La loro Profezia è servita a qualcosa?

 

di don Giorgio De Capitani

Sto leggendo, alternando un capitolo dell’uno con un capitolo dell’altro, due libri di due preti, ciascuno a modo suo, eccezionali. Due stili diversi, ma ambedue con la stessa passione per la Chiesa e per l’Umanità. Si tratta di “Cristianesimo ribelle” di don Enzo Mazzi, il prete dell’Isolotto di Firenze, e di “Siate ragionevoli chiedete l’impossibile”, una raccolta di articoli, apparsi su vari quotidiani, di Padre Ernesto Balducci. Per essere più completo nelle mie riflessioni, potrei aggiungere anche i libri che ho letto di don Mazzolari, di don Lorenzo Milani, di P. David Maria Turoldo, per citare i più noti.

Mi limito ai preti, anche perché appartengo alla stessa categoria, e ciò mi onora, e nello stesso tempo mi stimola, e anche perché la loro voce può avere una risonanza più efficace, sia sulla gerarchia che sul gregge a loro affidato.
 
Leggo, e mi entusiasmo. Leggo, e mi incazzo. Due sentimenti che si completano a vicenda: l’entusiasmo per ciò che hanno fatto questi preti del passato mi porta a scontrarmi con la realtà odierna che non sembra abbia raccolto qualcosa della loro eredità. È solo un’impressione. So benissimo che nulla va perso di ciò che è stato seminato con tanto amore e tanto sacrificio. Ma l’impressione talora è forte che tutto questo bene sia stato come inutile.

 

Tutti gli sforzi compiuti per sognare una Chiesa diversa, a che cosa sono serviti? Siamo ancora qui, dopo anni e anni, a sognare le stesse cose, a riproporre le stesse esigenze di un Cristianesimo radicale. Se non conoscessimo ciò che hanno proposto questi preti ribelli del passato, le proposte di oggi per una Chiesa più evangelica sembrerebbero del tutto nuove. Ma non lo sono. Non sono affatto nuove. E allora sarebbe il caso di dire: siamo sempre daccapo? Siamo sempre al solito punto di partenza?

È vero: mi sembra di notare che oggi ci sia una maggiore libertà di contestare la Chiesa nella sua struttura gerarchica, senza perciò vedere le porte chiudersi di colpo, e senza essere costretti a usare tattiche per non farsi bruciare all’istante. Sì, ci sono ancora oggi provvedimenti disciplinari, ma tanti paletti sono crollati, e la gerarchia non ce la fa più a correre dietro ad ogni voce profetica che si eleva da ogni angolo della terra. Ciononostante, la Chiesa sembra rimasta quel blocco monolitico che, puoi anche colpirla da ogni parte, rimane sempre impenetrabile. Ci vuole ben altro che aprire qualche fessura. Ci vuole ben altro che alzare la voce. La Profezia è ancora il lusso di qualche prete “pazzoide”. La Chiesa sa benissimo che dalla sua c’è sempre quel popolo di fedeli che, quando la gerarchia non ce la fa, ci pensa lui a far tacere i suoi preti scomodi.

Leggendo la storia dell’Isolotto – faccio un esempio, ne potrei fare tanti altri – mi ha impressionato (beh, non del tutto, avendo vissuto anch’io, benché in minima parte, quegli anni di entusiasmo soprattutto giovanile) il fatto che il prete o i preti non fossero soli: si era creata attorno a loro una grande solidarietà diciamo laicale che faceva ben sperare. Ogni comunità di base suscitava man mano altre, e altre ancora, dando la sensazione che il nuovo non finisse come una bolla di sapone, ma arrivasse a coinvolgere l’intera Chiesa. La contestazione diventava veramente seria, tale da preoccupare i vertici più alti. Capitava nella Chiesa ciò che capitava nella società civile con la contestazione del ’68. Ma fu solo una fiammata, che durò pochi anni, forse meno. In realtà nella Chiesa la contestazione profetica non fu solo di quegli anni: essa ha una storia più che millenaria, che conobbe momenti di luce intensa e momenti di standby.

