Aumenta il numero delle donne che giocano d’azzardo con videopoker o slot machine
da AVVENIRE
18 ottobre 2023
Inchiesta.
Azzardo, milioni i soggetti a rischio.
«I calciatori? La punta dell’iceberg»
Fulvio Fulvi
Ci sono i “problematici” e i “patologici”, oltre a chi scommette saltuariamente per tentare la fortuna: l’universo dei “giocatori” raccontato dagli esperti del Cnca
Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, tre calcatori di serie A e della nazionale implicati in un caso di scommesse su siti illegali. L’inchiesta è partita dalla Procura di Torino e rischia ora di allargarsi anche ad altri protagonisti del massimo campionato dopo le ammissioni di responsabilità dei tre giovani atleti che avrebbero puntato anche su partite di calcio. Tutti e tre hanno anche ammesso di avere dei forti debiti di gioco e di essere in balia di organizzazioni criminali. mentre si attendono le decisioni della magistratura, la Figc (Federazione italiana gioco calcio) ha aperto una propria indagine.
Ma in Italia i soggetti “dipendenti” dal gioco d’azzardo e coloro che hanno manifestato anche solo una perdita del proprio controllo al tavolo verde, in un casinò online o davanti a una slot machine, risultano un milione e duecentomila. Si tratta di soggetti patologici e di quelli “problematici”. Ma la stima non tiene conto di un mondo sommerso e complesso impossibile da sondare in tutti i suoi flussi, anche in mancanza di adeguati controlli e di una legislazione nazionale in materia. E secondo l’Istituto superiore di sanità sono stati almeno 18 milioni gli italiani che nel 2017 (cioè prima della pandemia) hanno “tentato la fortuna” anche solo con un “gratta e vinci”. Dati di superficie, ovviamente, quelli sulla ludopatia e la propensione all’azzardo degli abitanti della Penisola. «Ma di sicuro in allarmante crescita» precisa Emiliano Contini, referente per il gioco d’azzardo del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, che riunisce 260 organizzazioni del Terzo Settore, volontariato ed enti religiosi impegnati nell’ambito dell’emarginazione e del disagio sociale.
LE MACCHINETTE MANGIASOLDI, IL LAVAGGIO DI DENARO SPORCO E LE RESPONSABILITA’ DELLO STATO
Di certo si sa che sono oltre 260mila le amusement with prizes (Awp), macchinette elettroniche di “intrattenimento” installate in sale da gioco, bar, tabaccherie, edicole autorizzate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e circa 56mila le più sofisticate videolottery (VLT) che mangiano soldi ed erogano le vincite solo con ticket da riscuotere presso il gestore. «E sappiamo anche che nel 2022 il denaro giocato dagli italiani ammontava a 136 miliardi di euro, cioè 26 miliardi in più rispetto all’anno precedente» precisa Contini. Si parla sempre delle cifre che vengono a galla, quelle “legali” che non appartengono, cioè, al variegato mondo del gioco clandestino. «I soggetti più a rischio ludopatia rimangono comunque i “fragili”, soprattutto le donne, in costante aumento, gli anziani e gli adolescenti, il cui numero è cresciuto con il lockdown che li ha costretti a casa, determinando in molti di loro una dipendenza».
«Ma l’Italia si scopre ora – sottolinea il responsabile del Cnca – funestata dall’azzardo a causa del comportamento di alcuni giovani e ricchi calciatori, senza considerare però gli individui e le famiglie minati dal disturbo da gioco, senza considerare i suicidi, i posti di lavoro persi, l’impoverimento sociale ed economico dei restanti comparti dell’economia territoriale, le molteplici denunce e i ripetuti sequestri in luoghi di gioco che diventano lavatrici di soldi derivanti dalla malavita, senza considerare la deleteria cultura del soldo facile». Perché non esiste affatto il “gioco sicuro”, nè per chi scommette nè per lo Stato che deve sopportare costi sociali notevoli per prevenire il fenomeno e curare le vittime. «Esiste una grave responsabilità da parte dello Stato: basti pensare alla decisione del governo Meloni che, appena costituito, nel 2022, decise di decurtare di 4 milioni di euro il fondo nazionale di 50 milioni per la prevenzione dei rischi dell’azzardo – aggiunge Contini –, e poi c’è il mancato rispetto del divieto della pubblicità spesso “bypassato” con informazioni “camuffate da notizie” su giornali e televisioni».
