RAOUL FOLLEREAU. Una vita contro la lebbra e per la giustizia
da www.culturacattolica.it
RAOUL FOLLEREAU
Una vita contro la lebbra e per la giustizia
Restelli, Silvio
“Nessuno ha il diritto di essere felice da solo.
Non sarò più che polvere ma farò crescere l’erba e sbocciare il fiore.
Non sarò più che polvere, ma canterò nei vostri petti.
Sarò vivo nella vostra gioia, nella vostra speranza divina, nel vostro entusiasmo splendente nella vostra collera tonante.
Vivrà il mio cuore esausto nell’eternità dei mondi.” – Raoul Follereau (Io canterò dopo la mia morte)
Raoul Follereau nasce a Nevers il 18 agosto 1903.
Appena diciassettenne pubblica il suo primo libro e diventa uno dei letterati più famosi di Francia. Dopo la laurea in Diritto alla Sorbona, lascia la carriera d’avvocato e si dedica al giornalismo. Nel 1936, durante un reportage nel deserto del Sahara sulle tracce di Charles de Foucauld, s’imbatte per la prima volta in un gruppo di lebbrosi, ma è solo dopo la seconda guerra mondiale che, tramite le suore presso le quali era sfollato con la moglie Madeleine, decide d’impegnarsi per quella causa.
Inizia quindi a viaggiare per sensibilizzare le coscienze di credenti e non credenti, mirando alla distruzione di tutte le lebbre, anche quelle morali.
Si stima che alla sua morte, avvenuta il 6 dicembre 1977 a Parigi, abbia pronunciato 1.220 conferenze, percorso 32 volte il giro del pianeta e visitato lebbrosari in 94 Paesi del mondo.
Quando Raoul Follereau si imbatte casualmente durante un suo viaggio-safari in Africa, con un gruppetto di lebbrosi. sono gli anni appena precedenti la guerra 1940-45. Al suo ritorno in Francia Raoul, fervente antinazista, dovette rifugiarsi come finto ortolano presso un convento di suore a Lione. Ma nonostante la guerra tedesca, Raoul riesce a uscire dal convento e a percorrere la Francia in guerra raccontando incredibili storie di lebbrosi:
«Nel secolo XX del Cristianesimo ho trovato lebbrosi in prigione, in manicomio, rinchiusi in cimiteri dissacrati, internati nel deserto con filo spinato attorno, riflettori e mitragliatrici. Ho visto le loro piaghe brulicare di mosche, i loro tuguri infetti, i guardiani col fucile. Ho visto un mondo inimmaginabile di orrori, di dolore, di disperazione».
Dall’Africa all’Asia, passando per le isole dell’Oceano indiano, in tre anni Raoul si rende conto di quanto sia enorme e terribile il problema dei lebbrosi a livello mondiale:
«Un giorno in Asia vidi morire una lebbrosa di ventidue anni. La vidi, impotente, svincolarsi a piccoli sussulti da questa atroce vita. Appena morta, fui preso dallo strano capriccio di pesarla. Caricai sulle braccia quell’esile pugno di ossa, ancora tiepide, e lo portai sulla bilancia. La lebbrosa di ventidue anni pesava venti chili. Ora sapete di cosa è morta… Poiché mi mostravo inorridito, mi dissero: “È cosa che capita da che mondo è mondo. Non lo potete cambiare, è impossibile”. Impossibile? La sola cosa impossibile è che voi, che io, possiamo ancora dormire e ridere sapendo che ci sono sulla terra donne di ventidue anni che muoiono perché pesano venti chili».
Ne nasce rabbia e indignazione. Raoul domanda a sua moglie se vuole unirsi alla sua crociata per debellare la lebbra. Da allora (1953) i due viaggeranno sempre insieme da una parte all’altra del globo per organizzare l’esercito dei volontari.
Ma la fiammeggiante costanza di questi due sposi divampa e la malattia della lebbra, frutto congenito della fame, è oggi quasi totalmente vinta.
TRASCINATORE DI GIOVANI
Mettendo a servizio dei lebbrosi la sua penna, le sue doti di efficace comunicatore, il suo indiscusso carisma, lancia le sue prime “crociate” che hanno un seguito davvero insperato: comincia con “L’Ora dei Poveri”, cui fa seguito il Natale del Padre de Foucauld, la Scarpetta del lebbroso, lo Sciopero dall’egoismo, la Giornata del lebbroso, solo per citare alcune delle sue più famose iniziative che negli anni Sessanta e Settanta hanno finito per contagiare un po’ anche noi, facendo leva, proprio negli anni della contestazione giovanile, sulla non violenza e sull’anticonformismo dei giovani.
Sono questi ultimi, ad esempio, a lasciarsi coinvolgere in quasi 4 milioni nel chiedere all’ONU “il costo di un giorno di guerra per la pace” e ad appoggiare la sua inascoltata richiesta ad USA e URSS di destinare il costo di un bombardiere per debellare la lebbra.
Nel 1953 con i soldi raccolti nei suoi giri di conferenze viene finalmente inaugurata ad Adzopé (Costa d’Avorio) la città dei lebbrosi con laboratori, radio, cinema, e tante piccole case al limitare della foresta. I primi malati escono così dall’emarginazione in cui da secoli erano tenuti, milioni di altri li seguiranno.
