Il Mistero natalizio: la Generazione e Ri-Generazione del Logos in noi

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Il Mistero natalizio:

la Generazione e Ri-Generazione del Logos in noi

Prima di parlarvi di argomenti così elevati da metterci i brividi, sarei tentato di dirvi: “bisogna provare per credere”.
Non bastano le altrui testimonianze, che possono per la loro nobiltà colpire la nostra fantasia e stimolare le nostre emozioni. Ciò non basta perché si crei quell’empatia con una realtà meravigliosa, che richiede da parte nostra una apertura spirituale, ovvero interiore.
Se tu non rientri finalmente in te stesso, non capirai nulla del mondo meraviglioso, che è quello Divino. Certo, fa bene anche un incontro provvidenziale, ma Dio offre ogni giorno a ciascuno infinite possibilità da cogliere ed accogliere per quell’Incontro con il Divino che cambia la vita. Basterebbe una possibilità!
La vita cambia, quando cambia il nostro modo di pensare (“Metanoèite!”, ha detto Cristo) e ciò avviene quando, rientrando nella realtà più intima del nostro essere, l’intelletto, illuminato dall’Intelletto divino, ci fa cogliere l’Essenza dello Spirito.
E allora si apre un mondo tutto meraviglioso, lì pronto per essere scoperto e accolto. Sì, lì pronto: basta togliere a poco a poco gli ostacoli alla conversione, ovvero al ritorno in noi stessi, ed ecco che nel nostro mondo interiore, liberato da ogni impedimento esterno, scopriamo chi realmente siamo.
È una esperienza sempre più sconvolgente, perché l’essere in quanto essere è partecipazione dell’Essere divino. Più si scende nell’essere più puro e profondo, più si scopre Dio stesso. Già lo diceva l’antico oracolo di Delfi: “Conosci te stesso, e conoscerai te stesso e conoscerai Dio”.
“Tutto è Grazia!”, ha scritto Georges Bernanos, nella pagina finale del suo Il diario di un curato di campagna. Ma la Grazia può essere bloccata dal nostro ostinato voler restare “fuori”, là dove c’è solo carnalità, e qui la Grazia soffre, partorendo una infinità di occasioni perché l’uomo si converta. Sì, la Grazia è un grembo sempre pronto a generare la Vita. Sì, la Grazia è il grembo di ogni essere umano che, fecondato dallo Spirito divino, rigenera la Vita.
Sì, provare per credere.
Ma la Fede, intesa misticamente e non come credenza religiosa, va al di là di ogni prova. Ma quanto ce ne vorrà di Fede pura? Cristo ha detto che ne basterebbe quanto un granello di senape per spostare una montagna. Ma ha anche detto: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
La Mistica medievale parlava continuamente di distacco. Attenzione: il distacco non è fine a se stesso, ma è in vista o in funzione della Generazione e Ri-Generazione del Logos eterno nel “fondo della nostra anima”. Ma il distacco è fondamentale: senza il distacco non può avvenire la Nascita e Ri-Nascita in noi di Dio.
Giustamente è stato scritto che un punto essenziale della Mistica di Meister Eckhart è la liberazione dell’uomo da ogni finitezza, da ogni legame con le cose: liberazione ottenuta attraverso il distacco, che ci permette di svuotare l’anima da tutti i contenuti che derivano dall’ego, dall’attività carnale della creatura.
L’uomo, dunque, deve essere libero da qualsiasi attaccamento, deve cominciare ad agire senza un perché, non deve volere qualcosa, ma deve vincere tutto ciò che è legato alla sua soggettività, ai suoi desideri e alle sue passioni.
Qual è dunque l’effetto del distacco?
Il distacco conduce l’anima, sciolta da ogni legame, perciò radicalmente libera, all’unione con la Divinità, anch’essa libera per la sua stessa natura in tutta la sua infinita purezza: unione che avviene in quel “fondo dell’anima” che contiene la stessa “scintilla divina”. Eckhart usa l’espressione “fondo dell’anima”, a volte “scintilla”, per indicare la parte più profonda, essenziale in cui avviene l’unione con Dio.
Dunque, nella realtà più profonda di noi, è presente una “scintilla divina”, ma che deve emergere, altrimenti l’io non potrebbe muoversi verso la luce. La presa di coscienza di questa sua natura divina porta l’essere umano ad essere libero: chi vuole che il Logos abiti in lui deve rifiutare ogni appropriazione, e per questo deve superare ogni determinazione e ogni molteplicità, fino a giungere nel deserto dell’Uno, dove tace ogni dualismo.
E allora, il “fondo dell’anima” costituisce la nostra realtà più profonda, e in questo senso lo siamo: in modo dinamico, spirituale, come movimento e vita. Per conoscere Dio l’anima deve perdersi, non conoscere cosa alcuna e dimenticare se stessa. Dimenticando se stessa si riconosce divina in Dio, dappertutto, un tutto senza tutto, diventando l’essenza stessa che è Dio.
