Dillo al Don 15/06/12 ospite don Giorgio De Capitani – La Chiesa, le famiglie e i divorziati


Puntata del 15/06/12 del programma "dillo al Don" trasmesso su Radio Hinterland, condotto da Rosetta Cannarozzo e Gabriele Pugliese. Ospite in collegamento telefonico don Giorgio De Capitani, da Rovagnate. Argomento della puntata: La Chiesa, le famiglie e il caso dei divorziati.

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11 Commenti

  1. lina ha detto:

    Capisco che alcuni subiscano il divorzio e quindi non hanno colpa di trovarsi in questa situazione. E’ però anche vero che ci si sposa in Chiesa con troppa leggerezza, forse affascinati più dalla cerimonia che dal significato del matrimonio religioso. Comunque c’è il fidanzamento come prova, anche se forse oggi non basta più, ed a questo punto sarebbe meglio convivere o sposarsi solo con rito civile per alcuni anni, facendo un rodaggio, prima di decidersi per un passo così importante e indissolubile. Tanto se si è nell’ottica del divorzio, tali soluzioni non dovrebbero costituire un problema. Piuttosto, sono contraria allo scioglimento di tanti matrimoni da parte della Sacra Rota, quando si tratta di persone abbienti:trovo che qui c’è una grande ipocrisia. Ad ogni modo assoluzione si, assoluzione no, solo Dio vede veramente cosa c’è nei nostri cuori. Il problema comunque non è tanto il divorzio secondo me, ma il fatto che nella Confessione professiamo il dolore dei peccati, e facciamo anche il proponimento di non commetterne più. Il Vangelo parla chiaro sulla fornicazione e sull’adulterio. Nel caso delle convivenze o dei divorziati risposati, il proponimento non può esserci a meno che non si viva in castità all’interno della coppia. Mentre invece nel caso di furto o di omicidio, si può mettere in atto il pentimento seguito dal proponimento di non incorrere più in tali gravi peccati per il futuro. Ritengo comunque che se nella Confessione manca in qualunque caso, il proponimento di non incorrere più nella mancanza di cui ci si è accusati, perchè il penitente in cuor suo sa benissimo che è disposto ancora a rubare ecc., anche se c’è l’assoluzione, secondo me la confessione non è valida, e la Comunione è sacrilega.

  2. Gianni ha detto:

    Allora, evidentemente alcuni miei interventi sono stati equivocati,
    io non entro nel merito della questione…..
    non sono teologo, e quidi non mi cimnetto nerppre, ma mi limito a fare l’osservatore esterno……
    non sto dicendo che hanno ragione gli uni e non gli altri…..
    dico solo che talora si genera comistionee….
    mi spiego: prendiamo i sacerdoti di Friburgo….
    a parte come uno la pensanel merito, tanto di cappello:
    hanno apertemante detto che loro si comportano come ritengono giusto, ma che questo loro comportamento violava il cattolicesimo….al cattlolicesimo. Mi pare una grande onestà intellettuale….
    comunque dico solo che, evidentemente, se esiste un cristianesimo radicale, che è diverso dal cattolicesimo, è perchè un conto è essere cristiani radicali, un conto è essere cattolici, tutto qui. Non è la stessa cosa, tanto che, anzi, le posizioni del catolicesimo sono pseeo diverse da quelle del cristianesimo radicale.
    Che si tratti di mondi diversi, è ovvio, altrimenti che senso avrebbe parlare di cristianesimo radicale se fosse riconducibile al cattolicesimo? Ed Ecco il mio commento di questa mattina, quello che non sono riuscito a postare,,,vediamo ora…;
    :
    Non credo che tutti i sacerdoti siano, come dire…conservatori perchè chiusi, o perchè non pensano….in fondo il primo conservatore è Ratzinger e credo sia uno che ha molto pensato, senza nulla invidiare a Kung.
    La questione è diversa: sicuramente ci sono coloro che pensano in un certo modo, perchè si è sempre fatto e pensato in un certo modo, ma ci sono tanti che sostengono con precise motivazioni certe convinzioni.
    Insomma a mio avviso il cattolicesimo non è che una delle confessioni cristiane, e si potrebbe essere cristiani ma non cattolici.
    QUindi, per me l’apertura è sopratutto questo: appunto, aprire una porta significa uscire da quello che c’è dentro la struttura, di cui la porta fa parte, ed andare verso nuovi lidi, con la consapevolezzza di aver abbandonato la propria provenienza.
    Fuor di metafora, nessuna legge obbliga ad essere cattolici, e quindi, se uno non condivide certi elementi chiave del cattolicesimo, perchè dirsi ancora cattolico?
    Di religioni e confessioni ce ne sono tante, non è obbligatorio definirsi cattolici, rinchiudersi in una casella,per poi condividere poco o nulla, altrimenti si richia di essere, in sostanza, sostenitori di altra confessione.
    Si dice che i sacerdoti di Friburgo sono coraggiosi, ma a mio avviso no…o non fino in fondo….
    chi fu veramente coraggioso fu, ad esempio, Martin Lutero.
    Anche Lutero, originariamente cattolico, poteva contestare e continuare a far parte, salvo scomunica, della chiesa cattolica.
    Ma, appunto, forse in quanto pensatore più degli altri, aveva capito che questo significava solo essere contraddittori.
    Non poteva sostenere certi principi e l’opposto di certi principi.