Oggi, tuttavia, non vedo nelle nostre comunità parrocchiali lo stesso entusiasmo di allora, quando si tratta di tirar fuori le unghie per difendere i loro preti che si battono per un cristianesimo più radicale. Sì, i fedeli e non fedeli si scandalizzano quando vengono a galla certe porcate che sono di casa nel Vaticano e non solo nel Vaticano, ma poi non vanno oltre alla solita tiritera di imprecazioni. E questo succede anche in politica.

Dove sono le comunità di base? Ce ne sono, ma solo come aggregazioni culturali. Con la creazione delle Comunità pastorali si è dato un ulteriore colpo alla possibilità di creare piccole comunità cristiane d’avanguardia. Tutto deve rientrare nell’unità pastorale, intesa come omologazione in vista dell’armonia, il che finisce per comportare un basso livello di cristianesimo autentico.

Sarò pessimista: non vedo oggi cristiani laici aperti al Nuovo che avanza, non vedo quel mordente rivoluzionario capace di stimolare un risveglio di Umanità, che è il frutto del Cristianesimo radicale, non vedo quella solidarietà di intenti puramente evangelici che animava le comunità di base dei preti ribelli di anni fa.

Forse bisognerebbe uscire da una visuale esclusivamente ecclesiale. I laici sono impegnati in mille cose, che vanno oltre i confini strettamente parrocchiali. Troppi impegni civili, poca disponibilità per la parrocchia. E chi s’impegna per la parrocchia si chiude quasi al mondo civile e politico. Forse, ripeto, bisognerebbe rivedere un po’ tutto il nostro modo di vedere la società civile e religiosa. Ma una cosa è certa: non basta impegnarsi in qualcosa, non basta assumersi diverse responsabilità, occorre riprendersi in mano quella passione per il Bene comune, che era la caratteristica delle comunità di base, a partire dall’Isolotto di don Mazzi, o dal piccolissimo paese di don Milani.

Una nuova visuale di Umanità: ecco ciò che ci manca. Gente impegnata in mille faccende, ma che ha la testa solo nelle cose che fa, o che vorrebbe fare. Gente che non pensa in grande. Gente praticona. Gente che organizza, ma senza idee. Ma gli ideali dove sono?

Così non si avanti. Così si è fermi. Così si muore. Tra uno strafare che mortifica l’essere, e un’inedia mortale. Sì, perché la gente comune tira a campare, tra preoccupazioni di tipo solo economico e un individualismo tale da far rabbrividire ogni senso umanitario.

Gente che vuole solo sopravvivere, in attesa che la crisi passi e ci restituisca la possibilità  di tradurre nella realtà i nostri desideri più inutili. Forse la crisi attuale potrebbe ancora farci riflettere. Ma ci credo poco. La gente ascolta, e attende di potersi riprendere ciò che ha perduto, anche con il male d’essere che ne segue.

Don Enzo Mazzi, Padre Ernesto Balducci, don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, P. David Maria Turoldo… dov’è la vostra eredità profetica? Siamo daccapo. La gente non è cambiata. La politica è sempre più marcia. La Chiesa sempre più vaticana. Le nostre comunità civili sono in affanno per mancanza di fondi economici. Le comunità cristiane arrancano anche per il troppo peso di iniziative inutili, chiuse in un ambito perfettamente religioso. E le contraddizioni aumentano, man mano viene meno lo spirito profetico.  

14 Commenti

  1. germano ha detto:

    …con l’aiuto dello Spirito… che soffia dove vuole

  2. germano ha detto:

    La loro “visione” può camminare sulle nostre gambe. Sta a noi volerlo !

  3. ada ha detto:

    X Fausto

    Grazie per l’indicazione, molto ma molto toccante!
    Io l’ho passata ad altre persone.
    Qui si vede il dito di Dio, che opera in modo meraviglioso e in maniera impensabile per noi stessi credenti .
    Questi segni ci fanno sentire accompagnati e sostenuti.
    Lode a Cristo!

