Le ferie: un diritto, anche un dovere, non una necessità inderogabile

L’EDITORIALE
di don Giorgio

Le ferie:

un diritto, anche un dovere,

non una necessità inderogabile

Non ho mai contestato a nessuno il diritto a fare le ferie: sì, è un diritto, e anche un dovere per staccare dal solito ritmo stressante giornaliero.
Non conta tanto il luogo che si sceglie per andare in vacanza, altrimenti sarebbe ridicolo che uno che abita a Cortina scelga di andare al mare: si ha invece l’esigenza di cambiare l’abituale contesto di vita, è anche una questione del tipo psicologico.
Il problema è quando andare a fare le ferie diventa una inderogabile necessità, tanto da star male se non si va a fare le ferie, anche quando, per diversi motivi, si sia costretti a stare a casa.
Un luogo adatto per staccare dal solito tran tran giornaliero lo si può trovare magari a un chilometro da casa. Non è indispensabile andare chissà dove, all’estero, in paesi esotici sponsorizzati dal consumismo più insano: si dice che il periodo delle vacanze, anche per chi resta in Italia, è l’occasione per esporsi mediaticamente, facendo sapere a tutti dove siamo, che cosa visitiamo, che cosa mangiamo, anche i nostri più intimi sentimenti, violando ogni diritto alla privacy.
Chi va in vacanza non pensa mai a quei poveri cristi, magari parenti e amici, che per un motivo o per l’altro non hanno potuto muoversi da casa? E che dire di quei politici che vanno in vacanza (anche per loro è un diritto, certo!), e fanno sapere a tutto il mondo dove sono, che cosa mangiano, gli ambienti chic che frequentano, ecc. ecc., senza pensare che ci sono tantissimi cittadini che non possono permetterselo? Conosco sindaci locali che sono sempre a spasso, più volte al mese, magari ogni settimana, e se la godono, senza pensare ai propri cittadini che sono a casa a faticare, per poter vivere, da mattino a sera!
Perché non riflettere?
E invito a riflettere anche quei preti o vescovi che sono sempre in giro, per un motivo o per l’altro, senza pensare alla Chiesa dei poveri che magari sognano anche un solo giorno di vacanza, che però rimane sempre inaccessibile. E poi si parla di vicinanza anche locale alla propria gente? Che cosa pensa il popolo di una gerarchia girovaga, che fa di tutto per essere lontana anche fisicamente dalla vita reale dei credenti?
Dunque, andare in vacanza è un diritto sì, anche un dovere, mai però una inderogabile necessità, per evitare che succedano conseguenze deleterie: gente che va in banca a chiedere prestiti per fare una vacanza, e quando torna che fa? Si dispera! Le vacanze se ne sono andate, e rimane da pagare il debito contratto con la banca.
Non posso concludere senza parlare di buon senso, di equilibrio, di quella “giusta misura” di cui parlavano gli antichi pensatori greci. D’altronde, si vive condizionati da quel consumismo che divora il cervello per costringere la massa a sognare e ad avere per forza quel di più che poi la spinge in labirinti senza uscita. E bisognerebbe educare la gente ad accontentarsi di quell’essenziale che basta a rendere felici tutti i poveri di questa terra. Per educare bisogna essere già educati, purtroppo gli educatori o chi ha in mano le sorti del Paese sono poveri idioti, palloni gonfiati, boriosi, che espongono ciò che hanno per dirti: “dammi anche quel poco che hai” (politici d’affari!), o per dirti: “tu non devi essere felice con poco”, perché sono invidiosi, e tu, che ti accontenti di poco, li provochi mettendo a nudo tutta la loro nullità d’essere.
19 agosto 2023
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