Nei panni di Draghi: meglio premier o presidente?

www.huffingtonpost.it
POLITICA
15/08/2021

Nei panni di Draghi:

meglio premier o presidente?

Stare al Quirinale è tutto un altro mestiere, serve una vocazione. Chissà se il nostro presidente del Consiglio ce l’ha
By Ugo Magri
Più l’elezione presidenziale si avvicina, più si moltiplicano i suggerimenti a Draghi. Chi gli consiglia di trasferirsi sul Colle perché lassù si fatica meno, il prestigio è al top e per sette anni il posto non te lo ruba nessuno; chi invece caldeggia Palazzo Chigi in quanto lì batte il cuore della politica, lì si prendono le decisioni e, da premier, nessuno è mai crepato di noia. Ogni leader propone la sua ricetta, tirando l’acqua al proprio mulino. Ma lui, il nostro Mario, che cosa preferirebbe? Potendo scegliere tra presidenza della Repubblica e guida del governo, su quale delle due farebbe bene a puntare? In attesa che l’uomo scopra le carte (scaltro com’è, fino all’ultimo se ne guarderà bene), proviamo a metterci nei suoi panni per valutare i pro e i contro delle poltrone più ambite. Iniziando dall’appannaggio.
Un presidente guadagna di più: 239mila euro l’anno contro 88mila lordi. Però Mattarella in parte vi ha rinunciato, e Draghi al suo posto farebbe altrettanto visto che già rifiuta lo stipendio da premier. A certi livelli non è più questione di soldi, contano ruolo e potere. Sulla location, invece, non c’è paragone. Basta affacciarsi: dal Quirinale si domina l’Urbe con tramonti da cartolina; nella sede del governo, spalancando le finestre, arrivano i gas del traffico. L’antico palazzo dei Chigi è un luogo angusto, soffocato e anche un po’ trasandato. Commessi in palandrana, funzionari infingardi, spioni dietro ogni porta. Zero comfort, se vuoi un panino te lo devi portare da casa. Per ricevere le delegazioni straniere, il presidente del Consiglio deve farsi prestare Villa Madama dal ministero degli Esteri chiedendolo in anticipo e per favore.
Sul Colle invece è tutta una magnificenza. Saloni per le feste, corazzieri con l’elmo di Scipio, una cappella se il presidente vuole conferire più in alto, duecento pendole sparse in ogni dove, il vasto parco privato, insomma una vita da Papi che non a caso abitavano lì (anche se Mattarella si accontenta di poche stanze con un terrazzo dove nidificano i gabbiani). Vuoi mettere il privilegio? Cambiare palazzo per Draghi sarebbe un “upgrade”.
Quanto al resto, dipende. Nelle crisi di governo, il presidente della Repubblica sembra Mago Merlino. Per esempio è in grado di trasformare un signor nessuno, qual era Giuseppe Conte, nell’Avvocato del popolo che tutti conosciamo; e poi di rimpiazzarlo nientemeno che con l’ex presidente della Banca centrale europea. Ma si tratta di poteri intermittenti (ai giuristi piace l’immagine della fisarmonica): cessata l’emergenza, nominato il nuovo governo, si spengono i riflettori, sul Colle cala una quiete sonnacchiosa che può trascinarsi fino alla crisi successiva. L’attenzione si sposta tutta sul premier, la scena è solo ed esclusivamente sua. Se il presidente della Repubblica prova a rubargliela, subito passa per intrigante e per impiccione: destino comune a tutti i presidenti “interventisti”, da ultimo (ingiustamente) Giorgio Napolitano.
Nell’ottica di Draghi, che cosa significa? Che una volta eletto al Quirinale dovrebbe scordarsi di governare l’Italia come sta facendo adesso nel tripudio generale. Non potrebbe farlo nemmeno per interposta persona, piazzando a Palazzo Chigi qualche fedelissimo che gli obbedisca per filo e per segno. Se fossimo in Francia sarebbe consentito, ma da noi la Costituzione lo vieta. In attesa di aggiustarla, perfino Super Mario dovrebbe rassegnarsi a svolgere il ruolo dei dodici predecessori, che consiste nel controllare dall’alto. Nel vigilare. Nell’esortare. Nel piantare paletti. Nel lanciare moniti. Nel fare prediche. Nell’esercitare una “moral suasion” talvolta inutile. Al limite (ma proprio al limite) nel bacchettare i partiti.
Quando verrà il momento Draghi dovrà pensarci, perché la risposta non è banale. Oggi ha un giocattolo meraviglioso: la stanza dei bottoni. Prova l’illusione impagabile di stare nell’ombelico del mondo, perfino di caricarselo sulle spalle. Una vita da premier è incompatibile con la depressione. L’adrenalina è tale che distorce la psiche, crea talvolta una sindrome. Porta a credersi indispensabili quando nessuno lo è; a congedarsi dal ruolo con un senso di vedovanza; a rimpiangere per sempre quel tasso di eccitazione, da perenne vigilia, che accompagna chi guida il governo. Il senso di precarietà è più che compensato dalla libidine del potere vero. Il giorno che venisse eletto sul Colle, il decisionista Draghi dovrebbe rinunciare a mettere le mani in pasta per dedicarsi a funzioni di altissima rappresentanza. Qualche esempio.
Anziché presenziare G7, G8 e G20, scambiandosi pacche con i Grandi del pianeta (“Hello Joe”, “Buongiorno Angela”, “Salve Boris”), Draghi dovrebbe ricevere ambasciatori e stringere la mano ai leader di passaggio; recarsi lui stesso nei viaggi ufficiali che impongono una quantità di pranzi e di incontri con le nostre Broccolino sparse nel mondo; tessere una tela invisibile di relazioni umane e politiche da sfruttare al momento giusto, casomai servisse, o al limite mai. Altro esempio. Un presidente della Repubblica incarna i valori della nazione, ne celebra i riti: a modo suo e ciascuno con il proprio stile. Sandro Pertini li declinava in versione “pop”, Carlo Azeglio Ciampi nella chiave laica e risorgimentale, Sergio Mattarella con una forte assonanza agli stati d’animo collettivi. Rincuorare gli orfani nei funerali di Stato, sprizzare soddisfazione nel conferire premi, alternare pena e orgoglio, condivisione e sdegno: per riuscirvi ci vuole cuore. Serve una partecipazione interiore perché i sentimenti si percepiscono da lontano specie quando sono autentici. Dare voce all’Italia è incompatibile con l’ipocrisia e il cinismo. Bisogna esserci tagliati e, rispetto al premier, è tutto un altro mestiere. Serve una vocazione, chissà se Draghi ce l’ha.