    • Fausto ha detto:

      Cara Ada,
      io non sono credente ma credo nella vita che se non e’ un dono di Dio e’ comunque un dono meraviglioso, anche con i suoi alti e bassi.
      Il messaggio di Gianna e’ formidabile e rimane tale anche se togliamo da esso il nome di Dio e Cristo. E’ un messaggio, come lei dice, indirizzato all’uomo e alla donna!
      Ha la stessa potenza, anche se in un campo diverso, di quello della “bambina che ha fatto zittire il mondo per 6 minuti:
      http://www.youtube.com/watch?v=NStyRt19flA&feature=endscreen&NR=1
      Auguri

  4. Giuseppe ha detto:

    Duemila anni sono tanti, specie se raccontano fallimenti e miserie che fanno parte della fragilità umana e rubano l’occhio molto più facilmente dell’opera inarrestabile, ma silenziosa, dello spirito santo. La chiesa siamo noi, esseri umani perennemente alla ricerca della strada giusta, ma spesso in balia di illusioni, fantasie, dottrine e tradizioni che influenzano il nostro pensiero e condizionano il nostro comportamento. Per questo, nonostante la solidità delle fondamenta che provengono direttamente dal creatore, è parsa in molte occasioni sul punto di vacillare e chiudere anzitempo la propria missione, eppure è sempre sorto qualcuno che ha saputo risvegliare le anime, infiammare i cuori e donare la giusta energia per compiere un altro pezzo di cammino. E la cosa bella di queste cure ricostituenti è che molte volte a suggerirle e a fare da traino per la gerarchia ufficiale, siano stati personaggi che alle enormi capacità profetiche, univano una profonda umiltà. Il momento attuale è senza alcun dubbio molto difficile, ma probabilmente non molto più difficile di altri, solo che mentre è sempre più faticoso riuscire a trovare persone realmente ispirate dallo spirito divino, si contraddistingue per il carattere reazionario della maggior parte dei “principi della chiesa” che ogni giorno di più danno l’impressione di voler dimenticare (e tradire) la grande lezione pastorale del concilio vaticano II° e, più in generale , lo spirito di rinnovamento che accompagnò i grandi movimenti degli anni sessanta.

  5. Gianni ha detto:

    Direi che questo articolo spiega quello che ho certato di dire in altri miei interventi, ma talora equivocati.
    In fondo, ecco la domanda da cui parto sempre nei miei ragionamenti su questi temi:
    cos’è la chiesa cattolica?
    Cos’è il cattolicesimo?
    E’ per questo che talora è facile l’equivoco, cioè perché, se non si arriva al nodo della questione, uno magari dice una cosa e poi quello che dice assume un altro valore agli occhi del lettore.

    Perché le tesi dei vari sacerdoti, cosiddetti ribelli, quanto meno in Italia, non hanno avuto particolare presa?
    Perché, invece, all’estero c’è maggior seguito di tesi che potremmo definire ribelli?
    E’ proprio da una mia concezione, un po’ equivocata, che vorrei partire per dare una risposta, si badi, non la risposta in assoluto, ma una mia semplice opinione.

