito o quasi subito in questo mondo.

  16. barbara ha detto:

    Grande Don Giorgio, il mio Don preferito. Poeta umano un po triste forse; ma sempre combattivo… no, non è la fine, è ogni giorno l’inizio per le Persone vive come te.
    Il mio Rompiballe preferito.
    Mi cruccio perchè non sono anche fisicamente parte della tua comunità.
    Un abbraccio tanto affettuoso

  17. GIANNI ha detto:

    SOPRA UN ERRORE:
    non contro tu, ma contro cui, ovviamente

  18. GIANNI ha detto:

    Riprendo da dove terminava il mio commento sull’assemblea pubblica.
    Richiamavo il famoso detto della porta e del portone.
    Parimenti, potremmo dire che l’uomo vive in vista di possibili utopie, che spesso vengono tradite da forme di distopia più meno accentuata.
    Del resto, di che stupirsi?
    E’ nella natura stessa delle religioni avere, assumere certe caratteristiche.
    Basti pensare all’etimologia, religio, cioè chiudere, legare, relegare.
    Potremmo dire che l’anelito d’infinito utopico, viene appunto relegato a mera distopia da una religione che appunto relega in un angusto ambito.
    Ed allora, una volta di più, mi convinco che anche quel ricorso, di cui parlavo, non è stato visto come soluzione ottimale perchè, che si vinca o si perda, riconoscerebbe un ruolo gerarchico della struttura, che relega, proprio la concezione distopica, contro tu, don Giorgio, combatti in nome di un’utopia, espressione di anelito all’infinito.
    Se non è così, ripeto, correggimi.

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