Quelle matite intinte nel culo della satira!

matite
di don Giorgio De Capitani
Ho aspettato un po’ di tempo, prima di poter sfogare tutta la mia rabbia per quanto è successo, dopo l’attentato a Parigi contro la sede del settimanale satirico, Charlie Hebdo. 
È proprio vero: è nella tragedia che l’uomo tira fuori il peggio di se stesso.
Confesso che mi è venuta la tentazione di raccogliere le parole, i commenti, le interviste, le opinioni e i giudizi, i titoli ecc. ecc. Ma mi ha preso subito una tale nausea da rifiutare persino di aprire la tv e di leggere i giornali. Ed è quanto ho fatto. Tuttavia, ho dovuto assistere, contro-voglia, a qualche scampolo della stupidità mediatica.
Secondo il mio parere, nei giorni scorsi, ma la cosa continua, è stata scritta la più vergognosa pagina del giornalismo italiano, comprendendo anche e soprattutto quello televisivo. Non ho mai assistito a tanta idiozia da mettermi in crisi sulla mia vera identità, in un mondo in cui non si capisce più, se ancora sia rimasto un po’ di cervello.
Ogni giorno uscivano dai cimiteri cadaveri di opinionisti oramai sepolti, facce tirate a nuovo per l’occorrenza: sembrava una gara a ricomporre il peggio!
Certo, c’è stato lavoro, tanto lavoro per i precari delle notizie, che sono sempre lì pronti a pregare il padre eterno perché faccia succedere qualcosa di particolare e che poi lasci le cose in sospeso, il più a lungo possibile, perché altrimenti tutto finisce in pochi giorni. E loro tornerebbero ancora precari, in attesa di un’altra notizia “redditizia”.
Mentre, nei giorni scorsi, c’era la caccia ai terroristi, pensavo: per i nostri mass media, con tutto il loro entourage, sarebbe una tragedia, se arrivasse subito la fine della cuccagna. È stato per loro un duro colpo, quando la caccia si è conclusa con l’uccisione dei criminali.
Che dire poi delle lodi sperticate in favore della libertà di stampa? Vi confesso la mia cattiveria, ma, secondo il detto, chi pensa male indovina quasi sempre: ai mass media italiani non interessava affatto la tragica fine dei satirici francesi; erano troppi impegnati a osannare alla libertà di stampa, come la vera bandiera insanguinata.
 
Libertà di stampa! Ma non sapete che i più accaniti difensori del libero pensiero, in casa loro sono i più intransigenti difensori delle direttive del loro giornale, tanto da escludere la possibilità di collaborare a quanti non la pensano come loro?
In Italia non esiste la libertà di stampa: esiste la cecità di direttori, che sono tanto strabici quanto cafoni assolutisti, che però hanno un seguito, perché bisogna pur mangiare. Per un gruzzolo di denaro, ci si vende l’anima, la coscienza, e la libertà di pensiero.
Straordinaria poi la trovata di chiamarsi tutti “Io sono Charlie”! Qualcuno, forse in ritardo, ha capito la gravità dello slogan, e si è ribellato, senza tuttavia dirlo apertamente, per paura. Succede sempre così: si inneggia alla libertà, invitando tutti di inneggiare, ma se qualcuno non ci sta, allora lo si mette alla berlina, lo si schiaffeggia pubblicamente, lo si emargina dalla società. In nome della libertà di stampa si impone di restare nella massa di liberi pensatori, che, guarda caso, di colpo si vedono traditi da una ideologia, che vorrebbe imporre a tutti la stessa identità.
Che significa e che comporta lo slogan “Io sono Charlie”? Nessuno deve togliere la mia unica identità, che posso esprimere così: “Io sono me stesso, e non un altro!”. Io non voglio essere Charlie! 
Ma, si sa, con gli slogan si è sempre preteso, da che mondo è mondo, di fare le rivoluzioni. dimenticando che gli slogan si possono cambiare, e così si rimane vittime degli stessi slogan, prima fatti propri, sotto la spinta dell’enfasi rivoluzionaria.
Posso anche solidarizzare con le vittime di Charlie, ma non con il giornale tizio, caio e sempronio. Nei giorni scorsi si è detto di tutto, e lo si è detto in nome di pregiudizi, santificati con il sangue dei morti.
Partendo dalla satira atea che prende di mira l’immagine che uno si fa del proprio dio, non importa quale, si è arrivati alla stupidità “micromegana” di inventare la libertà laica, che non risparmia né i fanti né i santi. Ma qualcosa si perdona, ed è quella stupidità di sentirsi in diritto di coprire di merda ogni mio diritto a credere in qualcosa. 
Non sempre le penne si usano intingendole nell’inchiostro, o le matite intingendole nel cervello. Capita che qualcuno prenda gusto a intingerle nel proprio culo. In nome della libertà di stampa!

