L’esodo silenzioso delle giovani donne dalla Chiesa
dalla rivista.vitaepensiero.it
L’esodo silenzioso
delle giovani donne dalla Chiesa
18.05.2024
di Fabio Introini e Cristina Pasqualini
L’esodo delle giovani donne dalla Chiesa e dalla religione cattolica è un fenomeno collettivo che inizia a destare non poche preoccupazioni. Le donne hanno iniziato il loro esodo dalla fede e dalla Chiesa senza scioperi e proteste, in maniera silenziosa, come silenziosa e operosa è stata la loro fede/presenza nella Chiesa fino al recente passato. Sono le giovani le principali protagoniste di questo esodo, a partire non da oggi, ma da alcuni decenni. Il loro allontanamento, infatti, ha riguardato, progressivamente, almeno tre diverse generazioni di giovani donne: prima la Generazione X (quindi le nate tra il 1965 e il 1979), poi le Millennials (nate tra il 1980 e il 1995) e, da ultimo, anche le più giovani, appartenenti alla Generazione Z (nate tra il 1996 e il 2010). La Chiesa da sempre si è presa poco cura delle “sue” donne – giovani e meno giovani – considerando soprattutto le più adulte come una presenza scontata, dovuta, ancillare all’“establishment maschile”, “angeli del focolare parrocchiale”, alle quali affidare, in maniera quasi esclusiva, proprio come accadeva nella sfera domestica, compiti di cura dei più piccoli – di qui il loro elevato coinvolgimento nell’iter dell’iniziazione cristiana – e di “gestione” pratica e logistica degli spazi e degli ambienti parrocchiali.
Così è funzionato per generazioni, attraverso una sorta di tacito assenso, fin quando è arrivato il tempo in cui avrebbero dovuto entrare in scena nella Chiesa le donne nate a partire dagli anni Settanta (la Generazione X). Differenti e differentemente dalle loro mamme e nonne, non lo hanno fatto, iniziando a dare importanti segnali di smarcamento rispetto a un’immagine e a un ruolo che non sentivano più congruente a sé e alle proprie aspettative.
Il teologo Armando Matteo, già dieci anni fa, aveva iniziato a richiamare l’attenzione verso la “fuga” delle quarantenni dalla Chiesa, ma il suo appello rimase per lo più inascoltato, probabilmente perché “intempestivo”, cioè formulato in un tempo in cui non si era ancora pronti a considerare possibile una discontinuità di questo tipo. I dati del Rapporto Giovani 2024 curato dall’Istituto Toniolo tratteggiano quantitativamente l’esodo di cui stiamo parlando, consentendoci di dimensionare il fenomeno; parallelamente, grazie all’indagine qualitativa realizzata nel 2023 dall’Osservatorio Giovani e pubblicata nel volume curato da R. Bichi e P. Bignardi Cerco, dunque credo? (Vita e Pensiero 2024) si è potuto entrare nelle storie e nel vissuto biografico delle giovani donne che si sono allontanate dalla Chiesa. I loro racconti in prima persona ci offrono la possibilità di capire le tante ragioni per cui si sono allontanate, unendosi così alle file dei propri coetanei maschi e raggiungendo in modo molto rapido le elevate percentuali di abbandono della popolazione maschile. Se nel 2013, il 61% delle giovani si dichiaravano credenti, nel 2023 appena il 33%. Di contro, è interessante osservare, soprattutto tra le donne, la crescita percentuale di coloro che si dichiarano atee. A stupire ancor di più è poi il dato relativo alla pratica religiosa, che permette di apprezzare variazioni significative tra i generi, dalle quali si può evincere come siano soprattutto le giovani ad aver instaurato con la frequenza ai riti un rapporto più lasco, diradato se non addirittura quasi nullo. Un vero e proprio sberleffo di fronte a uno dei più radicati e diffusi stereotipi che da sempre incornicia la devozione e l’assidua frequentazione di chiese e sacrestie tra le “faccende femminili”.
E invece il credere al femminile così come si sta sviluppando tra le nuove generazioni è una miniera di intuizioni, posture, sensibilità di cui tutti i credenti si possono giovare. Vale la pena ripeterlo anche in questa sede: allontanamento dalla Chiesa e dalla religione “istituzionale” non significa necessariamente – anzi lo fa solo molto raramente – perdita di rilevanza del sacro o disinteresse per la coltivazione di una dimensione spirituale anche profonda. Nelle parole delle donne intervistate emerge un orientamento alla fede che si coniuga a una significativa dinamica di emancipazione, quasi mai puramente reattiva, polemica, risentita o “arrabbiata” ma che esprime il bisogno di spostare dall’ascrizione all’acquisizione le ragioni del proprio credere; si manifestano i tratti di un umanesimo rinnovato e aperto al trascendente, in cui la ricerca dei significati ultimi esprime una riflessione intellettuale e colta ma mai astratta e ideologica perché sempre connessa alla vita, alla sua concretezza e al suo dinamismo, al desiderio di valorizzarla. E il sacro è dentro il movimento vitale, generando una paradossale dinamica di illuminazione e creazione di mistero, che lavora e matura all’interno del sé. Una fede che cerca soprattutto connessioni orizzontali, collocando questo stesso “Sé” al centro di trame relazionali significative che comprendono anche la natura.
Se l’esodo non si arresterà avremo sempre meno donne nella Chiesa: ma la Chiesa non può fare a meno delle donne. Quindi cosa possiamo immaginare? Ciò che occorre, a nostro avviso, è ripartire, con una nuova marcia e nuova progettualità. Le giovani donne ci hanno fatto capire con garbo e fermezza che non sono più disposte ad accettare de plano un posto che altri hanno immaginato e costruito per loro. Si deve insomma passare dall’assegnare un posto al lasciare spazio perché possa rinnovarsi il volto stesso delle comunità, essendo disposti ad accettare che queste siano anche piccoli nuclei, piccole oasi ma autenticamente abitabili dalle giovani e dai giovani nel loro insieme. Comunità nelle quali, come ci insegnano proprio le giovani donne, deve poter tornare a fluire la vita, il dinamismo, la freschezza, il desiderio di crescere e migliorarsi. I “piccoli numeri” non devono spaventare; in questa breve riflessione è proprio dai numeri e dal loro assottigliarsi che siamo partiti: ma i primi, a differenza di questi, lungi dall’esprimere declino, sono più simili a un annuncio profetico.
Fabio Introini e Cristina Pasqualini
Fabio Introini è professore associato di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Cristina Pasqualini è Ricercatrice confermata di Sociologia generale nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Quando la chiesa cambierà la sua visione discriminatoria, ingiusta e antiquata della donna e si deciderà a riconoscere la piena uguaglianza e parità di ruoli tra uomini e donne anche al suo interno (quindi anche il sacerdozio femminile) allora forse le donne resteranno. Ma dubito che ciò possa avvenire in un chiesa maschilista, fatta dagli uomini per gli uomini. Perciò capisco e approvo quelle donne che non ci stanno.
Bisogna lottare e insistere, a partire dal diaconato femminile. Ho l’impressione che non si lotti abbastanza, soprattutto da parte delle stesse donne, le quali, messe in qualche punto chiave della Chiesa (con furbizia!), si accontentano. Bisogna andare ben oltre.