Politicamente un “marciume”, che nessun tribunale potrà cancellare…
Politicamente un “marciume”,
che nessun tribunale potrà cancellare…
A me sinceramente non interessa la questione giudiziaria che riguarda Silvio Berlusconi: fosse stato anche condannato, non avrei gioito più di tanto, conoscendo poi l’altalenarsi delle assoluzioni e delle condanne che escono di getto dai tribunali italiani, dove vige sempre la legge del più forte, soggetti come sono alla più lurida sudditanza a ideologie strambe come tori impazziti.
Per me Silvio Berlusconi politicamente è stato, è e sarà sempre un “marciume”, che nessun tribunale potrà cancellare. Con ciò è detto tutto.
Ma vorrei aggiungere una cosa, a riguardo delle cosiddette “donnette” che si prestavano dietro pagamento al volere del Sultano d’Arcore.
Attenzione: mai, neppure quando Silvio Berlusconi era Presidente del Consiglio, l’ho accusato di essere un insaziabile donnaiolo. A parte la sua impotenza virile, non era questo che mi faceva incazzare. L’ho sempre detto, e lo ripeto: accusavo Berlusconi per il motivo, ed era l’unico, che prendeva la “donna” come oggetto/simbolo del suo potere. Il suo ragionamento era semplice: “posso avere ai miei piedi le donne che voglio”, perché ho i soldi, perché ho il potere di fare ciò che voglio, e sapeva che avere al suo servizio l’oggetto-donna era il massimo perché si sentisse sullo stesso piano dei faraoni, tranne che i faraoni furono personaggi che hanno lasciato un segno nella storia. Berlusconi passerà alla storia italiana per aver scritto con la merda tante pagine, con l’aiuto di scribacchini, profumatamente pagati perché andassero in giro a raccogliere più merda possibile.
Ancora oggi li trova: che si chiamino Vittorio Feltri, Alessandro Sallustri e altri puttanieri non importa. I nomi non contano, perché sono anonime immagini di un modello: un marciume di nome Silvio Berlusconi.
Che altro aggiungere?
Credo che sia impossibile…
NOTABENE
Vi offro una lista di articoli, divertitevi pure…
Vorrei ricordarvi che sul mio sito c’è un bollino rosso, ovvero vietato ai minorenni…
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www.huffingtonpost.it
15 Febbraio 2023
Bungapaese.
Come, attorno a Berlusconi,
siamo diventati un grande bordello
di Michele Brambilla
Il Cav assolto in capo a un decennio surreale, con la sinistra che ha trasformato un fotoromanzo in un affare di Stato, e la destra un affare di Stato in un fotoromanzo. E non è ancora finita: sul caso Ruby arriva la commissione d’inchiesta…
Se fosse ancora vivo, forse Indro Montanelli commenterebbe l’epilogo della vicenda Berlusconi-Ruby dicendo che in Italia il bordello è l’unica istituzione dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto. E sarebbe una battuta, solo una battuta, ma indispensabile per attutire l’amarezza, la vergogna di cui la nostra Italia s’è ricoperta, agli occhi del mondo intero credo, con questa grottesca storia, con questa farsa.
Siamo il Paese in cui per le serate eleganti di Arcore siamo arrivati a un Ruby-ter, per giunta durato sei anni: quasi come per la strage di via D’Amelio, dove siamo al Borsellino-quater, e parliamo di tritolo, cose serie.
Non c’è stato invece niente di serio, in questa commedia da Boldi-De Sica dei tempi d’oro. Né il suo inizio (un presidente del Consiglio che chiama in questura per far scarcerare una ragazzina accusata di furto) né il suo epilogo, che è un epilogo all’italiana, la classica roba da azzeccagarbugli, il cavillo che mette fine allo psicodramma: tutti assolti, e con formula piena, ma assolti per una specie di vizio di forma, e cioè ci si è accorti – dopo sei anni – che le ragazze non potevano essere sentite come testimoni ma come indagate, e quindi con un avvocato difensore, e quindi se erano indagate non erano testimoni, e quindi se non erano testimoni non c’è falsa testimonianza, e quindi se non c’è falsa testimonianza non può esserci corruzione di testimoni, e quindi Berlusconi è innocente. Amen.
Eppure su questo fotoromanzo di veri o presunti atti impuri s’è costruito uno dei casi giudiziari più intricati, complessi e immagino costosi della Seconda Repubblica. Un processo Ruby, poi un Ruby-bis, quindi un Ruby-ter con 45 indagati e diviso addirittura in sette diversi tribunali: Monza, Treviso, Roma, Pescara, Siena, Torino, Milano. E s’è perfino aperta un’inchiesta per omicidio perché s’era sospettato che una testimone, che s’era costituita parte civile, fosse stata ammazzata, naturalmente su ordine del Berlusca: e invece niente, era morta di malattia, per lo sconforto dei giornalisti pistaroli.
Alla fine il Grande Imputato è sempre stato assolto. Hanno pagato solo Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, altri attori di questa brutta commedia pecoreccia.
E tutto questo dal punto di vista giudiziario.
