Christian Greco: «Le critiche? Giorgia Meloni venga al museo Egizio di Torino. Non ho bisogno di poltrone»

www.corriere.it

Christian Greco:

«Le critiche?

Giorgia Meloni venga al museo Egizio di Torino.

Non ho bisogno di poltrone»

di GIAN ANTONIO STELLA
La risposta alle polemiche del direttore del museo: «Mi valutino con criteri oggettivi». E ancora: «Sono qui da nove anni, puntiamo a un milione di ingressi, stiamo lavorando al bicentenario. Mi lasciano basito gli attacchi della politica»
«Ripeto: io non ho assolutamente bisogno di poltrone. Possono anche mandarmi via dall’Egizio, se vogliono. Mi resterà comunque l’Egitto». Anche se dovesse servire caffè e cappuccini a Porta Nuova come ha detto al nostro «Corriere» torinese? «Certo. Il barista l’ho già fatto». E Christian Greco, il direttore del Museo Egizio di Torino preso a martellate (politiche) dall’assessore regionale piemontese meloniano Maurizio Marrone, ride spiegando che quando si iscrisse all’Università olandese di Leiden, per pagarsi gli studi, si adattò non solo a fare le pulizie per una ditta che aveva in appalto i pavimenti e le aule dell’ateneo («Studiavo fino alle cinque, poi posavo i libri, mi cambiavo e passavo alla scopa e al mocio»), ma anche a lavorare alla portineria e al bar di un hotel Ibis: «Imparai, tra l’altro, una cosa che mi è stata utile nel mestiere che avrei scelto più avanti: l’importanza di accogliere le persone con la gentilezza e la professionalità indispensabili a chi offre un servizio».
Oddio, non è che nel caso fosse defenestrato per una scelta di bottega partitica resterebbe disoccupato. Il vero e proprio diluvio di firme raccolte in sua difesa nel giro di poche ore da parte di 92 studiosi, accademici, direttori museali di mezzo mondo, a partire da Tarek Tawfik, professore di Egittologia al Cairo e presidente dell’International Association of Egyptologists, lascia immaginare che possono essere in tanti, da un continente all’altro, a contendersi le sue competenze. È vero però che sarebbe un peccato. Per Torino, per l’Italia e per lui che, dove sta, è un fagiolo nel baccello. Perché se altri, da bambini, sognavano di fare il macchinista o più recentemente il divo di X Factor, lui ha sempre avuto una fissa: «Vidi per la prima volta il Nilo a dodici anni, nell’87, con mia mamma Gemma. Restai folgorato. Sul volo di ritorno mi chiese: “Cosa farai da grande?” Risposi: “Voglio scavare in Egitto”». Da allora c’è stato centinaia di volte, negli ultimi anni più o meno una volta al mese.
Vicentino, figlio d’un architetto e di una negoziante di bigiotteria, studente al liceo «Antonio Pigafetta», devoto alla professoressa di latino e greco Mariangela Nicolli («Fu lei a farmi appassionare: leggendo in classe il libro VI dell’Iliade con l’addio tra Ettore e Andromaca alle porte Scee, le scendevano le lacrime…») e a quello di storia e filosofia Gianni Cazzola, presa la maturità col massimo dei voti, mancato l’ingresso alla Normale («Ancora mi pesa»), scelse tra le perplessità dei genitori («Dura la vita, per i laureati in Lettere») l’antico Collegio Ghislieri a Pavia: «Selezione durissima ma mi andò bene. Al terzo anno decisi di andare all’università olandese di Leiden. Era una sfida. Sapevo il tedesco, l’olandese no». Fu lì che si concentrò tutto sull’archeologia: «Alla prima lezione il professor René van Walsem, un mito, ci disse: “Congratulazioni, state per studiare una delle discipline più belle del mondo. Dato che non troverete mai lavoro”. Grazie a Dio non è andata così».
«Il primo scavo fu a Tell Sabi Abyad, un sito nel nord della Siria poi sconvolto dall’Isis. Ci andai in macchina insieme al professor Peter Akkermans. Viaggio interminabile. Quando passammo l’Eufrate ci chinammo a baciare il suolo: la Mesopotamia!» Da allora, dopo la laurea in Lettere classiche a Pavia e in Archeologia (Egittologia) a Leiden, ha insegnato lingue antiche in vari licei olandesi («Mi chiedono: dove hai imparato a essere così chiaro? Provateci voi, a catturare l’attenzione di un ragazzino olandese che se ne fotte del greco: parlavo loro delle mummie»), imparato una dozzina di lingue, lavorato a Luxor per l’Oriental Institute and Epigraphy che ricostruisce gli antichi geroglifici («Roy Johnson e Christian Vertes ora lavorano qui all’Egizio: una risorsa fantastica!»), ha conquistato via via la fiducia degli archeologi del mondo e delle stesse autorità egiziane, diventando un punto di riferimento degli scavi a Saqqara: «Abbiamo individuato e scavato, finora, con Leiden, venticinque tombe. Da quest’anno la guida sarà dell’Egizio».