Il “fondo dell’anima” è il luogo in cui Dio entra, in cui l’unione con Dio avviene senza immagini, senza contenuti finiti, senza mediazione anche religiosa.
Il “fondo dell’anima” è la parte più intima del nostro essere: è l’impronta di Dio, il seme divino nascosto. Devono dominare il silenzio e la quiete, affinché Dio possa parlare per generare il Figlio. E perché Lui parli in noi, dobbiamo liberarci anche di quell’idea di Dio che la religione ci impone. I Mistici non usavano il termine Dio, condizionato da “questo” o “quello”, ma preferivano il termine Divinità, esente da ogni condizionamento religioso.
Nel “fondo dell’anima”, se Dio nasce come frutto di passioni va spazzato via, perché deve nascere solo come spirito.
L’unione con Dio, ci sottolinea Eckhart, avviene quando l’uomo abbandona tutto, si fa vuoto, diventa una tavoletta di cera pulita, e lascia che la parola di Dio fluisca nella sua anima. Il luogo dove l’uomo si unisce a Dio è slegato dal tempo, perché il tempo e lo spazio comportano il legame con le cose e le creature.
Il “fondo senza fondo”, dunque, è lo spirito in quanto partecipazione o emanazione del-l’Essere divino, che è infinito (senza fondo). E lo spirito è intelletto, partecipazione o emanazione della Luce divina. Lo Spirito è il Logos eterno. Logos come l’intendevano gli antichi filosofi greci (pensiamo a Eraclito): come Intelletto, come Ragione o Ordine cosmico. Tutto acquista senso, unitarietà, nel Logos cosmico. Ogni particolare rientra nell’Armonia universale. Alla luce del Tutto. Dire Tutto e dire Uno sono la stessa realtà. Il Tutto è quell’insieme armonico di ogni bene, che non ha senso singolarmente, anche se comporre l’armonia dei particolari, tanto più se sono opposti tra loro, è molto faticoso.
Qui entra in gioco il rapporto tra unità e necessità, due parole solo apparentemente contraddittorie, per nulla concilianti. Sì apparentemente. In realtà, il Bene Sommo è Libertà assoluta e necessità assoluta. Già dire che il Sommo Bene è Uno mette in crisi ogni nostra concezione di democrazia e di libertà. Dire poi Uno non ci permette di giocare con le parole, distinguendo sofisticamente.
Di qui certe espressioni apparentemente assurde e paradossali dei Mistici medievali. La Divinità “necessariamente” invade lo spazio, reso libero dal distacco, nel “fondo dell’anima”. L’unica cosa che Dio teme è il vuoto, perciò lo riempie, e questo perché Dio è il Bene necessariamente diffusivo, ovvero si effonde per la sua infinita sovrabbondanza. In quanto infinito, Dio invade necessariamente il vuoto che il distacco procura nel nostro essere. Più lo spirito si svuota del sé egoistico, più viene riempito dal Sommo Bene. Dire invasione o irruzione divina e dire generazione del Logos sono la stessa cosa. Il verbo “irruzione” fa saltare ogni nostro calcolo, ogni programmata tappa, un cammino troppo prudenziale. La Grazia non agisce per vie ordinarie, scontate, in progressione calcolata, ma interviene per salti, secondo lo stile dell’imprevisto, proprio perché è imprevedibile.
Le Sorprese tipiche della Grazia divina che cosa sono? Sono appunto Sorprese che sconvolgono ogni nostro piano, anche quei gradi di perfezione che i Mistici medievali stabilivano in vista dell’Unione con la Divinità. L’Unione con la Divinità ha certamente le sue tappe, anche le sue Sorprese, anche quell’irruzione del Divino che è sempre imprevedibile.
Non possiamo prevedere i frutti del distacco: magari basta una fessura, e Dio irrompe allargando l’ingresso, come quando basta uno spiraglio, e l’acqua impetuosamente invade la casa. Il problema nostro è che temiamo di fare danni alla casa, lasciando aperto qualche spiraglio. Rimaniamo sempre sul piano carnale. Nel mondo del Divino ogni timore o paura o riserva o prudenza fuori posto creano ostacoli all’agire di Dio. Ma il vero problema è quando restiamo totalmente “fuori” di noi, e allora tutto è impossibile perfino a Dio. Dio irrompe sì, agisce necessariamente, ma appena il distacco libera una casa piena di cose.
Sì, provare per credere!
Provate a fare un varco nel vostro essere interiore, e subito proverete la gioia dell’ir-rompere di Dio, che genera se stesso nel “fondo della vostra anima”.
Dio in tutta la sua infinità di luce irrompe necessariamente nel nostro spirito, in quel pozzo a-bissale, dove ogni timida immagine divina lascia il posto alla stessa Realtà divina.
E così alcuni Mistici più azzardati parlano di generazione divina in quanto esseri umani che diventano esseri divini. La Grazia fa il grande salto, va oltre, e ci rende “divini” nel senso più stretto della parola: diventare “Dio” non già per grazia, ma per la stessa natura che partorisce non più esseri semplicemente umani, ma esseri semplicemente divini.
17/2022/2022
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