Da quello politico, il casino è stato ancora più grande e seducente. Sulla vita privata, o anzi sui vizi privati dell’anziano leader, s’è costruita tutta una campagna mediatica perché la destra, se proprio non la si poteva battere nelle urne, bisognava batterla nei tribunali. E siccome le mazzette, le tangenti, insomma i soldi erano passati di moda, non scandalizzavano più nessuno, nell’esercito degli indignati in servizio effettivo e permanente ecco il sesso, il sesso malato, quello pagato, quello con le minorenni. La carriera politica di Berlusconi è finita proprio lì, in quel 2011 cominciato appunto con il caso Ruby e conclusosi con le dimissioni presentate a Giorgio Napolitano, in un pomeriggio buio con la gente che cercava di aggredire la macchina sulla quale Papi lasciava il Quirinale.
È stata grottesca la sinistra che s’è aggrappata alle serate tristi, e molto brianzole anni Cinquanta, di un Nemico che non riusciva altrimenti a scacciare dal cuore dell’elettorato italiano. Ed è stata grottesca la destra nella sua goffa e oltraggiosa difesa: la ragazza che era “nipote di Mubarak” e lui che in fondo era solo “l’utilizzatore finale”, e i sottili distinguo fra un’orgia il burlesque. C’era qualcosa, anzi tanto di indecente nello spettacolo offerto da un anziano presidente del Consiglio ridotto a certi passatempi, e sarebbe bastato questo: invece s’è voluto, come al solito, buttarla sul penale.
E anche il penale è finito in burletta, con Ruby – nome d’arte di Karima el Mahroug – che si presenta in aula ieri mattina e alla lettura della sentenza annuncia: domani esce la mia autobiografia. E poi con una cosa che francamente non s’era mai vista, e cioè con una nota per la stampa con la quale si anticipano le motivazioni della sentenza, previste fra novanta giorni. Come se ci fosse fretta di dire: l’abbiamo assolto, ma solo per un errore nella forma, puttaniere era e puttaniere rimane.
Chissà che cosa penseranno in giro per il mondo, di questa sceneggiata durata undici anni. Nun se famo riconosce, diceva Vittorio Gassman. Ci siamo fatti riconoscere.
Ps. E non è ancora finita. Ora i berlusconiani chiedono la commissione d’inchiesta sulle toghe (a luci) rosse.
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da La Repubblica
16 FEBBRAIO 2023
Ruby ter, Berlusconi assolto:
l’errore sulle testimoni smonta 12 anni di processi
di Sandro De Riccardis
Per i giudici, le ragazze dei festini dovevano essere subito indagate, e quindi sentite con un difensore. “Il fatto non sussiste”: 29 prosciolti . La pm: “Niente amarezza, è il sistema. La corruzione c’è stata”
MILANO – Un ostacolo giuridico insuperabile, un cavillo che azzera sei anni di processo e manda assolti tutti i ventinove imputati del processo Ruby ter. Da Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari, fino all’ultimo dei comprimari nelle “cene eleganti” di Arcore, accusati di aver dichiarato il falso sulle serate a luci rosse a villa San Martino, la sentenza è di assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Dopo due ore di camera di consiglio, il collegio presieduto dal giudice Marco Tremolada ha decretato così il proscioglimento dell’ex premier, di Karima El Mahroug, “Ruby Rubacuori”, la marocchina, diciassettenne all’epoca dei fatti e ora trentenne, accusata di corruzione e falsa testimonianza. E ancora, di altre venti ragazze ospiti della residenza del Cavaliere, e di altri sette imputati del suo cerchio magico. Per tre è scattata la prescrizione.
Dichiarazioni “inutilizzabili”
Il tribunale – lo stesso collegio che due anni fa aveva assolto tutti gli imputati nel processo Eni-Nigeria – è rimasto coerente con la propria ordinanza del novembre 2021, quando ha dichiarato “inutilizzabili” i verbali che diciotto ragazze avevano firmato nei processi Ruby. Tra di loro, accusate di corruzione e falsa testimonianza, oltre a Karima El Mahroug, Iris Berardi, Lisney Barizonte, Francesca Cipriani, le sorelle Eleonora e Concetta De Vivo, Esther Polanco, Barbara Faggioli, Barbara Guerra, Aris Espinoza. Secondo i giudici, andavano iscritte già nel marzo 2012 come indagate, e per questo dovevano essere sentite assistite dai loro difensori.
Assolte quindi tutte le ragazze, ma anche il presunto intermediario di quella corruzione, l’ex legale di El Mahroug, l’avvocato Luca Giuliante, o chi di quella corruzione avrebbe beneficiato, come l’ex compagno di Ruby, Luca Risso, accusato di riciclaggio, che rischiava la pena più alta di tutti, sei anni e sei mesi. Caduta anche l’accusa di falsa testimonianza per il giornalista Carlo Rossella. Prescritta invece quella per l’ex senatrice di Forza Italia Mariarosaria Rossi. Per l’avvocato Cecconi, “è un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, tre su tre!”, facendo riferimento alle precedenti assoluzioni dei processi Ruby ter a Siena e Roma.
