Perché lo stretto di Bab el-Mandeb è così importante per l’economia mondiale?

Un’immagine satellitare dello stretto di Bab el-Mandeb, largo appena 20 miglia nautiche (meno di 40 km) e situato tra la punta sud-occidentale della penisola arabica (a destra) e il Corno d’Africa (a sinistra). Fino a un quarto delle merci mondiali transita attraverso questo stretto, comprese le forniture energetiche critiche per l’Europa provenienti dal Golfo Persico.
FOTOGRAFIA DI GALLO IMAGES, ORBITAL HORIZON/COPERNICUS SENTINEL DATA 2021/GETTY IMAGES

da www.nationalgeographic.it

Perché lo stretto di Bab el-Mandeb

è così importante per l’economia mondiale?

Grazie alla sua posizione strategica lungo una delle rotte marittime più importanti del mondo, lo stretto di Bab el-Mandeb è un vero e proprio “punto caldo” internazionale.
DI TOM METCALFE
09-01-2024
Bab el-Mandeb è una piccola strozzatura geografica nel Mar Rosso che ha un’influenza enorme sull’economia mondiale: è un punto chiave per il controllo di quasi tutte le spedizioni tra l’Oceano Indiano e il Mar Mediterraneo attraverso il Canale di Suez. I recenti attacchi dei droni alle navi commerciali a Bab el-Mandeb da parte delle forze Houthi dello Yemen hanno avuto come conseguenza l’arrivo di navi da guerra di diversi Paesi a pattugliare l’area, mentre molte navi commerciali stanno scegliendo di percorrere la rotta più lunga – più costosa e molto più pericolosa – intorno all’Africa per raggiungere il Mediterraneo. Oggi Bab el-Mandeb è al centro delle cronache mondiali, ma anche in passato ha svolto un ruolo importante nella storia dell’umanità.

Che cos’è esattamente Bab el-Mandeb?

Si tratta di uno stretto largo 20 miglia nautiche (quasi 40 km) e lungo 70 (circa 130 km) che separa il Corno d’Africa dalla punta meridionale della Penisola arabica che costituisce in pratica l’ingresso meridionale del Mar Rosso dal Golfo di Aden e dall’Oceano Indiano. Sul lato ovest dello stretto si affacciano Eritrea e Gibuti, mentre lungo il suo lato orientale si trova lo Yemen.
Un’isola chiamata Perim (nota anche come Mayyun) blocca parzialmente la parte più stretta del Bab el-Mandeb sul lato yemenita, mentre poco più a sud, al largo di Gibuti, si dipanano le Isole dei Sette Fratelli.

Come e perché ha preso questo nome?

Bab el-Mandeb significa “Porta delle lacrime” o “Porta del lamento funebre” in arabo, da bab, che significa “porta” e mandeb (o mandab) che significa “lamento”.
Il nome sembra riferirsi ai pericoli della navigazione in questa stretta via d’acqua, piena di correnti trasversali, venti imprevedibili, scogli e secche. Molte navi nei secoli e nei millenni passati sono naufragate nello stretto, mentre le navi moderne devono affrontare anche i pericoli delle mine navali di conflitti passati.

Perché Bab el-Mandeb fa notizia?

Un gruppo di ribelli yemeniti noto come Houthi, che prende il nome dal suo fondatore Hussein al-Houthi, ha dato il via nel 2004 a una rivolta contro il governo ufficiale dello Yemen, accusato di schierarsi contro di loro parteggiando con l’Arabia Saudita. Dal 2014 gli Houthi controllano la capitale Sanaa e gran parte dell’ovest e del sud del Paese.
Gli Houthi sono principalmente musulmani sciiti con legami con l’Iran, che ha finanziato la loro ribellione contro il governo yemenita a maggioranza sunnita e i loro attacchi all’Arabia Saudita, a guida sunnita. Alla fine del 2023 gli Houthi hanno annunciato che avrebbero preso di mira le navi a Bab el-Mandeb a sostegno di Hamas, a sua volta sostenuto dall’Iran, che attualmente è coinvolto in un conflitto contro Israele a Gaza.
Da allora le forze Houthi hanno lanciato missili contro diverse navi nello stretto e anche contro Israele.

Quanto traffico marittimo si muove tra l’Europa e l’Asia?

