Perego e Rovagnate insieme verso un futuro promettente

assemblea pubblica
di don Giorgio De Capitani
Una premessa. È vero che il mio sito è visto oltre la mia Brianza, tuttavia, anche se ogni giorno tratto argomenti generali, mi sta particolarmente a cuore la mia zona, come dovrebbe essere per ogni buon cittadino. Troppo comodo guardare sempre fuori casa, lontano. Impegnarsi sul locale e per il locale è più impegnativo, e doveroso. Mi irritano quei tali che non sanno di avere un paese, e pensano sempre altrove. Non intendo dire che bisogna fregarsene del mondo. Pensare in grande, e agire localmente: ecco lo slogan da tenere sempre presente.
Giovedì scorso, 12 giugno, c’è stata un’assemblea pubblica, a Perego, presso l’antica chiesa, indetta dalle amministrazioni comunali di Perego e di Rovagnate, per presentare il progetto di fusione dei due Comuni della Valletta, in vista del referendum a cui saranno chiamati i cittadini dei due paesi per esprimere il loro sì o il loro no. Un referendum, diciamolo subito, che non avrà solo un valore consultivo, ma deliberativo. Questo per far tacere le critiche sulla decisione ritenuta unilaterale e autoritaria delle due amministrazioni. L’iter in vista della fusione potrà anche essere bloccato dai cittadini.
Il titolo dell’articolo-cronaca, apparso su Merateonline, non mi è parso molto corretto: dava l’impressione che il pubblico che ha partecipato alla riunione fosse in gran parte titubante, ancora perplesso sulla bontà della scelta delle due amministrazioni di fondersi in un unico Comune.
Che alcuni interventi andassero in questo senso c’era da aspettarselo. Ma “alcuni” interventi non costituiscono la “maggioranza” delle opinioni della gente comune. Era legittimo, anzi doveroso, chiedere chiarimenti. La serata aveva anche questo scopo. Ma dare un titolo “generico e negativo” mi è sembrato fuorviante.
Non ero presente alla serata (non certo per indifferenza o per malavoglia!), perciò non posso garantire se gli interventi dei due sindaci siano stati del tutto chiari e convincenti, ma credo che grosso modo oramai la gente si sia resa conto di ciò che comporterà la fusione, anche se vorrebbe sapere di più su alcune questioni anche tecniche e funzionali, per evitare – questa è la paura principale soprattutto della cittadinanza di Perego – che uno dei due paesi, quello più piccolo, venga riassorbito, diciamo mangiato, da quello più grosso. Timori anche legittimi, ma non bisognerebbe dimenticare di riflettere su alcune cosette.
A quel tale che ha detto che teme che il suo paese, Perego appunto, perda con la fusione la propria identità, vorrei chiedergli quale sia attualmente l’”identità” di Perego: che cosa è rimasto di quella comunità, religiosa e civile, che anni fa, pur tra mille difficoltà e limitatezze, costituiva comunque un qualcosa a cui aggrapparsi? Non vi parla uno che è forestiero: pur essendo nato a Rovagnate, fin dai primi anni ho risieduto a Perego. Forse per questo sento ancor più la fusione, ma non posso dimenticare di aver vissuto i miei anni da ragazzo (fino all’entrata in seminario) in un piccolo paese, che era il gioiello della Brianza. C’era un centro motore, più spirituale che civile: anche lo zelo talora eccessivo di alcuni parroci ha contribuito a dare alla comunità un’anima vivace, che oggi sembra scomparsa nella nebbia, nella indeterminatezza di conduzione sia religiosa che civile, nella confusione di scelte orientative, e, questa è la cosa peggiore, in un continuo agitarsi prevalentemente corporale quasi drogante, tale da farmi chiedere che futuro possa avere un paese che ha perso la lucidità sulla sua vera identità.