Il ragionamento dei giudici
I magistrati, valorizzando una direttiva del Csm che introduce una sorta di motivazione breve “ai fini di una corretta comunicazione istituzionale”, hanno affidato al presidente del tribunale, Fabio Roia, la nota che spiega la sentenza. Non aver sentito le ragazze come indagate e aver dichiarato inutilizzabili in dibattimento le loro dichiarazioni, scrive il tribunale, “incide sulla stessa possibilità di configurare sia la falsa testimonianza, sia la corruzione in atti giudiziari”. Se le ragazze non hanno la qualità di testimoni, non ci può essere l’accusa di falsa testimonianza. Inoltre, non possono essere qualificate come pubblici ufficiali e questo fa cadere l’accusa di corruzione in atti giudiziari per Berlusconi, “l’ipotizzato corruttore”.
Il sistema di Arcore
Il Cavaliere, secondo l’accusa, avrebbe pagato fino a dieci milioni di euro, dal novembre 2011 e fino al 2015, per comprare il silenzio delle ragazze su quanto avveniva a villa San Martino. Ma già la Cassazione, confermando l’assoluzione nel processo Ruby, aveva rimarcato l’esistenza di una “attività prostitutiva” ad Arcore. Un sistema che ha portato alle condanne per induzione e favoreggiamento della prostituzione di Lele Mora, Nicole Minetti e Emilio Fede nel Ruby bis.
La procura non esclude di ricorrere in appello, dopo il deposito delle motivazioni. “Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove dal nostro punto di vista ci hanno dato la convinzione che ci siano state le false testimonianze e la corruzione”, ha commentato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, rappresentante dell’accusa con il pm Luca Gaglio. Le ragazze, ha continuato il magistrato, “hanno sicuramente mentito. Lo hanno accertato due sentenze passate in giudicato. Ora c’è un tema squisitamente giuridico, ovvero se hanno mentito nella veste di testi o di soggetti che avrebbero dovuto avere un’altra qualifica e quindi non tenuti a dire la verità”.
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da La Repubblica
16 FEBBRAIO 2023
Ruby Ter, tutti sconfitti
di Carlo Bonini
Dall’assoluzione di Berlusconi non vince nessuno: dalla procura agli stessi imputati
La sentenza del tribunale di Milano che assolve Silvio Berlusconi e i suoi 28 tra coimputate e coimputati “perché il fatto non sussiste” nel cosiddetto processo “Ruby ter” dalle accuse di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza è un’occasione che merita un esercizio di verità. E non lo spettacolo scomposto di queste ore o, peggio, l’annuncio o la richiesta di sgangherate vendette per via politica. Perché da questa vicenda tutti i protagonisti escono vinti. Purtroppo, senza alcuna eccezione. La magistratura milanese, l’ottuagenario quattro volte presidente del Consiglio e la Politica, intesa come esercizio ipocrita che ha accompagnato questi interminabili dodici anni senza riuscire mai a ritagliarsi davvero un ruolo compiutamente autonomo dalla vicenda giudiziaria. E le ragioni, solo a volerle vedere, sono cristalline. Proviamo a metterle in ordine.
Tre distinti processi (Ruby 1; Ruby bis; Ruby ter) hanno dimostrato, con sentenze in due casi passate in giudicato (Ruby 1 e 2), che, nel 2010, le “cene eleganti” organizzate da Silvio Berlusconi nella sua residenza ad Arcore erano la penosa definizione con cui dissimulare partouze destinati a soddisfare i peculiari appetiti sessuali del padrone di casa (quelli che l’ex moglie Veronica Lario consegnò a una lettera a questo giornale con l’immagine del “Drago e le vergini”). Si, dei “Bunga Bunga” – per altro inscenati nel tempo anche in altri set (Palazzo Grazioli e la residenza in Sardegna) – animati da aspiranti soubrette (le “olgettine”), igieniste dentali prestate alla politica, amici, famigli, e per giunta frequentati da una ragazza allora diciassettenne, la marocchina Karima el Mahroug, “Ruby Rubacuori”, successivamente spacciata a sprezzo del ridicolo, anche nella solennità dell’aula parlamentare, come “la nipote del Presidente egiziano Mubarak”. Due dei tre distinti processi hanno documentato, con sentenze passate in giudicato, che quei partouze altro non fossero che atti di prostituzione. Che la partecipazione a quelle “cene eleganti” sia costata, nel tempo, oltre 10 milioni di euro al padrone di casa. Sommando in quella voce le molte e diverse “liberalità” pretese dalle ospiti per conservare di quelle serate un ricordo innocuo. O non conservarlo affatto.
E tuttavia, da questi stessi processi Berlusconi è uscito assolto. Assolto dal reato di concussione, da quello di prostituzione minorile e, ieri, da quello di corruzione in atti giudiziari. Per ragioni che hanno a che vedere con la qualificazione giuridica di quei fatti, con la loro valutazione o, è il caso di ieri, con il mancato riconoscimento delle garanzie dovute agli indagati (confondendo delle indagate di reato connesso, quale erano le ragazze ospiti delle serate di Arcore, con delle semplici testimoni, il processo è crollato nella sua premessa, imponendo l’assoluzione di tutti gli imputati). Lasciando così che, dodici anni dopo, gli unici condannati in via definitiva di questa vicenda siano coloro che nel processo Ruby bis sono stati riconosciuti responsabili del reato di favoreggiamento della prostituzione. Chi, insomma, procedeva al casting delle “vergini” ammesse al cospetto del “Drago”.
