Emilio Lussu: un gigante del ‘900

da www.articolo21.org

Emilio Lussu: un gigante del ‘900

di Ottavio Olita
4 Marzo 2025
Il 5 marzo di 50 anni fa moriva a Roma un protagonista assoluto della storia d’Italia, Emilio Lussu. Uno dei tre giganti sardi di quel secolo, insieme con Antonio Gramsci ed Enrico Berlinguer: tutti, con le loro opere, le loro scelte, il loro rigoroso impegno, concorsero a costruire la Repubblica Democratica, antifascista, solidale.
Lussu era nato il 4 dicembre del 1890 ad Armungia, un minuscolo paese tra le colline del Gerrei, in provincia di Cagliari, città da cui dista 65 chilometri. Oggi conta meno di 400 abitanti.
L’infanzia e l’adolescenza di Emilio si svolgono come nelle più tradizionali descrizioni romanzate dell’epoca. Il suo intenso, intimo rapporto con il territorio lo porterà a scrivere ‘Il cinghiale del diavolo’.
I primi livelli di istruzione superiore li riceve al collegio dei Salesiani di Lanusei, poi al liceo ‘Mamiani’ di Roma e infine al liceo Dettori di Cagliari. Quindi si laurea in giurisprudenza e infine, infiammato da patriottismo, si arruola nella Brigata Sassari, diventando presto un ufficiale leggendario per coraggio, temerarietà, contrapposizione ad ordini non condivisi, tutela dei suoi fanti. Quell’esperienza drammatica ed eroica verrà in seguito narrata con emozione, umanità, ironia in uno dei suoi libri-capolavoro ‘Un anno sull’altipiano’.
L’esperienza sotto le armi pian piano lo porta ad imboccare la strada verso l’opposizione alle guerre e poi al sardismo, vissuto come la necessità che ad una terra povera e distante come la Sardegna venga garantita una forte autonomia fino ad un progetto di federazione con l’Italia. Da lì l’idea di concorrere alla fondazione nel 1921 del Partito Sardo D’Azione, che poi sarà strettamente collegato al Partito d’Azione.
Negli anni successivi ci impiega poco, molto poco, a capire la vera natura reazionaria e oppressiva del fascismo, diventandone un fiero oppositore, tanto che nel 1926 subisce un assalto nella sua casa di Piazza Martiri a Cagliari da parte di un fascista armato. Reagisce e uccide il suo aggressore. A processo un coraggioso e ancora indipendente collegio di magistrati giudicanti lo assolve per aver agito in stato di legittima difesa. Ma non lo perdona il Fascismo che nella fase successiva all’assassinio di Giacomo Matteotti avvia una vera e propria caccia all’antifascista. Così, accusato di cospirazione, viene condannato a cinque anni di confino. Lo sconterà a Lipari.
Tra i cinquecento confinati, Lussu ha la fortuna di incontrare Ferruccio Parri, Calo Rosselli e Francesco Fausto Nitti e pian piano la sua coscienza politica prende sempre più forma e determinazione. La sera del 27 luglio del 1929 Lussu riesce ad evadere con Rosselli e Nitti. Si imbarcano clandestini su un piroscafo che prima approda a Tunisi e poi va a Marsiglia.
Da lì i fuggitivi raggiungono Parigi.
Nella capitale francese sviluppa grazie a Concentrazione d’Azione e Giustizia e Libertà una nuova teoria politica per combattere il fascismo. Ma, soprattutto, conosce Jojce Salvadori che diventerà la sua indissolubile compagna di tutta la vita. Joyce scrittrice, poetessa, femminista marchigiana non ci penserà due volte a diventare staffetta partigiana e a lottare contro il fascismo impegnandosi personalmente. Tanto da essere insignita di medaglia d’argento al valor militare.
La sintonia con Lussu fu sempre totale, anche quando, finito il fascismo, Lussu venne chiamato a dare il suo contributo fondamentale alla scrittura della Costituzione Democratica ed Antifascista, con una continua, crescente attenzione verso l’internazionalismo.
Fa rabbia e tristezza rapportare quella gloriosa storia umana e politica alla povertà di ideali, all’autoritarismo, all’odio verso i più deboli nei quali oggi siamo immersi. E ancor di più pensare a cosa direbbe Lussu – così come Gramsci e Berlinguer – di fronte all’Italia e all’Europa di oggi. Noi, governati dai nipotini del duce e di quei gerarchi ottusi e fanatici, e pure sostenuti e aiutati da re Sciaboletta, contro i quali Lussu scrisse l’altro suo insuperabile capolavoro: ‘Marcia su Roma e dintorni’.

 

 

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