Come uscire dal marasma istituzionale?

di don Giorgio De Capitani

È vero che, come dice un proverbio,
non si può fare d’ogni erba un fascio:
non si può mischiare l’erba buona con la zizzania.

Ma oggi mi chiedo se, nel mondo politico italiano,
sia rimasto almeno un filo d’erba buona.
Io sinceramente faccio fatica a vederlo.

Il marasma è tale che è difficile, quasi impossibile,
distinguere il bene comune dai giochi particolari. 

Tutti dicono di avere ragione, ma tutti hanno fortemente torto.
Le apparenze possono ingannare, certamente,
ma la realtà è veramente drammatica.

Tanto drammatica che, come disse Ennio Flaiano,
non è poi così tanto seria! Anzi, è comica!

Oggi siamo nelle mani di buffoni!

E più la situazione è comica,
più diventa tremendamente tragica.

Siamo in balìa di un tale immobilismo
che non intravediamo nemmeno un filo di luce.

Da una parte ci sono i corrotti che ancora dettano legge,
i barbari che fanno i rutti padani, a singhiozzo,
i burattini che vogliono fare rivoluzione con gli orpelli,
e dall’altra c’è un tale disorientamento sociale
che ogni minuto che passa aggiunge al mucchio
erba cattiva o secca o putrefatta.

Sì, tutto puzza di marcio!

Non basta urlare che si è onesti:
oggi l’onestà è finita nel mucchio!

E il mucchio puzza di merda!

Tutti uguali, e tutti delinquenti questi partiti,
se per crimine s’intende lasciare che la Democrazia muoia,
nell’impotenza di politici allo sbando di se stessi,
nell’apatia disarmante di un popolo coglione
che urla, piange i suoi morti, e poi…
torna a votare i delinquenti o i barbari o i burattini.

I mass media, come al solito, fanno il loro osceno gioco:
dietro le grandi testate,
nessuno sa e nessuno vede il grande vecchio,
neppure i cosiddetti direttori di giornali
che si credono spiriti liberi,
ma che hanno le mani legate dietro la schiena. 

Verrebbe da dire:
– Stiamocene tranquilli, tanto… non cambierà mai nulla!

Ma poi ci si arrabbia, pronti di nuovo a sperare.
Salta fuori il solito istrione stagionale,
e i topi… eccoli tutti in fila, dietro al pifferaio magico!

– Rivoluzione, rivoluzione, rivoluzione,
tutti a casa!

Ma voi pensate che qualcosa cambi?
No: i finti rivoluzionari, superata la barricata,
non vanno oltre ridicoli gesti, con la faccia da saputelli,
come se giocassero a fare la guerra con armi giocattolo.

Quando il popolo italiano capirà che non dovrà più sperare
nei cosiddetti partiti di protesta,
che sorgono nei momenti di crisi istituzionale,
ma che nulla o ben poco hanno di quella forza democratica
che sappia fare quel salto in avanti,
in nome di grandi ideali e alla conquista dell’Umanità perduta?

Oggi, in Italia, esiste forse un solo partito che parli radicalmente
di Democrazia, di Libertà, di Giustizia, di Solidarietà,
di Umanità, di Ambiente, di Lavoro sano,
dei diritti Umani nella Fratellanza universale?

Certo, a parlare di tutto questo sono capaci tutti,
a iniziare dai più disonesti o farabutti o delinquenti,
ma avere in testa una grande Idea di Democrazia
è di pochi, anzi di pochissimi,
che non appartengono certo alla categoria degli urlatori.

Non vedo in alcun partito italiano, oggi come oggi,
quella aspirazione alla vera Democrazia
che ha animato ad esempio grandi politici del passato.

Le aspirazioni ci sono, ma sono nella base più umile,
e quando la base protesta
e le proteste vengono raccolte da Movimenti
e i Movimenti si fanno partiti,
allora tutto finisce nel mondo aleatorio delle illusioni.

Da tempo mi sto chiedendo:
di chi è in realtà la colpa di tutto questo?

Dobbiamo pur uscire dal marasma,
ma da dove partire?

Qualcuno dovrà pur fermarsi, e riconoscere umilmente:
– È colpa mia!

No, ci si fa mucchio, ci si nasconde,
ci si copre, ci si giustifica.

Quando si era fuori dal mucchio,
e si sparava nel mucchio, anche con piacere,
tutto sembrava così facile:
– Rivoluzione, rivoluzione, rivoluzione,
tutti a casa!

Poi, una volta al potere, ci si fa mucchio,
e guai al primo cacciatore che si permette di sparare!

– Noi siamo onesti, puri, coerenti,
vogliamo il bene del Paese!

E si mantiene una tale distanza dalle istituzioni “corrotte”
che si tengono le mani in tasca,
o si gioca a tirarsi addosso le palline di mollica di pane raffermo.

E si ride, si scherza, si fanno battutine e battutacce
con il solito gioco della smentita di berlusconiana memoria,
si guardano gli altri dall’alto in basso
dietro gli occhiali di una petulante maestrina.

E si aspetta:
si aspetta che qualche folle che crede nella vera Democrazia
tiri fuori le castagne dal fuoco.

E, nel frattempo, il Corrotto Pederasta se la ride,
vedendo crescere il suo consenso popolare:

cresce a mano a mano che
la vigliaccheria dei finti rivoluzionari ristagna nell’immobilismo pilatesco,

cresce a mano a mano che
gli altri partiti, di sinistra, si scannano dissennatamente a vicenda
alla ricerca di un leader carismatico che manca

– e pensare che il Partito democratico era l’unico a vantarsi
di essere un partito non fondato su un capo carismatico,
a differenza di altri politicamente dipendenti da un guru! –.

