Delpini risponde ironico
alle accuse sul caso del prete
che ha detto la Messa sul materassino:
ciò non è degno di un pastore,
che ha veramente a cuore
il bene dei suoi preti e dei suoi fedeli
È passato quasi un mese dal “fattaccio” (!) che ha scandalizzato anche fuori dell’Italia (anche in Francia ne hanno parlato, criticando il silenzio del vescovo di Milano, alla cui diocesi appartiene il prete “incriminato”), ed ora ecco il comunicato ufficiale di Mario Delpini.
Leggendolo, non ho capito bene se si tratta di una presa in giro: in modo ironico Delpini sembra ridicolizzare i fedeli chiamati “sapienti e devoti” e lo stesso don Mattia Bernasconi, invitato a “riprendere con serietà una formazione liturgica che consenta di capire come sia stato possibile questo comportamento ed evitare che si ripeta”.
Ma se, come scrive Delpini, si è trattato semplicemente di “una sciocchezza senza giustificazioni”, non era il caso di metterci una pietra sopra?
Ma forse quei fedeli “sapienti e devoti” e le critiche che sono giunte in Curia dicono altro. Non sarebbe allora il caso di rivedere un po’ tutta l’educazione dei nostri seminari, che ogni anno sfornano qualche prete imbecille e fuori di testa?
No, il vescovo di Milano ha perso un’altra occasione per riflettere seriamente e intervenire su una certa pastorale del clero milanese.
Siamo stufi di un pastore che non prende mai posizioni, lasciando che la diocesi vada a finire in un burrone.
Ci sono troppe cose che non vanno in Diocesi, e Delpini se ne sta zitto o racconta barzellette o fa l’ironico.
Non è il caso di cambiare tattica o stile e prendersi veramente a cuore il bene di una Diocesi che aspetta di essere guidata con saggezza?
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dal Sito della Diocesi Milanese
L’Arcivescovo
sul caso della Messa celebrata in mare
Mons. Delpini ha deciso di affidare al portale diocesano una dichiarazione in merito alla vicenda che ha visto protagonista in Calabria un sacerdote ambrosiano e alle polemiche che ne sono seguite. Con riferimento alla vicenda che lo scorso 24 luglio ha visto protagonista in Calabria un sacerdote ambrosiano, don Mattia Bernasconi, e alle polemiche che ne sono seguite, l’Arcivescovo ha deciso di affidare al portale diocesano questa sua dichiarazione:
«La risonanza pubblica che ha avuto la vicenda della s. Messa celebrata da don Mattia Bernasconi al mare mi inducono a rendere pubblico il mio giudizio.
Infatti a causa di questo evento e della rilevanza mediatica che ha avuto si sono riversati sia presso il Dicastero del Culto Divino, sia presso la Curia Arcivescovile di Milano molti messaggi: alcuni hanno espresso il sincero e profondo sconcerto di fedeli, altri hanno elaborato riflessioni, teorie, valutazioni sistematiche sproporzionate, altri hanno semplicemente insultato me e i miei collaboratori, per non parlare di dibattiti infiniti che si sono svolti in diverse sedi.
Mi dispiace dello sconcerto e della sofferenza che hanno ferito la sensibilità di fedeli sapienti e devoti. Io ritengo che il modo di celebrare scelto da don Mattia sia una sciocchezza senza giustificazioni. Anche don Mattia lo riconosce nella lettera che ha scritto per chiedere scusa.
Sarà doveroso per don Mattia riprendere con serietà una formazione liturgica che consenta di capire come sia stato possibile questo comportamento ed evitare che si ripeta».
