di don Giorgio De Capitani
Non ci sono tragedie e tragedie: ogni tragedia che comporta vittime innocenti grida giustizia, dal silenzio del cuore.
Di colpo si è passati dalla tragica morte a Dacca di nove italiani, vittime di un atto terroristico, alla tragica morte di una trentina di innocenti per un violento scontro di due treni in Puglia. Ed ora di colpo si è passati alla morte tragica (un’ottantina) di altri innocenti, causata per l’ennesima volta da un pazzo terrorista.
E le emozioni si susseguono, come si alternano le proteste o la rabbia per ciò che è successo. I mass media fomentano il tutto, in attesa di un’altra tragedia. È il loro mestiere: lo sciacallaggio!
Morti sono morti, e non si piangono diversamente perché vittime di terrorismo o di un errore umano. Morti sono morti, e fanno riflettere su un tragico destino (essere trovati lì, al posto sbagliato, al momento sbagliato, anche se qualcuno li chiama eroi!) che non è certamente comprensibile alla ratio umana, nonostante i nostri perché lanciati a Chi questi perché li ascolta dall’inizio del mondo.
Quante risposte abbiamo ricevuto? Solo ipocrite e scontate risposte, tentate e ritentate da una religione per sua natura fallimentare, visto che nessuna religione non ha mai dato risposte esaurienti, al di fuori di qualche pia intenzione, sempre e comunque in linea con la propria struttura cieca e ottusa.
La Chiesa, quando non ne può più di dire pie stupidaggini a proposito del silenzio di Dio, oltre ai soliti comunicati di stampa finge di tacere, invocando la misericordia sui poveri cristi, finiti anch’essi senza volerlo su una croce maledetta, tranne che Cristo la croce se l’è cercata di sua volontà.
Ogni tragedia è sempre una tragedia, e ce ne saranno ancora, sempre ancora e magari più violente e coinvolgenti interi continenti. Colpevolizzare il solito Dio che tace, non servirà a nulla, perché il dio che è fuori di noi è solo un idolo-fantoccio delle nostre stupide credenze religiose.
È dentro di noi, nel nostro essere, che dobbiamo cercare, se vogliamo trovare qualche sincera risposta. Qui, nel nostro spirito che è la realtà più pura dell’essere umano, nascono le domande più sincere, a partire da quell’ego, che è la fonte di ogni male.
Fuori di noi, è tutta una questione di avere: la società socio-politiche e la religione non sono altro che “alienazione”, ovvero la pretesa di far vivere l’uomo fuori dal proprio essere.
Tragedie naturali, tragedie terroristiche, tragedie aeree, ferroviarie o stradali, tragedie d’ogni tipo fanno parte della medesima struttura socio-politica e religiosa che aliena gli esseri umani, rendendoli robot assassini o robot tecnologici, o schiavi di idoli manipolatori delle coscienze.
Ho parlato di robot: sì, è proprio così, visto che l’uomo moderno ha perso la testa e non pensa più nello spirito. Il pensiero è spirito, e non carne o pancia o mercato, o altro.
L’unico collegamento dell’uomo esistenziale con il pensiero è lo spirito dell’essere umano. Se l’uomo moderno non pensa più, è perché ha fatto tacere il mondo dello spirito, che è la realtà più profonda dell’essere umano. Ecco perché siamo robot tra robot, che lottano per la propria sopravvivenza. La forza dei muscoli prevale su tutto: sulla dignità umana, sulla democrazia o bene comune, sul divino che è in noi.
Certo, il cuore umano batterà ancora, magari più forte di prima: cercherà qualche risposta ai tanti perché. Volere o no, lo spirito interiore non potrà mai essere del tutto soffocato, e da lì partiranno sempre quei gemiti come provocazioni perché qualcuno finalmente si risvegli.
È questo grido dell’essere più profondo che l’umanità dovrà ascoltare, se vorrà riprendersi la propria anima. Il dio delle religioni è muto, perché è incapace di dare risposte: è un fantoccio che parla su commissione di una struttura senz’anima.
Il Divino in noi non tacerà mai: parla attraverso i gemiti del nostro spirito, fatti tacere sistematicamente da una società robot.
Non ci sono tragedie e tragedie: ogni tragedia che comporta vittime innocenti grida giustizia, dal silenzio del cuore.
Di colpo si è passati dalla tragica morte a Dacca di nove italiani, vittime di un atto terroristico, alla tragica morte di una trentina di innocenti per un violento scontro di due treni in Puglia. Ed ora di colpo si è passati alla morte tragica (un’ottantina) di altri innocenti, causata per l’ennesima volta da un pazzo terrorista.
E le emozioni si susseguono, come si alternano le proteste o la rabbia per ciò che è successo. I mass media fomentano il tutto, in attesa di un’altra tragedia. È il loro mestiere: lo sciacallaggio!
Morti sono morti, e non si piangono diversamente perché vittime di terrorismo o di un errore umano. Morti sono morti, e fanno riflettere su un tragico destino (essere trovati lì, al posto sbagliato, al momento sbagliato, anche se qualcuno li chiama eroi!) che non è certamente comprensibile alla ratio umana, nonostante i nostri perché lanciati a Chi questi perché li ascolta dall’inizio del mondo.
Quante risposte abbiamo ricevuto? Solo ipocrite e scontate risposte, tentate e ritentate da una religione per sua natura fallimentare, visto che nessuna religione non ha mai dato risposte esaurienti, al di fuori di qualche pia intenzione, sempre e comunque in linea con la propria struttura cieca e ottusa.
