di don Giorgio De Capitani
Non è perché siamo in prossimità del Natale, e allora bisogna per forza essere buonisti, e far finta di nulla.
Vi sbagliate di grosso, per quanto mi riguarda!
Se volete che anche quest’anno Cristo nasca nella solitudine più radicale, per evitare di assistere di nuovo ad una marea di ipocrisie buoniste che spazzano via verità e giustizia, allora anche voi fatene parte, e lasciatevi travolgere.
In questi e nei prossimi giorni non faccio e non farò sconti né alla politica né alla Chiesa.
Soffermiamoci sulla diocesi milanese, a cui mi sento particolarmente legato per svariati motivi.
Lo spunto per fare ulteriori pesanti considerazioni mi è venuto da una notizia, che mi ha di nuovo particolarmente colpito.
Eppure, dovrei essere così abituato alle “nuove” notizie da restare quasi rassegnato, ma vi sbagliate di grosso se ogniqualvolta tacerò: anzi, le nuove notizie non fanno che essere ulteriori conferme di una gravissima caduta di stile e di scelte nel campo pastorale di una diocesi letteralmente allo sbando.
Non insisto sulla “pochezza pastorale”, perciò per nulla illuminante e lungimirante, di un vescovo, che è zimbello di se stesso, della sua supponenza, del suo menefreghismo, della sua oscena capacità di dormirci sopra, succeda quello che succeda, facendo sogni da favola.
Non insisto, ma una cosa la dovrei dire: se, anni fa, quando c’erano cardinali di un certo spessore, si aspettavano certe festività per nutrirsi di una parola, quella di Dio, contemplativa e penetrante, e anche provocante, con Mario Delpini si teme, già giorni prima, di ascoltare sempre noia e ancora noia, per non dire (come è stato il caso del Discorso di Sant’Ambrogio che ha lasciato perplessi anche i seminaristi!) di discorsi senza senso pastorale, privo di quella pastoralità di un vescovo che ha la missione di elevare il tema, l’argomento, la discussione, e non di stare banalmente sul piano di una politica senz’anima.
Sì, quando arrivano soprattutto le grandi festività, sento già in anticipo la nausea per una parola che mi dirà niente, dirà frasi ad effetto ma senz’anima, senza mordente, lasciando anche il Duomo freddo e irritato.
Ma non è di questo che vorrei parlare. Vorrei tornare sulle scelte “scandalose” che sembrano aumentare, fregandosene di ogni buon senso e di ogni rispetto altrui.
Certo, lo ripeto, ogni persona va rispettata, anche quella di chi sbaglia. Nessuno merita l’inferno già in questa vita. Chi sbaglia deve pagare per ciò che ha fatto, e nello stesso tempo resta una persona da salvare.
Ma in che modo? Ed è qui il punto, su cui i superiori, nel caso dei preti pedofili o dei preti che hanno dato scandalo in pubblico con atti osceni, dovrebbero a lungo riflettere per usare tanto buon senso e tanta prudenza, nei riguardi del prete che ha sbagliato e nei riguardi della società.
Come si può mandare un prete condannato per pedofilia, anche se ha scontato la pena davanti alla legge, in un’altra parrocchia, con incarichi pastorali, come se niente fosse successo?
La popolazione si è ribellata, e poi quel prete è stato rimosso. Ma era necessario aspettare la reazione della gente? Non giustifico del tutto il comportamento della gente, anche se lo comprendo, ma condanno il poco buon senso e la dissennatezza delle scelte pastorali della curia milanese, compreso il vescovo.
Ed ora vengo a sapere che un altro prete, che ha compiuto atti osceni in un luogo pubblico, pare anche davanti a minorenni, è stato sì rimosso dalla sua parrocchia, ma ultimamente è stato promosso responsabile di una Casa di Spiritualità, un Centro notissimo in diocesi.
Forse qualcosa non funziona. No, non è qualcosa che non funziona, è la testa dei superiori, Delpini compreso, che non funziona.
Sarei tentato ancora di dire le solite cose, ma vorrei evitare di ripetermi, ovvero che non si capisce il motivo per cui si voglia a tutti i costi salvare i preti pedofili o coloro che compiono geti osceni (giustificandosi in nome del rispetto della “persona” che va sempre aiutata e salvata, in ogni caso), e non lascino alla loro solitudine e condanna i preti dissidenti.
Forse qualcosa non funziona. No, non è qualcosa che non funziona, è la testa dei superiori, Delpini compreso, che non funziona.
Ma forse la testa dei superiori funziona troppo, dal momento che i preti pedofili o sporcaccioni non sono in realtà un pericolo per la Chiesa istituzionale (sì, magari, gettano un po’ di fango, ma nulla di più), mentre i preti dissidenti mettono a rischio, scarnificando la Chiesa strutturale.
Ai preti pedofili si arriva al punto di pagare le loro spese processuali, mentre si lasciano i preti, “condannati” dalla miopia di tribunali soggetti al potere politico, a pagarsi le spese processuali. Sapete qual è la risposta della curia? “Se le cerca lui le rogne processuali!”. Può darsi, ma i preti pedofili che cosa fanno? Agiscono in nome della curia?
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