da Repubblica
19 DICEMBRE 2024
Tony Effe, Silvia Costa:
“Le donne che lo difendono canterebbero
i suoi testi?”
di Giuseppe Scarpa
Intervista all’ex europarlamentare del Pd che con una lettera al sindaco di Roma ha spinto il Campidoglio a ritirare l’invito al trapper romano
Silvia Costa, ex europarlamentare del Pd, è al centro della polemica che ha travolto il concertone di Capodanno a Roma. La sua lettera aperta al sindaco Gualtieri ha spinto il Campidoglio a revocare l’invito al trapper Tony Effe, accusato di proporre testi violenti e sessisti. Una decisione che ha diviso il mondo della musica ma Costa non si tira indietro: «Vorrei sentire queste cantanti interpretare i suoi testi. Se li ritengono così innocui, che li cantino».
Tre cantanti famose in difesa di Tony Effe. Cosa ne pensa?
«Sarebbe interessante capire se questa loro presa di posizione è motivata da un legame con la stessa etichetta discografica oppure da una reale condivisione dei contenuti. Battute a parte, vorrei chiedere a Giorgia, che stimo moltissimo come artista: sarebbe disposta a cantare i brani di Tony Effe? Se ritiene che quelle parole non siano offensive verso le donne, che non legittimino comportamenti pericolosi tra i giovani, allora lo faccia».
Non trova che sia una forma di censura?
«No, qui non si tratta di censura. Parliamo di testi violenti, in cui si esaltano armi, droga e un’idea degradante della donna. Testi che, soprattutto tra i più giovani e fragili, possono avere un’influenza devastante. Invito chi critica questa decisione a confrontarsi con i centri antiviolenza: chiedete a loro se è una questione di libertà artistica o di responsabilità sociale».
C’è chi parla di un eccesso di moralismo.
«Guardi, non appartengo alla cultura woke né al politicamente corretto. Ma penso che sia arrivato il momento di riflettere sugli eccessi di certi contenuti. Sono felice che questa vicenda abbia aperto un dibattito: è importante parlarne, confrontarsi. I testi di alcune canzoni vanno oltre il limite accettabile. Chiediamoci quale messaggio stiamo trasmettendo».
Tony Effe parteciperà al Festival di Sanremo.
«Il problema resta, e riguarda anche il servizio pubblico. Il Codacons ha già diffidato la Rai dall’ospitare artisti con testi dai contenuti violenti e sessisti. Spero che il Cda della Rai rifletta su questo. Il servizio pubblico deve fare bene il proprio mestiere, deve essere un esempio e non un veicolo di messaggi sbagliati».
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da Repubblica
Luxuria su Tony Effe:
“Tana libera tutti? Non ci si arrabbi più
per commenti omofobi allora”
di Marina de Ghantuz Cubbe
L’attivista dice la sua sul caos che ha coinvolto il concerto di Capodanno e il trapper romano
20 DICEMBRE 2024
La conduttrice e attivista Vladimir Luxuria irrompe nel dibattito che ormai non riguarda più solo Tony Effe, ma anche i tanti artisti che hanno difeso il trapper e parlato di censura nei suoi confronti.
In un post sui social lei ha posto un quesito: “Difendiamo le donne o le case discografiche?”
«Famo a capisse, come si dice a Roma. Decidiamo: bisogna condannare il linguaggio sessista o no? Se sì, allora non bisogna distinguere chi fa questo tipo di violenza verbale. Può essere uno sui social, per strada e anche un cantante. Se un cantante scrive consapevolmente “apri le cosce e stai zitta”, “ti sputo in faccia”, “dici che sono violento ma godi quando ti meno” e ancora “ti metto le caramelle nel drink” facendo riferimento alla droga dello stupro, che facciamo? Se è un trapper va bene, mentre se è uno che lo scrive sui social lo condanniamo? Dipende da quante copie vende? O il principio deve essere uguale per tutti?»
Però c’è stata un’alzata di scudi in difesa del cantante. Come se lo spiega?
«Mi ha dato molto da pensare. Parlare di censura nei confronti di Tony Effe… (ride), è diventato ricco, non mi pare sia stato censurato nella sua carriera. Ma questa levata di scudi del mondo artistico, soprattutto da parte delle donne, mi fa capire che gli interessi delle case discografiche sono superiori al rispetto delle donne. Mi viene il dubbio che siano stati raggiunti da una telefonata delle case discografiche. Della serie: “Non dimentichiamo che c’è Sanremo alle porte, difendete Tony Effe”. E quindi sull’attenti e si ubbidisce alla voce del padrone».
Cosa vuole dire agli artisti che hanno difeso Tony Effe?
«Che se decidiamo per il “tana liberi tutti”, per cui usare certe espressioni non fa male, allora Emma non si deve più arrabbiare se qualcuno fa degli apprezzamenti sul suo fisico, io non mi devo più arrabbiare se mi scrivono un post omofobo. Ma è mai possibile che le stesse persone che difendono l’educazione affettiva nelle scuole, difendano anche questo linguaggio? Ma fate pace col cervello».
In tutto ciò, il Comune di Roma prima lo ha scelto, poi scaricato.
