Diocesi milanese: dopo Dionigi Tettamanzi subito il vuoto, ed ora il baratro…

di don Giorgio De Capitani
Credo che ci sia un limite a tutto.
Dio ci ha punito anzitutto mandando a Milano Angelo Scola.
Ed ora eccoci a subire Mario Delpini…
Forse è un segno provvidenziale: farci toccare il fondo per poi risalire.
Ma nel frattempo?
Sodoma e Gomorra sono state incendiate dalla punizione divina, perché hanno violato l’ospitalità.
Anche noi milanesi siamo diventati cenere…
Ma dalle ceneri di Sodoma e Gomorra qualcosa di nuovo è ripartito.
Noi milanesi siamo ancora cenere, tanta cenere, e non vediamo come possiamo ricominciare.
Finché a Milano resterà Delpini come vescovo le ceneri si surriscalderanno, incendiando ogni possibilità di rinascita.
Credo che mai nel passato sulla cattedra di Sant’Ambrogio sia salito un vescovo così insignificante, uno stupidello, un insulso, un pastore nudo come un verme.
Lui si agita e basta, corre e salta di qua e di là come una cavallettanon dice nulla di “interessante”, di “provocante”, di “Umano”, di profondamente Divino.
Lo trovi qua e lo trovi là, come prezzemolo per ogni ministra, e non ha il tempo per far funzionare il proprio intelletto.
Parla, e la gente neppure lo ascolta.
Saluta, ma nessuno gli stringe la mano come un vero amico…
Ha la testa via, forse è vuota…
Ma la cosa paurosa di questo vescovo seduto sulla cattedra di Sant’Ambrogio è il suo silenzio sulle emergenze umanitarie.
Non prende posizioni.
Sta alla larga, come uno che teme chissà che cosa, dalla politica marcia e razzista.
Eppure il razzismo ce l’ha in casa: nel duomo, in curia, tra il suo clero, e soprattutto tra le comunità cristiane gestite da razzisti ostinatamente… razzisti.
Non dice una parola per fare capire la vergognosa contraddizione tra il Vangelo di Cristo e l’ideologia xenofoba leghista.
Come se nulla fosse!
Tutto bene così!
Lui ci dorme sopra, come uno che ha fatto una bella scopata e si è rilassato.
Non gliene frega nulla se Matteo Salvini agisce da criminale, da bastardo, da xenofobo.
A Delpini interessa solo programmare cosa fare domani e dopodomani, evadendo da ogni responsabilità di un buon pastore.
Che l’ovile sia ora occupato da lupi rapaci, non gliene importa.
Lui ci dorme sopra, mentre i barbari sbranano ogni brandello di coscienza.
Che dire di più?
Non ci rimane che invitarlo ad andarsene altrove, il più lontano possibile da Milano. Magari in Sudamerica.
Ma resterà, convinto di essere un grande profeta.
Salvini distrugge, e Delpini ci ride sopra.
 

 

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