A Milano Dio è morto

 

 

 

di don Giorgio De Capitani

Se papa Francesco sta seminando nella Chiesa e nel mondo intero nuove speranze dando voce alle numerose insopprimibili attese, sembra che – forse perché non si rende conto di ciò che sta succedendo al sommo vertice della Chiesa, o forse perché vorrebbe fare da contraltare, o forse perché proprio non ce la fa ad uscire dalla prigione di una cultura asettica e settaria, trovando inoltre l’appoggio di un clero ambrosiano a cui piace un pastore che, pur autoritario, non lo smuove più di tanto, lasciandolo nel suo tran tran quotidiano, fatto di scontate cerimonie, di riti formali, di un becero sacramentalismo, in breve di una mens religiosa bloccata al palo dell’immobilismo più antiprogressista che possa esistere – il cardinale di Milano Angelo Scola chiuda invece che aprire, blocchi ogni tentativo di tirar fuori la testa da casa, e all’apparire di ogni gemma primaverile prenda in mano le cesoie per tagliarle, confondendo il detto evangelico, secondo cui le piante vanno potate, perché fruttifichino di più. Lui non pota i rami, lui taglia le piante alle radici, lui schiaccia i germogli promettenti, lui agghiaccia le utopie e i sogni.

Avanti così! Il campo che è il mondo, secondo il titolo dell’ultima lettera pastorale (qualche prete mi ha detto che leggendola ha faticato a capirne il contenuto, anche se Scola si è auto-complimentato confessando il sollievo di essere stato capito: “Ringrazio tutti: questa sera ho ricevuto un dono. Ho scoperto che questa Lettera funziona. Non è una cosa scontata”), si sta inaridendo proprio a partire da una delle diocesi più grandi del mondo.

Neppure la furbizia di strumentalizzare le parole rubandole al vocabolario profetico riesce nell’intento di buttare fumo negli occhi della gente.

Il campo diocesano milanese non è affatto il mondo. Se volete, è un piccolo misero mondo, dove i riflessi del Dio meraviglioso si stanno facendo sempre più opachi, sostituiti da riflessi di un dio che è morto.

Una diocesi, quella milanese, dove prevalgono l’ordine costituito da un regime impersonale ed una servitù – il clero e il laicato più clericale – che si nutre di realtà strutturali ingessate, facendo leva su un pragmatismo impareggiabile. I preti ambrosiani sono famosi per il loro super-attivismo, che si avvale di grandi mezzi economici, leciti e illeciti. Il fine non giustifica forse i mezzi? Altro che razzolare male: qui siamo alla blasfemia più oscena!

Un cardinale radicalmente evangelico dovrebbe, invece che scrivere lettere incomprensibili e fuori del “mondo”, rivolgersi ai suoi preti e colpirli nel loro borghesismo: la povertà è una virtù rara per non dire assente tra il clero milanese. Certo, la virtù che conta di più è l’obbedienza, mal sopportata ma osservata, per paura di perdere il posto e il mensile. Paura che si fa talora terrore. Ed è qui che gioca bene le sue carte la curia, naturalmente dietro gli ordini supremi del supremo locale pastore. 

Talora mi chiedo in che cosa consista “la fede” del clero milanese. I preti in che cosa credono? Sì, in che “cosa”! A Milano Dio non è altro che una cosa! La religione si è “coseificata”! Mio Dio, dove sei?

I preti milanesi credono nella Parola di Dio? Ma se neppure preparano le omelie! Vivono di rendita seminaristica! Sembra che a loro interessi solo obbedire alle direttive della curia, senza neppure fare lo sforzo di capire i segni dei tempi. “Ci pensa la curia!”, così si giustificano. Forse che la curia capisce i segnali dello Spirito nel tempo presente? Esegue il tempo ritmato dal suo cardinale, che si aggrappa sui vetri di qualche famoso teologo ciellino per giustificare l’assurdo di una dialettica che solo Dio sa di quale pasta è fatta!

“Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all'umano". Vorrei sapere che idea si son fatti dell’aggettivo “umano”, a parte il cardinal Scola, i preti milanesi. Forse li sentite parlare di lavoro, di ambiente, di acqua, di bene comune, di casa, di valori umani, al di fuori di quel legame con il mondo religioso che chiude invece che aprire, lega invece che liberare, vede tutto come male invece che riscoprire la bellezza infinità di Dio? Sempre peccati e peccati, e nel solito campo sessuale! Ancora oggi. Non esistono forse i peccati sociali? Non esiste anche il peccato di chi sostiene ideologie anti-evangeliche? Non esiste il peccato dell’indifferenza? Non esiste il peccato della calunnia? Non esiste il peccato di chi impedisce ai piccoli di avere un futuro diverso? Non esiste il peccato – uno stato di peccato! – dei superiori di essere dis-umani nei confronti di coloro che sognano una Chiesa diversa? Non esiste il peccato di preferire la legge alla coscienza? E che dire del male che c’è nel mondo, un male esistenziale, che tutti vedono, e che poi tutti fanno finta di non vedere? E noi siamo qui ancora a confessare i peccati dei bambini, divertendoci nell’elencarli dettagliatamente, masturbando la loro innocenza? E noi siamo qui a dire alla gente che bisogna pregare, andare a messa, confessarsi, acquistare le indulgenze, soccorrere le chiese e gli ambienti parrocchiali con offerte varie, anche dietro il paravento di qualche iniziativa caritativa o missionaria?

