Anche amareggiati, ma non demordiamo mai…
Anche amareggiati,
ma non demordiamo mai…
di Martina Viganò
e don Giorgio De Capitani
Siamo veramente stanchi di tutte le imbecillità che ci vengono propinate in tutte le salse, ovunque giriamo lo sguardo o quando il nostro occhio cade a caso su qualche titolo di giornale.
Ecco: non sopportiamo più l’ignoranza!
Apriamo internet, e inevitabilmente veniamo inondati da un pattume di cervelli sfatti, e lo spettacolo che ci si presenta è letteralmente “osceno”, di una gravità insopportabile come mancanza di decoro anche estetico e come sfregio di ogni decenza istituzionale.
E se si è arrivati così in basso, un motivo ci sarà: ci sembra di vederlo in un inarrestabile lasciar fare, permettendo quel disfattismo – anche gratuito, senza cioè proporre in alternativa qualche ideale – che distrugge ogni valore ritenuto disvalore, ma a senso unico, tarpando le ali di chi realmente “vede”, ma non gli si permette di proporre qualche lucida possibile soluzione.
Successe prima di Cristo, successe anche con Cristo, successe dopo Cristo, e succede ancora oggi.
Ma la Luce c’è, che lo si voglia o no. Ed è qui la nostra forza di credenti nell’Intelletto divino.
Alla luce dell’Intelletto possiamo capire dove stia il vero male di questa società: in quella alienazione che, come una cappa pesante, chiude fuori del proprio sé interiore una massa, che vorrebbe solo vegetare spiluccando qualche momento di piacere (legato al corpo) o al massimo qualche istante di felicità (legata alla psiche).
Sì, oggi manca la Luce dell’Intelletto. Nel buio si cammina a tentoni e si rischia di finire in qualche burrone.
Solo alla luce dell’intelletto “attivo”, orientato al Divino, perciò sciolto da ogni legame dell’ego possessivo, riusciamo a “vedere” la realtà, così come stanno le cose, per poterle rettamente giudicare ed eventualmente migliorare.
Oggi è essenziale capire le vere cause di ciò che accade, per evitare di elencare inutili infruttuose analisi o tenere continui dibattiti su una società che tutti sembrano condannare, ma che nessuno in realtà capisce con quell’intelletto, che in latino dice: “saper leggere la realtà dei fatti nel loro aspetto più profondo”.
Anche a noi non piace parlare di Sanremo in modo del tutto emotivo o istintivo, perciò superficiale, e rimaniamo esterrefatti quando un cardinale ne parla in modo anche entusiasta. Fa capire chi è, in quella sua subdola arte, ben nota, di stare a galla, senza prendere alcuna posizione, soprattutto nel campo politico, solo per opportunismo. La carriera talora e spesso richiede quello star nel mezzo, senza sbilanciarsi mai.
E allora, attenti sì a tutto ciò che succede attorno a noi: si è “nel” mondo, ma senza essere “del” mondo. Più si è attenti, nell’intelletto divino, più si capiscono le cose nella loro realtà, e non nella loro apparenza, che inganna.
Spesso pensiamo quanto sia importante stare tra la gente, per meglio ascoltarla e capirla. E poi abbiamo bisogno di stare soli, per riflettere.
Oggi i politici per essere votati fingono di stare dalla parte della gente, e poi, vinte le elezioni, spariscono. Oppure stanno anche tra la gente, ma senza la luce dell’intelletto, che loro hanno spento, per dare spazio ad altri riflettori.
Sembra paradossale questo confronto, ma lo facciamo: il boss mafioso, a differenza dei politici che parlano a vanvera senza voler concretamente bene alla gente, è sempre presente in loco, non lascia il proprio territorio, costi quello che costi, anche rischiando l’arresto. Certo, a modo suo, da mafioso, dà prova di essere veramente incarnato nel contesto ambientale, anche in modo tale che il suo radicale sacrificarsi per la sua causa possa sembrare quasi un martirio.