Ma che importa, a chi ha una certa idea del potere? Le polemiche di questi giorni, dice, l’han lasciato basito: «Mi pare di aver capito che quell’assessore pensa che io sia un buon manager ma “dal punto di vista scientifico ci sono persone più brave” di me. Possibile. Anzi, sono socratico: ci sarà senz’altro qualcuno più bravo di me. So bene quali sono i miei limiti e ci mancherebbe altro che non potessero essere discussi. Mi piacerebbe però che i direttori venissero giudicati con parametri di valutazione seri».
Se non ha senso che la politica scelga un primario di chirurgia, men che meno può scegliere il direttore di un museo: «C’è purtroppo una invasività crescente. Ma la cultura è il servizio di tutti. I musei sono la casa di tutti. Non solo è giusto, ma è doveroso che i direttori vengano valutati. Ma su criteri oggettivi. Quando sono arrivato qui avevamo 16 persone, oggi siamo in 70. Avevo un curatore e un assistente curatore, oggi ho 13 curatori. L’anno scorso abbiamo avuto 89 studenti venuti per fare uno stage curricolare o post curricolare…».
Si poteva fare di più? Certo: «Ma vorrei che i parametri fossero chiari e limpidi. Le grandi istituzioni e le grandi università funzionano così. E trovo stucchevole che i direttori vengano tirati per la giacchetta. Sono dei tecnici, devono fare i tecnici. Poi, certo, possono essere criticati. La critica è il sale della scienza. È la critica che ti fa crescere. Anche i politici hanno il diritto di criticare. Ma facendo un elenco dettagliato delle cose sbagliate che possono essere fatte meglio. Vengano al museo. Leggano le pubblicazioni scientifiche. Approfondiscano i criteri di giudizio. Punti specifici. Scientifici. Gestionali. Vedano come fanno all’estero, affidino le valutazioni a commissioni internazionali di assoluto prestigio. Certo, le valutazioni costano. Ma l’idea è di scegliere sul serio i migliori. Non così, a capocchia…».
Quanto ha pesato la polemica con Giorgia Meloni nel febbraio 2018 quando la leader di FdI contestò la scelta dell’Egizio di offrire ingressi scontati agli egiziani e arabi? «Guardi, sono qui da nove anni dopo aver vinto un concorso, il museo è cresciuto tantissimo, stiamo lavorando al bicentenario e puntiamo a un milione di ingressi e tutti mi chiedono di quello scambio polemico su YouTube. Io spero di incontrarla, la presidente del Consiglio. Per avere l’occasione, se venisse a visitare il nostro museo (l’altra volta era in campagna elettorale e non ebbe il tempo…) di spiegarle tante cose. Seneca diceva che il dono più importante è quello del tempo. Ecco, se la presidente del Consiglio potesse ritagliarsi qualche minuto per me sarebbe un grande regalo e sono convinto che ci capiremmo benissimo sul ruolo del museo a Torino, in Italia e in Egitto. Parlando di contenuti in modo pragmatico come lei dice di preferire». E se poi andasse male? «Mi resterebbe comunque il mestiere più bello del mondo. È solo mettendo il naso nelle cose antiche che puoi capire il futuro».
Il caso
L’egittologo Christian Greco, è il direttore del Museo Egizio di Torino dal 2014; è stato criticato dall’assessore piemontese al Welfare, Maurizio Marrone (FdI): in un’intervista al «Corriere» ha affermato che non lo confermerebbe alla direzione del Museo. «Esistono persone più qualificate», ha dichiarato. Il Consiglio di amministrazione e il comitato scientifico del Museo Egizio, le istituzioni locali e diversi esponenti della politica si sono schierati in difesa di Greco. A suo favore è stata anche inviata una lettera aperta firmata da 92 studiosi Marrone ha già attaccato Greco nel 2018 criticando l’iniziativa del biglietto gratis alle coppie arabe. Nell’occasione era intervenuta anche Giorgia Meloni.
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da www.huffingtonpost.it
21 Settembre 2023

La Lega chiede a Sangiuliano di cacciare Greco.

