Vicario episcopale, vicario generale e vescovo si godono lo spettacolo…

Vicario episcopale, vicario generale e vescovo

si godono lo spettacolo…

di don Giorgio De Capitani
So benissimo che anche nella Diocesi milanese ci sono preti che danno l’anima e il corpo per il regno di Dio, senza fare tanto fracasso, senza andare sui giornali, senza cercare un consenso mediatico, senza scendere al livello di una mediocrità insulsa e stomachevole.
Sì, ce ne sono, e se ne parla solo quando muoiono.
Forse anche per giustificarmi, non sono contrario che esistano anche preti che apertamente contestino la struttura della Chiesa o il potere politico.
Ma non sopporto preti, soprattutto giovani, che si fanno prendere dalla febbre di usare i social, senza discernimento, ma solo per esibire la propria immagine, dietro cui non c’è che un vuoto di idee, di pensieri, di spiritualità.
Non avrei alcun timore a dare credito anche ai super dotati nel campo informativo, ma che usino i mass media per comunicare un grande messaggio.
Ma non accetto quel protagonismo irritante di chi vorrebbe usare la Parola di Dio per mettere in mostra il proprio stupido ego.
E se si tratta di giovani preti, la cui unica preoccupazione sembra quella di rincorrere un successo facile, aggrappandosi ad ogni immagine già di successo, allora mi chiedo se questi burattini non siano oscene contro-testimonianze evangeliche.
Ma come si possono tollerare marionette di preti che, al solo vederli davanti a una video camera, sarebbero da prendere a schiaffi, rimandandoli a pedate nel culo in un bagno di umiltà?
Dureranno poco! La loro stessa imbecillità li seppellirà nella melma!
Mi chiedo: quella specie di sant’uomo del suo vicario episcopale che fa?
Mi chiedo: quella specie di serafico vicario generale, la cui unica invidiabile dote sembra essere quella di intrattenere i suoi numerosi fan con una bonaria superficialità, che fa?
Non vorrei disturbare Mario Delpini, così sempre impegnato in ogni frangente della sua frenetica giornata da non avere tempo per riflettere sulla imbecillità dei suoi preti.
Non ho ancora capito se la Diocesi milanese sia in fase discendente o ascendente. Forse tutto dipende dall’indice di audience misurato sulla imbecillità (fase ascendente) o dalla intelligenza pastorale (fase discendente).
Mi dicono: perché te la prendi? In fondo si tratta di uno o di due o tre preti che si stanno esibendo sul palcoscenico della imbecillità.
Forse avete ragione!
Ma ho un grave difetto: vorrei che la Diocesi milanese fosse ancora quella testimonianza di un Genio del passato che ha lasciato un segno indelebile fino ai nostri giorni.
E allora come si può tacere, quando anche un solo prete facesse l’imbecille e venisse giustificato, e quando anche un solo prete dissidente venisse martirizzato senza pietà?
Il primo è giovane e ha tutto il tempo per ravvedersi o per spretarsi, e l’altro è ottantenne e si aspetta che muoia.
Ma, come è vero Iddio, dalla mia morte riceverete una tale bastonata da farvi seppellire di vergogna.
Forse no, a voi interessa solo che io sparisca dalla faccia della terra, concedendomi magari qualche indulgenza plenaria in vista della vita eterna.
Non ne avrò bisogno!

2 Commenti

  1. MaM ha detto:

    Sono queste le figure che cercano di essere questo o quello, di fare tutto e avere questo o quello ma ciò non significa di certo essere tutto o avere tutto. Il contrario.
    Sembra sparita del tutto la semplicità e si deve saziare costantemente il proprio ego.
    Ciò che spaventa é il Pensiero, queste figure sono solo osannate perché non danno fastidio.
    Don Giorgio Pensa e viene isolato.

  2. simone ha detto:

    Girando la diocesi e conoscendo parecchie realtà posso testimoniare che i preti “imbecilli” sono molto più di un paio. E più il successo di un imbecille si fa palese più molti altri sono ingolositi dal percorrere la medesima strada.
    Basta girare 4 o 5 parrocchie per scontrarti col prete iper-social, il prete tradizionalista, il prete anticonformista, quello banderuola che ascolta un pò a destra e un pò a sinistra per far contenti tutti.
    Tutti alla ricerca di un successo PERSONALE e mai realmente impegnati nella testimonianza evangelica. Quello che conta è lasciare la loro impronta, in termini di edifici costruiti o restaurati o tradizioni (inutili) cambiate a proprio piacimento. Tutto rigorosamente legato a riti o tradizioni carnali.

    La soluzione l’ha scritta precisamente e credo non esistano alternative:
    “sarebbero da prendere a schiaffi, rimandandoli a pedate nel culo in un bagno di umiltà?”

    Il problema di fondo è che questi si credono Dio in terra e pensano di essere gli unici a poter decidere qualsiasi cosa e ad avere l’ultima parola su tutto.
    Un tempo lottavo e cercavo di sgomitare per scardinare questa indegna certezza. Adesso quando ne incontro uno così, taglio ogni rapporto e cambio parrocchia.
    Perdere tempo appresso ad un imbecille non fa per me.

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