La Chiesa, quando non ne può più di dire pie stupidaggini a proposito del silenzio di Dio, oltre ai soliti comunicati di stampa finge di tacere, invocando la misericordia sui poveri cristi, finiti anch’essi senza volerlo su una croce maledetta, tranne che Cristo la croce se l’è cercata di sua volontà.
Ogni tragedia è sempre una tragedia, e ce ne saranno ancora, sempre ancora e magari più violente e coinvolgenti interi continenti. Colpevolizzare il solito Dio che tace, non servirà a nulla, perché il dio che è fuori di noi è solo un idolo-fantoccio delle nostre stupide credenze religiose.
È dentro di noi, nel nostro essere, che dobbiamo cercare, se vogliamo trovare qualche sincera risposta. Qui, nel nostro spirito che è la realtà più pura dell’essere umano, nascono le domande più sincere, a partire da quell’ego, che è la fonte di ogni male.
Fuori di noi, è tutta una questione di avere: la società socio-politiche e la religione non sono altro che “alienazione”, ovvero la pretesa di far vivere l’uomo fuori dal proprio essere.
Tragedie naturali, tragedie terroristiche, tragedie aeree, ferroviarie o stradali, tragedie d’ogni tipo fanno parte della medesima struttura socio-politica e religiosa che aliena gli esseri umani, rendendoli robot assassini o robot tecnologici, o schiavi di idoli manipolatori delle coscienze.
Ho parlato di robot: sì, è proprio così, visto che l’uomo moderno ha perso la testa e non pensa più nello spirito. Il pensiero è spirito, e non carne o pancia o mercato, o altro.
L’unico collegamento dell’uomo esistenziale con il pensiero è lo spirito dell’essere umano. Se l’uomo moderno non pensa più, è perché ha fatto tacere il mondo dello spirito, che è la realtà più profonda dell’essere umano. Ecco perché siamo robot tra robot, che lottano per la propria sopravvivenza. La forza dei muscoli prevale su tutto: sulla dignità umana, sulla democrazia o bene comune, sul divino che è in noi.
Certo, il cuore umano batterà ancora, magari più forte di prima: cercherà qualche risposta ai tanti perché. Volere o no, lo spirito interiore non potrà mai essere del tutto soffocato, e da lì partiranno sempre quei gemiti come provocazioni perché qualcuno finalmente si risvegli.
È questo grido dell’essere più profondo che l’umanità dovrà ascoltare, se vorrà riprendersi la propria anima. Il dio delle religioni è muto, perché è incapace di dare risposte: è un fantoccio che parla su commissione di una struttura senz’anima.
Il Divino in noi non tacerà mai: parla attraverso i gemiti del nostro spirito, fatti tacere sistematicamente da una società robot.
Nel “mondo del silenzio” di Max Picard si parla dell’importanza delle lingue antiche e della salvaguardia dei dialetti. Dalle lingue antiche impariamo l’origine della parola dal silenzio e la forza del silenzio sulla parola, l’effetto salutare che esso esercita sulla parola. Attraverso le lingue antiche, che sono “senza utilità”, l’uomo viene liberato dalla dimensione della pura strumentalità. Delle lingue antiche l’uomo non può “farsene un gran che”, per cui entra in contatto con qualcosa che esula dalla mera strumentalità. Questo qualcosa ci impedisce di diventare “uomini robot” in una società robot. Il nostro corpo è uno strumento animato dallo spirito. Senza lo spirito che strumento è? Non è lo spirito che fa vibrare il corpo, come il silenzio fa vibrare la parola?
Ironia della storia. Con riferimento al passato ed in particolare all’alto Medioevo si è sempre parlato di “secoli bui”, perché dopo i fasti dell’impero romano, il nostro piccolo mondo era in preda al panico per le violenze e le ruberie che nessuno riusciva a fermare. E adesso, dopo tanti progressi, dopo tante chiacchiere sulla sicurezza, sulla fratellanza tra i popoli, dopo rivoluzioni di popoli e ben due guerre mondiali, e tante altre tragedie più o meno direttamente causate dalla mano dell’uomo, in che epoca siamo? Ho l’impressione che ad onta delle prese di posizione “politicamente corrette” e le “buone intenzioni”, non solo dei governanti, ma di ciascuno di noi, ormai sia venuto a mancare non solo il rispetto della dignità altrui, ma anche e soprattutto quello per la vita stessa. Si uccide con una facilità da “far west” e ogni strumento ed ogni mezzo, anche il più innocuo, può essere trasformato in un arma. Per questo un miliardario razzista e guerrafondaio come Trump può candidarsi impunemente alla presidenza dello stato più potente al mondo, oltretutto con un seguito impressionante e discrete possibilità di vittoria. Riguardo ai media, ho già espresso più volte la mia opinione, non certo lusinghiera, su gran parte dei professionisti della cronaca, che spesso fanno di tutto per dimostrare a quale livello di povertà e di squallore si trova la loro “etica professionale”. È vero che l’essere umano mostra, per certi versi, una forma di curiosità morbosa per le disgrazie e gli eventi catastrofici, ma per quale motivo la si deve alimentare? E quale soddisfazione ci può essere nell’associare il proprio nome ad articoli e reportage che somigliano tanto al comportamento delle iene, degli sciacalli e degli altri predatori, che se non altro sono giustificati dall’istinto?
Eppure Qualcuno ha cercato di insegnarci l’amore e la comprensione per il prossimo: «… beati i puri di cuore, perché vedranno Dio e gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio…». Ma l’umanità l’ha mai imparato e, qualche volta, se ne ricorda?
rinvio al mio commento all’editoriale
Grandissimo Don Giorgio,mi chiedo perché e’ solo lei a cogliere questi sentimenti? Scenda in politica e faccia in modo che molti dei doppi-giochisti abbino a vergognarsi…..