Chi era Flavia Franzoni, la moglie di Romano Prodi

da FAMIGLIA CRISTIANA
16/06/2023

Chi era Flavia Franzoni

la moglie di Romano Prodi

15/06/2023 Una grande donna che stava, non dietro, ma accanto a un grande uomo. Lo scopriamo direttamente dalle sue parole che narrano ricordi, pensieri e quotidianità nel libro Insieme, in cui raccontava, nel 2005, tutto di una unione caratterizzata dal vivere con semplicità una vita di successi
«“Insieme” è la parola e il concetto che più ricorre in queste pagine. Si riferisce a noi che abbiamo scritto un libro a doppia firma dopo una vita di esperienze comuni. Si riferisce alla grande famiglia in cui ci siamo trovati a vivere. Si riferisce alle esperienze vissute in comune con i tanti compagni di scuola, di parrocchia, di lavoro o, semplicemente, di vacanze.» così scriveva Flavia Franzoni, nel libro Insieme (San Paolo) del 2005 . Un testo il cui fine era proprio quello di dare un’idea di famiglia, di ruolo e di impegno femminile che potesse raccontare la donna e la coppia al tempo stesso.
È firmato a quattro mani, ma appare chiaro che la voce conduttrice sia proprio la sua, quella della compagna di vita di Romano Prodi, recentemente scomparsa, ma i pensieri e i valori appartengono a una moglie e a un marito più che mai uniti. E anche se apparentemente non si parla di sentimenti, questi, pur nell’understatement che caratterizza la famiglia Prodi, sono il cemento che li ha tenuti uniti per tutta la loro unione.
E per capire chi era la componente femminile di questa felice unione, ecco direttamente le sue parole: «Scrivere questo libro mi ha costretto a ricordare e a mettere in ordine tanti eventi e tanti pensieri. È proprio vero che la vita delle donne è fatta di una molteplicità di “pezzetti” molto diversi tra loro (che riguardano famiglia, lavoro, partecipazione alla vita della propria comunità) cuciti insieme, un po’ come un “patchwork”, insomma. Nella stessa giornata si passa da un software all’altro (cioè si deve cambiare il sistema di riferimento delle cose che stai facendo) tantissime volte: far lezione per alcune ore, un po’ di spesa e qualche lavoro casalingo, andare a parlare con gli insegnanti dei figli, accompagnare una nonna dal medico, partecipare a una riunione in parrocchia e poi anche (nel mio caso) andare a una cena ufficiale con ospiti stranieri e parlare una lingua diversa. In tutto questo, però, c’è sempre qualche cosa che prevale e che piace di più. Per me è “insegnare”, perché mi piace comunicare quello che so e quello che penso, sperando di convincere i miei interlocutori».Insomma, Flavia Franzoni è sicuramente una grande donna che sta, non dietro, ma accanto a un grande uomo e che in queste pagine racconta la loro vita partendo dalle famiglie d’origine, dalla formazione e dagli studi universitari, dall’educazione dei figli e dalla gioia di aver creato una famiglia numerosa aperta e accogliente. E di aver mantenuto intatto il rapporto con Bologna, una piccola città, dove crescere i figli fosse comunque più semplice che altrove.
«Bologna significa sicurezza e assoluta naturalezza nei rapporti con le persone. Anche per tutte queste ragioni ho difeso con le unghie e con i denti il nostro legame con la città. Da quando ci siamo sposati non abbiamo mai cambiato casa anche se l’abbiamo ristrutturata e modificata. La casa è cambiata con noi. Ho voluto continuare a vivere a Bologna anche quando Romano lavorava a Roma e a Bruxelles facendo la spola da una città all’altra, ovviamente con frequenza e, perciò, con molti sacrifici per tutti noi».
Flavia e Romano ci appaiono due genitori, capaci di dare regole ma anche di capire quando era il momento di superarle e soprattutto una coppia che fin da subito ha compreso l’importanza di crescere i figli ascoltando e conoscendo le differenze: «Romano e io abbiamo sempre creduto che frequentare persone con idee diverse, giovani o adulti che fossero, e che conducevano vite diverse dalla nostra, avesse anche un valore educativo per i nostri figli. Una condizione, però, che ha richiesto un’attenzione continua, anche se discreta da parte nostra, un confronto costante, una discussione da fare insieme a loro su tutto ciò che vedevano e su tutto ciò che ascoltavano».
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dal Corriere della Sera
16/06/2023

L’ultima lezione di Flavia Franzoni agli studenti:

«Io ormai sono vecchietta.

