Omelie 2018 di don Giorgio: PRIMA DI AVVENTO

18 novembre 2018: PRIMA DI AVVENTO
Is 13,4-11; Ef 5,1-11a; Lc 21,5-28
Tre Messe a Natale
San Tommaso d’Aquino scrive con la sua nota chiarezza: «Nel giorno di Natale si celebrano più Messe a causa della triplice nascita di Cristo. Di queste nascite, una è eterna ed è un mistero: perciò una Messa è cantata nella notte… Un’altra nascita è nel tempo, ma spirituale: con essa Cristo si innalza come lampada nei nostri cuori, come dice 2Pt 1,19. Perciò si celebra una seconda Messa all’aurora… La terza nascita del Cristo è insieme nel tempo e nel corpo; grazie ad essa il seno verginale di una vergine ce lo offre visibilmente, rivestito di carne, e per questo la terza Messa si canta in pieno giorno…».
La nascita divina nel fondo della nostra anima
Solitamente, noi cristiani, anche dietro l’insistenza della Chiesa di battere il chiodo unicamente o quasi sull’incarnazione di Cristo, ci siamo sempre o quasi soffermati su un evento storico, quello della nascita di Gesù a Betlemme, coprendo il tutto con tale folclore e sentimentalismo da farci dimenticare non solo la nascita eterna del Verbo o Logos (come lo chiama l’evangelista Giovanni nel Prologo al suo Vangelo), ma anche la rigenerazione divina nel nostro essere più interiore.
“Quando tutte le cose erano in mezzo al silenzio”
Il grande mistico medievale, Meister Eckhart, inizia il sermone, che ha tenuto durante una festa di Natale, dicendo: «Noi festeggiamo qui, nel tempo, la nascita eterna che Dio Padre ha compiuto e compie incessantemente nell’eternità, la medesima nascita che s’è compiuta anche ora nel tempo, nella natura umana. Sant’Agostino (in realtà si tratta di Origene) dice: “Che m’importa che questa nascita avvenga sempre, se non avviene in me”?». Tutto sta, invece, proprio nel fatto che avvenga in me».
Le stesse cose le dirà, qualche secolo più tardi, Angelus Silesius: «Mille volte nascesse Cristo a Betlemme ma non in te: sei perduto in eterno».
Eckhart passa poi a commentare le parole del libro della Sapienza (18,14-15): «Quando tutte le cose erano in mezzo al silenzio, discese in me dall’alto, dal trono regale, una parola segreta».
Alla domanda: “Dove Dio Padre pronuncia la sua Parola?”, Eckhart risponde che la Parola o Logos si realizza «nella parte più pura, più nobile e più fine che l’anima può offrire». Ovvero, «l’anima in cui ha da realizzarsi tale nascita (divina) deve mantenersi… raccolta in se stessa nell’interiorità, non dispersa con i cinque sensi nella molteplicità delle creature».
Ed ecco la seconda domanda: “Che cosa dobbiamo fare per far sì che in noi avvenga la nascita o rinascita divina?”. Eckhart risponde che la nostra parte sta nel fare più spazio possibile dentro di noi alla presenza divina, e ciò richiede un distacco da tutto ciò che è di ostacolo. In altre parole, la Parola non nasce dentro di noi, se non c’è il vuoto.
Quando Eckhart parla di distacco lo fa in modo radicale, proprio in vista di quella libertà interiore che non sopporta intrusi, non accetta alcuna mediazione, tanto meno di quella presunzione con cui ogni religione vorrebbe dire la sua parola, per evitare che la libertà interiore dello spirito si elevi troppo nei cieli eterni.
E la parola “immagine” torna frequentemente nelle omelie di Eckhart, come qualcosa che sa di idolatrico, di storpiatura della realtà divina, proprio perché proviene dal di fuori del nostro interiore. Ogni immagine “esterna”, che proviene cioè dai sensi, offusca il Mistero divino che è talmente luminoso da accecare il nostro spirito.
Dio stesso può essere immagine del Mistero divino, ed ecco la famosa quasi scandalosa invocazione di Eckhart: “Prego Dio che mi liberi da Dio!”, ovvero prego il Divino perché mi liberi da ogni sua falsa immagine, quella proveniente soprattutto dalla religione.
Ogni mezzo deve fare silenzio
Adesso possiamo anche capire la spiegazione che Eckhart dà delle parole: “Quando tutte le cose erano in mezzo al silenzio, discese in me dall’alto, dal trono regale, una parola segreta”. Quel “in mezzo al silenzio” lo intende così: mezzo significa mediazione, perciò solo quando nella mediazione c’è silenzio, ovvero quando ogni mezzo proveniente dall’esterno tace, scompare, allora la parola di Dio scende nel fondo dell’anima, ovvero nello spirito interiore.
Avvento, tempo di silenzio
Con questa lunga premessa ho voluto far già capire che l’Avvento, come preparazione al Natale, esige da parte del credente un lavoro di distacco per lo meno da tutto ciò che può disturbare la rinascita in noi di Cristo, che non avviene solo il giorno di Natale, ma è sempre presente, anche ora. Massimo il Confessore (monaco cristiano e teologo bizantino, VI-VII sec. d.C.) ha scritto: «Il Verbo divino, nato una volta secondo la carne… sarà sempre generato spiritualmente per coloro che lo desiderano».
E allora: come i cristiani dovrebbero vivere l’Avvento?
So di essere noioso, ma ogni anno, man mano ci si avvicina al 25 di dicembre, assistiamo al progredire ossessionante di iniziative, di proposte, tra sacro e profano, che non fanno altro che disturbare quel doveroso silenzio interiore, là dove la Parola divina scende dall’alto e genera in noi la nascita di Dio.
Ogni anno aspetto un invito, un caloroso invito, un pressante invito da parte del vescovo di Milano perché le comunità cristiane tornino all’essenzialità, alla spogliazione di ogni mediazione, di ogni immagine esterna, che ci condizionano a tal punto da bloccare la realtà dello spirito interiore. Come si può accettare, senza dir nulla, un Avvento, che ogni anno non è altro che un insieme allucinante di disturbi, di distrazioni, di evasioni che ci offuscano gli occhi dello spirito?
Forse chiedo troppo agli impegni di un vescovo, a cui forse sta a cuore l’agire dall’esterno per produrre chissà quali conversioni.
Ma non era del parere Meister Eckhart che invece commenta: «… la cosa migliore e più nobile per giungere a questa vita, è tacere, e lasciar parlare ed operare Dio. Questa parola viene pronunciata là dove tutte le potenze si ritirano dalle loro opere ed immagini. Perciò è detto: “In mezzo al silenzio fu parlata a me la parola segreta”».

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