La parrocchia non può che essere evangelicamente Umana, nel senso più pieno della parola. Umana, mio Dio, che significa?

Altro che rottamare i preti ancora in salute e con le idee chiaroveggenti, altro che farli rientrare nello schema rigido di una pastorale senza domani, altro che usare il pugno per intimidirli! Il mondo è al di là delle recinzioni, degli schemi strutturali e mentali, il mondo è l’Universo, dove la legge è lo stupore, la meraviglia, l’imprevedibile novità.

Ma che sto dicendo? A chi sto parlando? Parlo al vento? Ma il vento a chi porterà le mie parole? Sono semi, e i semi prima o poi troveranno una zolla in cui attecchire.

Per fortuna i semi sono nascosti, e sono protetti dalla sacra terra, che come madre, fecondata dallo Spirito libero, è sempre incinta, ma la Chiesa, nella sua gerarchia più strutturale, non intuisce, preoccupata com’è di raccogliere i frutti dei suoi prodotti generati da un mercimonio senza pari. 

 

 

   

 

17 Commenti

  1. Gianluca ha detto:

    Sempre peccati e peccati, e nel solito campo sessuale! Don Giorgio dixit…Autocritica…Non c’è solo Ruby!!!

  2. salvatore giacomelli ha detto:

    CORAGGIO DON GIORGIO,

    CONTINUI AD ASSISTERCI CON LA SUA ATTIVITA’,LA GENTE NE HA BISOGNO,MOLTO BISOGNO.SOPRATTUTTO LODO LE SUE IDEE IN POLITICA.

    SALUTI

  3. davide ha detto:

    Don Giorgio, parli a tutti quelli che credono che un Cristianesimo vero sia possibile …… le tue parole non sono nel vento ma attecchiscono.

  4. Michele ha detto:

    IO SONO ANCORA CATTOLICO PERCHE CI SONO PRETI COME DON GIORGIO DON GALLO DON VITALIANO ECC. ALTRIMENTI SAREI GIA PROTESTANTE.

    • Natural ha detto:

      Ah si?

    • Stefano ha detto:

      Io rimango cattolico nel seguire il Magistero del Papa, il depositum fidei, la tradizione; la libera interpretazione del Vangelo e di molte altre cose è una peculiarità che hanno -spasentosamente- in comune i protestanti e i sacerdoti da lei citati.

  5. AleD ha detto:

    No caro don Giorgio, è la sua anima ad essere morta così come sono morte anche le anime di tutti quegli sciagurati miscredenti che continuano ad assecondare i suoi deliranti strali. Apra gli occhi perchè prima o poi, mi auguro il più tardi possibile(perchè possa avere il tempo di convertirsi), il Signore Dio le chiederà conto delle anime che le sono state affidate. Ognuno riceverà la retribuzione da colui per il quale ha lavorato e, come ha detto Papa Francesco, il Demonio è un cattivissimo pagatore, il peggiore di tutti!!! Stia attento don Giorgio, la vita è breve, la morte è certa. Del morir l’ora è incerta. Di anime una sola se ne ha, se la si perde che ne sarà??? Mi auguro un giorno di trovarla nella Casa del Padre. Lei preghi per me, io pregherò per lei. Mi raccomando don Giorgio, ci conto! E la prego don Giorgio, non mi risponda con insulti o cattivo sarcasmo. Se lei crede che sia io a dovermi convertire lei preghi per me, io, secondo le intenzioni che mi suggerisce la Coscienza, pregherò per lei, certi entrambi che il Signore, il quale conosce ciò di cui ciascuno ha più bisogno per il conseguimento della Salvezza, ci esaudirà secondo la Sua Santa Volontà! Sia lodato Gesù Cristo!

  6. Gianluigi ha detto:

    Non conosco bene Scola tuttavia, oltre a non stimolarmi simpatia, persone a lui vicine me lo hanno descritto come amico dei potenti mentere un amico membro del clero veneziano ha fatto festa quando l’hanno trasferito a Milano.