    Ho sempre amato definire le grandi categorie filosofiche, teologiche e religiose come categorie storiche.
    Certo, il credente ritiene che vi sia una sorta di immanenza,di intervento metafisico possibile nella storia, che riconduce il particolare al generale, ma se vediamo la cosa da un punto di vista laico, forse riusciamo a capire qualcosa in più.
    Quando parlo di categorie storiche mi riferisco a questo.
    La chiesa cattolica, le altre confessioni, le varie religioni, i movimenti ideologici e politici hanno una storia,
    Nascono, si caratterizzano in un certo modo, cambiano magari le loro caratteristiche nel tempo, e così via.
    Quindi, se parliamo della chiesa cattolica, intanto è ovvio che dobbiamo storicizzarla: un conto è la chiesa medievale, un conto quella odierna, e via dicendo.
    Diciamo, quindi, che la chiesa contemporanea, cioè quella che abbraccia la storia a partire dall’inizio del 1900, mi riferisco in particolare a quella cattolica, ha conosciuto al suo interno dei movimenti minoritari, contestatori delle posizioni cosiddette ufficiali, ma poi questa cosiddetta “profezia” ha avuto breve respiro.
    E’ questa la principale caratteristica storica, piaccia o non piaccia.
    Sono perfettamente consapevole che diversi sacerdoti, ancora oggi, vorrebbero una sorta di cristianesimo radicale, ma a questo punto sono rilevanti, forse, due considerazioni:
    intanto, anche se mi rendo conto che a tal riguardo le opinioni possono essere diverse, mi pare che sinora in questa chiesa contemporanea sia prevalso una sorta di cattolicesimo tradizionale, per così dire.
    Anche il vaticano II: ci sono varie tesi, ma secondo alcuni studiosi non è che sia stato tutta quella rivoluzione che altri vorrebbero.
    In altri interventi ho spiegato il perché.
    E questa è una prima osservazione; cioè alla domanda che fine abbia fatto l’eredità dei vari Balducci ecc, mi pare ovvio che sia rimasta all’interno degli ambiti originari, con scarsa diffusione nelle gerarchie e nel resto della chiesa.
    A questo punto, ecco il motivo per cui talora certi interventi miei sono equivocati:
    diciamo che c’è chi, appunto sottolineando come la stesa chiesa sia una categoria storica, vorrebbe veder affermate le tesi del cristianesimo radicale nella stessa chiesa cattolica, ma già questa è, invece, e qui differisce la mia opinione, già di per sé una chiusura.
    Personalmente, preferisco ritenere, in primis filosoficamente, visto che appunto il cristianesimo integrale è una filosofia, prima che una religione, che il senso più profondo di quseta filosofia sia quello di evitare ogni incasellamento, quindi ogni posizione che riconduca a schemi storici o religiosi precostituiti, come religioni, confessioni, ecc, compreso il cattolicesimo.
    Ritengo che uno, se crsitiano integrale, e se crede realmente in questo, possa prescinde da tutti questi schemi.
    Se, ad esempio, uno si ritiene cristiano integrale, non sarà necessario per lui avere ad esempio il beneplacito dell’accettazione di una comunione praticata al divorziato da parte dell’autorità canonica.
    Ritiene, infatti, che si possa somministrare la comunione a chi divorziato, ed allora potrà farlo semplicemente prescindendo da tutto questo, apertamente, se esiste una struttura che glielo permetta, al di fuori, quindi, dal cattolicesimo, oppure presentandosi in una parrocchia dove non è conosciuto.
    Sempre che voglia usare le strutture cattoliche.
    Io penso, però, che potrebbe anche ritenere di essere in comunione con Cristo senza eucaristia, come taluni ritengono, oppure ad un certo punto, se ritiene che Cristo sia comunque presente in tutte quelle forme in cui c’è l’intenzione di averlo presente, allora potrebbe anche decidere di crearsi lui un rituale fatto con pane, o ostie e praticarlo.
    Anche la rigida distinzione tra laici e presbiteri, infatti, non mi pare conforme al cristianesimo integrale.
    Il vero cristianesimo integrale è tale, perché non ha bisogno della struttura cattolica o di altre chiese, per avvalorare ciò in cui crede, altrimenti non è più tale.
    Infatti, è proprio per questo che credo non sia un cristianesimo integrale fino in fondo quello di coloro che, preti ribelli o altro, ritengano sia comunque necessaria la struttura ecclesiale.
    In fondo, costoro dicono: dobbiamo cambiare la chiesa intesa anche come struttura, perché solo essa può realizzare questo cristianesimo integrale.
    Fermo rimanendo che, per tutta una serie di motivi storici, sarà ben difficile che il cattolicesimo cambi radicalmente, invece ritengo che esso si attui compiutamente sena necessità di struttura.
    Se il cristianesimo integrale è in primo luogo una filosofia, una filosofia non ha bisogno né di un tempio, né di strutture, altrimenti diviene nuovamente religione.
    E se, invece, è comunque una religione, allora credo sia la religione di coloro che non hanno bisogno di particolari strutture, ma che accompagna la vita di tutti coloro che vi credono.
    Se poi, comunque, all’estero hanno avuto miglior accoglimento che da noi i cosiddetti preti ribelli di Friburgo, è semplicemente perché in Germania è più viva una tradizione protestante ed anticattolica, che noi non abbiamo conosciuto.
    Per finire, una conclusione; se si permane in una casella, sia essa il cattolicesimo, piuttosto che altro, si rischia comunque di perpetuare quella chiesa fatta di norme e principi da osservare, che sempre a qualche prete ribelle e profeta non staranno bene, contrastando nettamente, il concetto stesso di religione e di chiesa, o confessione, con il concetto di cristianesimo radicale.

