L’EDITORIALE
di don Giorgio
Prima o poi dal cielo scenderanno
fulmini di ogni tipo…
Non so se Dio abbia una pazienza illimitata. Nell’Antico Testamento non parrebbe. Quando si incazzava gettava fulmini sui delinquenti.
Certo, l’autore sacro fa parlare Dio mettendogli in bocca un linguaggio umano. E non diciamo che ciò è irriverente, quando noi siamo abituati a venerare idoli che usano linguaggi animaleschi.
Sì, un linguaggio antropomorfico a Dio in quanto Spirito non si addice, ma perfino i credenti hanno ridotto Dio a qualcosa che dello Spirito è rimasto nulla: la Divinità, termine preferito dai Mistici medievali, è stata sostituita, tuttora, con un vitello d’oro da adorare con tutte le nostre oscenità.
Prendiamo il vero messaggio dell’autore sacro, più che scandalizzarci del linguaggio antropomorfico. E allora diciamo che Dio ordinava lo sterminio per ricostruire. Certo, non lo ordinava, ma la realtà era questa, quando nelle epoche più tenebrose tutto era uno spargimento di sangue, o, usando ancora il linguaggio biblico, città come Sodoma e Gomorra erano ridotte a una assolata distesa di fuoco e di sale.
Del resto, sterminare sembra la dote dell’uomo moderno, che però, a differenza di Dio, lo fa per i suoi più sporchi interessi, e con una tale brutalità che è solo vendetta, predominio, egoismo, ovvero con l’intento di distruggere per poi ricostruire guadagnandoci sopra. Si partecipa a una guerra anche con l’intento di spartirsi il bottino. Ogni guerra è una spartizione ingiusta di un pezzo di terra che è di Dio.
Sì, ogni guerra è un guadagno, dal punto di vista finanziario. Sia che si vinca o che si perda. L’Italia ha goduto il suo più grande boom economico dopo la seconda guerra, da cui era uscita con le ossa rotte, umiliata dal mondo intero. Forse oggi si tenta di rileggere il fascismo come qualcosa di benefico, e lo si vorrebbe riprendere per ridare all’Italia un futuro di pace e di benessere. L’idiozia è tipica di popoli barbari, e oggi assistiamo alla più barbarie forma di democrazia, se è vero che ad avallare tale barbarismo è lo stesso popolo, vinto e umiliato dalla seconda guerra mondiale, e che proprio per il benessere economico ha perso la testa, fusa per costruire un vitello d’oro da adorare, con la benedizione della Chiesa istituzionale, la prima, imitando il popolo ebraico, a venerare idoli per trarne ogni beneficio del tipo materiale.
Proprio noi cristiani, che ci riteniamo seguaci del Cristo rivoluzionario, dimentichiamo che l’unico vero ricostruttore di questa società ridotta a un rottame di istinti beluini! Eppure potremmo avere tra le mani la vera bomba atomica, capace di distruggere il male, per ridare vita a qualsiasi “assolata distesa di fuoco e di sale”.
Basterebbe poco, ed è obbedire all’ordine di Cristo: “Metanoèite!”, ovvero cambiate mentalità, ovvero quel vostro stupido modo di pensare, al buio, essendo il vostro intelletto spento da un ego diabolico.
Dunque, distruggere per ricostruire. Ovvero: bruciare ogni sterpame con il fuoco dello Spirito. E poi lo Spirito seminerà infinite opportunità divine.
Lo Spirito semina là dove l’uomo fa il deserto. Lo Spirito agisce là dove il potere semina morti.
Che tu lo voglia o no, imbecille, ridicola pagliaccia, permetti allo Spirito di seminare le giuste contromisure, e prima o poi il tuo ego di sterco secco brucerà riducendoti pelle e ossa, nuda come un verme al sole.
Ai giusti sembra che tutto si sia fatto così buio da non vedere se non tenebre e morte. Il popolo bue si è accecato da solo, la sua mente vede solo ombre, e le prende come occasioni di felicità, e si gode immergendo il muso nel trogolo di una stalla di porci.
Triste aggrapparsi alle ombre per godersi la vita. Purtroppo è così.
Il dramma è quando gli stessi “buoni” si adagiano nel quieto vivere o sopravvivere, ovvero vegetano come inanimati.
Non basta oggi essere “buoni” o “bravi” o gente che non fa male a nessuno.
I profeti sono urtanti, stimolanti, provocanti, contestatori fino all’eccesso. Nell’Antico Testamento facevano anche una brutta fine ad opera di omicidi cultori del vitello d’oro, che poi innalzavano loro monumenti tanto inutili quanto ridicoli.
Lo ha detto Cristo stesso: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri. Serpenti, razza di vipere, come potrete sfuggire alla condanna della Geènna? Perciò ecco, io mando a voi profeti, sapienti e scribi: di questi, alcuni li ucciderete e crocifiggerete, altri li flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sulla terra, dal sangue di Abele il giusto fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. In verità io vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione» (Matteo 23,29-36).
Che cosa aggiungere? Nulla. Non servono lacrime, borbottii, lamentele, a nulla vale piangersi addosso. Forse basterebbe solo ricordare che la storia è maestra di vita, e che il tempo ha distrutto ogni impero maledetto.
Aspettare lungo il fiume che i cadaveri passino per scendere nella valle delle tenebre? Dall’alto non scendono mai dei cadaveri, casomai geni che risorgono al nostro richiamo.
22 giugno 2024
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