da ilsole24ore.com
11 settembre 2024
Covid-influenza:
vaccino grande dimenticato,
si rischia stagione da 20mila morti
di Marzio Bartoloni
Così dicono i segnali che arrivano dall’emisfero Sud del mondo dove con il passaggio dell’inverno i virus si sono massicciamente affacciati
Da totem per sconfiggere la pandemia a grande dimenticato. Il vaccino per difendersi da influenza e Covid non piace più agli italiani, compresi gli anziani quelli a cui è raccomandato immunizzarsi in vista del prossimo autunno-inverno. Quando si prevede una nuova stagione influenzale intensa anche peggiore di quella dell’anno passato, quando in Italia abbiamo avuto ben 15 milioni di contagi da virus influenzali e parainfluenzali. Così almeno dicono i segnali che arrivano dall’emisfero Sud del mondo dove con il passaggio dell’inverno i virus, come nel caso dell’Australia, si sono massicciamente affacciati.
In arrivo una stagione di virus “intensa”
«È possibile che vedremo una stagione con un’attività importante delle sindromi simil-influenzali – avverte Francesco Vairo, responsabile del Servizio regionale di Sorveglianza delle malattie infettive dello Spallanzani – I dati dell’emisfero australe indicano una stagione con un’incidenza di casi elevata in un quadro epidemiologico dove convivono l’influenza, appunto, ma anche il virus respiratorio sinciziale e il Covid. Non abbiamo una palla di vetro, ma credo ci sarà un’attività intesa ed è quindi necessaria una spinta maggiore alla campagna vaccinale che verrà».
Tutti i virus insieme possono fare fino a 20mila morti
«Dobbiamo ricordare che le complicazioni dell’influenza possono portare al decesso, 5-10mila persone ogni anno. A fine 2023 abbiamo visto un boom di contagi influenzali che si sono sommati al Covid e al virus respiratorio sinciziale (Rsv). Pensiamo ai decessi che potrebbero fare questi patogeni insieme e togliamo dalla cartina dell’Italia una città di provincia con 20mila abitanti. Non possiamo accettarlo e la vaccinazione anti-influenzale, Covid e Rsv è l’unica arma raccomandata per anziani, fragili e immunodepressi», sottolinea Emanuele Nicastri, direttore dell’Unità di Malattie infettive ad alta intensità di cura dell’Inmi Spallanzani di Roma. L’invito che fa Nicastri è di pensare già ora a programmare con il proprio medico di famiglia il calendario delle vaccinazioni che dovrebbero partire ad inizio ottobre in molte regioni.
Il crollo delle vaccinazioni per l’influenza
Per questo è fondamentale cercare di evitare i ritardi organizzativi nella distribuzione regionale delle dosi e nell’avvio della nuova campagna vaccinale. Peccato però che l’ultima, quella 2023/24 del ritorno alla normalità dopo l’emergenza del Covid, è stato un vero flop. La colpa? un po’ della cosiddetta “stanchezza vaccinale” degli italiani e un po’ il ritardo e la poca determinazione nel far decollare subito la rete delle farmacie e degli studi medici per le immunizzazioni. A dirlo sono i numeri crollati sia per l’influenza che per il Covid, anche tra i soggetti più fragili e quindi a rischio. Per la prima le coperture sono scese ai livelli di cinque anni fa raggiungendo solo il 18,9% della popolazione generale rispetto all’anno precedente (20,2%) e soprattutto solo un anziano su due: l’anno scorso si è vaccinato contro l’influenza solo il 53,3% degli over 65, una asticella molto lontana dal 65,3% raggiunta in piena pandemia e comunque lontanissima dal target minimo del 75% indicato dall’Oms per questa vaccinazione.
La fuga dal vaccino per il Covid
Ancora più clamoroso il flop dei vaccini contro il Covid: come emerge dai dati di Lab24 del Sole 24 ore che raccoglie tutti i dati dall’inizio della pandemia nella scorsa campagna vaccinale si sono immunizzati solo 2,2 milioni di italiani (il 3,75% della popolazione generale) e in particolare soltanto 1,885 milioni di over 60 (l’età dalla quale si raccomandava). Una fuga vera e propria a fronte delle oltre 9 milioni di dosi disponibili che ora rischiano di finire al macero e nonostante il virus Sars-Cov 2 faccia ancora danni soprattutto tra i più fragili: dalla fine dell’emergenza del 5 maggio 2023 ci sono stati in Italia – sempre secondo i dati di Lab24 – 7348 morti per Covid, di questi 5552 over 60. Ecco perché vaccinarsi è un’opportunità per tutti, ma per gli anziani può essere davvero un salvavita.
Per l’influenza la campagna vaccinale inizia a ottobre
«Il cittadino, come dico ormai da più anni, almeno dalla pandemia in poi, deve essere informato e messo in condizioni di poter decidere con consapevolezza con il supporto, indispensabile della scienza e dei suoi attori, a partire dai medici. Chi ha responsabilità deve dire precisamente ed in maniera diretta agli italiani se questo strumento è davvero strategico. Nessuno può tirarsi indietro», avverte Francesco Vaia, Direttore della prevenzione del ministero della Salute in vista dell’avvio dai primi giorni di ottobre della vaccinazione anti influenzale. Le date di inizio campagna come ogni anno variano da regione a regione: nel Lazio e Lombardia il primo ottobre, Veneto e Emilia il 7 ottobre, in Piemonte oltre il 15 ottobre. Si farà leva anche sulle farmacie, dove la somministrazione lo scorso anno è partita molto in ritardo.
