L’EDITORIALE
di don Giorgio
4/ Sul bene comune
Non è per nulla facile e semplice mettere insieme, armonizzandoli, i due termini: da una parte “bene” che tende al Bene Assoluto, da cui origina, e dall’altra “comune” che sembra voler adattare il Bene alle esigenze della gente, sempre disponibile a “rendere carne” anche lo spirito, pur di ottenere qualcosa di quella felicità, anche di piaceri, che rimane sempre e comunque all’esterno dell’essere interiore, dove la beatitudine soppianta ogni gusto di felicità (riguardante la psiche) e ogni piacere (riguardante il corpo).
Il “bene” si fa “comune”, quando prende forma in una realtà sociale, ma, se ne distrugge l’individualismo, non annulla però la “singolarità” della persona, che viene invece valorizzata nell’Unico Bene Sommo.
Il che significa: il “singolo” è e rimane tale, ma non in quanto singolo “solitario”, ma come una tesserina di un grandioso mosaico. Ogni tesserina vale anche in se stessa, ma supera la propria singolarità inserendosi nel mosaico.
Il “bene comune” lo possiamo allora descrivere come un mosaico, dove il singolo è singolo, ma si realizza solo nel mosaico, e il mosaico è il Capolavoro del Bene Sommo.
Al di là dell’immagine del mosaico, che nella sua carnalità è in un certo senso particolarmente fredda, c’è da cogliere quella realtà vitale che è nell’essere spirituale di ciascuno, che non si sente “solo”, tanto meno in senso egoistico, ma è inserita essenzialmente nella realtà del Bene Sommo, a cui più si attinge più ci si sente liberi e uni nel Tutto.
Possiamo dire che la stessa cosa avviene tra il cittadino e il bene comune, in quanto il cittadino realizza i suoi diritti a una esistenza degna di essere vissuta, solo in quel tendere verso il Meglio che è il Bene Sommo, il Grande Mosaico, dove ognuno trova il suo posto e realizza se stesso.
Quando un cittadino resta chiuso in un mondo di pretese di un tale individualismo da rendersi anche odioso e ridicolo, anche il bene ne soffre, proprio in quel suo necessario effondersi come è nella natura del Bene, che però quasi si ritrae nelle sue emanazioni, quando le creature vorrebbero togliersi dal Mosaico.
Il cittadino, che si chiude al bene necessariamente diffusivo, ovvero al bene comune, si auto-distrugge, si annulla nel suo essere cittadino, ovvero partecipe di un bene che lo coinvolge nella sua sete di ben-essere che spiritualizza ogni suo agire.
In altre parole, materialismo e individualismo si accoppiano generando ininterrotti aborti, lasciando il bene comune nella sua utopia senza sbocco.
(continua/4)
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