Questi giovani sono come zombie!

 

di don Giorgio De Capitani

Forse non per tutti i preti, ma per me è stata una grazia: essere ordinato sacerdote nel mezzo dello svolgimento del Concilio Vaticano secondo (era il 1963), e aver vissuto i primi anni del mio ministero pastorale a ridosso del ’68. Mi sono sentito tra due fuochi (nel senso più reale del termine): quello di un Concilio che ha dato una scossa salutare alla Chiesa e quello di un grande movimento di protesta che ha segnato, volere o no, una svolta alla società perbenista.

Direi di più. Il Concilio Vaticano secondo mi ha preparato in un certo senso ad anticipare il ’68. Difatti, essendo in quegli anni in un piccolo paese di aperta campagna, precisamente a Cambiago, vicino ad Agrate Brianza, ho vissuto il ’68 in anticipo, senza saperlo. Me ne sono accorto quando, nel ’74, sono stato trasferito a Sesto S. Giovanni, nella parrocchia più popolosa della città “rossa” (più di 20 mila abitanti). Allora ho capito cosa era stato il ’68 nelle città, anche se, dopo pochi anni, tra gli stessi giovani, erano rimaste solo delle ceneri. Ho dovuto subito riattivare la fiamma, tanto più che, contrariamente ai sessantottini ormai imboscati, quelli di Comunione e liberazione stavano riconquistando gli spazi lasciati vuoti.

Sono talora tentato di rimpiangere quel ’68, anche se, è chiaro, oggi non sarebbe più  riproponibile. Ma il fuoco di quel rinnovamento giovanile, unito al fuoco dello Spirito santo del Concilio, mi è sempre rimasto nel cuore e nel mio agire da prete negli anni successivi fino ad oggi.

E dopo il ’68? Devo dire che mi sono in parte entusiasmato per l’Onda studentesca di qualche anno fa. Ma purtroppo è stata proprio un’onda passeggera, subito risucchiata. Oggi che cosa penso di questi studenti che, ogni tanto, appena tornano a scuola dopo vacanze spensierate, vanno sulle strade a fare casino? Dico solo che portano sulle piazze tutto il vuoto che hanno dentro: un vuoto che si riempie di rabbia senza senso, la rabbia di una società che vuole giustificarsi per una crisi spaventosa che è fatta anzitutto di valori traditi. Quanti tra gli studenti sanno che cosa sono i Valori di una Umanità distrutta da un falso benessere economico che oggi ci sta abbandonando, denudando quel vuoto di valori? E gli studenti non capiscono che la crisi economica ci ha denudati nel nostro essere. Sarebbe pura follia tornare sulla strada di un nuovo benessere materiale. La scuola non funzionava neanche prima, perché a mancare erano i valori. La società non funzionava neanche prima, perché il progresso era costruito su un mondo di cose senz’anima. Avanti così che andiamo di male in peggio. Gli studenti dovrebbero lottare non per un diploma più redditizio, non per una scuola più accomodante, ma per quei valori – chiamateli come volete – che potranno salvarci da future crisi anche economiche. L’economia se non ha una sua morale finisce in tragedia. E per morale intendo che il primato dell’essere deve prevalere, ad ogni costo, sul primato dell’avere.

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2 Commenti

  1. Carmen ha detto:

    C’è da capire se a volte i nostri giovani sono dei piccoli disorientati…,ma in mezzo a grandi disorientati. Noi gli abbiamo disertificato il mondo ed è forse per questo che le sembrano degli zombie, caro Don Giorgio (e mi riesce difficile dover sottolineare io queste cose)..In una tale situazione non potrebbe essere diversamente…ma ciò non deve farci dimenticare la NOSTRA COLPA, quella di far loro ereditare questo mondo in cui noi li abbiamo messi al mondo!… Grande sarà la loro fatica per renderlo fertile, altro che rinnnegarli o disprezzarli..Abbiamo solo il dovere di aiutarli !

  2. Carmen ha detto:

    Non sono d’accordo nel CONTINUARE quasi ossessivamente ad etichettare i giovani con epiteti affato lusinghieri.Io direi BASTA…! Non possiamo continuamente giudicarli senza prima guardarci allo specchio e riconoscere le NOSTRE colpe nei loro confronti. Io non credo che siano portatori di vuoto, zombie, cervelli all’ammasso,choosy, bamboccioni, mammoni ecc…ecc…. Poi nn lamentiamoci se perderanno veramente la pazienza! Nemmeno nel ’68 si avvertiva un così tale distacco generazionale, nè tanto disprezzo verso i giovani, nè tanta indifferenza verso i loro problemi, nè mai così beffati fino al punto in cui lo sono oggi. E davanti a tutto questo Lei dice che essi “vanno sulle strade a fare casino”,”portatori di vuoto, di valori traditi”Questo è linguaggio berlusconiano, mi scusi Don Giorgio, ed io ricordo bene quando queste cose le diceva B. e Lei li incitava o li apprezzava se scendevano in piazza contro di lui.Ma chi ha dato dimostrazione di valori traditi, chi? Lei lo sa benissimo:Il mondo dei cosiddetti adulti, dei cosiddetti politici,dei cosiiddetti potenti, contro cui Lei si scagliava fino a poco tempo fa. NOI abbiamo trasmesso ai giovani il NOSTRO tradimento dei valori,il ns vuoto, il ns esempio nella gestione della cosa pubblica, delle relazioni umane,nell’uso ipocrita,ambiguo e opportunistico del linguaggio e dunque nella falsificazione della realtà, nell’uso spregiudicato del denaro.I giovani oggi sono ODIATI fino al punto di arrivare a lanciare lacrimogeni sulle loro teste dall’alto delle finestre di Palazzo.Ciò è semplicemente surreale.L’unico interesse nei loro confronti è manifestato solo per fini consumistici( la moda, la droga,l’auto ecc..) . E dopo tutto questo vogliamo incolpare i giovani di qualcosa? Ripeto,Siamo noi che li abbiamo allevati con cibo tossico. Loro se lo son trovato già pronto!
    Perchè tutto è cambiato nel suo atteggiamento, Don Giorgio? Da che parte sta adesso ? Davvero Monti l’ha così folgorato sulla via di DamascO che non riesce più ad usare un minimo di obiettività ? A riconoscere che se i giovani sono così arrabbiati (io direi che sono anche troppo pazienti) è perchè NOI gli abbiamo tolto tutto, il presente e il futuro,l’entusiasmo e la speranza e, perchè no, anche quei VALORI che NOi non abbiamo saputo, o voluto trasmettergli! Cordiali saluti e grazie per la pubblicazione!

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