Cruciale il ruolo dei medici di famiglia
Centrale resta però il ruolo dei medici di medicina generale che sono già pronti con i loro elenchi per procedere alla campagna. «I nostri software e piattaforme – spiega Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg – ci permettono di estrarre i pazienti target per età, cronicità e fragilità. Speriamo che le vaccinazioni vengano rese disponibili dai primi di ottobre nei nostri studi: questo rimane una responsabilità delle Asl e delle Regioni rispetto ai contratti di acquisto. Opportuno è rendere disponibili i vaccini il prima possibile». «Davanti a noi abbiamo la riapertura delle scuole, il ritorno alla grande socialità. Dobbiamo spendere il nostro tempo ed il nostro impegno in una importante campagna vaccinale a difesa delle popolazioni target. Anche dando esempi individuali», conclude Vaia. Ci sarà la volontà di farlo davvero?
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da www.repubblica.it
13 SETTEMBRE 2024
Covid più influenza, autunno a rischio.
Cosa ci aspetta e cosa fare
di Donatella Zorzetto
Secondo le proiezioni i casi aumenteranno già dalle prossime settimane. Gli esperti: “Solo la vaccinazione potrà evitare 20mila morti”
Un autunno sempre meno freddo a causa dei cambiamenti climatici, che mostrano effetti prima mai visti; il rinforzarsi della circolazione di virus, che in realtà non se ne sono mai andati; la vaccinazione, che agli italiani (ma non solo) piace meno: sono i tre ingredienti che possono innescare quella che, secondo gli esperti, si prospetta come nuova stagione epidemiologica a rischio. Significa che, già dalle prossime settimane, dobbiamo aspettarci un ritorno in grande stile dell’influenza, e pure del virus respiratorio sinciziale (nei bambini e negli anziani), oltre ad una recrudescenza dei casi Covid.
Cosa fare per frenare questa tendenza che, secondo un’ultima stima, potrebbe provocare 20mila morti? “Vaccinarsi. E non come eventualità, ma come condizione necessaria per evitare infezioni e decessi nei più fragili”: lo sostengono Sergio Lo Caputo, infettivologo, consigliere Simit e Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia e Statistica medica alla Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico di Roma.
Una stagione influenzale intensa
Le condizioni ci sono tutte. Per il prossimo autunno-inverno si prevede una nuova stagione influenzale intensa, anche peggiore di quella dell’anno passato, quando in Italia si sono contati 15 milioni di contagi da virus influenzali e parainfluenzali. Questo, almeno, dicono i segnali che arrivano dall’emisfero Sud del mondo dove, con il passaggio dell’inverno, i virus – leggi Australia – si sono presentati in modo massiccio. Questo è ciò che, ad esempio, ha previsto Francesco Vairo, responsabile del Servizio regionale di Sorveglianza delle malattie infettive dello Spallanzani, il quale avverte che “i dati dell’emisfero australe indicano una stagione con un’incidenza di casi elevata in un quadro epidemiologico dove convivono l’influenza, ma anche il virus respiratorio sinciziale e il Covid”.
Obiettivo: evitare 20mila morti
Considerato che tutti i virus insieme possono provocare sino a 20mila morti, l’obiettivo, secondo gli esperti, deve essere porre un freno a questa deriva.
“Dobbiamo ricordare che le complicazioni dell’influenza possono portare al decesso, 5-10mila persone ogni anno – sottolinea Lo Caputo -. A fine 2023 abbiamo visto un boom di contagi influenzali che si sono sommati al Covid e al virus respiratorio sinciziale (Rsv)”.
“In base ai dati disponibili dobbiamo aspettarci sicuramente una circolazione di virus influenzali, e ricordo che non è un solo ceppo, ma un insieme di essi – prosegue Lo Caputo -. Basti pensare che H1N1, che diversi anni fa ha generato un’epidemia, lo scorso anno è circolato in modo importante provocando più decessi del Covid. E che dire dell’Rsv? Anche questo patogeno rappresenta una minaccia concreta. Dunque, sicuramente questi virus influenzali vanno combattuti con lo strumento più efficace di cui disponiamo, ossia la vaccinazione, che sappiamo essere sicura e non creare problemi”.
Il rifiuto di vaccinarsi
Ma proprio sulla vaccinazione il sentire comune nel tempo è cambiato. “Purtroppo il rifiuto di vaccinarsi ha causato diversi decessi – sottolinea Lo Caputo -. E sappiamo che la popolazione italiana è composta da molti anziani che, specie quando si trovano in strutture come le Rsa, necessitano di vaccinazione come unica misura di prevenzione dalle infezioni respiratore. Quindi cosa fare? “Per l’influenza bisogna procedere con una vaccinazione a tappeto, e per l’infezione Covid è opportuno agire selezionando pazienti in modo restrittivo, ossia immunizzare quelli che ne hanno più bisogno, come pazienti fragili, immunocompromessi e anziani”. Lo Caputo conclude: “In questo momento di indifferenza nei confronti dei vaccini, l’azione va fatta sugli specialisti che trattano pazienti fragili e immunodepressi, in modo che li convincano ad proteggersi”.