    E’ come se uno fosse comunista, ma sostenesse che una corrente del comunismo,a suo dire, è quella che riconduce a Croce e Gentile.

  3. Antonia ha detto:

    Grazie, don Giorgio, ho sentito l’intervista e, finalmente, come dice lei, prima di tutto l’amore!
    Se si ha il marito in dialisi, come posso dirgli che lo lascio perché da alcuni anni sono innamorata di un altro?
    Un sacerdote mi aveva detto di pregare e di trovare forza nei sacramenti, ma ho 47 anni, e se non mi decido adesso corro il rischio di diventare troppo vecchia. Questa vita da infermiera, a star dietro a malati mi ha proprio stancato e devo seguire un’opportunità prima che sia troppo tardi.
    Lei mi ha dato forza e speranza per affrontare il futuro.
    Che gli altri preti prendano esempio da lei che segue il vero Cristo umanizzato!

  4. Gabriele Primieri ha detto:

    Don Giorgio,
    Sono un cattolico “in condizione di nuova unione” e soffro molto per sentirmi respinto dalla comunione Eucaristica, d’altra parte non posso ripudiare per questo la donna che amo da anni.

    Grazie.

    • valerio ha detto:

      ti capisco…anche io sono nelle tue condizioni e quando durante la confessione mi sono sentito dire che non potevo essere assolto a meno di non promettere di interrompere la convivenza (ovviamente quella sotto le lenzuola) sono rimasto di pietra, come se il senso che cercavo ti dare e ritrovare nella nuova vita fosse un vizio o un gioco…

  5. Enzo Arosio ha detto:

    A Gianni : o non fare la comunione ! OK ; ma questo vuol dire essere già comdannati in eterno ( almeno secondo la lettura canonica ); ti dirò: va bene ancora; ma ti chiedo ? : si tratta di piena rispondenza ai dettami di Gesù o… si tratta molto di più di ” sindrome persecutoria di ‘ certi ‘ preti ! ( ti risparmio l’analisi storica e psichiatrica).

  6. Gianni ha detto:

    Semplcismo?
    No, pluralismo culturale, che vedo in Lutero, negli scismi ecc.
    DEl resto, se un fedele desidera ricevere la comunione non potendolo fare, non gli rimane, non a caso, che o farlo di nascosto, o abbracciare altra professione di fede….

    • Don Giorgio ha detto:

      Senti, cerca di spiegarti meglio, altrimenti dialoghiamo a vanvera.

    • valerio ha detto:

      un fedele che non puo’ ricere la Comunione dovrebbe essere anche essere messo in grado di capire il perchè e sinceramente ad oggi non è possibile se non invocando il diritto canonico e andando contro ongi affermazione che ogni giorno riempie la bocca e i gli articoli “cattolici”: l’Eucarestia è il momento supremo del perchè i cristiani si incontrano attorno ad un altare a ricodare la morte di Cristo pero’ viene negata a coloro che probabilmente avrebbero più bisogno di sentirsi uniti in questa comunità…a chi viene negata l’assoluzione è “scomunicato” per cui che senso ha che partecipi ancora all’assemblea eucaristica? Dovrebbe abbracciare un’altra professione di fede? Ma che piffero di espressione è e che pifferazzo vuol dire? Le fede non è mica come essere in discoteca che se una ragazza non ci sta o non ci piace se ne puo’ abbordare un’altra…

  7. Gianni ha detto:

    Ho già preparato un commento che non sono riuscito a postare, ma l’ho salvato su word e tento di postarlo più tardi….
    Ora solo un commento veloce, per dire che secondo me è più semplice chiamare le cose con il loro nome, altrimenti si di danno risposte a coloro che vogliono fare le cose apertamente, come nel caso di colui che vorrebbe la comunione, ma non è disposto a riceverla nascostamente, o cambiando parrocchia.
    Ed allora, si dica che il cattolicesimo attuale non consente questo, e sarebbe preferibile rivolgersi ad altra chiesa, nel senso non di parrocchia, ma di confessione.
    Diversamente, costui sempre in segreto dovrà cercare di ricevere la comunione.

    • Don Giorgio ha detto:

      Cerchiamo di non essere semplicisti, o semplicioni. Il problema non consiste nell’elimanre la Chiesa, ma di allargarla su misura del Cristianesimo autentico. Prima di scrivere, riflettiamo. I problemi ci sono, ma vannno risolti allargando la propria visuale di fede. Abbracciare un’altra religione (il vero cristianesimo non è una religione!) sarebbe come cadere dalla padella alla brace. Le religioni sono una peggiore dell’altra. Si tratta dunque di restituire alla Chiesa il suo vero volto “cristiano”. Quello del Cristo radicale.

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