Oggi non è forse raro trovare un prete sempre “presente” in parrocchia? Quando la gente ne ha bisogno, difficilmente riesce a parlarci insieme. Gli telefonate? Non risponde, neanche se mandate un messaggio su WhatsApp che magari legge. Anche con i preti bisogna prendere appuntamenti, magari in online.
Attenti, e presenti: ecco la forza di una politica o di una fede, non disincarnate dalla realtà. Quando non si è presenti, come possono andare bene le cose?
Abbiamo accennato al campo della politica e della fede, potremmo allargare il discorso al campo educativo, nella scuola e nella famiglia.
Forse qualcuno si chiederà: non si può fare tutto in un colpo. Certo, ma partire da qualche passo, questo sì che si può, ed è un dovere fare!
In più si è, più si ottiene. Ma a una condizione: che si tenda al meglio, a quel Meglio che per noi è il Bene Assoluto. Richiamando il grande filosofo tedesco Friedrich Hegel, ci piace pensare al suo concetto di dialettica come tesi, antitesi e sintesi. La tesi e l’antitesi non devono restare in una perenne opposizione, ma risolversi in una sintesi che tenda conto della tesi e dell’antitesi. Ecco il meglio…
E qui saremmo tentati di aprire un lungo discorso, che ci piacerebbe sempre fare, anche perché non basta dire le cose una sola volta, magari in fretta: se sono essenziali, le cose vanno dette e ridette fino alla noia.
Per ora ci limitiamo a dire: l’essenziale è tendere a quel Bene Sommo, di cui parlava già Platone e Plotino, antichi filosofi pagani: in breve è l’Uno da cui tutto emana, e a cui tutto tende.
Perché dovremmo essere cauti nel professare ciò in cui crediamo, ovvero in quella Mistica medievale, che è in perfetta sintonia con il miglior pensiero greco antico?
Sarebbe una grave perdita di tempo, se ci si girasse attorno ai problemi, quelli che stanno mettendo in crisi il futuro dell’umanità.
Di che cosa in realtà ha bisogno soprattutto l’uomo d’oggi?
Sembra che tutto lo stia soffocando, e proprio per mano delle sue mani, che stanno producendo una tecnologia, provvidenziale in sé, ma dimenticando la realtà completa dell’essere umano, che è composto di corpo, psiche (o anima) e spirito.
Oggi la tecnologia sembra distruggere anche la psiche umana, lasciando solo la crosta di un corpo che, più si ingrossa, più consuma ogni spazio per lo spirito, e di conseguenza con effetti deleteri sulla psiche umana.
Se l’essere umano è anche e soprattutto spirito, come si può pretendere di rifare una società sul corpo e sulla psiche, senza lo spirito?
Saremo sempre daccapo, anche perché oggi non mancano i professionisti del corpo che si specializzano nella tecnologia più meccanicistica, e si stanno moltiplicando gli esperti della psiche, che non solo pretendono di riparare i guasti del sistema umano nei suoi più inconsci ingranaggi, dando però l’illusione di offrire quella felicità legata in ogni caso alla buona sorte che non appartiene alla nostra volontà, ma vorrebbero addirittura che la psiche prendesse il posto dello spirito, che tra l’altro neppure sanno che cosa sia.
E pensare che sia il corpo che la psiche, nonostante i professionisti e gli esperti del mestiere, stanno creando problemi sempre più gravi di precarietà e di instabilità in tutti i sensi, senza garantire quella pace interiore, che solo lo spirito purificato da ogni carnalità riuscirebbe a dare.
Provare per credere, ma non si può provare finché si rimane all’esterno del proprio essere.
Ma finché ci saranno interessi enormi che girano attorno ai professionisti del corpo e agli esperti della psiche, sarà quasi impossibile togliere la gente dalle loro mani, neppure convincendola che sarebbe tutto gratis, se si decidesse di rientrare nel proprio essere.
Un discorso da continuare e da approfondire.
Ma la Luce c’è, che lo si voglia o no.
Ed è qui la nostra forza di credenti nell’Intelletto divino.
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