Con questo non intendo dire che con la fusione Perego risorgerà. Intendo dire che potrà avere una occasione per riprendersi, stimolato dal fatto di non essere più solo, ma unito con altre energie che potrebbero riattivare anche quella identità tanto sbandierata, ma attualmente svanita.
E poi, perché non chiedersi (e qui dovrebbero essere casomai i cittadini di Rovagnate a porsi qualche interrogativo in più) quale sia il vero vantaggio da parte dell’amministrazione rovagnatese, con la fusione dei due Comuni. Sinceramente, di fronte alla determinazione della maggioranza e anche della minoranza dell’amministrazione di Rovagnate, mi sono chiesto più volte il motivo che l’ha spinta a proporre la fusione con Perego. (Sul rifiuto di Santa Maria il discorso si farebbe lungo).
Ci vedo in realtà, ancor più che intravedere, una certa apertura al futuro che non potrà essere lasciato a un tempo indeterminato, quando cioè per varie necessità verrà imposta dall’altro una “razionale” riorganizzazione dei Comuni confinanti. Perché aspettare, lasciandosi spegnere? Non lo so esattamente, ma penso che il vero motivo trainante per la fusione da parte di Rovagnate sia proprio questo: anticipare i tempi, per non perdere tempo tra campanilismi vari e magari meschine ripicche di potere.
Anche se tra alcuni cittadini ci potranno essere ancora remore mentali e timori pre-concetti, sono sicuro che la gente comune sia favorevole alla fusione, e lo dimostrerà con il referendum. Tuttavia, nel frattempo, sarà compito delle due amministrazioni illustrare ai cittadini il progetto di fusione, stimolandoli inoltre a riflettere sulla opportunità, non solo di tipo pragmatico, di fare di Perego e di Rovagnate un’unica comunità civile, tanto più che i due paesi territorialmente non sono nettamente distinti tra di loro, ma si intersecano quasi confondendosi. E poi, diciamola tutta, i due paesi si sono evoluti con l’aumento di gente proveniente da altre zone, che oramai si sente sì di casa, ma con visuali più aperte.
NOTABENE.
Ho appena letto, su Merateonline, questa notizia: «La minoranza consigliare di Perego, in linea con la sua decisione di non partecipare alla commissione che ha lavorato al progetto di fusione tra il paese e Rovagnate, non si è presentata all’assise di venerdì 13 giugno, quando la delibera, che contiene il progetto con i due nomi papabili per il nuovo comune (Rovarego e La Valletta Brianza) da inviare in Regione, è stata approvata».
Che dire? Anche questo atteggiamento fa capire il grado di immaturità politica di un paese che, quando è chiamato a rieleggere la nuova amministrazione, fatica a mettere insieme due liste di candidati. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a questa prassi vergognosa: la lista perdente spariva subito dopo le elezioni, riemergendo in certi casi solo per dar prova della propria irresponsabilità! Un paese simile non ha più futuro. Altro che dire che la fusione comprometterà l’identità di Perego. Proprio per questo, se la fusione non andasse in porto e fossimo costretti l’anno prossimo a votare solo per il Comune di Perego, non mi presenterei al seggio e inviterei più gente possibile ad astenersi.
da Merateonline

