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14 Febbraio 2023
Paolo Flores d’Arcais:
“Una sinistra vera arma la resistenza ucraina,
la posizione di Schlein è un harakiri”
di Federica Olivo
Intervista al direttore di Micromega sulla sensazione che stia cambiando il clima sul sostegno a Kiev, in Parlamento e nella società civile. “La destra non mi stupisce: Berlusconi e Salvini sono filo-Putin da anni, Meloni è atlantista per opportunismo”
Paolo Flores d’Arcais, scrittore e direttore di Micromega, negli ultimi giorni si è molto discusso delle dichiarazioni che Silvio Berlusconi, a urne aperte, ha fatto su Volodymyr Zelensky e sul sostegno all’Ucraina. In generale, però, sembra che il clima sul sostegno a Kiev stia cambiando tanto nella maggioranza, quanto nell’opposizione e nella società civile, non trova? Come se lo spiega?
Ahimè sì. Non mi stupisce tanto l’atteggiamento della destra. Che da anni e anni sia filoputiniana è un fatto. La dichiarazione di Berlusconi, in particolare, non deve stupire perché lui è il più putiniano tra i politici che ci sono al mondo. Allo stesso modo, non dobbiamo dimenticare l’inchiesta sui presunti finanziamenti dell’entourage di Vladimir Putin alla Lega (rispetto alla quale il pm ha chiesto l’archiviazione, perché non ha potuto raccogliere le prove, ndr). Mi sembra che Matteo Salvini, non molto tempo fa, andasse in giro con le magliette che inneggiavano a Putin. Vorrei ricordare, inoltre, che anche il partito di Giorgia Meloni, fino a quando non è stato in campagna elettorale e sicuro di vincere, era filoputiniano. Ma tutto questo, ripeto, non mi stupisce. Quello che mi ha stupito dall’inizio, e mi stupisce sempre di più, è l’atteggiamento di quell’ambiente politico e della società civile che si ritiene di sinistra.
C’è, in effetti, un pezzo di mondo di sinistra che si è opposto dall’inizio all’invio delle armi. Un altro pezzo che, invece, dopo un iniziale via libera ora frena. Perché questo atteggiamento desta stupore?
In quest’ambiente avrebbe dovuto esserci una reazione ovvia, elementare, automatica: siamo di fronte a una democrazia invasa da un Paese autocratico. Chi è di sinistra dovrebbe stare con il Paese che si difende e quindi essere a favore della resistenza armata. Dovrebbe dire: “Armi, armi, armi all’Ucraina”, esattamente come la sinistra di tanti anni fa diceva subito dopo il golpe di Augusto Pinochet in Cile, quando spingeva affinché la resistenza cilena fosse aiutata.
Durante il governo Draghi la maggioranza, molto variegata, sembrava più compatta sul fronte dell’invio delle armi. Oggi, a destra come a sinistra, ci sono molte crepe. Quanto ha inciso il cambio di governo?
Difficile dirlo. Bisognerebbe sapere cosa sarebbe successo se il governo Draghi, in cui c’erano tutti tranne Fratelli d’Italia, fosse continuato. In linea generale, a me sembra che tutte le forze politiche non si muovano in base a questioni di principio, ma lo facciano in base a ragionamenti di convenienza, di posizionamento, di opportunismo. Per questo, non mi meraviglierebbe, e non mi meraviglierà, qualsiasi altro slalom sull’Ucraina.
Il Movimento 5 stelle, ad esempio, da tempo ha dichiarato che non voterà più a favore dell’invio delle armi, e pezzi di Pd hanno forti dubbi. In particolare, chi si oppone al supporto militare, dice che bisogna spingere per la via diplomatica. Ma, al momento, è praticabile?
Da un punto di vista logico e storico, oltre che morale – per quanto mi pare che ci sia un disinteresse totale dei protagonisti della politica per la morale – la via diplomatica ci può essere se c’è una disponibilità a usarla. L’esercito di Putin ha usato le armi per invadere l’Ucraina, qualsiasi soluzione diplomatica deve partire dalla rinuncia della Russia a usare ancora le armi.
Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd, più volte è intervenuta sostenendo che bisogna trovare un’altra strada rispetto al sostegno militare. Cosa ne pensa?
Cosa vuole che le dica? È l’harakiri della sinistra.
Lo accennavamo prima: ci sono rilevazioni che dicono che anche i comuni cittadini ultimamente stanno mostrando qualche tentennamento. Un disinteresse progressivo per le sorti dell’Ucraina. La preoccupa questa tendenza?
Non so quanto i sondaggi di ieri e di oggi sul tema fossero corrispondenti al vero sentire delle persone. Certo è che c’è un sempre maggiore disinteresse di fronte a qualsiasi vicenda politica. E la scarsa partecipazione alle elezioni regionali ne è ulteriore conferma. Io lo trovo un fatto drammatico per la democrazia.
Non è possibile che i cittadini abbiano paura delle conseguenze di questo conflitto? E non mi riferisco solo a una possibile escalation, ma anche alle conseguenze economiche che una guerra così vicina a noi possa portare.
Non mi sembra ci sia una concreta paura di una guerra nucleare. Sicuramente c’è paura per le conseguenze economiche. Ma dobbiamo ricordare che questa non è una guerra, è un’invasione, e l’unico modo per porre fine a questo stato di pericolo, anche per l’Occidente, è porre fine all’invasione, con un sostegno massiccio alla resistenza ucraina. Così che, ricacciando l’invasore, finisca il conflitto. Semmai, le persone dovrebbero essere critiche per il fatto che l’Occidente soddisfa le richieste di armi di Kiev sempre in ritardo e con il braccino corto.
Torniamo un attimo ai partiti di governo. In questo contesto, pare che l’unica forza di maggioranza pienamente atlantista sia Fratelli d’Italia. Quanto c’è di opportunismo e quanto è, invece, un posizionamento autentico?
Direi che al 99% è opportunismo. Fratelli d’Italia e la premier Meloni hanno capito che a mettersi contro gli Stati Uniti, e contro l’Occidente, reggerebbero ben poco. Per questo fanno gli atlantisti. Perché, per il resto, come i leghisti, sono sempre stati dei fan del governo russo e di quello ungherese.
Le dichiarazioni Berlusconi su Zelensky, la polemica per il video, diventato poi un messaggio, del presidente ucraino a Sanremo, la cena da Macron a cui Meloni non è stata invitata. L’Italia, nella vicenda dell’Ucraina, è un partner europeo di serie B?
Con questo governo l’Italia è un partner di serie B per chiunque, per il semplice fatto che i suoi esponenti continuano a comportarsi secondo la logica di quando erano il partito di Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. O meglio, secondo la logica di queste figure cresciute in sezione a pane e Almirante. Lo stupore di alcuni nasce perché continuano a volersi illudere del fatto che FdI e Meloni non siano quella cosa lì. E invece, a me sembra che siano proprio questo e che non abbiano alcun interesse a fare una mutazione genetica.
***
dalla pagina facebook di Mauro Suttora
Perché il mondo ha bisogno
di una vittoria #ucraina?
1. Per fermare le atrocità. L’occupazione russa è genocida. Ovunque gli ucraini recuperino territorio, salvano vite e ristabiliscono il principio che le persone hanno il diritto di non essere torturate, deportate e assassinate.
2. Per preservare l’ordinamento giuridico internazionale. La sua base è che un paese non può invaderne un altro e annettere il suo territorio, come cerca di fare la Russia. La guerra di aggressione della Russia è ovviamente illegale, ma l’ordine legale non si difende.
3. Per concludere un’era dell’impero. Questa potrebbe essere l’ultima guerra combattuta sulla base della logica coloniale secondo cui un altro stato e un altro popolo non esistono. Ma questa svolta si raggiunge solo se la Russia perde.
4. Per difendere il progetto di pace dell’Unione Europea. La guerra della Russia non è diretta solo contro l’Ucraina, ma contro l’idea più ampia che gli stati europei possano cooperare pacificamente. Se l’impero prevale, l’integrazione fallisce.