Peccato non sia possibile:

il Museo Egizio è privato!

di Federica Olivo
Crippa, delfino di Salvini, lo accusa di essere “razzista con gli italiani”. FdI chiude: “Nessuna lista di proscrizione”. Il ministro tace ma non può intervenire, Sgarbi invece difende il direttore perché ha lavorato benissimo. Cosa di cui sono consapevoli anche nel Cda del museo, che a cacciarlo non ci pensa proprio
“Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”. Usa toni perentori – e che lasciano trasparire un pelino di intolleranza – Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, contro il direttore del museo Egizio, Christian Greco. Il leghista, sentito da Affaritaliani.it, fa un salto ulteriore rispetto a quello compiuto da Maurizio Marrone, assessore al Welfare piemontese, che ha sostenuto che per nominare il Greco (che è in carica dal 2014) siano state penalizzate “figure potenzialmente più qualificate”. La comunità degli egittologi, che si è schierata apertamente a favore del direttore, non la pensa esattamente così. Ma tant’è. In questa fase di pre-campagna elettorale – tanto per le Regionali quanto per le Europee – un direttore che ha fatto dell’attenzione al multiculturalismo la sua cifra è il bersaglio perfetto.
E così, dopo l’assessore di FdI ecco l’affondo della Lega. Crippa chiede un intervento del ministro per cacciare Greco, annunciando una crociata contro un direttore – parole sue – “di sinistra che ha gestito il Museo Egizio di Torino in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana”. Il riferimento è ad alcuni sconti fatti ai giovani di lingua araba nel 2018. Alla destra l’idea non piacque e ora la Lega vuole farglielo pesare. Solo la Lega, a quanto pare, perché nel pomeriggio per i meloniani parla Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura alla Camera: “Né il Ministero della Cultura né la maggioranza stilano liste di proscrizione né vogliono cacciare Greco dal Museo Egizio. La nomina, inoltre, è di competenza della Fondazione in autonomia e il rinnovo delle cariche si avrà il prossimo anno”, ha sottolineato.
L’intervento di Crippa – per quanto parecchio rumoroso – pare un fatto tutto firmato Lega. Il Carroccio ha deciso di saltare addosso alla dichiarazione dell’assessore Marrone, chiamando in causa addirittura il ministero. “Sono a Milano, non parlo di Torino”, si è limitato a dire Gennaro Sangiuliano. Peccato che il ministro non abbia alcun potere sull’incarico di Greco. Il motivo è molto semplice: la struttura – il più antico museo egizio del mondo, secondo solo al Cairo quanto a quantità di reperti conservati – non è statale. Solo il Consiglio di amministrazione, nel quale siede un solo rappresentante del ministero, può decidere le sorti del direttore. E, al momento, ha le idee molto chiare: Greco non si tocca. Viste le incessanti polemiche, il Cda – presieduto da Evelina Christillin – ha precisato questo concetto con una nota. Nel documento, datato 19 settembre, si “esprime all’unanimità, con assoluta convinzione, l’apprezzamento per l’eccellente lavoro svolto, ormai dal 2014, dal proprio direttore. Grazie al suo operato – si legge ancora – il nostro museo è diventato un’eccellenza mondiale”.
Se Sangiuliano tace, un endorsement a Greco arriva da Vittorio Sgarbi: “Nessun dubbio sulle qualità l’impegno e i risultati di Cristian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino e spirito libero, condizione senza la quale non si può dirigere efficacemente uno dei più grandi musei del mondo. Io personalmente e i dirigenti del Ministero – ha dichiarato il sottosegretario e critico d’arte – ne abbiamo apprezzato l’opera che non può essere messa in discussione per un diverso parere rispetto a una scelta più antropologica che politica, sulla quale, quando era all’opposizione l’attuale presidente del Consiglio, si è mostrato discorde in tempi in cui così difficile è stabilire un rapporto culturale con i popoli i migranti ed extracomunitari”. Parole che, però, non hanno chiuso l’attacco del centrodestra nei confronti del direttore.
Ma come funziona questa struttura? A leggere i dati, si direbbe mica male. Dal Museo viene spiegato ad HuffPost che il bilancio si regge quasi interamente sui biglietti d’ingresso che stacca. E sono tanti: “Siamo il quinto museo più visitato in Italia. E dal 2014 gli accessi sono più che raddoppiati – sottolineano – prima del 2014 avevamo 460mila ingressi all’anno, l’anno scorso ne abbiamo totalizzati oltre 900mila”. E per quest’anno si punta al milione, ha dichiarato Greco”. Il direttore ha poi invitato la premier, Giorga Meloni, a visitare le sale che raccontano, con innumerevoli reperti, la storia dell’Antico Egitto.
Oltre alle iniziative in favore dei visitatori, il museo si occupa molto di ricerca ed è capofila di una missione internazionale che si occupa di scavi in Egitto: “I reperti trovati – viene specificato – restano al Cairo”. Non solo: in questi anni è aumentato il numero di molto persone che lavorano nella struttura: da 13 a 70. Essendo un ente privato, tutto si può dire tranne che si tratti di uno spreco. Mentre il centrodestra continua con gli attacchi, a Greco va la solidarietà dell’opposizione. “Cacciare, cacciare, epurare… È lo slogan preferito dai leghisti, affamati di potere e di controllo politico su tutto. Tornino nelle caverne piuttosto, e rispettino il mondo della cultura, il pluralismo e le istituzioni”, dice Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana. “Il modello di alcuni a destra è quello dell’autocrazia, di chi come Putin e Orban vuole il controllo totale ed esige anche di scegliere chi mettere alla guida dei musei. Vorrei ricordare che siamo in democrazia, non in un regime in cui si può togliere dal proprio ruolo chi non si allinea politicamente. Si valutino le competenze e il lavoro svolto, e li Greco è inattaccabile”, dice invece Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito democratico. “Sono purghe degne di un regime autoritario”, dichiara Angelo Bonelli di Europa Verde. Per Riccardo Magi, di +Europa, “forse Greco è troppo competente e forse ha rilanciato con troppo successo il Museo Egizio di Torino: insopportabile per questa maggioranza. Insopportabile per Giorgia Meloni, le cui accuse sono state rispedite al mittente con ignominia dallo stesso direttore”.
A sorpresa, dalla parte del direttore del museo anche la Lega piemontese: “Le polemiche di questi giorni attorno alla figura del direttore del Museo Egizio Christian Greco non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo e della comunità”. Per convinzione o perché non ci si può che arrendere all’evidenza, si dissociano da Crippa.
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Quando Meloni nel 2018 polemizzò