Perego – Rovagnate:

l’unione presentata ai cittadini,

perplessità e dubbi dei residenti

assemblea pubblica1
Perego, Rovagnate   Un provvedimento che nel territorio di Perego e Rovagnate risulta “naturale”, e giunge a coronamento di un percorso di collaborazione e associazione di funzioni (quello culminato con l’Unione dei comuni della Valletta) che pone le basi ideali per unificare i due paesi.
Così il progetto di fusione è stato presentato, nella serata di giovedì 12 giugno, dal dottor Massimo Simonetta dell’Anci che ha supportato le amministrazioni nella sua redazione.
L’antica chiesa di Perego ha ospitato un ricco pubblico di cittadini dei due paesi (e di Santa Maria Hoè) per l’assemblea pubblica indetta dalle due amministrazioni per illustrare i passaggi e i vantaggi che la creazione di un nuovo comune porterebbe con sé.
“Siete due territorio omogenei e coesi, un unico complesso urbano che condivide strade, ambiente, economia e che, anche senza fusione, avrebbe presto unificato anche la sua fiscalità” ha spiegato Simonetta. “Unendovi sarete più forti, avete tante cose in comune a partire dalle associazioni, regole e visioni, avete un patrimonio comune che va preservato”.
I sindaci Marina Galbusera e Paola Panzeri hanno spiegato ai cittadini i vantaggi di diventare un comune unico, ricordando come la collaborazione tra i due territori sia iniziata nel 2003 con l’Unione per poi aggregare tutte le funzioni fondamentali e il personale.
“Questo sarebbe un ulteriore salto di qualità, mantenendo le peculiarità dei singoli paesi, in un progetto che parte dal basso perché la decisione finale spetterà a voi” ha spiegato il sindaco di Perego, che ha sottolineato come questo comporterebbe decisioni amministrative semplificate e dunque più rapide, l’esenzione dal Patto di Stabilità per 3 anni e dall’obbligo delle gestioni associate per 5 anni, e un contributo statale (Regione Lombardia non eroga al momento contributi in questo senso) garantito per 10 anni.
“Se non lo facciamo ora ce ne pentiremo nel tempo” ha spiegato il sindaco di Rovagnate. “I due territori si intersecano tra loro, ci sono 19 associazioni in tutto e tutti gli ordini di scuola sarebbero presenti. Non partiamo da zero, e avremo a disposizione fondi per garantire migliori servizi”.
Perché questo “atto di coraggio”, come l’ha definito il dottor Simonetta, si compia la determina approvata nei due consigli comunali dovrà approdare in giunta Regionale, quindi in consiglio (in un massimo di tre mesi). Entro la fine del 2014 potrebbe arrivare l’ok al referendum (non dovrà esserci il quorum ma entrambi i comuni dovranno ottenere la maggioranza dei sì), per poter giungere a nuove elezioni nella primavera del 2015.
“Si tratta di una scelta epocale, da cui non si torna indietro e che avrà valore per le generazioni future e garantirà politiche territoriali maggiormente integrate e minori spese” ha spiegato Simonetta.
Le spiegazioni tecniche dei sindaci e del consulente Anci non hanno però convinto molti dei presenti, a partire dai residenti di Perego che hanno mostrato più di una perplessità. “L’iter è già partito e avremmo voluto essere informati prima del suo inizio. Ora le cose sono fatte” ha spiegato un cittadino, criticando il fatto che i due comuni abbiano proseguito il percorso anche senza Santa Maria Hoè. “Sono orgoglioso di essere di Perego, e voglio che il mio comune resti tale” gli ha fatto eco un altro, e una donna ha chiesto che in caso di fusione venga stabilito che il sindaco sia di un paese e dell’altro ad anni alterni.
La mancata partecipazione di Santa Maria Hoè ha destato più di un commento, tra cittadini che si sono detto dispiaciuti di non aver potuto scegliere se aderire o meno e altri che hanno difeso l’operato dell’amministrazione. Il sindaco Carmelo La Mancusa, presente alla serata, è intervenuto spiegando la sua posizione: “Non nego che l’Unione della Valletta abbia portato un miglioramento nei servizi offerti dai tre comuni, ma alcune questioni sono tuttora in sospeso e le situazioni economiche sono diverse” ha spiegato. “Avrei voluto analizzare aspetti negativi e positivi dell’iter, il progetto è stato avviato e come detto in campagna elettorale non siamo favorevoli alla fusione e abbiamo scelto di non partecipare ai lavori”.
Altri commenti sono stati decisamente concordi con la necessità di creare un comun unico, come una donna che ha spiegato che “è positivo tutto ciò che aiuta le persone a unirsi”.
 Marina Galbusera ha spiegato che la decisione di avviare il progetto è stata presa per un “senso di responsabilità”, lasciando però ai cittadini la scelta definitiva – compresa la scelta tra i nomi “La Valletta Brianza” e “Rovarego”.
Il processo di fusione continuerà ora negli uffici regionali, e approderà in paese con la campagna referendaria se il progetto dei due comuni sarà approvato.

1 Commento

  1. GIANNI ha detto:

    Nell’articolo sono ora spiegate alcune ragioni del si.
    Restano sullo sfondo quelle del no, magari da precisare in altra occasione, perchè, diversamente, sembrerebbe che vi siano solo ragioni per il si.

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