3 Commenti

  1. Patrizia ha detto:

    A “qualcuno” farebbe comodo toglierselo di torno.
    Ma visto che c’è da gestire parecchi soldini, è meglio che se ne occupi Draghi fino a fine legislatura, per il resto Dio provvede.

  2. Luigi Egidio ha detto:

    Se agli inizi avevo dei dubbi su Conte nel suo primo governo, nel secondo l’ho rivalutato. Un vero cristiano non si lascia scoraggiare dai falsi cristiani come Salvini. Meglio pochi cristiani ma buoni. Gli stessi dubbi li avevo su Draghi, ma lo sto rivalutando. Da cristiano di scuola gesuita parla poco, ma discerne molto. C’è bisogno al governo del Paese di persone come lui che come la famosa pubblicità sono persone con fatti e non parole. Il cristiano autentico è nei fatti e non nelle parole. E’ a questi cristiani che guardo. Non m’importa un fico secco se hanno poco seguito o vengono bersagliati da destra o da sinistra. M’importa che quando sono chiamati al governo del Paese, vi rimangano non ascoltando le sirene di chi li vuole seduti sono uno scranno più alto di prestigio, ma con meno potere dove il suo talento viene sprecato solo col desiderio di sostituirlo con un populista di scarso talento.

  3. Lanfranco consonni ha detto:

    non ho dubbi, spero rimanga a capo di questo governo sino alla fine della legislatura

Lascia un Commento

CAPTCHA
*