Addio a Marco Pannella, l’Italia si inchina

pannella
di don Giorgio De Capitani
Nessuno dovrebbe negare che Marco Pannella sia stato un grande personaggio “politico” sui generis e che abbia lottato strenuamente per i diritti civili, in diversi campi, sempre in prima fila.
A queste rare personalità riconosco un sincero pathos e una forte determinazione, al di là della normalità e al di fuori di ogni omologazione.
Oggi, purtroppo, non vediamo che inconsistenti politicanti da cabaret, meccanici burattini da circo equestre, prefabbricati populisti da quattro soldi.
Credo che perderemo sempre più figure tipiche come Marco Pannella e avremo sempre più fantocci come Grillo e Salvini.
Sia ben chiaro: anche Marco Pannella ha fatto le sue cazzate, non lo metterei con troppa faciloneria, soprattutto sull’onda delle emozioni di questi giorni, tra gli “illuminati” a tutti i costi.
L’ho amato e l’ho disprezzato. L’ho stimato e l’ho contestato. Forse per le sue inevitabili contraddizioni, e anche per certe mie riserve mentali o pregiudizi di fondo.
Ma una cosa mi ha insegnato Pannella: a lottare per ciò in cui si crede, al di là di ottuse formalità, rischiando anche la propria vita, facendosi anche deridere, ma ribellandosi alla moda del classico rivoluzionario pantofolaio.
Un personaggio, senz’altro, discutibile, da amare e da rifiutare: questo è il fascino paradossale di chi si mette sempre in prima linea.
Ma credo che, come solitamente mi capita, se in vita potevano suscitarmi dubbi e incertezze, dopo la morte personaggi come Marco Pannella avranno ancora tanto da dirmi, più in bene che in male.
Una cosa è certa. Marco Pannella non è stato un fantoccio: i fantocci prima o poi si bruciano e vanno in fumo. Pannella d’ora in poi dirà qualcosa di più vivo a noi italiani. 
***

Alcune note biografiche

(da l’articolo “Addio a Marco Pannella, l’Italia si inchina”, apparso su l’Unità del 20 maggio 2016)
Nato a Teramo nel 1930 e laureatosi in giurisprudenza a soli venti anni, è poi diventato un giornalista professionista.
Nel 1955, insieme a Eugenio Scalfari, Mauro Pannunzio, Ernesto Rossi e Leo Valiani fonda il Partito radicale: “Noi siamo diventati radicali perché ritenevamo di avere delle insuperabili solitudini e diversità rispetto alla gente, e quindi una sete alternativa profonda, più dura, più “radicale” di altri… Noi non “facciamo i politici”, i deputati, i leader… lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. E questa è la differenza che prima o poi, speriamo non troppo tardi, si dovrà comprendere”. Il partito si presenta alle elezioni del 1958 insieme ai repubblicani, ottenendo 1,37% dei voti e 6 seggi alla Camera.
Dopo una breve esperienza come corrispondente da Parigi per “Il Giorno” torna in Italia e nel 1963 assume la segreteria del Partito radicale. Nel 1965 si fa promotore della campagna a favore del divorzio, costituendo la Lega italiana divorzio, che vede trionfare i sì al referendum, nonostante la battaglia contraria della Democrazia Cristiana.
 L’anno dopo viene arrestato a Sofia, dove si era recato per protestare contro l’invasione della Cecoslovacchia. In quella occasione metterà in atto anche il primo grande digiuno di tipo gandhiano, condotto assieme a numerosi altri militanti nonviolenti, che caratterizzerà tutta la sua vita politica.
Nel 1976 viene eletto per la prima volta alla Camera (sarà rieletto nel ’79, nell’83 e nell’87). Sono anni difficili per il nostro paese, dilaniati dal terrorismo e dalle lotte studentesche: il Partito radicale e Pannella sono in prima linea per la giustizia e la liberalizzazione delle droghe leggere, ma anche per le lotte transnazionali contro la fame nel mondo, poi i casi dell’uccisione di Giorgiana Masi, proprio ad un sit-in radicale, e il rapimento Moro (per cui Pannella sposa una linea garantista).
Il 17 Maggio del 1981, il 67,9% degli italiani vota per il “No” al referendum abrogativo della legge sull’aborto, un’altra grande campagna sostenuta dai radicali.
Nel 1992 Pannella si presenta alle elezioni politiche con la “Lista Pannella“: ottiene l’1,2% dei voti e 7 deputati. A settembre dello stesso anno, appoggia la manovra economica del governo di Giuliano Amato. Alle elezioni politiche del 1994 si schiera con il Polo di Berlusconi. Nel ’99 viene rieletto parlamentare europeo, con la Lista Bonino.
Negli anni Duemila porta avanti le sue storiche battaglie per la libertà di ricerca scientifica,  per la libertà di cura e i diritti dei malati ma anche contro la pena di morte. Ma la sua battaglia più grande è quella per le condizioni delle carceri italiane, per cui Pannella ha messo in atto, nel 2011, lo sciopero della fame più lungo; Pannella, allora 81enne, digiunò quasi completamente, ingerendo solo liquidi, per circa tre mesi.
Attivissimo fino all’ultimo, il leader radicale ha lottato per anni contro due tumori. Una battaglia che non poteva vincere.