Bab el-Mandeb, il Mar Rosso e il Canale di Suez sono collegamenti vitali lungo la principale rotta marittima del mondo tra Asia ed Europa.
L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) stima che fino a un quarto del traffico marittimo mondiale passi lungo questa rotta, il che equivale a diversi miliardi di tonnellate di merci ogni anno. Secondo la U.S. Energy Information Administration, questo include circa 4,5 milioni di barili di petrolio al giorno che provengono dai paesi del Golfo Persico e dell’Asia.

Che importanza aveva nella Preistoria?

La maggior parte dei paleoantropologi è oggi favorevole alla teoria Out of Africa, nota anche come teoria della “origine africana recente”, secondo la quale l’uomo moderno, Homo sapiens, si sarebbe evoluto in Africa Orientale circa 150.000 anni fa.
Da lì, Homo sapiens sarebbe emigrato in Medio Oriente, Asia, Europa e nelle Americhe, sostituendo col tempo altre specie di ominidi che già vivevano in molte di queste aree.
Se così fosse, l’antica migrazione dal Corno d’Africa verso la Penisola arabica è stata probabilmente il loro primo passo – e alcuni studiosi hanno proposto che lo stretto di Bab el-Mandeb possa essere stato, almeno per una parte del tempo, un ponte terrestre tra le due regioni.
Uno studio del 2006 indica che non sarebbe esistito alcun ponte terrestre attraverso Bab el-Mandeb per diversi milioni di anni, ma un altro più recente ha proposto che il mare tra le due regioni fosse così stretto da poter essere facilmente attraversato a nuoto o lasciandosi trasportar dalla corrente.

Qual è stata l’importanza di Bab el-Mandeb nell’epoca moderna?

Per millenni, Bab el-Mandeb è stato conosciuto come un pericoloso tratto di mare ai confini del mondo mediterraneo; si sapeva che al di là di esso si trovavano le ricchezze dell’India e dell’Estremo Oriente, ma lo stretto era una barriera molto temuta e le rotte via terra erano spesso considerate più sicure.
La “Porta del Dolore” acquisì però una nuova importanza globale dopo il 1869, con l’apertura del Canale di Suez in Egitto, che univa il Golfo di Suez, a nord-ovest del Mar Rosso, al Mar Mediterraneo. L’apertura del Canale portò a un drastico aumento del traffico marittimo nel Mar Rosso e attraverso Bab el-Mandeb e divenne presto la rotta di navigazione preferita tra Europa e Asia.
L’Impero britannico si era già impadronito dell’Isola di Perim al centro di Bab el-Mandeb durante le guerre napoleoniche; decenni dopo, nel 1856, temendo una rinascita del potere francese attraverso il canale allora in costruzione proprio da parte francese, la Gran Bretagna occupò completamente l’isola, stanziandovi truppe e costruendo un faro; la Gran Bretagna usava Perim principalmente come stazione di rifornimento per le navi a vapore alimentate a carbone che viaggiavano da e verso la sua base navale di Aden, una città portuale sulla costa meridionale dello Yemen a circa 100 miglia nautiche a est di Bab el-Mandeb.
La presenza britannica nell’area continuò fino alla fine degli anni ’60, quando Perim passò ai governanti del sud dello Yemen. In seguito il sud dello Yemen passò sotto l’egida del blocco comunista, mentre l’Egitto sosteneva invece il regime del nord dello Yemen. Le due parti combatterono un’aspra guerra civile fino alla loro unificazione formale nel 1990.

Qual è stato il ruolo di Bab el-Mandeb dagli anni ’60 in poi?

Negli ultimi decenni Bab el-Mandeb è diventato un “punto caldo” globale a causa delle enormi quantità di merci e di petrolio che lo attraversano. Diverse potenze mondiali, tra cui gli Stati Uniti e la Cina, mantengono attualmente grandi basi militari sul lato gibutiano dello Stretto, presumibilmente per evitare che Bab el-Mandeb sia preda di ostilità.
Il recente conflitto in Israele non è il primo che coinvolge Bab el-Mandeb. Nel 1973, dopo la guerra dello Yom Kippur, i membri arabi della Comunità economica dei produttori di petrolio (OPEC) annunciarono un blocco delle petroliere dirette in Israele dall’Iran, allora governato dal regime filo-occidentale dello Scià. Le navi egiziane fecero rispettare il blocco a Bab el-Mandeb e costrinsero molte petroliere a tornare indietro, finché lo stretto fu riaperto alcuni mesi dopo. Gli eventi della storia recente hanno evidenziato l’importanza geopolitica di questo tratto di mare e il suo impatto critico sulle forniture energetiche globali.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.

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