Non vi basta questa vignetta,

partorita da una mente malata?

vignetta-charlie-hebdo-199390[1]

 

8 Commenti

  1. Silvia ha detto:

    La libertà di stampa, il libero pensiero non esistono né in Italia né in Francia né altrove purtroppo.
    Esiste, come tu caro don Giorgio sottolinei, la volontà di chi ci manipola di imporre a tutti la stessa identità.
    Anch’io, caprona, ci sono cascata nello slogan “Je suis Charlie” subito dopo i fatti perché presa dall’emozione. Ho cambiato idea non appena il comico Dieudonné è stato arrestato sotto il pretesto di fare “apologia al terrorismo” con la sua frase “Je me sens Charlie Coulibaly”.
    Anche la sua è libertà di pensiero ! Non avrebbe dovuto generare un torrente di incomprensione e manipolazione in una repubblica che vuole difendere libertà, fraternità e uguaglianza… tu parles !!

  2. claudio lo zoppo ha detto:

    Don Giorgio vedo che non commenti piu’ nulla sul nostro amato presidente del consiglio amico intimo del signore di Arcore.
    Ultimamente hai preso un po di cantonate prima Monti poi Bersani poi Letta ma il massimo l’hai raggiunto sostenendo Renzi.
    Resetta tutto ripensaci, a volte nella vita si sbaglia so che e’ difficile ma si diventa grandi riconoscendo gli errori.
    AVANTI TUTTA CON RENZUSCONISMO.
    In futuro cioe’ a breve ci aspettano nuove elezioni con 1 partito MATTEOSILVIO 1 partito di sinistra e tutti gli altri, e’ ovvio che piu’ aspetta la societa’ dei 2 contapalle piu’ il consenso cala quindi presto ai seggi

  3. LANFRANCO CONSONNI ha detto:

    Questa volta non posso cedere alla mia pigrizia nello scrivere.
    Solo per dire che sottoscrivo parola per parola quanto scritto dal Don e condivido i commenti di Tonino, Ada e Gianni.

  4. Giuseppe ha detto:

    Per completezza dovrei ripetere quello che ho già scritto sull’argomento nei giorni scorsi. Mi limito semplicemente a riaffermare tutta la mia stima per don Giorgio (con cui a volte sono in disaccordo) e a sottoscrivere per filo e per segno il suo post odierno, specialmente per quanto riguarda la categoria dei giornalisti che secondo antico costume si è comportata in maniera vergognosa. Aggiungo che in certe occasioni le espressioni crude e le parole pesanti usate da don Giorgio sono quanto mai necessarie ed appropriate, considerata la volgarità gratuita della cosiddetta stampa satirica.

  5. GIANNI ha detto:

    Secondo un noto detto, talora colpisce più la penna (o matita) della spada.
    Credo sia proprio vero, visto anche tutto quello che è successo.
    Non posso quindi che riconfermare quanto detto in precedenti interventi: si ponga un limite all’insulto verso gli altri, si tratti di vignette anticristiane o antiislamiche, o di imbrattare immagini religiose di vario tipo, come già ricordato in altri commenti.
    Ne guadagna il rispetto degli altri, ed anche quella prudenza, che non fa mai male per cercare di calmierare gli animi più bollenti.

  6. ada d'amico ha detto:

    Condivido in pieno. Io non sono Charlie, sono Ada D’Amico, agnostica. Ma se mi capita di andare in Chiesa per un matrimonio, un funerale o altro, sono la più rispettosa delle persone presenti.

  7. Tonino ha detto:

    Per colpa di questo “stupido” giornale e le sue più stupide vignette, quante chiese bruciate e uomini ammazzati? Basta questa carneficina, mandiamo subito charlie hebdo in fallimento.

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