L’EDITORIALE
di don Giorgio
Teologi del cavolo, esegeti del cavolo,
dissidenti del cavolo, parolai del cavolo,
femministi del cavolo…
Teologi del cavolo, esegeti del cavolo, dissidenti del cavolo, parolai del cavolo, femministi del cavolo, che sanno ben barcamenarsi tenendosi ben stretto quel potere, prima cartaceo per una laurea o diploma conquistati a suon di paraculismo, poi mediatico occupando qualsiasi emittente televisiva, anche e soprattutto cattolica, dove il conduttore tutto manierato sembra un eunuco al servizio dell’harem vaticano, sempre e in ogni caso alla ricerca di qualche patacca onorifica da mettere anche sul buco del culo.
Credo che nell’ambiente ecclesiastico siamo arrivati a una tale supponenza perfettamente idiota da oscurare perfino ogni ombra di virtù ridotta al minimo pudore, come due foglie di fico neppure in grado di coprire certe vergogne in simbiosi con l’esplodere di ormoni incontrollabili.
Libri e libri, conferenze e conferenze, incontri e incontri, mostre e mostre, il tutto in perfetta linea con quella sete insaziabile di protagonismo per cui non si ha neppure il tempo di andare al cesso, trattenendo pipì e cacca in pannoloni siglati “Ad maiorem Dei gloriam”.
Trottole, oppure topi di sacrestia, sempre in stato di emergenza, per emettere qualche ruggito di sapere o qualche rutto dopo un piatto di lenticchie con qualche buon cotechino di contorno.
Non immaginate neppure quanto il sottoscritto sia stanco, disgustato, incazzato nell’assistere a spettacoli da cabaret, dove ad atteggiarsi come menestrelli vedo comici magari convertiti o ringiovaniti da qualche effervescenza eroticamente mistica.
Ed ecco la parola, “mistica”, che sta tornando di moda, ma come? La senti dire o tirar fuori da qualche cilindro di un mago che la espone come una ri-scoperta di un mondo che fu, peccato che questi maghi abbiano le idee confuse, senza rendersi conto di fare una figura barbina. Certo, alla fine se la cavano, in un mondo in cui la Mistica, quella originale, è stata non solo sepolta, ma in modo del tutto criminale fatta a pezzi.
E questi mentecatti parlano indifferentemente di misticismo, di visioni divine, di stati d’animo paranormali, senza capire una mazza di quel mondo divino, che, essendo purissimo spirito, fa dell’intelletto il cuore della Mistica, che è per natura speculativa, ed è la caratteristica della Mistica medievale, l’unica da cui partire come criterio per parlare di nobiltà d’essere, da trascendere ogni tentativo di corruzione, ovvero di quel misto di male e di bene, impastato con arte diabolica, con l’intento di sostituire la genuina sorgente con qualcosa di spettacolarmente suadente.
Sembra che non ci sia più nulla da fare: è tale la cecità che, anche sotto molteplici vesti di buona fede, si cade nell’equivoco più paradossale e allucinante: basta che una donna riscoperta santa torni di moda, e ci si aggrappa al minimo appiglio di un certo vago misticismo che esige un binocolo per poterlo intravedere, con l’intento recondito di rendere ancor più dilettevole quella donna riscoperta santa, da tempo sparita nel nulla (forse perché era veramente santa!). Dilettevole, sì, perché in fondo, toccato il fondo, soprattutto nel caso di un certo mondo di femmine, resosi tabula rasa, con un po’ di tecnica patinata si ridà alle mummie più disfatte un volto apparentemente nuovo, ingannando gli allocchi che, delusi, magari sul punto di suicidarsi, riprendono a sognare, pensando a quella santità risorta da mettere in un alone di misticismo.
Ma vogliamo porci seriamente la domanda: che cos’è la Mistica? Da una zucca vuota esce solo qualche tentativo di proporre surrogati che a lungo andare renderanno ancor più lacerata una società già in via di estinzione.
E allora, torna domanda; tu, imbecille che parli con tanta faciloneria di misticismo andandolo a pescare ovunque, anche nei cessi, mi sai dire che cosa intendi per “mistica”?
19 ottobre 2024
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