
Di per sé non mi interessa conoscere una rosa di nomi come possibili successori dell’attuale vescovo di Milano, Mario Delpini. Se riporto l’articolo, non è solo per una certa curiosità che fa parte del nostro animo umano, ma soprattutto perché può stimolarci per eventuali riflessioni sul futuro di una Diocesi, quella milanese, oramai al collasso generale.
Nemmeno io ho la pretesa di dare indicazioni a chi dovrà nominare il nuovo arcivescovo di Milano, quando finalmente Mario Delpini traslocherà altrove. Tuttavia qualche desiderio vorrei anche esprimerlo, tenendo conto di quanto è successo in questi ultimi tempi, da Angelo Scola in poi, anche perché sono rimasto coinvolto, pagando di persona certe scelte pastorali non in linea con due arcivescovi che, forse anche per colpa di una certa mia rigidità, hanno approfittato per emarginarmi per sempre.
In realtà, problemi con i vescovi e collaboratori, da Giovanni Colombo in poi, li ho sempre avuti, tuttavia una soluzione è sempre stata trovata. Ma le porte si sono chiuse da Angelo Scola in poi.
Vorrei essere chiaro: non mi chiudo nel mio problema personale, recriminando come se la colpa fosse sempre degli altri, superiori o non superiori. Anche se fatico a farmi credere, ciò che mi sta a cuore è anzitutto il bene di questa diocesi, che ha una millenaria storia di santi e di geni, e che ora è ridotta ad essere lo zerbino di tutti.
Non rivendico chissà quali primati di una diocesi che ha un nobile passato, ma chiedo che sia guidata da pastori saggi e autorevoli, come dovrebbe essere per ogni diocesi del mondo. Come non star male nel vedere un vescovo che è lo zimbello del mondo intero? E come restare indifferenti davanti a una diocesi che sta letteralmente sfaldandosi, in quei valori che l’hanno sempre sostenuta anche nei momenti più difficili della storia milanese?
Già questi ultimi tempi sono difficili per tutti, sia nel campo sociale e politico, dove oramai impera il male assoluto; e se poi ci manca un faro di luce, proveniente dall’Alto, che cosa ci rimane?
Quando ci penso, mi viene da star male, eppure non basterebbe poco, ovvero ridare all’essere umano una possibilità di riscattarsi, ovvero iniziare a parlare di cose serie, di cose essenziali, di qualcosa di mistico.
Ma come si può, in questi tempi, sopportare un vescovo ridicolo, fantoccio, una fotocopia dell’imbecillità? Non c’è un limite di sopportazione, pur falsificata come virtù?
Perché aspettare che Mario Delpini rassegni le dimissioni, quando sarà costretto a farlo perché andrà in pensione? Ogni minuto della sua presenza non è qualcosa di delittuoso?
Ho ricevuto una email, che dice testualmente: “Mario Delpini è un disperato pericoloso”.
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da www.italiaoggi.it
28/05/2025
Chi sarà il prossimo cardinale di Milano,
i nomi che circolano
L’anno prossimo l’attuale successore di Sant’Ambrogio, Mario Delpini, compirà i 75 anni. Sullo sfondo c’è sempre il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. Ma non solo
di Antonino D’Anna
Che cosa ne sarà del cardinale Pietro Parolin, riconfermato (per ora) Segretario di Stato vaticano da Leone XIV? Papa Robert Francis Prevost non ha fatto a tempo ad insediarsi che il porporato veneto, suo grande elettore a quanto pare, è già finito nei gossip curiali a proposito della sua permanenza ulteriore Oltretevere. Che cosa si dice? Di tutto: va a Venezia, così conclude la carriera col «bagno pastorale» visto che per tutta la vita è stato uomo della diplomazia ma non ha fatto molto a livello di gestione pastorale (e questo, pare, l’avrebbe azzoppato in Conclave dov’era entrato già Papa).
No, forse no: ci va se magari l’attuale Patriarca, Francesco Moraglia, che viene premiato con la promozione a Milano dove potrà prendere il posto del quasi dimissionario, anche se ottimo, Mario Delpini, attuale successore di Sant’Ambrogio ma che il 29 luglio 2026 compirà 75 anni e a quell’età dovrà presentare le dimissioni come prevede la legge canonica. E sullo sfondo c’è sempre l’attuale Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, al tempo dato in predicato di nomina a Milano.
Il rumor è suggestivo, certamente: ma un gioco d’incastri simili richiede tempo e, soprattutto, se da un lato soddisferebbe Moraglia e Delpini elevandoli entrambi al cardinalato (Papa Francesco non volle dare loro la berretta malgrado entrambi fossero alla guida di sedi cardinalizie), dall’altro alla fin fine darebbe a Parolin un mandato di appena 4-5 anni al massimo, alla guida della Diocesi di San Marco. Difficile che succeda: ma Parolin, in passato, era stato dato come potenziale Patriarca di Venezia sotto Francesco, ma questo avrebbe permesso a Parolin di fare quel «bagno pastorale» che probabilmente oggi lo vedrebbe sul Soglio pontificio, emulo in fondo di Angelo Giuseppe Roncalli che da Venezia il 28 ottobre 1958 venne eletto Papa e divenne Giovanni XXIII, oggi Santo.
Oltretevere, però si nota che l’anno prossimo, quando Delpini presenterà le dimissioni, ci vorrà «una nomina forte» a Milano. Molto forte: anche perché è necessario riparare allo «sgarbo» bergogliano che vide la berretta porpora posarsi sul capo dell’attuale vescovo di Como Oscar Cantoni, 75 anni il prossimo 1° settembre. E nel caso meneghino, dunque, si aprono alcune opzioni: la prima è una nomina per Parolin il quale, dopo un annetto ancora di Segreteria, lascerebbe il timone della macchina diplomatica papale per raggiungere la Madonnina e coronare così la sua carriera ecclesiastica; la seconda è Pizzaballa; la terza è invece la scelta di un outsider esattamente come avvenne nel 1980 quando Giovanni Paolo II chiamò a Milano un Gesuita torinese, esperto biblista di nome Carlo Maria Martini. Risultato: un episcopato durato 22 anni e un segno certamente indelebile sulla città.
Un arcivescovo con esperienza pastorale ma anche con sufficiente preparazione teologica e culturale: come ad esempio l’attuale Rettore della basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio e priore della Comunità Agostiniana a Roma padre Pasquale Cormio. Classe 1973, quando Cormio nel 2006 è stato ordinato sacerdote a Trani (BT) ha avuto un ospite di riguardo che ha viaggiato tutta la notte, racconta a Vaticannews.it, pur di raggiungerlo: Prevost, con cui padre Cormio è in ottimi rapporti. Reggente della Cathedra Augustiniana dell’Istituto Patristico in Roma, che dal 1959 mette in luce la dottrina di Sant’Agostino e il suo influsso sui posteri specie su teologia, filosofia e problematiche contemporanee, fa parte del Comitato nazionale Pavia Città di Sant’Agostino e tiene un corso su «L’uomo e l’antropologia dei padri»” al Teresianum, prestigiosa Facoltà teologica specializzata nella Teologia Spirituale. Dirige anche Percorsi Agostiniani, semestrale degli Agostiniani d’Italia ed è segretario del Centro culturale Agostiniano onlus, che si occupa di far conoscere, diffondere, sviluppare l’eredità culturale, umanistica e spirituale di Agostino d’Ippona. A Milano, sotto il Duomo, c’è il Battistero dove Agostino divenne cristiano nel 387: a padre Cormio, scommettiamo, la cosa darebbe una forte emozione.
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