di don Giorgio De Capitani
Non so se abbia colto il pensiero di fondo del giornalista Valter Vecellio, forse sì.
Ma vorrei chiarire, riprendendo e rimarcando in parte ciò che ho scritto ieri di mio su questo sito a proposito della assoluzione giudiziaria di Berlusconi.
Sì, non dovrebbe interessare al pubblico la vita privata di un politico o anche di un amministratore o di un sindaco locale. Non dobbiamo guardiamo agli americani che sembrano bigotti incalliti, quando si scandalizzano per la vita privata del loro Presidente (vedi il caso Bill Clinton e Monica Lewinsky).
Succede anche nei nostri piccoli paesi, quando si presenta come candidato sindaco un gay, e allora partono le raffiche di certi parroci e anche dei cosiddetti paolotti.
Certo, il caso sarebbe diverso se il candidato sindaco avesse pendenze penali, per aver per esempio rubato (magari in Comune) o per non aver osservato gravemente una legge, si pensi anche al caso della pedofilia.
Ma vorrei specificare ancora un volta che il caso Silvio Berlusconi e le donne, con le “cene galanti” o altro, è del tutto particolare: certo, me ne sarei fregato se avesse tradito sua moglie perché innamorato di un’altra donna (paradossalmente preferisco ad esempio un sindaco che ha un’amante che un sindaco del tutto incompetente ma fedele alla moglie!).
Il caso Berlusconi e le escort (chiamiamole così) è del tutto diverso: mi sono sempre incazzato perché lui prendeva la “donna” come oggetto di potere. È chiaro che non è una questione giudiziaria, ma anzitutto “politica”: un cittadino qualsiasi, di destra o di sinistra, intellettualmente onesto, non potrebbe mai sopportare una cosa simile.
È chiaro che forse tutti saremmo contenti se avessimo politici o sindaci santi come Giorgio la Pira, che ha saputo unire una vita nobile con una competenza all’altezza del suo ruolo.
Mi fa sempre male quando la gente o il popolino (ne so qualcosa quando ero a Monte) preferisce votare uno come Berlusconi (in realtà non è l’unico!) solo perché diventa un ideale di quel borghesismo selvaggio, che piace da morire anche ai nostri bravi cristiani.
Quante volte sentivo dire da parrocchiani di Monte, soprattutto donne: “Se Berlusconi ha cento ville o cento donne, perché anche io non potrei sognare di averle?”.
Era questo il vero virus di Berlusconi: aver inoculato nella testa della gente l’idea di voler avere tutto, non importa come.
E ogni mio discorso sull’essenziale, sull’evitare tutto ciò che era inutile, anche i desideri (più stressanti della realtà!), diventava una cosa impossibile.
Immaginate Berlusconi + Lega + Salvini, e il danno è fatto: oggi la testa è stata sostituita dalla pancia, dall’eccesso, da diritti pompati al massimo, tanto più che una mano l’hanno data, da sempre, anche i sincacati: almeno avessero letto riflettendo seriamente ciò che diceva Simone Weil, tutto tranne che fosse di destra, sui diritti e sui doveri.
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www.huffingtonpost.it
16 Febbraio 2023
La sentenza su Berlusconi
è comunque un’ingiustizia
di Valter Vecellio
Le motivazioni diranno come si concilia il cavillo delle ragazze che andavano indagate e non considerate testimoni con il fatto che “non sussiste”.Quello che si può dire già è che al di là dell’esito processuale, giustizia non c’è a prescindere, se un processo si trascina per undici anni
“Il fatto non sussiste”. Questa formula si ripete con sempre maggiore frequenza nelle aule di tribunale. Già sarebbe poco accettabile se queste quattro parole fossero contenute in sentenze rapide, emesse dopo qualche giorno, dopo qualche settimana dal presunto “fattaccio” che origina indagine e processo. No invece: tocca attendere mesi, anni, quando si è fortunati non in carcerazione preventiva.
Nel caso di Silvio Berlusconi e delle sue presunte “cene eleganti” ben 11 anni. Da quel che si capisce da una parte assolto perché il fatto non sussiste, cioè non esiste, non è esistito. Dall’altra tutto finisce in nulla per un cavillo: i verbali delle ragazze chiamate in causa non sono utilizzabili perché andavano indagate e non considerate testimoni. Misteri giudiziari. Toccherà attendere le motivazioni per capire come si concilia il cavillo con il fatto inesistente.
Quello che si può dire già è che al di là dell’esito processuale, quand’anche Berlusconi fosse stato condannato come chiesto dai Pubblici Ministeri, giustizia non c’è a prescindere, se un processo si trascina per undici anni.
Più in generale: cene “eleganti” e tutto il resto non sono fatto penalmente rilevante e punibile. È fatto di costume. Se un politico, leader di partito, presidente del Consiglio possa avere o no certi comportamenti, lo decida l’elettore. Decida l’elettore se lo soddisfa un Parlamento che nella sua maggioranza crede alla favola della ragazza tunisina “nipotina” dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak. Non è affare di un tribunale, neppure quello di Milano.
Quel processo non doveva neppure cominciare. Magistrati e giudici non sono titolati a giudicare i pur discutibili e censurabili comportamenti privati di un politico. Soprattutto non per undici anni e concludere che “il fatto non sussiste”.
Infine l’ipotizzata commissione parlamentare. Per scoprire cosa? Che la magistratura fa e ha fatto politica, che ha debordato dai suoi limiti, che destra, centro, sinistra si sono illusi di poterli usare per le contese politiche ed extrapolitiche gli uni contro gli altri e invece sono stati usati? È la scoperta dell’acqua calda. Si faccia piuttosto un bell’esame di coscienza, ci si chieda perché la politica ha lasciato un vuoto poi occupato dalla magistratura. Si varino, per cominciare tre riforme: separazione delle carriere; riforma dell’obbligatorietà dell’azione penale; responsabilità civile del magistrato. Quello che chiedeva di fare Giovanni Falcone e che tutti sembrano aver dimenticato.
La cosiddetta giustizia dei tribunali lascia molto a desiderare. Come è possibile stabilire allo stesso tempo che “il fatto non sussiste” ritenendo nulli i capi d’accusa, e dichiarare che le mantenute di Berlusconi andavano indagate come complici? Se c’è una riforma di cui il nostro paese ha un bisogno urgente è quella della giustizia…
Invece di parlare a vuoto, sarebbe forse il caso di attendere le motivazioni della sentenza. Poi ci si potrà eventualmente incazzare; o no?