5. Per dare una possibilità allo stato di diritto in Russia. Finché la Russia combatte guerre imperiali, è intrappolata in una politica interna repressiva. Le prossime generazioni di russi potrebbero vivere vite migliori e più libere, ma solo se la Russia perde questa guerra.
6. Per indebolire il prestigio dei tiranni. In questo secolo la tendenza è stata verso l’autoritarismo, con il putinismo come forza e modello. La sua sconfitta da parte di una democrazia inverte questa tendenza. Il fascismo riguarda la forza ed è screditato dalla sconfitta.
7. Per ricordarci che la democrazia è il sistema migliore. Gli ucraini hanno interiorizzato l’idea di scegliere i propri leader. Assumendosi dei rischi per proteggere la loro democrazia, ci ricordano che tutti dobbiamo agire per proteggere la nostra.
8. Per eliminare la minaccia di una grande guerra in Europa. Per decenni, lo scontro con l’URSS e poi con la Russia è stato lo scenario della guerra regionale. Una vittoria ucraina rimuove questo scenario rendendo non plausibile un’altra offensiva russa.
9. Per eliminare la minaccia di una grande guerra in Asia. Negli ultimi anni, un’invasione cinese di Taiwan è stata lo scenario principale per una guerra globale. Una vittoria ucraina insegna a Pechino che un’operazione così offensiva è costosa e probabilmente fallirà.
10. Per prevenire la diffusione delle armi nucleari. L’Ucraina ha rinunciato alle armi nucleari. La Russia, una potenza nucleare, ha poi invaso. Se l’Ucraina perde, i paesi che possono costruire armi nucleari sentiranno di doverlo fare per proteggersi.
11. Per ridurre il rischio di una guerra nucleare. Una vittoria ucraina rende meno probabili due grandi scenari di guerra che coinvolgono potenze nucleari e funziona contro la proliferazione nucleare in generale. Niente ridurrebbe il rischio di una guerra nucleare più della vittoria ucraina.
12. Per scongiurare future guerre per le risorse. Oltre ad essere un costante autore di crimini di guerra, il gruppo russo Wagner si impadronisce delle risorse minerarie con la violenza ovunque può. Per questo sta combattendo a Bakhmut.
13. Per garantire l’approvvigionamento alimentare e prevenire future carestie. L’Ucraina nutre gran parte del mondo. La Russia minaccia di usare quel cibo come arma. Come ha affermato un propagandista russo, “la fame è la nostra unica speranza”.
14. Per accelerare il passaggio dai combustibili fossili. Putin mostra la minaccia che l’oligarchia degli idrocarburi rappresenta per il futuro. Il suo “armamento” [weaponizing] delle forniture energetiche ha accelerato la svolta verso le rinnovabili. Questo continuerà, se la Russia perde.
15. Per affermare il valore della libertà. Anche se hanno tutte le ragioni per definire la libertà come contro qualcosa – l’occupazione russa -, gli ucraini ci ricordano che la libertà è in realtà per qualcosa, il diritto di essere le persone che desiderano essere, in un futuro che possono aiutare a plasmare.
Sono uno storico delle atrocità politiche, e per me personalmente il numero 1 – sconfiggere un progetto di genocidio in corso – sarebbe una ragione più che sufficiente per desiderare la vittoria dell’Ucraina. Ma ognuno degli altri quattordici è estremamente significativo. Ognuno presenta il tipo di opportunità che generazioni di pianificatori politici desiderano, ma quasi mai ottengono. Molto è stato fatto, non abbiamo ancora visto e colto l’attimo.
Questa è una congiuntura irripetibile, da non sprecare. Gli ucraini ci hanno dato la possibilità di dare una svolta a questo secolo, una possibilità di libertà e sicurezza che non avremmo potuto ottenere con i nostri sforzi, indipendentemente da chi fossimo. Tutto quello che dobbiamo fare è aiutarli a vincere.
Timothy Snyder
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