Voi siete giovani, impegnatevi»

di Marco Marozzi
La moglie di Romano Prodi morta in Umbria, durante un incontro pubblico il 7 giugno parlò del «cattolicesimo democratico»: «Parlate voi, l’inclusione combatte le diseguaglianze. Le città si cambiano dall’interno»
L’ottimismo della volontà e della ragione. Flavia Franzoni ha dedicato la sua ultima lezione di vita a un enorme appello alla speranza e all’impegno. Andando con allegria oltre la concezione di Rolland e Gramsci. Nessuna contrapposizione, nessuna citazione, solo il racconto di cosa è il «cattolicesimo democratico». Volontà e ragione insieme.

La «sbornia» reaganiana e l’impegno delle nuove generazioni

«Cambiare atteggiamento, dopo la sbornia liberista reaganiana che ha cambiato la mentalità delle persone e non solo la politica. Io sono vecchietta, vorrei vedere i giovani». È successo il 7 giugno al Museo Olinto Marella. Oltre un’ora di chiacchierata per un corso su «Memorie sociali»: il museo lo ha ora on line, «In memoria di Flavia Franzoni». Il giorno dopo ha parlato anche Prodi su «Interdipendenza e solidarietà». L’intervento di Flavia è uno spettacolo di come si fa formazione, professionale e umana, «significativamente —dicono gli organizzatori che il 20 giugno aprono una mostra fotografica sui rifugiati, L’isola che non c’è— in quello fu la prima città dei ragazzi del prete-professore». «In fondo chiedere l’elemosina in centro, di fronte al Comunale, — spiega Franzoni —è il segno che i problemi le città devono risolverli al loro interno. Prima i dormitori erano lontani, fuori, ora la sfida si fa includendo».

Combattere la diseguaglianza in modo nuovo

Lei sollecita, quasi applaude, «parlate voi, che bello un giovane», un pubblico divertito. Dolcezza incredibile quando parla del «barbiere» per sapere quel che tanti pensano della redistribuzione del reddito. «C’è bisogno di una riflessione sul sistema economico, sui punti su cui incidere. Quarant’anni fa la diseguaglianza era uno a venti, ora uno a 400 e nessuno dice più niente. Eppure è possibile cambiare». La professoressa analizza — insieme alle sociologhe Graziella Giovannini e Bruna Zani — il welfare in Emilia-Romagna e trasforma «Memorie sociali», in «Memorie vive». Storie «nobili» per «far saltar fuori le cose nuove che ci sono adesso».

L’ironia e il tentativo di coinvolgere i giovani

«Bisogna averlo come atteggiamento. Ne sapete più voi di me. La diseguaglianza è riconosciuta da tutti, ma nessuno dice come trovare risorse per affrontarla. Un po’ più di formazione su questo può aiutare. Si fatica a ragionare su tutti gli aspetti». E divertendo lancia parole antiche: «Mobilitazione», «comunità», «alternativa», «impegno». «E adesso qualcuno sa dirmi dove è la mia macchina?» conclude.

3 Commenti

  1. Giuseppe ha detto:

    A fianco di un grande uomo c’è sempre una grande donna.

  2. ANTONIO ha detto:

    Esattamente l’opposto dei funerali di mercoledì scorso. Grazie Flavia e Romano per quello che avete insegnato

  3. Simone ha detto:

    Ho apprezzato tanto le esequie della signora Flavia che ho seguito online sul sito del corriere. Bello il clima famigliare da chiesa di paese. Bella l’omelia del card. Zuppi magari troppo mielosa ma concreta, vera, con il linguaggio del popolo. Le preghiere dei fedeli scritte dalle persone e di ringraziamento a Dio per la vita e il dono di Flavia. Grandissimo Romano in prima fila coccolato dai nipoti. Quando poi ha preso la parola al termine del rito, ho pianto pure io. Che rispetto e considerazione immensa aveva per sua moglie. Che compostezza nel dolore. Che fede incrollabile. Da marito ho provato invidia per un amore così forte dopo 54 anni. Un vero esempio.
    Questo funerale andava trasmesso in diretta. Questa vita è stata esempio per tutti. Ho pianto di gioia e viva partecipazione. Mi son sentito parte di una storia che non conosco. Grato di aver conosciuto un pò della splendida vita di Romano e Flavia.

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