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Grazie per l’analisi lucidissima di Don Giorgio. Quello di cui abbiamo estremo bisogno tutti quanti è appunto la lucidità di un intelletto purificato dallo Spirito che ci permetta di portare alla luce le sottili mistificazioni rifilate in tanti discorsi retorici. Non si critica qui l’entusiasmo di Don Alberto, ma gli si offre la possibilità di fare una seria verifica della propria umiltà.
Caro signor Capitani (non posso nemmeno chiamarla Reverendo), don Albero ha la freschezza della gioventù, non ha nemmeno l’età in cui Gesù iniziò a predicare, rappresenta il futuro. Lei, invece, è il morto, anzi il sepolcro nemmeno imbiancato, con il fetore della putrefazione e del livore dei suoi scritti. Si vergogni e chiuda il sito. Le persone cattive come lei disonorano la Chiesa.
Ah, ah, ah, una ragione in più per tenere aperto questo sito e lottare perché la società apra gli occhi e riscopra la via dell’essere.
Giuseppe Mazza, lei sembra molto arrabbiato e anche con parecchia cattiveria che le pesa sulle spalle.
Forse non lo sa, ma lo Spirito non ha età e nella maggior parte dei casi chi è giovane è come una vecchia cariatide.
Sa un’altra cosa? Forse questo don Alberto lei riesce a seguirlo proprio perché è così banale da riuscire a rendere ridicolo anche il messaggio più importante della Bibbia, mentre lei se la prende con don Giorgio perché fa estremamente fatica a capire la profondità e l’elevatezza di ciò che egli scrive o dice.
https://www.aldomariavalli.it/2019/06/17/ecco-come-io-giovane-prete-non-sono-stato-formato/
In un suo scritto sul linguaggio religioso don Abramo Levi scriveva che esiste un criterio per saggiare la “paternità” autentica del discorso religioso. Può essere formulato sotto forma di domanda: la domanda che Simone Weil rivolgeva a tutti i “chierici” (non tutti i chierici sono preti!): “Le cose vere che predicate sono efficaci per produrre cose giuste? Non si tratta, badate bene, di insegnare cose vere e, fra le tante cose vere, insegnare anche la giustizia. Il criterio è assai più esigente. Sono le cose vere che devono produrre cose giuste. Se le cose vere che insegnate non sono efficaci per produrre cose giuste, non sprecate fiato. Non sareste nell’ambito della paternità di Dio ma sulla cattedra dei farisei. Se le verità che insegnate lasciano tranquilli i ricchi e nella loro condizione i poveri, che discorso fate? Se siete contro ogni violenza, che discorso fate? Se, a ogni sequestro di ricchi, non trovate
altro da dire che unirvi al coro unanime delle deplorazioni, che discorso fate? Se, nel pianto e nella disperazione terrena di un ricco, non sapete vedere l’alta pietà di Dio che gli vuole risparmiare guai eterni, che discorso fate? Vi sento dire da ogni parte: noi predichiamo la pura dottrina. Ma dove va a riversarsi questa pura dottrina? Non va forse a riversarsi nelle “forme” del secolo, assumendone convenzioni e convinzioni? Quella che voi presumete essere una incidenza nel mondo non si riduce ad essere una coincidenza con quella parte di mondo che voi pastorizzate?” Don Alberto Ravagnani “se le cose vere che insegni non sono efficaci per produrre cose giuste, non sprecare fiato.”
BRAVO DON ALBERTO. ABBIAMO BISOGNO DEL TUO ENTUSIASMO E DELLA TUA FRESCHEZZA.NON LASCIARTI PRENDERE DA CHI VUOL
SOLO CONDIZIONARTI. IL VANGELO E LA PAROLA DI GESU’ SIANO LE TUE GUIDE. TANTI AUGURI.
GIUSEPPE
Tutto dipende da lui, farsi o no condizionare, finora si è dimostrato un burattino del perverso sistema mediatico. Due anni di Messa, e che pensi al suo piccolo gregge, senza evadere a brucare erba secca altrove. Ai preti giovani manca il senso del dovere e della fedeltà al proprio posto di lavoro: loro evadono alla ricerca di sensazioni nuove, e queste li portanno alla rovina. Don Alberto come prete durerà poco, se non si convertirà subito! È tutta pelle proponendo un tipo di fede, la cui novità sta solo nel suo gesticolare da insensato, e affascina gli allocchi come te.
Mia nonna l’avrebbe definito un “giupì” in dialetto. E di fatto è così. La chiesa di Milano è alla canna del gas.
Quanta cattiveria in questa pagina. Forse invidia verso chi sa comunicare meglio l’essenza del messaggio evangelico. Fare l’analisi logica, grammaticale, etimologica delle frasi dette con naturalezza e passione è veramente deprimente, sintomo di una aridità dell’anima e di una arroganza dettata da invidia e superbia insieme. Si faccia una vacanza, legga un bel romanzo parli con i giovani e speriamo che lo spirito Santo la aiuti.
Imbecille! Don Alberto trasmette l’essenza del messaggio evangelico? Ah, ah, ah, fa il burattino di se stesso. Invidia? Invidia di che? Di uno che fa il burattino? Qualcuno lo mandi a pulire i cessi dell’oratorio…
Ho già scritto sul tema e vedo, con piacere, che molti dei miei consigli sono riportati nell’invito a fine post.
Che altro dire? Il primo della classe di Venegono si è preso una lunga e precisa risposta da don Giorgio. Una risposta positiva, che vuole aiutare a crescere un prete che, a mio avviso, pecca per presunzione e inesperienza.
Tanti paroloni buttati lì a casaccio per fare un pò di fumo..a cosa servono? Perchè?
E poi questo “vittimismo” di un mondo che è ostile alla nostra fede. Questo continuo piangersi addosso; quando non si comprende che questo mondo è l’occasione per una testimonianza più efficace e sincera.
L’obiettivo è sempre quello di chiudere tutti nel recinto, staccargli il cervello e guidarli scegliendo al loro posto la via.
Io invece credo che l’obiettivo debba sempre essere quello di trasformare ogni figlio in uomo, capace di affrontare ogni cosa con la propria zucca. Vorrei che l’intento fosse quello di mettere al centro il bene fatto senza etichette o slogan. Vorrei che ognuno riconoscesse nel suo intimo una presenza viva che guida e da gioia.
Termino con la precedente esortazione: chiudi il canale e ricomincia ad occuparti fulltime della tua parrocchia.