Sara e le altre maranzine: i padri violenti, le unghie laccate e le forbici in borsa. «Quanto mi paghi per un’intervista?» di Andrea Galli

Un’immagine dal canale social Pinterest, uno dei palchi virtuali di esibizione delle maranzine
dal Corriere della Sera
8 maggio 2025

Sara e le altre maranzine: i padri violenti, 

le unghie laccate e le forbici in borsa. 

«Quanto mi paghi per un’intervista?»

di Andrea Galli
L’inchiesta del «Corriere» sulle nuove generazioni tra disagio, solitudine e violenza, passa anche nella ricca e ordinata Brianza di Verderio. Le scarpe Nike rialzate, gli abusi in famiglia, le vendette contro i maschi, l’attrazione per i soldi (facili, subito e abbondanti)
Il primo piano di un pastore tedesco di quattro anni, bello come lo sono tutti i cani, ma lui parecchio di più: il padrone, l’unico che aveva, gli è appena morto, l’annuncio affisso vicino alla pompa di benzina serve a cercarne di nuovi, se gli interessati hanno anche un giardino, ci si raccomanda sul foglio formato A4, è pure meglio, anziché sigillare l’animale in un appartamento.
Superato questo distributore, munito di un bar tabacchi dove gli anziani dei dintorni vengono a tirar sera a parlare di pallone e sperare chini sui gratta e vinci, la strada si sviluppa uguale, estesi campi coltivati dal basso profilo, sullo sfondo camini e montagne, un po’ di foschia lasciata dalla pioggia, il traffico è al solito intenso ma regolare, intervallato dalle classiche rotonde geometriche della Brianza, i vialetti sono puliti, le abitazioni ordinate specie nelle siepi prima e dopo i muri di cinta cui i costosi giardinieri dedicano cure amorevoli, ma l’ingresso del paese di Verderio, in provincia di Lecco, 5.500 abitanti, quaranta minuti di macchina da Milano, davvero viaggia su alti livelli di armonia e precisione urbanistiche, complimenti: ville padronali, parchi ampi, portici, la fontana di Nettuno protetta da un impressionante impianto di videosorveglianza.
Poi, insieme, resistono le vecchie corti, non per forza reduci da ristrutturazioni e trasformate in luoghi per fighetti: piuttosto, sono soluzioni immobiliari a buon mercato, spesso sgarrupate, accessibili a chi non ha i soldi.
Tipo la famiglia di Sara, una delle prime maranzine (nella sua degenerazione violenta), figlia di un marocchino e un’italiana, lui un acclarato perditempo attaccabrighe col prossimo come ci riferiscono poliziotti e carabinieri della zona, lei al contrario affaticata e sudata in mille e mille faccende e mille ancora, povera donna, è una vita che va avanti così.

L’estetica

Le maranzine sono la versione femminile dei maranza: identica l’età, quella adolescenziale, e piuttosto simile l’abbigliamento — le sneaker di colore bianco marca Nike e con poderoso rialzo, le tute acetate, le magliette delle squadre di calcio, più straniere che italiane, i bomber, gli occhiali da sole taroccati marca Gucci, e poi un’estesa accurata ossessiva attenzione cromatica alle unghie.
Le maranzine: ci sono anche loro e anche loro entrano in questa esplorazione del Corriere sulla generazione maranza arrivata alla quinta puntata.
(Avvertenza per chi legge: con maranza, la Treccani intende un giovane che fa parte di comitive oppure gruppi di strada chiassosi, caratterizzati da atteggiamenti smargiassi e sguaiati e con la tendenza ad attaccar briga, riconoscibili anche dal modo di vestire appariscente (con capi e accessori griffati) e dal linguaggio volgare. Negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, il maranza era un abitante perlopiù delle periferie urbane, non per forza giovane, e zotico, rozzo, vestito in modo vistoso, che cercava di mettersi in mostra).
Sara, che dalle elementari al liceo ha ben figurato, disciplinata, attenta, curiosa, e nei piani avrebbe voluto frequentare Legge all’università, è stata l’unica ragazza arrestata e poi finita in prigione, deve ancora scontare due anni, nella faida tra i trapper; Simba la Rue, Baby Gang, Baby Touché, era l’estate del 2022 quando partirono le ordinanze di custodia cautelare dalla forte eco mediatica.
Insomma loro, i musicisti, gli idoli e l’idolatria, e i guai, grossi guai, i seguaci e i guadagni, grossi guadagni, e i concerti, tanti concerti, e un successo anche sui canali social, e nei testi delle canzoni anche le armi, la droga, il sessismo, il machismo, la misoginia.
In una delle fasi dell’iter giudiziario, avevamo chiesto all’oggi 22enne Sara la possibilità di un’intervista poggiando sulle sue volontà, che c’erano e permangono ma, s’ignora perché, sempre decadono, di provare a recuperare, d’avviare un serio autentico percorso di rieducazione, sfruttare i talenti che ha, e non sono pochi; ebbene quale prima reazione all’offerta che le avevamo avanzato, Sara aveva domandato quanti soldi l’avremmo pagata.
I soldi, punto, fine, adios.
E tanti saluti pure da parte nostra, la compravendita dei virgolettati la lasciamo alle trasmissioni televisive spazzatura, quelle dove il primo che passa pretende d’essere inquirente, psichiatra, sbirro, criminologo, sociologo.