  7. Giuseppe ha detto:

    caro don Giorgio, fino a quando ci sarà questo blog e qualcuno lo seguirà, non limitandosi a dare un’occhiata superficiale, le tue parole non saranno vane, ma un seme di vita e un esempio di fede per tutti noi. Che Scola e i suoi pari continuino pure nella loro ottusa concezione di chiesa e pseudo attività pastorale, tanto lo sappiamo bene che il messaggio è un altro e meno male che lo sa anche papa Francesco.

  8. Pietro ha detto:

    E’ ora di dare nome ai nuovi profeti e abbandonare i sepolcri imbiancati! Abbiamo dimenticato l’esempio illuminante venuto dai santi e dai martiri. Costoro hanno aggiunto linfa alla fede nel dono della vita, per diventare spesso solo simulacri, statue a cui chiedere favori ed accendere lumini …
    Credo che don Giorgio si riferisca alla curia, quando si chiede “a chi sto parlando”. Nella sua invettiva, non sono le persone semplici o i parrocchiani il suo principale obiettivo …
    Caro don Giorgio, la tua lucidità ha il sapore del richiamo alla Verità che dà il coraggio ai ciechi, ai muti e ai sordi di vedere, capire e parlare!

  9. GIANNI ha detto:

    L’ho detto più volte.
    Secondo me, non è solo la diocesi milanese, che ha certe caratteristiche, ma tutto il cattolicesimo.
    La vera essenza di questa confessionte sta nel delegare alla autorità ecclesiastica definire la parola di Dio, la morale,la teologia, tutto.
    Ecco, perchè, per assurdo, il cattolicesimo sarebbe più umanista del cristianesimo integrale, ed ecco perchè Scola si sente umanista.
    Per il cristiano radicale conta Cristo, per il cattolicesimo conta non Cristo, ma l’uomo che interpreta Cristo, anche se le parole di costui poco o nulla hanno a che vedere con quelle originali di Cristo.
    Ecco quindi l’umanesimo come divinizzazione dell’uomo, esaltazione dell’uomo, che sostituisce Dio.
    Più esaltazione dell’uomo di così…..
    Cristianesimo radicale, che ritorna alla presa di coscienza della parola di Dio senza mediazioni, e non riconoscendo il ruolo del magistero e della gerarchia, e cattolicesimo sono antitetici ed inconciliabili, proprio per questo motivo.
    O Dio, o la chiesa, potremmo dire, per il cristianesimo radicale, laddove, invece, Dio e chiesa sono tutt’uno per il cattolicesimo.
    Poi, certo, ogni diocesi può rimarcare più taluni aspetti di altri, ma penso che l’identificazione tra parola di Dio e magistero sia elemento cardine nel dna del cattolicesimo.

  10. Franco ha detto:

    Mi sembra un’analisi ingiusta. Tra fedeli e sacerdoti milanesi ve ne sono molti che vivono una vera umile santità quotidiana, senza fare proclami su internet.
    E poi che caduta, don Giorgio, definirti chiaroveggente: così disallinei il problema del rapporto tra disciplina e obbedienza, e lo fai decadere a un semplice sentirti incompreso. Invece in ballo c’è molto di più.

  11. Gianluca Albertini ha detto:

    A chi parli? Ma Don Gorgio, parli anche a me, che sono ateo, ma capisco il senso della tua battaglia che fai da quando ti conosco. Per chi crede, la tua denuncia non sarà vana. La tua denuncia costituisce sicuramente un tratto di strada da percorre insieme. Insieme a quella degli atei che ritengono che un mondo d’amore non possa prescindere dalla solidarietà, non il pietismo; dal diritto alla vita di tutti gli esseri senzienti, non dall’insensibilità biblica e curiale; dall’empatia, non il “vuoto” rispetto; dalla compassione, non dalla falsa carità assistenziale per ottenere il voto alle elezioni e mantenere così 8 miliardi di euro ogni anno, invece che farli devolvere alla “fame del mondo” e alla “salvezza degli animali”, esseri senzienti e/o creature di dio. La strada potrebbe continuare in parallelo ma con la ricerca partecipata, e non imposta dalla verità unica, per la realizzazione di fini comuni, umani e non umani, in questo mondo. Tutto il resto rimangono valori personali di ciascuno di noi. Grazie.

  12. barbara ha detto:

    “Ma che sto dicendo? A chi sto parlando? Parlo al vento? Ma il vento a chi porterà le mie parole? Sono semi, e i semi prima o poi troveranno una zolla in cui attecchire.”
    Parli alle tante persone come me… il vento arriva ovunque non conosce confini. E se anche il Papa è preso da altre cose, e non si è espresso, non è poi così importante; la tua comunità ti ha seguito, noi ti seguiamo.

    • dario casiraghi ha detto:

      @ Barbara.
      Scusa, Barbara, ma non ti sorge il dubbio che se il Papa non si é espresso non é perché é preso da altre cose, ma perché non é d’accordo con quello che si scrive su questo sito?

Lascia un Commento

CAPTCHA
*