Come potrebbe un sindaco essere un imbecille, e magari un criminale?

Come potrebbe un sindaco

essere un imbecille, e magari un criminale?

di don Giorgio De Capitani
Chiarisco subito. Quando metto sotto accusa un sindaco, ciò che critico è il ruolo del sindaco, e non la persona in quanto tale del sindaco.
Ma succede che in Italia i giudici sono così imbecilli da non voler o non poter distinguere il ruolo dalla persona in quanto tale.
Forse dire imbecille è andare oltre il politicamente corretto, dal momento che ai giudici torna comodo offendersi e perciò condannare chi non “dovrebbe” mai permettersi di distinguere il giudice nella sua persona dal giudice nel suo ruolo.
Anche se cerco sempre di chiarire, dubito che ciò sia facile, dal momento che tra la persona e il suo ruolo c’è una tale saldatura da essere, almeno finora, impossibile anche solo pensare che la persona è persona, e che il suo ruolo è un’altra cosa.
E d’altronde, come si può parlare di imbecillità, quando la legge stessa impone un tale legame tra la persona e il suo ruolo da infliggere condanne anche pesanti, quando ad esempio si dovesse criticare il ruolo, senza alcuna intenzione di intaccare la persona in quanto tale?
So benissimo che non è ancora chiaro, e che quindi potrei rischiare un’altra querela, se dovessi dire che ci sono sindaci, facendo nome e cognome, che svolgono da imbecille il loro ruolo di sindaco.
Dire imbecille naturalmente sarebbe il minimo, perché l’imbecillità oramai è diventata così comune da occupare anche gli ambienti di un Comune, dove il bene comune si è dissolto nella nebbia.
E se violentare il bene comune riducendolo a qualcosa di così banale, o di così dispersivo, o di così frammentario, addirittura mettendolo sotto i piedi, sarebbe un crimine o un delitto (la parola “delitto” deriva dal latino “delinquo”, mancare, venir meno, e si riferisce a chi abbandona scientemente, con un suo atto, la norma canonizzata dalla legge morale, religiosa e/o civile), allora si dovrebbe parlare di criminalità anche nei riguardi di un sindaco che dovesse trascurare il bene comune del proprio paese.
Ma usare certe parole può sembrare offensivo, e nello stesso tempo certe parole possono essere vuote: è la sostanza che conta, e la sostanza è che un paese è nelle mani di sindaci in balìa di un vuoto assoluto nel loro ruolo di sindaci, e che non fanno altro che danneggiare il bene comune, per il quale ogni sindaco o amministratore dovrebbe dedicarsi anima e corpo.
Il sindaco è per sua natura, come sindaco, uno che pensa ed agisce solo per il bene comune del proprio paese.
Ma vorrei essere ottimista e credere che buona parte dei sindaci e delle amministrazioni locali agiscano per il bene comune, magari non al massimo, ma non voglio pensare che agiscano in mala fede contro lo sviluppo del loro paese.
È vero che, non agendo per il meglio del proprio paese, sarebbe già una manchevolezza, tuttavia, tenendo conto della loro non cattiva intenzione, ci sono sindaci che non farebbero mai del male al loro paese, sempre in vista del bene comune.
Purtroppo – sarà forse una rarità, me lo auguro – ci sono sindaci che giocano con il bene comune, forse perché colpevolmente non hanno alcuna idea di ciò che è il vero bene comune, o forse perché a loro importa solo ciò che essi pensano del bene comune: come qualcosa di così banale, di così ridicolo da convincersi che fare il sindaco sia come fare il burattino, alla faccia del bene comune.
Sì, ci sono sindaci burattini, talmente ridicoli che neppure arrossiscono di fronte a figuracce e neppure quando cadono così in basso da impantanarsi nel letamaio.
Ci sono sindaci – magari rari, ma ci sono: basterebbe uno solo perché io stia male! – che sono una tale caricatura della loro maschera da mettere in ridicolo il loro ruolo, che esigerebbe invece un grande rispetto, da onorare nel migliore dei modi, e inoltre screditano il ruolo in sé di ogni sindaco che si sente perciò offeso.
Questi sindaci, speriamo pochi, danneggiano soprattutto il bene comune del loro paese, che così rischia di rotolare verso una tale involuzione da richiedere poi anni e anni di buon governo.
Il problema è duplice. Anzitutto, questi rari sindaci sono casi patologici, direi quasi irrecuperabili: ci troviamo di fronte a una dissociazione mentale e comportamentale, per cui l’interno è separato dall’esterno, e all’esterno tutto si confonde, vita privata e vita pubblica, perché si è allergici verso quella chiarezza che impone tagli, esige scelte, rinunce a tutto ciò che riguarda la vita personale.
E questi sindaci, patologicamente dissociati, dimenticano che la gente comune vede sempre il ruolo del sindaco, e non sopporta che il sindaco metta in mostra la sua vita privata. E pensa: “il nostro sindaco è sempre davanti a un buon piatto e a una caraffa di birra, è sempre in giro, fa le vacanze in posti che non tutti possono permetterselo, ha questo e ha quello…”.
Tuttavia nessuno vorrebbe che il sindaco vivesse da mistico, rinunciando a tutto, ma perché deve porre pubblicamente foto sulla sua pagina facebook di ciò che fa privatamente?
Per la gente, qualsiasi cosa faccia, il sindaco è sempre il sindaco. Lo vede sempre nel suo ruolo di sindaco.
E voi pensate che, magari dopo mille critiche, questi sindaci la capiscano? No! Sono come muri di gomma. Anzi, più li criticate, più essi godono nel fare peggio. Qualche problema mentale ce l’hanno. Sono casi patologici irrecuperabili.
Sindaci boriosi, che sfidano ogni buon senso. Hanno un ego sempre idolatrato al massimo, tanto da postare foto con il loro primo piano da tira schiaffi.
Sì, più vengono calpestati, più il loro ego si gonfia, gongolando in quel sentirsi importanti, proprio perché sono criticati.
Il problema è anche un altro, ed è l’indifferenza, che sa anche di consenso, dei cittadini, i quali non reagiscono di fronte alla imbecillità del loro sindaco, neppure quando all’imbecillità si aggiunga la criminalità.
Perché i cittadini si comportano così? Ogni paese ha le sue responsabilità che risalgono a un passato più o meno recente: un passato di vuoto educativo, tanto più se politica e fede religiosa sembrano essersi accoppiate in perfetta simbiosi.
Anche qui, oltre ad una deplorevole condanna, non si vede tuttora uno spiraglio di luce e di speranza.
Ma, in conclusione non posso non chiedermi: come mai questi sindaci imbecilli e criminali sono sostenuti da collaboratori che neppure muovono un dito per far rinsavire il loro sindaco? Anzi. Fanno di tutto per assecondarlo.
Il sindaco è sì imbecille, ma non a tal punto da circondarsi da spiriti liberi, da gente con la testa sulle spalle. Lui si sceglie i propri collaboratori, e lui poi li annulla.
Non dimentichiamo che i sindaci patologicamente autoritari sono permalosissimi: basta poco, anche solo l’agitarsi di una foglia perché si scateni in loro quell’ira sempre pronta a far tacere anche solo una perplessità nel loro gruppo/gregge.
Solo lui pensa, solo lui fa, solo lui governa il paese. Gli altri, ai suoi piedi, ciechi e ottusi, con il loro sì incondizionato ad ogni follia del loro capo supremo: un piccolo zar, certo piccolo piccolo quanto però basta a distruggere il bene comune di un paese.
Non datemi retta, ma poi non piangete se cadrete nel burrone. Sarà troppo tardi.

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