L’EDITORIALE
di don Giorgio
Un popolo
di mentalmente pervertiti…
A qualcuno che, nonostante la mia longeva età, mi augura ancora lunga vita, rispondo: “Mi sento rinascere quando mi trovo in situazioni che definire drammatiche sarebbe un eufemismo!”.
Mi sento spinto a vivere ancora a lungo, per lottare, per dire la mia, per quel bene che chiamare comune dice poco o nulla, in contesti di totale scollegamento mentale.
Tutti altruisti, e non trovi uno che abbia defenestrato per sempre il proprio ego.
Tutti giusti, e… che cos’è la giustizia?
Tutti buoni, ma a casa loro, con serrature sicure.
Tutti idealisti, ma pronti a fare celestiale anche la propria merda.
Tutti atei o tutti credenti, ma sempre seduti su una montagna di paglia.
Atei, ovvero castrati dentro, o credenti ovvero idolatri di qualcosa che assicura il paradiso a buon mercato.
Qualche mistico lo trovi, ma nei boschi più inaccessibili (per modo di dire, poi c’è sempre un modo per attirare l’attenzione della stampa), o in abitazioni di città, da dove strane chiamate spingono a evadere per seminare la buona novella, quella incanta più nulla.
Oggi è di moda fare l’eremita. Ma chi era un tempo l’eremita?
Oggi è di moda fare l’ambientalista, guardando però fuori casa: in casa c’è sempre qualcosa che non va, perciò meglio coprire le proprie incoerenze fingendo di lottare contro qualcosa che non ci costa nulla contestare. Non avete ancora capito che gli ambientalisti sono sempre “contro”, dicono sempre “no”, ma non sono “per”…
Oggi è di moda fare il pacifista, urlando slogan che se tornassero indietro come boomerang lascerebbero stecchiti chi li urla, talora e spesso contro i diritti degli innocenti: questi danno fastidio quando alzano la testa in difesa dei loro diritti conculcati da prepotenti che i pacifisti indirettamente difendono, perché gridano pace senza giustizia.
Oggi è di moda sparare magari nel mucchio, ma senza colpire nessuno. Quando sento dire “tutti sono ladri, farabutti, disonesti”, forse si dimentica che in quel “tutti” ci siamo anche noi.
In fondo il populismo è il peggior virus che ha contaminato la testa di una nazione. E i populisti sono della razza inventata dalla cattiveria umana.
Dire che siamo tutti pervertiti mentalmente è forse eccessivo, e dire che abbiamo qualche deformazione mentale è un eufemismo.
Dov’è l’intelletto?
Non è un problema culturale, non è un problema religioso, non è un problema laico: l’intelletto è lo spirito del nostro essere. Tautologia: intelletto, spirito, essere sono la stessa cosa.
Intelletto è ciò che si è, e si è quando l’intelletto è puro da ogni contaminazione carnale. Ma ci sarà sempre un condizionamento carnale, quando l’ego domina, filtra, fa da tramite, introietta ogni lerciume.
Quasi mi dimenticavo: oggi invece che “io” preferiamo dire “tu”, scaricando sul “tu”, sull’altro, tutte le nostre magagne, e abbiamo la spudoratezza di usare il “noi”, quando si lotta per una causa che riteniamo giusta. Anni fa, chi scendeva in piazza era la solidarietà senza l’io; oggi, quando (quando?) si scende in piazza la massa è una infinità di “io”: io, io, io… E l’altro accanto a me? Ma chissenefrega?
Che fare?
Reagire, e credere in quel Qualcuno che prima o poi interverrà a spedire all’inferno quei già maledetti da Cristo. Rileggete Luca 6,24-26.
Guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti.
15/07/2023
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