5 Commenti

  1. Alberto ha detto:

    Ci si inchina solo di fronte a dio

  2. Giuseppe ha detto:

    Si può dire di tutto e il contrario di tutto di Giacinto Pannella, detto Marco. E probabilmente ci sarebbero della verità in ognuna delle affermazioni che lo riguardano. Pannella era un essere umano che è riuscito a diventare un simbolo già in vita, l’identificazione delle battaglie dei diritti civili ad ogni costo, magari condotte in maniera discutibile, ma sempre sincere. In compagnia di Emma Bonino ha rappresentato un valido esempio per chi si sentiva incompreso ed emarginato. Potevano anche risultare antipatici, destare scalpore e senso di fastidio per alcune prese di posizione anticonformiste ed eccessivamente spregiudicate, commettendo anche errori di valutazione, ma non si può mettere in dubbio la loro buona fede, l’innocenza quasi, con cui hanno portato avanti tante rivendicazioni sociali, quasi tutte sacrosante. Certo non rappresentava l’eroe mitico per eccellenza che l’iconografia dell’immaginazione collettiva identifica con i cavalieri senza macchia e senza paura del passato o con i supereroi dei tempi moderni, ma pur nelle sue innumerevoli contraddizioni ha rappresentato comunque un punto di riferimento importante per la nostra giovane ed imperfetta democrazia.

  3. GIANNI ha detto:

    Senza Pannella la storia italiana sarebbe stata, probabilmente, diversa.
    Non solo perchè insieme ad alcuni compagni di strada, portò alla scissione delle correnti centriste e di sinistra da quel partito liberale, a metà degli anni cinquanta, che era stato sino ad allora sostanzialmente un partito conservatore, ma anche per la ferma convinzione sulle proprie posizioni, e per l’inaugurazione di un nuovo modo di fare politica, tramite strumenti di democrazia diretta, in primis quelli referendari.
    Non ho condiviso alcune delle sue idee, ne ho condivise altre, sopratutto a favore del garantismo e di quello stato di diritto che, a mio parere, non sempre sono presenti, tuttora, in Italia.
    Come non ricordare, in tal senso, il caso Tortora?

  4. Luigi ha detto:

    Nella lettera che Pannella ha inviato a papa Francesco c’è un P.S. “Ho preso in mano la croce che portava mons. Romero, e non riesco a staccarmene”. Prendere in mano la croce è avere il coraggio di vivere la Passione. Romero aveva preso quella del popolo salvadoregno. Pannella quella degli esclusi dai diritti civili. Questa mattina ho letto come pregava una “mistica delle strade” (così chiamata da don Angelo Casati), Madeleine Delbrel.
    Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione
    prenderei proprio quel catino di colmo di acqua sporca.
    Girare il mondo con quel recipiente
    e ad ogni piede cingermi di quell’asciugatoio
    e curvarmi giù in basso,
    non alzando mai la testa oltre il profilo delle ginocchia
    per non distinguere i nemici dagli amici
    e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato,
    del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più,
    di quel compagno per cui non prego mai,
    in silenzio,
    finché tutti abbiano capito nel mio
    il tuo Amore.

  5. don ha detto:

    era indubbiamente un personaggio dalle mille contraddizioni, ma forse, proprio per questo libero: se, com’è ovvio, io sono distante anni luce dalla maggior parte delle sue battaglie ideologiche, non posso non inchinarmi di fronte alla sua libertà convinta e coerente

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