con il direttore del Museo Egizio e ne uscì malissimo

Correva l’anno 2018. Quando ci fu un botta e risposta tra la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni (allora all’opposizione), e il direttore del Museo Egizio, Christian Greco, davanti al palazzo museale, nel centro di Torino. FdI aveva organizzato una tappa del tour elettorale davanti al museo, srotolando lo striscione “No all’islamizzazione”, in polemica con l’iniziativa dell’Egizio di far pagare un biglietto ogni due ingressi alle coppie di lingua araba. “È una discriminazione nei confronti degli italiani”, hanno detto Meloni e altri esponenti di FdI. Alla fine del comizio si è presentato il direttore del museo egizio che ha consegnato a Giorgia Meloni una copia del libro sul Museo e un biglietto di ingresso. “State montando un caso politico – ha detto Greco – noi siamo aperti a tutti e vogliamo favorire l’inclusione e la diffusione della cultura. Quella per le persone in lingua araba è solo una delle tante iniziative, che tra l’altro dura tre mesi. Stiamo per lanciarne una per gli studenti, forse direte che discriminiamo i quarantenni?”.
Guardate questo video e sentirete le stupidaggini che ha detto, e la conseguenza figuraccia di merda che ha fatto, la nostra attuale pistolina “tappetta”, già di un tale livello culturale da far rabbrividire anche i vermi.
Cattiva, boriosa, tutta figlia di suo padre!

 

Gurdate e ascoltate anche questo video

Pecoraro Scanio fa capire il grado di imbecillità e di perversione mentale della Lega di Salvini, nota per la sua subcultura e barbarie.
Questi leghisti andrebbero tutti spazzati via…

1 Commento

  1. luigi ha detto:

    Giorgia Meloni lo era (come davanti a Christian Greco), lo è (ora nelle sue uscite pubbliche) e lo sarà “semper una ciula, piscinina e gandula”.
    Gira e girerà il mondo (a spese degli italiani), sfoggerà vestiti di lusso (a spese degli italiani), si truccherà per far bella figura (a spese degli italiani) … è e sarà “semper una ciula, piscinina e gandula”.
    Andrea Crippa, luogotenente di Salvini, come il suo capo è e sarà “”semper grand gros e ciula, con la piscinina e un gandula”. Un bilòtt e un bigott de Munscia, lecacu del pirla milanes.

    La loro religiosità e antipolitica era ben espressa in “Dio è morto” di Guccini: “…”in ciò che spesso han mascherato con la fede, nei miti eterni della patria o dell’eroe … tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura, una politica che è solo far carriera, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto …”

    Chiudo con un pensiero a un grande uomo e politico: Giorgio Napolitano. Sei stato per la politica italiana come quel faro che c’è sul Molo del porto di Napoli tua città natale. Il rammarico è che a uomini come te oggi gli italiani preferiscono “una ciula, piscinina e gandula”.

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