Definire questa sequenza – come oggi fanno Silvio Berlusconi e le sue figlie e i colonnelli del suo partito – l’evidenza di una “persecuzione giudiziaria” che merita un risarcimento politico postumo non è un’operazione di verità. Ma sarebbe altrettanto irrispettoso della verità liquidare l’enormità di quanto accaduto a Milano come il “fisiologico” dipanarsi della dialettica processuale tra il lavoro di una Procura della Repubblica e quello dei giudici di merito. Perché c’è poco di fisiologico in una vicenda giudiziaria che dura 12 anni (e che, qualora la sentenza di ieri dovesse essere appellata, potrebbe protrarsi ancora) e in cui una Procura della Repubblica non porta a casa una sola delle imputazioni che aveva costruito. Perché questo vuol dire due cose: o che ha lavorato male o che non ha avuto la forza di riconoscere, quando ancora era in tempo, che quanto scoperto nelle indagini sul “Drago e le vergini” era sicuramente di straordinaria rilevanza politica per il Paese, ma, come i processi hanno dimostrato, di incertissimo esito penale. Quantomeno in capo al suo protagonista.
La verità è che, in questa sua coda, la vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi si rivela per ciò che è stata. Il paradigma malato di un Paese che, incapace di distinguere tra responsabilità penale e responsabilità politica, ha scientificamente e sistematicamente trasformato il processo penale in un’ordalia. Utile a scaricare sul magistrato, pm o giudice che sia, responsabilità e dunque ruoli che non gli sono propri. Con un esito drammatico: aver trasformato l’indagine e il processo penale in unici e ossessivi luoghi di accertamento della responsabilità intesa tout court. Consegnando contestualmente la Politica alla massima forma di irresponsabilità. Quella che le ha consentito e le consente di fuggire sistematicamente da ogni forma di accountability di fronte a fatti politicamente rilevanti a meno che non li si ritenga “penalmente rilevanti” e dunque da dirimere in un’aula di giustizia.
Intossicato dal codice penale, quale unica bussola dell’agire umano, e da una Politica “irresponsabile”, il Paese non è più in grado di pretendere e ottenere le dimissioni di un parlamentare o di un amministratore pubblico in nome di qualcosa di diverso che non sia un avviso di garanzia o una sentenza di condanna. O di distinguere, come nel caso di ieri, il fallimento del lavoro di una Procura della Repubblica dal diritto a una riabilitazione politica postuma per fatti che non sono mai stati revocati in dubbio. È una maledizione per sottrarsi alla quale servirebbe coraggio. Da parte di tutti. Ma se ne vede poco. Più semplice continuare a combattere o a far finta di combattere una battaglia cominciata trent’anni fa che dichiari di avere a cuore “la giustizia”.
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da La Repubblica
15 FEBBRAIO 2023
Berlusconi e gli altri imputati del Ruby ter
assolti dall’accusa di corruzione in atti giudiziari:
“Le ragazze andavano indagate, il fatto non sussiste”
di Sandro De Riccardis
La settima sezione penale del tribunale ha deciso dopo solo due ore di camera di consiglio. Pesa la decisione di rendere inutilizzabili per il processo tutti i primi verbali delle ragazze. Karima El Mahroug: “Ruby non è mai esistita”. La difesa di Berlusconi: “Tre assoluzioni su tre”
Due ore di camera di consiglio per un’assoluzione totale per tutti i ventinove imputati. A cominciare da Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari nel processo milanese sul caso Ruby ter, e Karima el Mahroug, “Ruby Rubacuori”, la marocchina, diciassettenne all’epoca dei fatti e ora trentenne, accusata di corruzione e falsa testimonianza. Con loro, il proscioglimento è arrivato per tutte le altre ragazze ospiti delle “cene eleganti” di Arcore e la cerchia di personalità che frequentavano villa San Martino.
Per il collegio della settima sezione penale del tribunale di Milano, presieduto da Marco Tremolada, “il fatto non sussiste”. Tutti assolti, e prosciolti anche tre posizioni minori per prescrizione. Le ragazze imputate, sentite nei due processi sul caso Ruby, “non potevano legittimamente rivestire l’ufficio pubblico di testimone”, perché andavano indagate già all’epoca e sentite come testi assististe da avvocati. A spiegare il senso della decisione, in attesa delle motivazioni del Tribunale (che saranno pubblicate entro 90 giorni), è una nota del presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia. Una possibilità introdotta dalle linee guida sull’organizzazione degli uffici giudiziari del Csm. Le ventuno giovani andavano sentite quindi come indagate, e i loro verbali raccolti nei primi due processi Ruby – come testimoni – sono stati quindi dichiarati inutilizzabili nel dibattimento. Questo “incide sulla stessa possibilità di configurare sia la falsa testimonianza, sia la corruzione in atti giudiziari”, scrive nella nota il tribunale. Non ci può essere la falsa testimonianza se un soggetto non riveste la qualità di testimone. E non può esserci la corruzione in atti giudiziari se non vi è la qualifica di pubblico ufficiale derivante dalla qualifica di testimone. E’ così che cadono le imputazioni nei confronti di Silvio Berlusconi, perché l’accusa “non può sussitere nemmeno nei confronti dell’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi”.
