L’”essere” dei piccoli soffocato dall’”avere” degli adulti

L’EDITORIALE
di don Giorgio

L’”essere” dei piccoli

soffocato dall’”avere” degli adulti

Oltre alla risurrezione di Cristo, nei Vangeli troviamo altri tre racconti di risurrezione. I sinottici (Matteo, Marco e Luca) raccontano il miracolo con cui Gesù restituisce la vita a una ragazzina, figlia di Giàiro, capo della sinagoga ebraica; solo Luca ricorda un altro miracolo, quando Gesù ferma un funerale, e davanti alla bara dove c’è il corpo esanime di un ragazzino, pronuncia le parole: “Alzati”, e restituisce il figlio vivo alla madre vedova, nativa di Nain, un piccolo villaggio della Palestina. Infine, troviamo il miracolo, narrato solo da Giovanni, con cui Gesù fa risorgere Lazzaro.
Su tre miracoli, uno riguarda un ragazzino e un altro una ragazzina. È interessante questa particolare predilezione di Gesù nei riguardi dei più piccoli. D’altronde, chi ha più diritto a vivere: i piccoli o gli anziani? Già qui possiamo trovare una prima polemica di Gesù nei riguardi di un mondo ipocrita e criminale, che privilegia gli interessi di vecchi balordi, a discapito dei più giovani che, di conseguenza, trovano difficoltà a sviluppare le loro migliori energie. Certo, anche noi anziani abbiamo diritto a vivere, ma quali spazi di libertà di vivere lasciamo ai ragazzi e ai giovani di oggi? Noi adulti non facciamo altro che pretendere dalla politica un mondo fatto su misura delle nostre esigenze, talora oscene, ovvero fuori di ogni limite o di ogni decenza umana.
Ci si lamenta, a iniziare dalla Chiesa, che si fanno pochi figli, e poi questi figli in quale mondo li costringiamo a vivere o, meglio, a non vivere?
Restituire la vita ai piccoli significa, per me, non solo preoccuparsi della loro salute, ma far di tutto perché possano crescere come esseri umani, ovvero far sì che il loro essere più profondo trovi quegli spazi vitali, per cui non sia represso o costretto a ridimensionarsi tra le quattro mura di una società balorda.
Gesù alla bambina e al ragazzino ordina: “Alzati!”. “Alzare” o “alzarsi” corrisponde allo stesso verbo greco che gli evangelisti usano per indicare la risurrezione di Cristo. Gesù, in altre occasioni, come ad esempio al paralitico, dirà: «Cammina!”. Alzarsi, rimettersi in movimento, agire sono atteggiamenti di chi riprende a rivivere. Cristo non mi ridà le energie perché io rimanga seduto, passivo, inetto. Ma per vivere non basta essere sani, star bene, avere soldi, avere un buon lavoro. Talora siamo macchine perfette. Gli ingranaggi funzionano. Ma manca la cosa più importante, che è l’anima. Siamo magari super-attivi, gente praticona che non sta mai ferma, magari siamo impegnati in mille attività anche di volontariato, ma dentro siamo spenti. L’essere è quasi soffocato dal nostro super attivismo.
Noi diciamo che la cosa più importante è la salute. Ed è già tanto riconoscere che la salute sia più importante dei soldi e del lavoro. A rovinare la salute sono proprio i beni materiali e le fabbriche che producono veleno. Ma c’è anche dell’altro. A mettere in pericolo la salute è quella sete di bisogni che stressano prima ancora di realizzarli. Oggi il consumismo produce esigenze tanto superflue da incidere sul nostro star bene anche fisicamente.
Cristo, davanti alla tomba di Lazzaro, urla: “Vieni fuori!”. Urlare davanti a un cadavere che senso può avere? Forse ce l’ha, sordi come siamo di fronte ad ogni richiamo; ma non basta urlare, se poi il cadavere riprende vita, ma fasciato dalle bende. Mi sembra che la Chiesa, il Papa si limitino a urlare cose anche belle, ci inviino messaggi anche interessanti e stimolanti, ma poi… nulla cambia, l’uomo resta prigioniero di mille condizionamenti.
Cristo ha detto ai presenti: «Liberatelo e lasciatelo andare!». Andare dove? Libero di camminare con le proprie gambe, e non con i tutori di partiti, di movimenti, di associazioni o di prigioni simili. Anche i ragazzi devono essere educati a camminare da soli, e non dietro a ordini dei loro genitori, e tanto meno dietro alle mode di un mondo che come una betoniera stritola anche le anime.
 21 marzo 2015
EDITORIALI DI DON GIORGIO 1
EDITORIALI DI DON GIORGIO 2

5 Commenti

  1. Annalisa ha detto:

    Voglio ringraziarla per i suoi scritti, sono d’ispirazione anche ad un non credente come me.
    La saluto con affetto.

  2. zorro ha detto:

    Consiglio sempre la lettura dei dieci comandamenti di chomsky

  3. Giulio ha detto:

    *stritola

  4. Giulio ha detto:

    Considerazioni condivisibili, l’ultima frase è fondamentale, oltre al termine “moda” parlerei di pensiero unico come betoniera che strilla le anime.
    Nel complesso comunque mi trovo d’accordo su tutto.

  5. Carmine ha detto:

    Grazie Don Giorgio. Avrei voluto ringraziarti personalmente per queste bellissime quanto veritiere considerazioni. Stammi bene e che lo Spirito guidi sempre il tuo cuore.

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