Temperamento e aggressività

Fin da piccola Sara ha convissuto con un papà prepotente col quale ancora oggi è pressoché impossibile interagire, quantomeno per un forestiero ivi includendo le forze dell’ordine.
Ora, ben si capisce, non esiste una regola generale, ognuno viene a questo mondo con un differente temperamento che unito all’ambiente e ai suoi protagonisti forma via via la personalità.
Ciò premesso, ed era doveroso registrarlo, Alfio Maggiolini ci ricorda come sovente, nelle biografie di ragazzine che sfociano nella vastità dei disagi e delle manifestazioni di ansia, rabbia, autolesionismo, vi possa essere un pregresso di violenze, abusi, sopraffazioni, mesi di terrore, anni di terrore, prigioni domestiche, denunce non presentate, coperture e silenzi dei parenti.
Il professor Maggiolini, psicoterapeuta, è uno dei soci della Fondazione Minotauro, fondamentale per studiare gli adolescenti, un punto di incontro e ascolto, e al contempo un centro di elaborazione di libri che sono delle guide, ed editi dagli specialisti della didattica e della divulgazione, cioè FrancoAngeli.
Maggiolini ci spiega che nel circuito dei penitenziari minorili, il numero delle detenute si mantiene basso; aggiunge che le manifestazioni criminali delle medesime adolescenti «possono avvenire in un ambito di legami sentimentali».
Le offensive delle maranzine, da sole oppure inquadrate in una banda, dunque appoggiate da coetanee che ne sposano la strategia o, succubi, non riescono a evitare l’arruolamento, contro i maschi, contemplano ritorsioni in conseguenza di cattivi comportamenti o manifestazioni aggressive, rispondendo pertanto alla violenza con la violenza; e contemplano vendette.
Vendette per relazioni non iniziate nonostante la corte serrata oppure interrotte contro le volontà delle adolescenti medesime.

La messinscena

I canali social, da TikTok e Pinterest a Instagram, ci introducono agli scenari, ai luoghi, alle parole, agli slogan delle maranzine, alla provincia padana che le ha viste crescere, e alle recenti trasferte a bordo dei treni dei pendolari verso Milano con l’approdo ultimo nella stazione di Porta Garibaldi, in modo particolare il sabato pomeriggio, e da lì i trasferimenti nella vicina Gae Aulenti, per i selfie d’ordinanza davanti ai grattacieli, e in corso Como, e a Brera, a Porta Genova per i Navigli sul metrò della linea verde, o con i monopattini portati da casa attraversando i binari nelle piccole e dismesse stazioni dei paesi, senza più i bigliettai, senza più nemmeno un bar, al netto delle battaglie ammirevoli dei pendolari nostrani, massima categoria flagellata di Lombardia.
Queste maranzine girano anche con forbici, e non soltanto coltellini e coltelli, nelle borsette; notori i loro idoli musicali, come abbiamo detto, quei rapper e quei trapper che in aggiunta esaltano il mondo dell’arricchimento facile e immediato e spensierato; le loro clip sono spesso una colossale messa in scena, una trasfigurazione, ci ricorda il professor Maggiolini, per le strade il mondo reale è altra cosa, e lì, nelle strade di Milano, stiamo per tornare dopo la geografia brianzola stavolta con chi in strada ci passa giorni e notti giustappunto insieme ai maranza, insieme alle maranzine.
(5. Continua)
agalli@corriere.it

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