«Immagino che chi organizza un grande evento conosca il curriculum degli ospiti che intende invitare e i testi delle canzoni. Avrebbe dovuto chiedersi: “Ma un Capodanno con un cantante che dice ti sputo in faccia, ti meno, e magari invita il pubblico del Circo Massimo a cantare con lui, è un buon modo per salutare l’anno? Il passo indietro è stato tardivo ma doveroso. Non si tratta di un concerto privato, ma pubblico, con il simbolo del Comune di Roma e finanziato con soldi pubblici».
Molti cantanti intervenuti hanno detto che l’arte deve essere libera. A questo come risponde?
«L’arte deve essere libera di offendere? Di usare un linguaggio sessista e omofobo? Una canzone che prende in giro i disabili è arte? Allora anche Faccetta Nera dovrebbe essere arte perché è una canzone. Ma dai».
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www.huffingtonpost.it
Tony Effe. Non è musica popolare
ma volgare rigurgito misogino
di Francesca Izzo
Parlare di censura non ha senso: chi vuole ascoltarlo lo ascolti. Ma leggete il suo florilegio poetico e dite se è adatto a un concerto gratuito, cioè pagato da tutti, organizzato dal comune e quindi con il marchio dell’istituzione
20 Dicembre 2024
“Prendi la tua troia
Le serve una museruola
Metti un guinzaglio alla tua ragazza
Ci vede e si comporta come una troia”.
“La tua tipa tra i miei seguaci
Mi vede e dopo apre le gambe
La scopo e poi si mette a piangere”.
“Bitch ogni giorno non mi lasciano libero
Le ordino da casa come su Deliveroo”.
“Lei la comando con un joystick
Non mi piace quando parla troppo
Le tappo la bocca e me la fotto”.
“Bionda, mi piace quando è italiana.
Mora, se è sudamericana.
Rossa, bella e maleducata.
Basta che a letto fa la brava”.
“Prendo una bitch, diventa principessa
Le ho messo un culo nuovo, le ho comprato una sesta
Arriva Tony, inizia il party
Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte
Con una sola botta faccio due gemelli
Copro la mia puttana di gioielli
Ma non sei la mia tipa, quindi niente anelli”.
“Sono Tony, non ti guardo nemmeno
A novanta così neanche ti vedo
Mi dici che sono un tipo violento
Però vieni solo quando ti meno”.
(Tony Effe)
Eh, no. Il coro di proclami contro la censura, contro il bavaglio alla libertà di espressione, contro l’incomprensione della provocatoria creatività artistica e della cultura giovanile tutto sulla pelle delle donne non riesco proprio a mandarlo giù. Si fosse trattato di omofobia o apologia di fascismo non staremmo a parlarne. Invece il putiferio si è scatenato perché un trapper, autore del florilegio poetico sopra riportato, è stato prima invitato a partecipare al Concertone di Capodanno, e poi si è visto cancellato l’invito dal sindaco Roberto Gualtieri. Da qui accuse, pressioni sino al ritiro degli altri cantanti invitati e all’annuncio di un altro concerto da tenersi nella stessa data.
Brutta storia ma istruttiva che vale la pena di leggere per intiero.
Dunque, il comune di Roma, come ogni anno, organizza questo tradizionale appuntamento che attira decine e decine se non centinaia di migliaia di giovani. I responsabili pensano bene – per compiacere i cosiddetti gusti del pubblico giovanile? per apparire disinibiti avanguardisti? per rispettare complesse trattative con le case discografiche e le loro filiere di cantanti? non so – pensano bene di offrire un palco prestigioso e “istituzionale” anche a un trapper già noto alle cronache per il violento sessismo, per il disprezzo e la feroce umiliazione delle donne. A chi sorvola sul fatto conviene ricordare che il concerto è offerto da una istituzione pubblica, è gratuito quindi pagato dall’intera cittadinanza. Succede così che all’annuncio del programma, c’è la rivolta delle consigliere comunali che presto si allarga coinvolgendo un più largo mondo femminile romano. Non è tollerabile che il Comune di Roma, dichiaratamente contro ogni forma di violenza sulle donne, si presti a “sdoganare”, a legittimare con il proprio marchio istituzionale le pesanti performance sessiste di T. Effe, finora circolanti in circuiti underground. Da qui l’imbarazzata retromarcia del sindaco che non può ignorare la protesta, la levata di scudi delle donne e deve farsene interprete. Il ritiro dell’invito è frutto di una tardiva e colpevole presa d’atto che il palco istituzionale offerto al trapper equivale a un’offesa grave alle donne.
Chi parla dunque di censura sta rivolgendo questa accusa alle donne che stanno difendendo il proprio sesso dal tentativo di trasformare un volgare rigurgito misogino in arte nazionalpopolare. Chi l’apprezza può continuare tranquillamente ad ascoltare a divertirsi a ballare al suo ritmo, nessuno sta mettendo il bavaglio alla “creatività artistica” di T. Effe, basta andare, pagando, ai suoi concerti. Appunto quello che è stato annunciato che accadrà a Roma il 31 dicembre ma con una piccola novità: il ricavato sarà devoluto a non precisate associazioni di donne. Vale a dire che il rapper è pronto a pagarle le donne per poterle liberamente insultare e violentare nelle sue “canzoni”. Non vi ricorda qualcosa questo accordo? Sono curiosa di sapere quali saranno le associazioni disposte ad accettarlo.
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