La Procura di Milano, rappresentata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal sostituto procuratore Luca Gaglio, chiedeva per il leader di Forza Italia la condanna a 6 anni di reclusione e la confisca di 10.846.123 euro. Con il deposito delle motivazioni, l’accusa non esclude di fare ricorso. Esultano invece i legali degli imputati. “E’ un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, non posso che essere enormemente soddisfatto, tre su tre!”, ha commentato l’avvocato Federico Cecconi, facendo riferimento anche alle precedenti assoluzioni per i due filoni del processo Ruby ter a Siena e Roma.
La sentenza chiude un dibattimento durato sei anni in cui la procura di Milano ha accusato il leader di Forza Italia di aver pagato – a partire dal novembre 2011 e fino al 2015 – circa dieci milioni di euro alle giovani ospiti di Arcore per essere reticenti o mentire durante i processi Ruby e Ruby bis sulle serate a villa San Martino. Un’accusa da cui l’ex premier si è sempre difeso parlando di “generosità” per ricompensare chi si è visto rovinare la vita da un’inchiesta giudiziaria presto esplosa sulla stampa. Ora la sentenza. Con un verdetto su cui pesa l’ordinanza emessa dai giudici nel novembre 2021: hanno dichiarato “inutilizzabili” i verbali di almeno 18 giovani resi nei processi Ruby, perché, secondo il Tribunale, andavano già indagate dal marzo 2012 e sentite in aula con la garanzia dei testi assistiti da avvocati.
Ruby ter, Karima El Mahroug: “Finito un incubo”
“Ruby è stata tutta un’invenzione, il mio nome rimane Karima e ora è finito un incubo”. Arrivata nell’aula bunker di San Vittore pochi minuti dopo la sentenza di assoluzione, Karima el Mahroug è stata subito circondata da telecamere e cronisti. “Ho bisogno di tempo per assimilare – ha aggiunto – sono contenta perchè finalmente una parte di verità è venuta fuori. Ho fatto bene a credere nella giustizia. Domani esce il mio libro, è stata una mia libera scelta scriverlo. L’ho intitolato ‘Karima’, così la gente finalmente conosce il mio nome”.
Sentenza
Ruby ter, la procuratrice Siciliano: “La corruzione c’era, ma non c’è amarezza”
“Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove dal nostro punto di vista ci hanno dato la convinzione, che rimane, che ci siano state le false testimonianze e la corruzione”, ha commentato Siciliano. Le ragazze, ha continuato il magistrato, “hanno sicuramente mentito. Lo hanno accertato due sentenze passate in giudicato. Il presupposto è che abbiano mentito. Ora c’è un tema squisitamente giuridico, ovvero se hanno mentito nella veste di testi o di soggetti che avrebbero dovuto avere un’altra qualifica e quindi non tenuti a dire la verità”.
Ruby ter, assolta per prescrizione ex senatrice Rossi
Per intervenuta prescrizione è stata invece prosciolta dall’accusa di falsa testimonianza Maria Rosaria Rossi, l’ex senatrice di Forza Italia. Per lei la procura di Milano aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi. Prosciolta per la stessa ragione anche Simonetta Losi, la moglie del pianista Danilo Mariani, già assolto a Siena. Prescritta anche l’imputazioni di calunnia per Roberta Bonasia (nei confronti di Ambra Battilana). Assolti anche gli altri imputati che partecipavano alle serate come amici del Cavaliere. Cadendo le accuse di corruzione in atti giudiziari, viene archiviata anche l’accusa di corruzione per l’ex legale di El Mahroug, l’avvocato Luca Giuliante (chiesti dall’accusa quattro anni), e quella di falsa testimonianza e riciclaggio per Luca Risso, ex compagno della giovane marocchina, che rischiava la pena più alta, sei anni e sei mesi. Assolto dall’accusa di falsa testimonianza il giornalista Carlo Rossella, per il quale la procura aveva chiesto due anni di pena.
Ruby ter, Marystell Polanco: “Felice per assoluzione, Berlusconi uomo di gran cuore”
In aula era presente anche Marystell Polanco, che rischiava cinque anni di carcere per falsa testimonianza e corruzione. “Sono stata assolta e vorrei che tante persone si vergognassero di tutta la mer… che ci hanno buttato addosso – ha dichiarato dopo la sentenza Polanco, una delle partecipanti alle cene ad Arcore -. Sono felice e ancora voglia di dire tante cose ma mi voglio godere questo momento. Silvio Berlusconi è stato attaccato anni e ha avuto una vita molto difficile perché se la sono presa con lui. Io come le altre siamo state trattate come dei numeri. Proprio a nessuno è fregato delle nostre vite. A Berlusconi posso solo dire che Dio esiste, che è una persona di grande cuore e che nella vita tutto torna. Gli auguro possa avere ancora tanti anni di vita davanti, ma soprattutto di godersi di questo momento perché lo hanno attaccato. Sono orgogliosa della donna che sono”.