  6. gianfranco ha detto:

    Chissa perche’ ci si dimentica che anche la Chiesa ambrosiana ha avuto dei preti eccezionali. Come Ambrogio Valsecchi o Marco D’Elia, ma nessuno ne parla?

  7. Fausto ha detto:

    Chiedo scusa per il link incompleto del mio precedente commento. Ecco quello corretto:

    http://www.youtube.com/watch?v=MuRvsErkHFI&feature=related

  8. Fausto ha detto:

    Parlo da agnostico quale sono.
    La Chiesa Cattolica, come tutte le chiese del mondo sono a mio parere delle semplici (o talvolta complesse) organizzazioni sociali con o senza scopo di lucro, a seconda dei casi. Molte chiese fanno del bene alla gente debole che soffre ed hanno quindi un grande e prezioso valore sociale, così come lo hanno le molte organizzazioni non religiose spinte esclusivamente da un forte senso di appartenenza al genere umano.
    Altre chiese si limitano solamente a parlare “bene” senza fare altro, e per “bene” intendo tutto ciò che non è “male”.
    Ammiro quelle organizzazioni cristiane che aiutano chi soffre ma mi lasciano indifferente quelle problematiche di tipo pastorale che vengono dibattute in questo sito e per le quali don Giorgio combatte la sua battaglia.
    Ho letto anch’io a suo tempo tutti gli scritti di don Milani (molto poco gli altri) e non ricordo che don Milani avesse fatto delle grandi battaglie teologiche; ricordo invece le sue battaglie sociali a difesa dei deboli riassunte nelle 127 Lettere scritte dal 1950 fino al ’67.
    Se la Chiesa Cattolica perde in continuazione fedeli, non lo fa perché non si adegua ai tempi ascoltando i profeti moderni; lo fa invece perché la religione sta perdendo terreno con l’avanzare del cosiddetto progresso e con la “alfabetizzazione” delle persone. Sempre meno persone accettano di “credere per capire” e sempre più persone vogliono “capire per credere” ed il trascendente è difficile se non impossibile capirlo.
    Sempre a mio parere, la Chiesa Cattolica (scandali a parte) rimarrà forte solamente mantenendo il suo credo e la sua dottrina intatte senza alcuna deriva modernistica. Vi rendete conto che i vostri Comandamenti stanno perdendo progressivamente (anche fra i preti) il loro valore? Il 6° ed 9° sono ormai obsoleti; il 4° sta sparendo con lo sparire dei concetti di padre, madre e famiglia; del 7° sempre meno cristiani di preoccupa e l’aborto sta minando il 5°. Quanti di voi che vi dichiarate cristiani state combattendo a fianco di Gianna Jessen?
    http://www.youtube.com/watchv=MuRvsErkHFI&feature=related
    Volete ancora che delle regole morali solide ed immutabili nel tempo vengano preservate o credete che sia meglio anche per i cristiani “andare dietro l’onda”? Siete sicuri di volere che la Chiesa Cattolica vada dietro l’onda?

    • deltaplano ha detto:

      Bravo Fausto, sono completamente d’accordo con te!

      Ma possibile che certe cose, a mio modo di vedere ovvissime, ce le debbano rimarcare i non credenti?

  9. ada ha detto:

    Proprio vero che, come si dice, se non ci siete riusciti voi preti a distruggere la Chiesa,
    non ci riuscirà Satana in persona!

    La profezia è anche nel popolo di Dio che riconosce i carismi e si oppone a chi vorrebbe costruire una chiesa con sistemi determinati da un proprio lucido programma, nobilissimo magari, ma che non è il programma di Dio!.
    Se Dio non vuole, a nulla servono le nostre fatiche!

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