+ Mario Delpini
Arcivescovo di Milano
Ho sempre ritenuto, in accordo con alcuni preti e decani ambrosiani, il vescovo Mario molle. Molle nel senso di incapace di intervenire in situazioni importanti con fermezza e autorevolezza. Bravo fino a quando c’è da trotterellare in giro per la diocesi o raccontare qualche storiella spiritosa. Oltre non riesce ad andare. Sembra non abbia ancora capito il ruolo del Vescovo o probabilmente, non sentendosi all’altezza, cerca di evitare di doverlo fare. In molteplici situazioni che ho avuto l’opportunità di discutere direttamente di situazioni riguardanti preti, ho sempre riscontrato il suo tentativo di giustificare, minimizzare o divagare.
Mai un voler capire, approfondire e risolvere. Sempre frasi del tipo: ‘non sia troppo duro coi preti’. Ma se anche io diventassi meno duro nel giudizio, il problema si risolverebbe? Se anche, in questo caso, le persone sapienti e devoti (modo meschino per vendicarsi di qualche insulto ricevuto…che bassezza!) avessero chiuso un occhio, il problema si sarebbe risolto?
Lui scrive perché spinto dal suo popolo che lo sta insultando e pungolando coi messaggi. Non perché c’è bisogno della parola saggia del vescovo! Non si è mai visto che un vescovo dovesse essere sollecitato ad intervenire su questioni di suo interesse. Non si è mai visto un vescovo che si rifiutasse di indicare una strada, di condividere una interpretazione, di illuminare il popolo. Così non stai facendo il vescovo. Per questo ci sono parecchi modi di facciata per procedere alle dimissioni: per esempio impedimenti per motivi di salute. Io inizierei seriamente a pensarci. Un vescovo che non vuole fare il vescovo, non assumendosi le sue responsabilità, vale come un padre che non vuole fare il padre. Cresce figli orfani come la nostra diocesi è ormai da anni, orfana del suo vescovo. Orfano dell’autorevolezza che si conface al vescovo di Milano. Con questo comunicato abbiamo comunque compreso che il vescovo Mario non è solo piccolo di statura fisica.
Di fronte a questa sciocchezza, ed in generale a tutto ciò che sta accadendo negli ultimi anni, vi è un’ulteriore riflessione da fare: quella del mondo dei “social”. Don Mattia credo non avrebbe celebrato messa su un materassino se non vi fosse stata la possibilità di fotografare o filmare e condividere, non ne avrebbe nemmeno avuto la tentazione! Quello che manca e che dà conseguentemente linfa ad iniziative ed azioni scriteriate è l’autorevolezza della Chiesa e di tutte quelle istituzioni ed agenzie educative che, anzichè servirsi dello sviluppo tecnologico e mediatico, ne sono diventate succubi, avendo abbracciato il culto dell’apparire in ogni modo e ad ogni costo. Servono regole, ma soprattutto interiorità, profondità, saggezza.
I social sono come una lama a doppio taglio: da un lato favoriscono la diffusione, dall’altro rischiano di collocare sullo stesso piano autorevolezza e stupidità, giacchè l’elevata visibilità non pone limiti, neppure con il buon senso.
Delpini parla di “adeguata formazione liturgica”… ebbene, si usino i canali per diffonderla. Invece frequentemente vediamo trasmesse liturgie e celebrazioni al limite del grottesco, con preti ballerini, canzoncine e chitarrine da far invidia a sanremo, magari in architetture magnifiche con cantorie vuote e organi sullo sfondo dimenticati, quando è sufficiente aprire un’emittente d’Oltralpe per immergersi in liturgie meravigliose e con il senso del sacro, in quei contesti dove è la Chiesa stessa ad educare al canto, alla Musica, alla preghiera, veicoli nobili per la spirirualità, oltre che testimonianza di Civiltà. Sì, lo ammetto, uso spesso questo termine, perchè credo che in Italia e, in questo caso nella Chiesa italiana, sembra sia nata da tempo un’avversione nei suoi confronti tale da far incazzare le anime pie più miti. I “fedeli sapienti e devoti” e soprattutto i giovani hanno bisogno di nutrimento spirituale ed esempi elevati, che innalzano.