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da www.huffingtonpost.it
15 Febbraio 2023
Più che il lettòne poté il lèttone.
Il Ppe non vuole Berlusconi al vertice di Napoli
di Angela Mauro
Assolto su Ruby, non in Ue. Pressione dei popolari dei paesi baltici e dell’est su Weber: disertiamo il summit annuale di giugno se c’è Silvio. Diplomazie al lavoro per fare in modo che il Cav non partecipi
“L’assoluzione sul Ruby ter non gli basta per recuperare l’onore in Europa, non in tempi di guerra…”. Nel Ppe sono ancora arrabbiati con Silvio Berlusconi che non perde occasione per rimarcare le sue idee sulla guerra, su Putin, l’Ucraina, Zelensky che, a suo dire, avrebbe la responsabilità del conflitto. Una fonte del partito commenta la notizia arrivata oggi dal tribunale di Milano, ma qui in Europa la somma non cambia. Le ultime dichiarazioni del Cavaliere davanti al seggio elettorale domenica scorsa fanno ancora rumore. In aula oggi a Strasburgo e tra i Popolari. I più furiosi sono gli esponenti dei paesi baltici e dell’est. Sono loro ad aver convinto il presidente del partito Manfred Weber a prendere le distanze dallo scomodo partner italiano. Accontentati, già ieri. Ma non è finita qui.
Le delegazioni orientali, degli Stati più vicini alla Russia, minacciano di disertare il vertice che il Ppe sta organizzando a Napoli per la prima settimana di giugno. Confermata la presenza di Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e gli alti ranghi del partito. “Se ci sarà Berlusconi, non veniamo noi”, è il messaggio recapitato a Weber. E allora, apprende Huffpost, tra Bruxelles, Roma e Milano, le diplomazie interne sono al lavoro per chiedere al Cavaliere di non partecipare al vertice di Napoli. Indesiderato, in nome dell’unità del partito.
È già la seconda volta in pochi mesi che il Ppe sceglie di scaricare Berlusconi. È accaduto a ottobre, proprio nei giorni clou della formazione del governo Meloni. Anche allora, il presidente di Forza Italia si lasciò andare a dichiarazioni non in linea con la posizione dei paesi occidentali sull’offensiva russa in Ucraina. Disse che Putin voleva solo “sostituire Zelensky con un governo di persone perbene”. Bufera, che investì direttamente il vertice dei Popolari in programma alla vigilia del Consiglio Europeo di ottobre. Anche allora, come oggi, il polacco Donald Tusk era il più furioso. Il partito decise di prendere le distanze, salvando Antonio Tajani, in pole per diventare ministro degli Esteri come poi è accaduto. La delegazione polacca, quella dei paesi baltici e dei paesi dell’est avrebbero gradito un gesto più esemplare: un’espulsione del Cavaliere dal partito, risultato da poter esibire in patria di fronte all’elettorato. Fosse accaduto allora, oggi non si sarebbero trovati a fronteggiare l’ennesimo ‘caso Silvio’.
E invece ci risiamo. L’espulsione però non è all’orizzonte: sarebbe un terremoto per la maggioranza di governo in Italia e nemmeno il Ppe può permetterselo. E allora tutto il fronte orientale del partito chiede la testa di Berlusconi in relazione al vertice di Napoli. “Stiamo lavorando per evitare che venga”, dicono dal Ppe in risposta alla sommossa del fronte est. Ne va dell’unità della famiglia Popolare a un anno dalle europee 2024.
Intanto, Berlusconi offre ai socialisti possibilità di rivincita contro il Ppe dopo il Qatargate, inchiesta di corruzione che alla fine ha colpito solo il gruppo socialista all’Europarlamento. Oggi è il numero due dei ‘Socialisti&Democratici’, il portoghese Pedro Marques, a portare il ‘caso Silvio’ in aula a Strasburgo. “La nostra unità nel sostegno all’Ucraina ha dimostrato di essere uno dei maggiori punti di forza contro l’aggressore russo – dice Marques – Per questo è così preoccupante per questo Parlamento che alcuni nei ranghi del Ppe stiano ora cercando di capovolgere le cose. È stato orribile sentire il signor Berlusconi esonerare Vladimir Putin dalle sue responsabilità e incolpare l’Ucraina per questa guerra”.
Applausi in aula. Il punto è che Marques incassa anche l’applauso plateale di Weber. Ma “quali azioni concrete adotterà nei confronti del signor Berlusconi, riguardo al suo partito, signor Weber?”, insiste il socialista. Per ora, c’è che al Cavaliere sarà interdetta la partecipazione ad un vertice europeo importante nel suo paese, a giugno a Napoli appunto. È il suggello con cui il Ppe spera di chiudere la questione, aggrappandosi alle parole di Tajani.