Gli riesce di far curare e guarire circa un milione di lebbrosi, di percorrere due milioni di chilometri equivalenti a 31 giri del mondo, di raccogliere e distribuire ai malati milioni di dollari che la generosità di tutto il mondo fa confluire nelle sue mani.
Rendendosi conto che questa malattia non sarà mai vinta fino a quando milioni di persone saranno colpite dalla povertà, dallo sfruttamento, dalla guerra, allarga il discorso a quelle che lui chiama le “altre lebbre”: l’indifferenza, l’egoismo, l’ingiustizia.
Promuove nel 1954 la Giornata mondiale dei malati di lebbra, celebrata tuttora in 150 paesi.
Nel 1963, per il suo sessantesimo compleanno, chiede sessanta autoambulanze per i lebbrosi del mondo, ottenendone 104.
EDUCATORE DELLE COSCIENZE
Gli insegnamenti e l’esempio, attraverso il suo stesso linguaggio, sono riproposti nei numerosi libri che ha scritto, il più famoso dei quali è “Le livre d’amour”, pubblicato nel 1920 quando l’autore aveva solo 17 anni, diffuso in 10 milioni di copie e tradotto in 35 lingue.
La sua opera continua a vivere e rinnovarsi nel lavoro di decine di organizzazioni che portano il suo nome. In Italia, l’opera di Raoul Follereau a favore dei malati di lebbra e del Sud del Mondo è continuata dall’AIFO – Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.
In questa ciclopica attività Madeleine è sempre al suo fianco, non vivendo alla sua ombra, ma come “compagna ideale, che l’ha accompagnato in tutti i suoi viaggi, segretaria, confidente e anche consigliera illuminata. Discreta quanto modesta, era per così dire il suo ‘angelo custode’.
“Sono persuaso che senza di lei non avrebbe potuto realizzare ciò che ha fatto”, ha scritto uno dei loro migliori amici.
Raoul Follereau muore il 6 dicembre 1977, Madeleine lo segue nel 1991. Per entrambi la Congregazione per le Cause dei Santi ha concesso il nullaosta per l’avvio dell’inchiesta diocesana in vista della beatificazione: una coppia di sposi capaci di tenerezza vicendevole (“è solo quando si è in due che si è invincibili”), mentre insegnavano a tutti che “il mondo ha fame di grano e di tenerezza”.
LE PIÙ BELLE CITAZIONI
a) Testamento ai giovani
“Nomino Erede Universale… i giovani di tutto il mondo, o la guerra o la pace sono per voi. O gli uomini impareranno ad amarsi o, infine, l’uomo vivrà per l’uomo, o gli uomini moriranno. Tutti e tutti insieme. Il nostro mondo non ha che questa alternativa: amarsi o scomparire. Bisogna scegliere. Subito. E per sempre. Ieri, l’allarme. Domani, l’inferno.
I Grandi – questi giganti che hanno cessato di essere uomini – possiedono, nelle loro turpi collezioni di morte, 20.000 bombe all’idrogeno, di cui una sola è sufficiente a trasformare un’intera Metropoli in un immenso cimitero. Ed essi continuano la loro mostruosa industria producendo tre bombe ogni 24 ore. L’Apocalisse è all’angolo della strada.
Ragazzi, Ragazze di tutto il mondo, sarete voi a dire “NO” al suicidio dell’umanità.
“Signore, vorrei tanto aiutare gli altri a vivere”. Questa fu la mia preghiera di adolescente.
Credo di esserne rimasto, per tutta la mia vita, fedele…
Ed eccomi al crepuscolo di una esistenza che ho condotto il meglio possibile, ma che rimane incompiuta.
Il Tesoro che vi lascio, è il bene che io non ho fatto, che avrei voluto fare e che voi farete dopo di me. Possa solo questa testimonianza aiutarvi ad amare.
Questa è l’ultima ambizione della mia vita, e l’oggetto di questo “testamento”.
b) Il tradimento dell’intelligenza – 1936
– La società, privandosi volontariamente del soccorso di Dio, è incapace di controllare l’uomo se non con la forza.
– Le civiltà inaridite hanno fatto delle religioni un manuale di buone maniere e di mantenimento dell’ordine, se non l’assicurazione a buon mercato contro l’incendio eterno.
– I benpensanti sono diventati dei “nullapensanti”. Con il prestesto di conciliare hanno disertato, rinnegato.
c) La sola verità è amarsi – 1966
– Il primo segno dell’amore è la giustizia. Il frutto della giustizia è la pace.
La carità non è la pietà indulgente dell’essere ben pasciuto, un piacere che si soddisfa, ma un dovere che ci obbliga tutti. Ama e tutto si compirà.
– La carità non è sentire compassione. Della pietà, questa copia striminzita dell’amore, ci compiacciamo beatamente; è il pretesto per dare a noi stessi un certificato di “buon cuore.
Gli insegnamenti e l’esempio, attraverso il suo stesso linguaggio, sono riproposti nei numerosi libri che ha scritto, il più famoso dei quali è Le livre d’amour, pubblicato nel 1920 quando l’autore aveva solo 17 anni, diffuso in 10 milioni di copie e tradotto in 35 lingue.
La sua opera continua a vivere e rinnovarsi nel lavoro di decine di organizzazioni che portano il suo nome. In Italia, l’opera di Raoul Follereau a favore dei malati di lebbra e del Sud del Mondo è continuata dall’AIFO- Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau.
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