“Attenzione al Giubileo”
Pure Ciccozzi è preoccupato, soprattutto di una cosa: “La vera incognita sarà il prossimo Giubileo, che dal gennaio prossimo convoglierà in Italia, a Roma, milioni di persone, con il rischio di un’impennata di contagi da virus diversi”.
“Teniamo in considerazione un fatto: quanto a infezioni virali, quest’anno non abbiamo mai avuto una pausa – prosegue Ciccozzi -. Persino a luglio si è registrato un rialzo di contagi Covid: nemmeno per i virus ci sono più le famose quattro stagioni”.
“A tutto questo, con l’arrivo dell’inverno, dobbiamo sommare un aumento di casi dovuto all’arrivo dell’influenza stagionale – prosegue l’epidemiologo -. Quindi l’influenza sicuramente arriverà, dobbiamo aspettarcela. I dati dell’emisfero australe non ci sono, ma abbiamo i ceppi, e su quelli viene costruito il vaccino. Sono previsti 3 stipiti virali, di cui 2 di tipo A (uno AH1N1 e uno AH3N2, aggiornato quest’anno con una variante thailandese) e 1 di tipo B (B/Victoria che però non è stato aggiornato). L’Ema ha infatti suggerito di “alleggerire” la formulazione non includendo più il ceppo B/Yamagata perché non risulta più in circolo da marzo 2020. Ma oltre all’influenza, ci sarà il Covid che rialzerà la testa, a cui si aggiungerà il virus sinciziale respiratorio, che provocherà bronchiolite nei bambini. Dunque vaccinarsi è fondamentale”.
Vaccini, le nuove raccomandazioni
Entrando nel merito dei vaccini anti-Covid, va detto che sul loro utilizzo il Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) ha appena aggiornato le raccomandazioni per la stagione 2024-2025. Tra le novità c’è l’introduzione del vaccino a subunità proteica per bambini e adulti dai 12 anni in su. Oltre a ciò, sono state apportate modifiche sull’intercambiabilità dei vaccini Covid, specificando le circostanze in cui è possibile completare una serie vaccinale iniziale con dosi di produttori diversi.
Le nuove linee guida Usa
Ne sono nate nuove linee guida, sviluppate sulla base delle raccomandazioni del Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione (Acip) e dei Cdc, nonché delle autorizzazioni della Fda e delle istruzioni di emergenza dell’Oms. Per quanto riguarda la composizione dei vaccini, le formulazioni per il 2024-2025 sono state aggiornate per includere uno monovalente basato sulla linea Omicron JN.1 del Sars-CoV-2. In particolare, i vaccini a mRNA utilizzano il ceppo KP.2, mentre quello a subunità proteica il ceppo JN.1.
Le raccomandazioni aggiornate sottolineano l’importanza della vaccinazione per tutte le persone dai 6 mesi in su, con particolare attenzione a coloro che sono a maggior rischio di sviluppare forme gravi di Covid, come gli anziani, le persone con condizioni mediche preesistenti, e le donne in gravidanza. Per quanto riguarda il dosaggio e la somministrazione, le linee guida specificano che le dosi di vaccino devono essere somministrate per via intramuscolare e seguire gli intervalli di dosaggio raccomandati. Inoltre è stato evidenziato che un intervallo di 8 settimane tra la dose del 2023-2024 e quella del 2024-2025 potrebbe essere ottimale per ridurre il rischio di miocardite e pericardite, soprattutto nei giovani maschi.
Come trattare gli immunocompromessi
Le nuove linee guida prevedono anche dettagli sulle dosi aggiuntive da somministrare alle persone moderatamente o gravemente immunocompromesse, che possono riceverne una o più a seconda dell’età e della storia vaccinale. Le dosi aggiuntive sono importanti per garantire loro, particolarmente vulnerabili, una protezione adeguata contro il virus.
Infine, le nuove linee guida contengono un altro aspetto cruciale, ossia la gestione delle reazioni avverse alla vaccinazione. “Le reazioni locali, come dolore e gonfiore nel sito di iniezione, e le reazioni sistemiche, come febbre e affaticamento, sono comuni e generalmente lievi – precisano gli esperti -. Tuttavia, reazioni più gravi, come l’anafilassi, sebbene rare, richiedono una preparazione adeguata da parte dei fornitori di vaccini”. “Inoltre, è stato osservato che alcune persone che hanno ricevuto filler dermici, possono sperimentare gonfiore temporaneo vicino al sito di iniezione del filler dopo la vaccinazione con un vaccino mRNA – concludono -. Anche se questo effetto collaterale è raro, è importante che i pazienti siano informati e che i fornitori di vaccini siano preparati a gestire le possibili reazioni”.
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