Quando i funerali diventano una “oscena” ipocrisia!
di don Giorgio De Capitani
Quando muore un papa – pace all’anima sua: prima o poi tutti dovremo morire, anche il papa è un essere mortale, per fortuna – sto male al pensiero delle sue esequie, pardon: della sua esaltazione cadaverica. Sì, già sto male adesso.
Come si può accettare che nella Chiesa, che dice di credere nella risurrezione, che non sarà certo del tipo corporale, avvengano questi fenomeni che richiamano tempi passati, quando le morti di faraoni o di imperatori erano avvenimenti tali da creare una specie di esaltazione idolatrica collettiva di un cadavere, che era lì a dover dimostrare casomai come anche le incarnazioni della divinità o della santità prima o poi sono destinate alla morte? (Anche il papa si fa chiamare “Sua santità”: che sacrilegio!) Oggi l’esaltazione collettiva è sostituita anche dalla esaltazione mediatica.
Muore il papa? Il giorno dopo, si celebrino le esequie come per un comune mortale, e via al cimitero! Ma chi è il papa?
Perché ho fatto questa premessa, partendo dal papa? Per parlare anche della morte e dei suoi fenomeni mediatici, quando cessano di respirare i personaggi famosi. Anche in questo caso, siamo bombardati da immagini, da commenti, da servizi mediatici, che per fortuna cessano di colpo, dopo qualche giorno. Ma non è questo il problema. Da che mondo è mondo, la morte dei personaggi fa parlare. Il problema insopportabile è il clima di ipocrisia che fa da contorno: tutti santi! Immaginate che cosa succederà quando morirà Berlusconi? Milioni di italiani lo rimpiangeranno. Anche il papa troverà qualche virtù!
È morto recentemente Dario Fo: esaltazione collettiva! Chi aveva qualche dubbio, ha pensato bene di non esporsi alla berlina. Ipocrisia! Si son dette di cazzate! A parte il figlio, borghesaccio comunista, a parte l’amico Carlo Petrini, che ha perso la faccia facendo il paraculo, che dire delle contraddizioni, palesi contraddizioni? Dario Fo, spirito laico, ateo, ecc, ecc. Gli spiriti sono forse laici o religiosi? Che cazzata! Ateo? E dove? Ha sfruttato la religione a modo suo, per fare il dissacrante buffone. I funerali sul piazzale del Duomo! Che paradosso! L’avrei ammirato, anche se in vita non mi è mai stato simpatico per le sue continue giravolte, se avesse stabilito un funerale umile… No! Una messinscena degna di un buffone!
Ma la storia seppellisce i papi e li rende cenere, così anche i potenti o i personaggi famosi. “Ma il loro genio non morirà”! Quale genio? Il vero genio è dentro di noi, e qui non si scherza a fare il menestrello. Nel nostro essere non c’è distinzione tra sacro e profano (o laico). Meglio non proseguire, perché frantumerei senza pietà certe barriere ideologiche che ancora oggi sono di casa nella Chiesa e nella società civile.
Per favore, quando uno muore, tacete! Lasciate che il suo spirito, nel silenzio, si ricongiunga con lo spirito universale. Siamo solo una particella di un Mistero, che non è buffo, ma è tremendamente serio.
Per ulteriore approfondimento
Genio… genio… genio… Ma che cos’è il genio?
Ho l’impressione che l’essere umano abbia una necessità quasi viscerale di crearsi dei miti da poter esaltare e venerare, attribuendo loro qualità e abilità non comuni. Una volta erano gli eroi leggendari della mitologia, che sotto diverse forme e peculiarità erano presenti presso la quasi totalità dei popoli e sotto tutte le latitudini, mentre oggi, più prosaicamente si tratta per lo più di artisti, sportivi ed altri personaggi che popolano le cronache mondane creando tendenza e riscuotendo un successo che, anche se non del tutto giustificato, è comunque contagioso. E poiché in questa nostra epoca tutto viene esasperato, ecco che le iperboli come “eccezionale”, “grandioso”, “sbalorditivo”, “geniale”, “epico”, “divino” e via dicendo si sprecano, al punto da aver ormai inflazionato il linguaggio di tutti i giorni. È il fenomeno del divismo che ci porta ad osannare oltre i meriti, e le effettive capacità, gente comune, persone come noi che “si sono fatte un nome” distinguendosi nel settore in cui svolgono la propria attività, finendo per essere fagocitati dal vortice dell’esaltazione collettiva. Ne consegue che uno dei modi più diffusi per manifestare questa ammirazione sia la partecipazione alle esequie quando vengono a mancare, in una forma di fanatismo esasperato, che in qualche modo sembra appagare il bisogno di un contatto quasi fisico con le spoglie dell’oggetto della nostra “adorazione” e di gridarlo ai quattro venti. Quanto ai funerali, a parte certe esagerazioni , non mi stupirei più di tanto, considerato che il culto dei morti è presente fin dai tempi antichi presso ogni civiltà e un rito o una qualsiasi altra forma di celebrazione e commemorazione è comunque un attestato di affetto verso chi ci ha lasciato. Io non so se Dario Fo fosse un “genio” o un semplice artista poliedrico e non privo di contraddizioni, ma in ogni caso trovo anch’io esagerate certe esaltazioni e tutti i fiumi di chiacchiere e di inchiostro che vengono versati in questi giorni e che, a mio avviso, sarebbero comunque spropositati anche se si trattasse di un’altra persona, magari ancora più illustre e “straordinaria”. Personalmente la mia stima e i miei affetti di solito li riservo verso i miei cari, custodendoli, per quanto possibile, gelosamente. Forse ci sarebbe bisogno di maggiore equilibrio e discernimento, in modo che, pur riconoscendo le indubbie doti e il valore di alcune persone, non se ne facciano dei simulacri. In questo senso trovo che anche la chiesa nella proclamazione dei santi dia spazio a questo fenomeno, e soprattutto faccia torto a quegli innumerevoli esseri umani ugualmente degni, ma a cui è stato negato ogni privilegio, perché nessuno ne ha perorato la causa.
Non mi sono mai piaciute le ipocrisie.
Come quando scompare qualcuno che non hai mai condiviso, o che comunque non ti è mai piaciuto, e poi, invece, post mortem, ecco a fare il solito panegirico.
Avrò tanti difetti, ma l’iposcrisia no.
Quindi dico che Fo non mi è mai piaciuto, e francamente non ho mai condiviso nulla del suo mondo.
Neppure mi è mai piaciuta la sua comicità.
L’ultimo atto, questo funerale, mi pare l’ennesima cosa fuori luogo di in giullare, che, sarà colpa mia, ma non sono mai stato capace di apprezzare.
Come del resto per Grillo, nè più, nè meno.
Ma la morte è democratica, uguaglia potenti ed inermi.
Per quanto pompose possano essere le esequie di taluno, alla fine la sorte è la stessa per tutti, finire sotto terra o comunque tradursi in polvere, anche per chi cremato.
Questa la morte fisica, ed anche l’eventuale post mortem metafisico segue regole comuni per tutti.
Se poi vogliamo invece parlare di Fo, neppure saprei dire quali fossero le sue vere idee politiche, da tante che ne ha avute.
Il suo modo di fare comicità, sono altrettanto franco, neppure mi è mai piaciuto, e quanto mai distante da me la sua partecipazione al M 5 S.
Ma, del resto, mai mi sono piaciuti certi giullari demagoghi, si chiamassero Grillo o Fo.
Il dichiararsi poi comunisti e fare mettere in atto un funerale di questo tipo, altrettanto francamente mi pare quanto mai contraddittorio.