Gianni Cuperlo, 62 anni, deputato Pd
da Repubblica
15 LUGLIO 2024
Gianni Cuperlo:
“Sto con Bersani, organizziamo i comitati.
Sono tornato alla Camera ma c’è da vergognarsi”
di Concetto Vecchio
Per il deputato Pd, “c’è l’urgenza di partire subito. La gente deve sentire la voglia di dover uscire di casa per fermare la destra che distrugge la Costituzione”
Onorevole Gianni Cuperlo, Pierluigi Bersani a Repubblica ha detto che l’alternativa alla destra va costruita adesso, nella società.
«È la strada giusta. I comitati per l’alternativa, proposti da Pierluigi, erano il cuore della nostra mozione al congresso di due anni fa».
Il Pd non vince un’elezione dal 2006.
«Abbiamo tre anni davanti prima delle prossime politiche. Ma il tempo non inganni: c’è l’urgenza di partire subito».
Come li immagina?
«La gente deve sentire la voglia e il dovere di uscire di casa per fermare una destra che distrugge la Costituzione. Ma per innescare una mobilitazione dal basso serve anche un’organizzazione. Nel 1996, con Prodi, i comitati li chiamammo “L’Italia che vogliamo”».
Non serve soprattutto una scintilla?
«La destra non si batte con una sommatoria di sigle o con alchimie da laboratorio. La folla a place de la République, dopo la vittoria in Francia, ci ricorda che l’opposizione va portata nel paese reale».
Perché a sinistra è tornato l’ottimismo?
«In primo luogo, per i meriti della gestione unitaria di Elly Schlein. Ha capito che occorre rompere il legame tra populismo e popolo teorizzato dalla destra».
E come l’avrebbe spezzato questo legame?
«Facendo leva sul tema della libertà. Libertà di un lavoro dignitoso, la possibilità di potersi curare, una scuola che promuova l’inclusione e non l’esclusione, una legge sul fine vita».
Diritti sociali e civili?
«Sì, intrecciati senza gerarchia. Ci sono tre milioni di italiani a cui il governo ha negato il salario minimo. E quattro milioni e mezzo che hanno smesso di curarsi nell’ultimo anno. Il Pd ora parla a questi mondi».
Ma è sufficiente per dire che il clima è cambiato?
«Veniamo da due buone prove elettorali. Ho fatto campagna. Anche il numero di persone che respingeva i nostri volantini è diminuito rispetto al passato. Non era scontato».
Bersani ha notato che sono tornati i giovani.
«C’è un balzo generazionale che va salutato con favore. All’alba delle Cinque giornate di Milano, Carlo Cattaneo incontrò un gruppo di giovani pronti alla rivolta: “Maestro dove sta andando?” gli chiesero. E Cattaneo: “A casa, quando i ragazzi vanno in piazza gli adulti vanno a casa”».
È diventato un rottamatore anche lei?
«Tutt’altro. Cattaneo di quel moto fu un riferimento, la cianfrusaglia sulla rottamazione è stata grandine sulla politica».
Però ora i principali partiti sono guidati da quarantenni.
«Per questo è giusto che Schlein metta mano alla riforma del Pd. Non ovunque siamo una forza aperta alla società. Elly ha concluso il suo discorso in direzione dicendo è venuto il momento di prenderci cura di noi. Cominciamo con lo scardinare le rendite».
Come?
«Serve un partito nuovo che unisca cultura e politica».
Sì, ma nel concreto?
«Niente doppi incarichi. Patti con i civismi, i cui esponenti possano assumere incarichi di direzione. Nuove modalità di finanziamento pubblico dei partiti. La politica è molto di più che stare nelle istituzioni».
I comitati per il referendum sull’Autonomia sono un primo passo?
«Sì, e possiamo vincere solo se combattiamo una vera battaglia popolare».
Servirà l’impresa, visto che c’è il quorum.
«Ma quel che è accaduto nelle elezioni in Francia e Spagna ci deve spingere a un maggiore coraggio: dobbiamo avere più fiducia nelle nostre ragioni».
La sinistra ha le parole giuste per affossare anche il premierato?
«Quel modello porta all’autoritarismo, il Paese rischia un salto indietro, com’è avvenuto con Crispi, col fascismo, con Berlusconi e ora con Meloni. Non è una ragione sufficiente per lottare?».
La destra è ancora fortissima.
«Ma si ritrova isolata in Europa. Su Von der Leyen ha tre posizioni diverse: Meloni forse si asterrà, Tajani voterà sì, Salvini no».
Lei è tornato in Parlamento dopo una legislatura di assenza. Cosa ha notato?
«La parola che risuona più spesso è vergogna. Ce la si rinfaccia reciprocamente. E poi succedono cose mai viste in passato, come impedire ai parlamentari di maggioranza di presentare emendamenti alla legge finanziaria».
Lo svuotamento delle Camere dura da tempo.
«Ma non si era mai visto che dei deputati di maggioranza aggredissero un collega di opposizione, per giunta dieci giorni dopo la commemorazione di Giacomo Matteotti fatta davanti al presidente della Repubblica».
Anche le risse non sono un fatto nuovo.
«È accaduto. Ma quelle classi dirigenti di governo e opposizione hanno saputo anche difendere la democrazia dalle stragi e dal terrorismo. Quelli al potere ora non riescono nemmeno a dirsi antifascisti il 25 aprile».
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