Il Pd e le donne

Il Pd e le donne

di don Giorgio De Capitani
Ho capito solo una cosa, ovvero che il Pd nei suoi organi direttivi ha proposto a Mario Draghi per la formazione del nuovo Governo tre nomi di maschi, perciò escludendo le donne.
Ne è nato subito un putiferio nel mondo femminile del Pd, giungendo a una dura contestazione nei confronti degli organi direttivi del partito, come se fosse stata violata la natura stessa della donna nei suoi diritti inderogabili alla parità di sesso.
A parte la mia assoluta disapprovazione della “quota rosa”, una stupidaggine degna del più ottuso femminismo (si dovrebbe invece tenere conto della reale competenza politica, al di là del sesso, e non fare invece una questione di parità di genere!), mi chiedo dove sia oggi la competenza femminile nel campo della politica.
Dire competenza è ancora il minimo richiesto, se pensiamo che già dire Donna richiama una nobile realtà che dovrebbe far tremare i polsi di una società, anche se è già in coma profondo, e ciò è dovuto a un imbarbarimento politico che, se ha per nome maschilismo, rivela anche la sudditanza di femmine, buttate in politica, solo per riscaldare magari il letto del solito “pirlone” (vedi Silvio Berlusconi), che, pur impotente sessualmente, si divertiva a fare della donna il gingillo del delirio di onnipotenza.
E quante donne hanno saputo duramente reagire all’”osceno” gioco del Cavaliere?
Berlusconi ha tagliato la testa a milioni e milioni di italiani, e ha tolto la dignità alla donna, e ora siamo qui a pagarne le conseguenze.
Salvo rare rarissime eccezioni (che confermano la regola), in politica vediamo solo l’ombra della donna Donna, anche perché, oltre a una discutibile competenza, non si intravede quel carisma o genio femminile che dovrebbe qualificare la Donna.
E questo succede in ogni partito, dove, in forza della “quota rosa”, sono entrate donne di poco spessore politico, per di più con la stupida pretesa di mettersi allo stesso piano o addirittura al di sopra di un maschilismo, che oggi sembra, nella ideologia femminista, come il modello da imitare nei diritti poco o per nulla nobili di un mondo maschilista che è riuscito a castrare il genio femminile.
Quando leggo la storia di Rosa Luxemburg (nata il 5 marzo 1871, Zamość, Polonia; uccisa il 15 gennaio 1919, Berlino, Germania) sto male al pensiero che oggi di Donne simili non sia rimasta nemmeno l’ombra.
Avessimo in politica qui in Italia una Donna come Rosa Luxemburg! Invece abbiamo solo qualche scherzo della natura femminile! E questo avviene in tutti i partiti, senza alcuna eccezione, nemmeno in una sinistra, dove le tenebre stanno oscurando non solo il mondo maschilista, ma anche quello femminista.
“Piccoli” maschi, e ”piccole” donne!
E non parlo del populismo più barbaro, dove la donna sembra, più che uno scherzo della natura femminile, una oscena caricatura del proprio essere umano che, se è vero che l’essere non ha sesso, è anche vero che, incarnato nella donna, dovrebbe richiamare la stessa natura divina.
Donne, contestate pure in nome dei diritti conculcati dallo strapotere maschilista.
Mi chiedo però quale sia il senso profondo del vostro contestare. Non lo vedo o, meglio, vedo solo una motivazione a dir poco ridicola, visto che, credendo da parte mia nel Genio femminile, mi sembra di assistere a una pura rivendicazione di pelle.
Mi fate paura anche voi donne che siete ritenute esempio di nobiltà, forse più culturale che di essere, perché, oltre a una supponenza irritante, non avete ancora capito dove sta il Genio femminile.
E voi donne del Pd, uscite dalla politica, e ritirate in un convento preparandovi alla Politica, poi ritornate forti di una coscienza di Donna, che potrà ribaltare la stessa politica.
E se volete lamentarvi, piangete su voi stesse, e non accusate un partito, dove non siete di casa, perché la vostra casa non sta nella pelle, ma è quella realtà divina, di cui, che ve ne rendiate conto o no, siete l’immagine da purificare alla Sorgente mistica.

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