Sono per la libertà di ogni linguaggio,
quando colpisce il marciume del sistema politico
di donne e di maschi
senza più ritegno istituzionale
di don Giorgio De Capitani
Prima o poi bisogna pur che qualcuno faccia veramente sul serio e dia finalmente inizio a una rivoluzione così radicale da coinvolgere istituzioni e partiti, strutture sia materiali che mentali, trascinando nel vortice infernale anche politicanti e gerarchi, femmine e maschi, in preda a qualche delirio di onnipotenza, segno della più ridicola presunzione che li fa mettere gongolanti su un mucchio di sterco, da dove pontificare con la bava alla bocca.
Non vedete che basta una parola politicamente scorretta per suscitare un vespaio di disapprovazioni, quando, dietro le parole, c’è quella “oscena” realtà che viene però sempre coperta dal polverone di polemiche, per aver detto, in tutta sincerità e coraggio, durissime parole di condanna di politici mostruosamente vuoti di Valori democratici?
E anche le immagini cosiddette volgari che si usano, e che anche io uso, che cosa sono se non una maniera più efficace, fortemente provocatoria, ma solo per far capire la tragedia di una società stupidamente vittima di “carogne”, che fanno imputridire quel Ben essere, ridotto a qualche straccio che serve a pulire il culo di questa gentaglia che ogni giorno vedi e senti, ovunque tira il vento dell’opportunismo più bastardo.
E perché pentirci, quando diciamo la verità, non importa con espressioni o immagini magari forti che fanno male alle orecchie degli ipocriti?
E perché ci si scandalizza quando a dire la verità è uno spirito libero, mentre si giustifica l’impertinenza, per non dire la perversità di chi fa l’onesto, mentre in realtà fomenta odio a tutto spiano, con la scusa che è dialettica politica?
Loro sono “razze di vipere”, come direbbe ancora Cristo, e poi fanno le vittime, quando qualcuno ne prende una e la sbatte contro il muro.
Loro sono ”figli e figlie”, nati da una prostituzione diabolica, e si presentano con l’aria di innocenti o di verginelle, ma sempre pronti o pronte a nascondere le loro ignominie.
Condannateci pure, ipocriti e farabutti, voi che dovreste proteggere la verità, e non invece condannare gli spiriti liberi che non hanno alcuna protezione di potere. Certo, voi, proni al potere, siete disposti a inchinarvi, condannando gli innocenti e assolvendo i farabutti.
Non ci fate paura!
Verranno altri, poi altri, poi altri ancora fino a formare finalmente un popolo di pensanti, che sappiano affrontare gli imbecilli al potere, i merdaioli al potere, le puttane al potere, quel marciume che si chiama populismo del ventre, razzismo legaiolo, fascismo da femmina sempre incinta di ridicolaggine senza ritegno.
Il Genio italiano! E dov’è? Nemmeno l’ombra.
È finito sotto i piedi di pezzenti che si divertono a fare i saputelli, i salvatori della patria, dicendo minchiate, in atteggiamento di predicatori manovrati dal loro nulla.
Gentaglia, vi colpirò con qualsiasi parola, con qualsiasi volgarità, perché siete merda, e con la merda vi seppellirò.
Magari con la benedizione di Dio!
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