Mi si nota di più se vado o se non vado? Il morettiano contorcersi del Pd su Conte e la piazza ucraina
da www.huffingtonpost.it
21 Febbraio 2025
Mi si nota di più se vado o se non vado?
Il morettiano contorcersi del Pd
su Conte e la piazza ucraina
di Alfonso Raimo
Mezzo partito domenica a manifestare con Kiev, un altro pezzo che decide di non andare, l’alleato Conte che spara a zero sull’Occidente e elogia Trump. Schlein ancora non ha deciso e intanto, a domanda diretta, sorride e se ne va
Elly Schlein tace, ma potrebbe far parlare i gesti. Nel Pd stanno cercando di convincerla a scendere in piazza con la comunità ucraina, domenica prossima. Ci saranno manifestazioni in quasi tutti i capoluoghi: le più grandi a Roma, Milano e Napoli. Hanno aderito i Radicali italiani, Azione con Carlo Calenda che interverrà da Odessa, Più Europa con Riccardo Magi e Benedetto della Vedova.
Gli organizzatori hanno mandato l’invito a quasi tutti: a Elly Schlein, ma anche alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, e a tutte le rappresentanze diplomatiche, gran parte delle quali ha confermato la presenza. Solo M5s e Lega sono stati tenuti fuori dalla mailing list. Per inciso: anche l’ambasciata statunitense – dove è in procinto di insediarsi il trumpiano Tilman Fertitta – ha risposto che parteciperà. Non la presidente del consiglio Giorgia Meloni, in equilibrio tra Trump e la Ue. Per il Pd ci sarà il responsabile esteri Giuseppe Provenzano, con una delegazione di parlamentari. La segretaria dem sta ancora riflettendo.
Brucia ancora l’affronto di Giuseppe Conte che elogiando Donald Trump, si è messo nel mezzo della piazza pacifista. “Trump con ruvidezza smaschera tutta la propaganda bellicista dell’occidente sull’Ucraina e dice una verità che noi del M5S stiamo dicendo da tre anni assieme a tutti gli esperti militari: battere militarmente la Russia era irrealistico”, ha detto Conte. Alla voce “propaganda bellicista”, ovviamente, Conte metteva anche il Pd.
Schlein ha nascosto l’irritazione dietro al consueto invito ad essere “testardamente unitari” che ha preso in prestito da Romano Prodi – esperto di coalizioni impossibili – e che si traduce in una regola del silenzio consigliata anche ai big del partito: “Per favore non replicate a Conte”, come ha fatto filtrare la segretaria ai dirigenti subito dopo le parole del quasi alleato. La scena di venerdì a Montecitorio era esplicita: un drappello di cronisti che la attendono per chiederle una replica al leader M5s, e Schlein che li liquida con un gran sorriso.
Ma nel partito aumenta la pressione perché in qualche modo lei replichi. Lo ha fatto il coordinatore di Energia Popolare Alessandro Alfieri, da ultimo il sindaco di Milano Beppe Sala: “Conte è sempre ‘Giuseppi’ che con il pollice alzato stava di fianco a Trump. È filorusso come lui”. Mentre l’europarlamentare Giorgio Gori si chiede come sia possibile “conciliare la visione del Pd a difesa dell’Ucraina con quella del M5s, che piega il revisionismo trumpiano ai suoi presunti sentimenti di pace”. Il messaggio è univoco: così l’alleanza è impossibile.
Di fatto quella di Schlein è forse l’unica voce che manca nel panorama dei progressisti europei. Per dire: il premier spagnolo Pedro Sanchez sarà a Kiev. Macron è tra i protagonisti della reazione a Trump. Nel Pd aumenta il pressing perché lei domenica sia in piazza con gli ucraini. E a quanto apprende Huffpost, lei non lo esclude. “Sarebbe la migliore risposta a Giuseppe Conte, che elogia Donald Trump. Ma anche a Giorgia Meloni, che ha mandato in archivio la “pace giusta” e ora deve sbrogliarsi dall’imbarazzo di essere stata invitata a un ritrovo, il Cpac, in cui Bannon ha fatto il saluto nazista”, spiegano chi le sta parlando.
Il Pd, oggi come nel marzo del 2022, è diviso in tre tronconi. Ci sono i riformisti che domenica saranno in piazza, da Filippo Sensi ad Andrea Casu, a Lia Quartapelle, ad Alessandro Alfieri, Giorgio Gori, Enzo Amendola. Anche Paolo Gentiloni pensa che sia giusto difendere il principio della “pace giusta” che cioè dà agli ucraini l’ultima parola. Tutti pensano, come spiega Sensi, “che oggi, forse ancora di più che tre anni fa, è necessario essere in piazza per l’Ucraina e per l’Europa, contro Putin”.
Poi ci sono i pacifisti, che tre anni fa scesero in piazza coi Cinque Stelle, ma in tronconi separati del corteo. In molti hanno aderito all’intergruppo per la pace promosso da Paolo Ciani. Tra questi Gianni Cuperlo, Arturo Scotto, Nico Stumpo, Stefano Vaccari, Chiara Braga.
Nel mezzo c’è Schlein e i componenti della sua segreteria che faticosamente cercano di tenere uniti i due pezzi. La discussione sarà affrontata giovedì in direzione nazionale. Se il Pd tre anni fa poteva riconoscersi nella formula della difesa dell’Ucraina, ma chiedendo all’Europa uno sforzo diplomatico per fermare le armi, ora che le trattative sono nelle mani di Trump e Putin, deve prendere posizione: o con l’Ucraina o con Trump e Putin.
“Noi vediamo che i partiti non sanno cosa fare, che stanno molto attenti a non sbilanciarsi. Ma questo ci fa male. Perché l’aggressore è sempre quello, non è cambiato nulla”, dice all’Huffpost Oles Horodetskyy, presidente dell’Associazione cristiana degli Ucraini e organizzatore delle manifestazioni di domenica. Gli ucraini respingono la lettura trumpiana che li vede come i responsabili della guerra. “Noi non vogliamo la guerra. Noi chiediamo solo di sopravvivere. Ma la pace non può essere una situazione precaria, in cui non ci siano forze Nato a garantire la vita del nostro popolo. Perché quello significherebbe solo prolungare la guerra. Putin vuole colpire la nostra dignità. Ma Trump vuole azzerare la dignità dell’Europa. Noi continuiamo a resistere. Ora tocca ai popoli europei ritrovare la loro dignità”.
Cara o non cara Elly Schlein,
quando ti deciderai a prendere a pedate nel culo
Giuseppe Conte e spedirlo a quel paese?
Che cosa aspetti?
Che tu perda la fiducia dei tuoi elettori?
Ancora tentenni?
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