LE PROPOSTE DEL COORDINAMENTO DELLE COMUNITA’ D’ACCOGLIENZA
I cittadini vanno dunque tutelati. Come? «Chiediamo al legislatore di intervenire con diversi interventi, innanzitutto approvando una legge quadro del settore che regolamenti e riduca un fenomeno lasciato crescere in modo abnorme senza la necessaria cornice di regole e limiti – afferma l’esponente del Coordinamento delle comunità d’accoglienza – ma anche con l’attuazione dei piani regionali di contrasto ai rischi, che alcuni enti territoriali ancora non hanno adottato, e rendendo tracciabile l’accesso al gioco attraverso l’utilizzo della tessera sanitaria (come già avviene per l’acquisto delle sigarette dai distributori, ndr), il collegamento dei conti gioco con i dati Isee e la fissazione di un tetto di denaro da poter investire in azzardo, che sia proporzionale alle proprie entrate». Servono inoltre presidi stabili di controllo e sostegno a chi cade nella “trappola” dell’azzardo. Sono migliaia le persone andate in rovina per i debiti di gioco. «È un campo di guerra dal quale noi del Cnca raccogliamo ogni giorno decine di feriti – osserva Contini –, disperati che si rivolgono ai nostri sportelli – ricorda Contini – per chiedere aiuto. L’altro giorno è venuto da noi un dipendente pubblico che ha uno stipendio di 1.900 euro al mese ma ne deve pagare ai creditori 2.100… Per lui è diventato impossibile non solo ripianare i debiti ma anche sopravvivere».
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giovedì 19 ottobre 2023
«Ludopatia e droga vizi non malattie».
Spesso non c’è uscita
Andrea Lavazza
Caro Avvenire,
per rispetto verso tutti i veri ammalati, di Alzheimer, oncologici, cardiaci, dializzati…, smettiamo di chiamare “malati” i ludopatici, quando sono solo dei viziati come i tossicodipendenti. Chi ha la fortuna di giocare a calcio come professionista ha il dovere, anche per i lauti stipendi, di non infangarlo violandone le regole.
Enzo Bernasconi Varese
Gentile Enzo (se posso permettermi), tutti noi appassionati di calcio siamo sdegnati e addolorati per quanto sta emergendo. Un approccio garantista suggerisce però cautela prima di emettere condanne affrettate (una ufficiale per Fagioli è appena arrivata). Di certo, possiamo discutere della ludopatia. L’alternativa tra malattia e vizio riguarda l’origine di alcuni comportamenti che hanno rilievo morale. Partiamo dalle sostanze psicotrope (volgarmente: le droghe). L’idea recente, basata sulle conoscenze che abbiamo del cervello, è che certe molecole “sequestrino” specifici meccanismi del sistema nervoso e, pertanto, riducano la libertà del soggetto quando si manifesta il desiderio di assumere la sostanza e di provare gli effetti associati all’uso di essa. Così la dipendenza diventa una patologia da curare, perché non basterebbe la forza di volontà del soggetto per smettere ed evitare scelte cattive. Altri studiosi hanno tuttavia evidenziato come la domanda di droga sia piuttosto sensibile alle oscillazioni del prezzo. Il consumatore acquista di più quando il costo è basso e compra meno dosi quando il prezzo sale, ovvero ha il controllo razionale della sua condotta. Nell’azzardo non ci sono azioni dirette sul corpo, ma i processi implicati sarebbero simili. Il sistema della ricompensa, legato alla dopamina, è facilmente catturato dalle dinamiche del gioco, che diventano quindi fonte di “piacere” in sé, al di là di vincite o perdite. Qualche persona sembra fisiologicamente o caratterialmente più esposta a questo rischio. Non a caso le dipendenze sono spesso multiple: alcol, scommesse, fumo… Come per ogni disturbo ci sono criteri diagnostici, e non è detto che i calciatori sotto indagine siano “malati”. Forse hanno semplicemente agito male e potevano evitarlo, anche per non macchiare lo sport che li ha resi ricchi e famosi e tradire i tifosi. E sono, come dice lei, soltanto viziosi, che indulgono a svaghi facili e dannosi (per sé e per gli altri) senza esercitare un doveroso autocontrollo. Probabilmente, all’inizio hanno ceduto alla seduzione del proibito o dell’eccitante, ma poi non riescono a uscirne. E tutto il sistema di chi guadagna con la vendita di droga e gioco costruisce una grande rete per tenerli intrappolati. Per i tanti individui fragili serve comunque un grande lavoro di prevenzione, compresa la loro volontà di non cedere alle sirene dell’autodistruzione. E non dimentichiamo che il biasimo sociale è un freno alla tentazione dell’abuso. Basta non diventi uno stigma impietoso. Le regole che abbiamo sono però incoerenti: qualcosa è proibito, qualcosa è legale, qualcosa è solo tassato. Dovremmo migliorarle sulla base della migliore scienza disponibile. E di quanta libertà di scelta vogliamo lasciare anche all’individuo che non sa contenersi. Un’impresa per nulla facile, che interpella tutti.
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