“Berlusconi è un uomo di pace – dice il ministro degli Esteri – non bisogna estrapolare frasi da un discorso complessivo. Ha detto che bisogna trovare una soluzione al conflitto, l’ha detta in modo forte ma in politica contano i fatti: da deputato Ue Berlusconi ha votato testi anche durissimi contro l’invasione russa. Ieri sera ho parlato con Weber e ho spiegato la situazione. Certo, i polacchi e i baltici vorrebbero azioni più dure contro la Russia, ma noi chiediamo che attraverso azioni diplomatiche si arrivi ad un cessate il fuoco, ad esempio partendo dalla situazione intorno alla centrale di Zaporizhzhia”, che dovrebbe diventare zona neutra per scongiurare un rischio nucleare, argomenta il titolare della Farnesina.
Giorgia Meloni intanto si aggrappa all’assoluzione su Ruby: “L’assoluzione di Silvio Berlusconi è un’ottima notizia che mette fine a una lunga vicenda giudiziaria che ha avuto importanti riflessi anche nella vita politica e istituzionale italiana. Rivolgo al Presidente Berlusconi a nome mio e del Governo un saluto affettuoso”. Tutto risolto, fino al prossimo show.
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da www.huffingtonpost.it
15 Febbraio 2023
Non corruttore.
Assolti Berlusconi e tutti gli imputati
al processo Ruby Ter
di Federica Olivo
Berlusconi era accusato di aver pagato Karima El Mahroug e le altre ragazze protagoniste delle serate di Arcore per dire il falso nei processi Ruby 1 e bis. Per il tribunale il fatto non sussiste. Ecco come si spiega la sentenza: le ragazze dovevano essere indagate, non testimoni
Un processo lungo sei anni. Una storia lunga quasi tredici. E non è detto che sia finita oggi. Il Tribunale di Milano ha assolto Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter, perché “il fatto non sussiste”. Gli imputati erano 28. Al centro del processo il fatto che, secondo l’accusa, Berlusconi avrebbe pagato Karima El Mahroug e le altre ragazze protagoniste delle serate di Arcore per dire il falso ai processi precedenti su quello che, dal 2010, è stato definito caso Ruby. “Ruby è stata tutta un’invenzione, il mio nome rimane Karima e ora è finito un incubo”, ha detto a caldo Karima el Mahroug, che solo dopo anni si è riapproriata del suo nome. “Ho bisogno di tempo per assimilare – ha aggiunto – sono contenta perchè finalmente una parte di verità è venuta fuori”. “Ho fatto bene a credere nella giustizia”, ha ancora dichiarato, ricordando che domani presenterà il suo libro, “Karima”, a Milano, alle 11.30 all’Hotel Diana.
I pm, dal canto loro, non rinnegano la tesi: “Non c’è amarezza, è il nostro sistema giudiziario, abbiamo lavorato con profonda convinzione e le prove dal nostro punto di vista ci hanno dato la convinzione, che rimane, che ci siano state le false testimonianze e la corruzione”. In effetti, nel filone senese dello stesso processo, alla fine il giudice ha stabilito che non si poteva mostrare l’accordo corruttivo, ma che Berlusconi aveva comunque dato molti soldi agli altri indagati. Non è da escludere che se la procura dovesse decidere di fare ricorso possa appigliarsi a una ricostruzione simile.
Ancora non ci sono le motivazioni, ma il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha anticipato il senso della decisione del giudice. Dando ragione alla difesa di Berlusconi, ma anche avvalorando una tesi già fatta propria dal tribunale: le giovani ex ospiti delle serate di Arcore, sentite nei 2 processi sul caso Ruby, “non potevano legittimamente rivestire l’ufficio pubblico di testimone”, perché, si legge nel comunicato, andavano indagate già all’epoca e assistite da avvocati. Non essendoci più le false testimonianze, in sostanza, cade anche la connessa accusa di corruzione in atti giudiziari perché manca “l’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi”. Esulta la maggioranza, con i parlamentari di Forza Italia – dopo una standing ovation alla Camera – fanno notare, tramite il capogruppo Alessandro Cattaneo che per Berlusconi si tratta della 135esima assoluzione su 136.