E la Democrazia urla tutta la sua rabbia,
ma non può nulla contro l’insipienza umana.

 

 

 

 

8 Commenti

  1. giacomo ha detto:

    Quirinale. Quotidiano Avvenire contro Rodotà

    .
    Agenpress – “Ma come si fa a pensare di poter sostenere che un intellettuale ed ex politico così fortemente e duramente schierato è uomo di unità?”. E’ quanto scrive il quotidiano cattolico Avvenire a proposito della candidatura di Stefano Rodotà alla presidenza della Repubblica e del fatto che – sottolinea il direttore Marco Tarquinio rispondendo a un lettore – Rodotà, “relatore principe in quel del Festival laicista di Reggio Emilia, è stato ed è ancora decantato come candidato di ‘garanzia’ e di ‘cambiamento’ da un battagliero gruppo di novisti e vecchisti della politica e della opinionistica italiana”. Secondo Tarquinio, “basta e avanza la sua negazione del diritto all’obiezione di coscienza per coprire di ridicolo chi si affanna a qualificarlo come ‘super partes'”. “Chi non riconosce e non rispetta laicamente e ‘senza se e senza ma’ quel fondamentale diritto di ogni persona umana, chi non accetta che un uomo o una donna possano rifiutare di farsi complici di qualunque atto che in qualunque modo porti morte, può anche essere cittadino specchiato e giurista raffinato, ma non potrà mai essere una figura alla quale guardare con fiducia e alla quale affidare la più alta magistratura della nostra libera e democratica Repubblica”, rileva il direttore del giornale dei vescovi, che ritiene che “certa predicazione di Rodotà sia triste, come questa sua candidatura a presidente usata come bandiera ed esca”.
    20 aprile 2013

  2. Giuseppe ha detto:

    C’è poco da commentare: basta vedere chi cerca di dominare la scena, o anche solo condizionarla. Nel fasullo mondo dorato del sultano pedofilo e della sua corte di opportunisti leccaculo è piombato lo tsunami virtuale dell’esercito delle marionette del feroce comico genovese, col risultato ampiamente prevedibile dello stallo istituzionale. Eppure i due hanno molto in comune. Innanzi tutto godono d un cospicuo patrimonio personale che li mette largamente al riparo dal perdurare di una crisi economica che è strettamente connessa alla crisi politica (di cui in parte è responsabile), alimentando il loro palese disinteresse per le disastrose condizioni in cui versa il paese, ma ancor più i suoi cittadini. E come tutti i bravi demagoghi possono contare su uno stuolo numeroso di adulatori e ammiratori ciechi e creduloni che preferiscono non ragionare col proprio cervello e sarebbero disposti anche a negare l’evidenza pur di compiacerli. Così i pochi che cercano veramente di costruire qualcosa di sensato e sono pronti a mettere da parte i propri interessi e perfino il prestigio personale per dedicarsi al conseguimento del bene comune, finiscono per restare intrappolati in questa ragnatela di personalismi e di veti incrociati di cui la gente comune non capisce il senso (ammesso ne abbia), anche perché ha altre cose più serie a cui pensare. Se poi a questo scenario si aggiunge il pierino di turno coi suoi capricci e la sua sete di vendetta, pronto anche a mandare in frantumi il partito in cui milita pur di soddisfare il proprio ego, il quadro è completo. La spaccatura da sempre latente tra mondo politico e paese reale è ormai un dato di fatto, per questo ci ritroviamo con un apparato così poco coinvolto nella vita quotidiana del popolo che dovrebbe governare e soprattutto proteggere. Ce n’è abbastanza per perdere la speranza, anche se dei piccoli segnali, come l’elezione di Laura Boldrini a presidente della camera, potrebbero essere il sintomo di un miglioramento della situazione, magari anche solo parziale, in attesa del tanto sospirato cambiamento radicale.

  3. FRANCESCO ha detto:

    TOGLIERE LA FOTO DI BUNGA BUNGA…FA’ SOLO VOMITARE

  4. GIANNI ha detto:

    Mala tempora currunt, ma vorrei dire non semplicemente che viviamo tempi bui, ma tremendi.
    Il pensiero va a ieri sera, alle bombe, ed al cospetto di questo i nostri marasmi istituzionali sono ben poca cosa.
    Si riaffaccia l’incubo del terrorismo, e del resto al qaeda aveva preannunciato una nuova stagione di terrore in USA ed in Europa.
    Anche per questo, credo proprio che tutti i politici debbano fare un bagno di umiltà ed essere richiamati alle loro responsabilità, in modo da superare futili divergenze e dare un segnale forte.
    In fondo, l’immagine di una democrazia instabile ed inefficiente fa anche il gioco di coloro che vogliono destabilizzare le democrazie occidentali.

  5. ginkobiloba ha detto:

    don lei chi vedrebbe bene come futuro presidente della repubblica ? faccia un nome, chissà mai che qualcuno l’ascolti.

  6. raimondo testa ha detto:

    Vero, verissimo! Specialmente quando l’insipienza è l’unico codice denotativo e genetico dei nostri politici di professione, sempre protervi e convinti di avere ragione, incapaci di pensare al bene comune, pronti solo a insultarsi se avversari, a scomunicarsi se dello stesso partito. Dobbiamo comunque resistere: cercare di essere sempre umani e atutti i costi democratici.

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