Ruby ter, Berlusconi assolto. Il suo legale Cecconi: “Finisce il processo alla sua generosità”
Ruby (rubacuori) era il soprannome dato a Karima, che ai tempi aveva appena 17 anni, e solo dopo anni è riuscita ad ottenere di essere chiamata con il suo nome vero. E per ricostruire questa lunga storia, partita quando Silvio Berlusconi era presidente del Consiglio e ancora oggi alla ribalta partiamo proprio da lei. Era maggio 2010, quando la giovane finisce in questura, a Milano, perché un’amica l’accusava di averle rubato 3mila euro e altri oggetti. Avrebbe dovuto passare la notte nell’ufficio della Polizia, quando avviene il colpo di scena. Quello che dà il via a tutta questa storia: Berlusconi era in Francia, per fare il suo lavoro da premier non per un viaggio di piacere, nonostante ciò telefona in questura e dice che questa ragazza gli è stata segnalata come “la nipote di Mubarak”, allora presidente egiziano, e chiede cortesemente di lasciar perdere, per “evitare problemi diplomatici”, e di affidare la ragazza a una sua consigliera, che sarebbe arrivata di lì a poco in questura. La consigliera in questione era Nicole Minetti. Fino a quel momento era rimasto tutto sottotraccia, o quasi. Pochi giorni dopo, però, Ruby finisce di nuovo nelle mani dei poliziotti – dopo un litigio violento con un’amica – e viene portata in una comunità per minori. Da lì inizia ad emergere la storia delle serate ad Arcore – l’espressione passata tristemente alla storia per raccontare quelle feste è Bunga bunga, la difesa di Berlusconi ha provato a definirle cene eleganti. Da quel caso nasce, nel 2011, la prima inchiesta. Berlusconi sarà rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile. Durante quel processo, che dura molto tempo, saranno sentiti moltissimi testimoni: le ragazze delle feste di Arcore e tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con Karima, fino ai parlamentari del Pdl e ai personaggi dell’entourage del Cavaliere. Ruby invece, citata come teste dalla difesa, per due volte non si presenta davanti al collegio. Alla fine, l’ex premier sarà condannato in primo grado, poi assolto in Appello. L’assoluzione definitiva arriverà con il verdetto della Cassazione nel 2015.
La condanna per Mora, Minetti, Fede: il Ruby bis
Parallelamente al processo Ruby uno ne nasce un secondo il Ruby bis: Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede, tra i protagonisti delle serate di Arcore, sono accusati a vario titolo, di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Nel marzo dello stesso anno gli inquirenti chiudono le indagini: secondo la loro tesi, mentre l’ex consigliere regionale del Pdl avrebbe avuto la funzione di intermediario con “la sistematica erogazione di corrispettivi per l’attività di prostituzione” e avrebbe accompagnato da Milano ad Arcore alcune partecipanti alle serate, il giornalista Emilio Fede e l’ex agente Lele Mora si sarebbero occupati di trovare “le giovani donne disposte a prostituirsi”. I tre saranno condannati in primo grado, l’Appello confermerà le condanne ma ridurrà le pene. Anche questo procedimento andrà per le lunghe, perché la Cassazione deciderà di rinviare il tutto in Appello. Alla fine, però, i tre saranno condannati, anche se con pene ulteriormente ridotte. Infatti, il 7 maggio 2018 la Corte d’Appello di Milano ridurrà ancora le pene: 4 anni e 7 mesi per Fede e 2 anni e 10 mesi per Minetti. Quella sentenza diventerà definitiva per mano della Cassazione.
Roma, Siena, Milano: le tre facce del Ruby ter (Berlusconi sempre assolto)
Il processo di cui si parla oggi inizia con un’inchiesta del 2014, per mano del procuratore Edmondo Bruti Liberati. In sostanza è figlio delle motivazioni dei processi Ruby 1 e bis, perché dalle motivazioni delle due sentenze si evincono ipotesi di corruzione in atti giudiziari, a carico dei vari indagati. Berlusconi, come anticipato, è accusato di aver versato laute somme di denaro affinché i testimoni, dicendo il falso, provassero la sua innocenza. Gli imputati sono tanti e il processo viene spezzettato. Nel 2021, a Siena, arriva la prima assoluzione per Berlusconi e il pianista di Arcore, Danilo Mariani. A Roma, l’ex premier sarà assolto per la stessa ipotesi insieme con il cantante Mariano Apicella, nel 2022. Oggi l’ennesima sentenza che va in questo senso, che fa dire all’avvocato Federico Cecconi, uno dei difensori di Berlusconi, “È un’assoluzione con la formula più ampia e più piena possibile, non posso che essere enormemente soddisfatto, tre su tre!”.
Qualche mese fa, inoltre, il processo milanese aveva subìto una mezza rivoluzione perché il tribunale aveva dichiarato inutilizzabili i verbali con le testimonianze delle ragazze, del 2012, durante i primi due processi. Verbali che erano importanti perché contenevano quelle che secondo l’accusa erano dichiarazioni false. In pratica, secondo il tribunale, nel 2012 le ragazze avrebbero già dovuto essere indagate, se c’erano già accordi corruttivi, e quindi avrebbero dovuto avere tutte le garanzie degli indagati, a partire da un avvocato. Che, da testimoni, non hanno avuto. La difesa di Berlusconi, rappresentata – tra gli altri – dal principe degli avvocati Franco Coppi, aveva fatto molta leva su questo aspetto. L’accusa, invece, sosteneva che il reato c’era lo stesso. Ed era questa la tesi anche dell’avvocatura dello Stato, perché Palazzo Chigi si era costituito parte civile. Solo due giorni fa, però, la premier Giorgia Meloni ha deciso di uscire dal processo, nel quale la presidenza del Consiglio era entrata nel 2017, chiedendo anche i danni a Berlusconi per il “discredito planetario” causato dallo scandalo delle cene eleganti. E da tutto ciò che ne è seguito.
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