Preti chiusi, comunità stanche, laici praticoni

 

di don Giorgio De Capitani

Se bisognava, e tuttora bisognerebbe, buttar fuori a pedate nel sedere dai consigli pastorali e dai gruppi parrocchiali i berlusconiani e i leghisti, per non parlare poi dei fascistoidi oramai irrecuperabili, così bisognerebbe purificare i nostri seminari diocesani da tutto questo marciume, tanto più che si tratta di futuri preti che dovranno guidare le parrocchie ed educare i piccoli.

Come possiamo, noi ministri di quel Cristo che è l’incarnazione dell’amore di Dio e della sua giustizia, evangelizzare, ovvero annunciare un Vangelo che è liberazione da ogni schiavitù e da ogni legame col male: la Buona Novella, ovvero la Notizia che salva la dignità dell’essere umano?

Come è possibile conciliare la cultura della morte con la cultura della vita?

Come è possibile parlare di legalità, quando questa è finita sotto i piedi di un bastardo che l’ha resa schiava del proprio arbitrio?

Come è possibile educare i ragazzi al senso della giustizia, quando l’aria che respirano, il contesto socio-politico in cui vivono sono ben lontani dalla gioia esuberante di vivere, di cui loro hanno più diritto di noi adulti che possiamo anche difenderci, ma che, nonostante tutte le nostre recriminazioni o sforzi per sentirci fuori dal marciume, ci sentiamo alla fine colpevoli di non aver fatto abbastanza?Che dire se a educare questi piccoli sono preti bacati nella testa, che magari parlano di Cristo e del suo regno con tanta enfasi da mandare in visibilio le anime più semplici, ma che poi, nella realtà, non possono non tradire la loro mens perversa?

La religione, purtroppo, è l’arte dell’inganno. Dell’inganno più subdolo e atroce. Un inganno che lascia segni irreversibili. Il popolo di Dio faticherà a lungo prima di capire tale inganno. Per me non lo capirà mai, fino a quando resterà prigioniero della religione.

La religione, da che mondo è mondo, vive di potere, che contamina anche i più puri, si allea con i dotti, e fa strage degli analfabeti.

Educare alla libertà di coscienza, è un’impresa ardua, quasi impossibile, ma nulla è impossibile per chi crede nella potenza della libertà di coscienza.

Odio in modo particolare gli schemi, qualsiasi schema, che si servono di tutto pur di imporsi sulla coscienza. Casomai, mi servo degli schemi, talora indispensabili, senza però farmi servo. La semplicità evangelica non significa ingenuità.Una parrocchia che vive di schemi religiosi, di preti e di laici con la testa fasciata da ideologie di gruppo o di partito, è una parrocchia destinata a fallire.

Ecco perché, tanto per fare dei nomi, non sopporto che la comunità cristiana sia etichettata, in un modo o nell’altro, come ciellina o focolarina o dell’opus dei. Ecco perché non sopporto collaboratori parrocchiali che non siano radicalmente innamorati del Vangelo, senza ma e senza se, con tutta quella libertà di spirito che, anche in politica, li rende immuni dal virus del berlusconismo o del leghismo più osceni.

Già l’ho detto più volte, ma di nuovo voglio gridarlo: le comunità cristiane siano guidate da pastori liberi da ogni schema mentale, da ogni struttura ecclesiastica che, lo si voglia o no, lo si dica o no, blocca il respiro dell’Infinito. Basta con i preti che vivono di rendita, interessati solo alla organizzazione, alla struttura; basta  con i laici rozzi e analfabeti che conoscono solo il linguaggio del pragmatismo più festaiolo, che ragionano con la pancia, che hanno le ali spezzate da un conformismo pauroso, che ogni giorno si nutrono non di una Parola sostanziosa, ma di quel fasullo benessere che non permette di togliere la testa dalla sabbia.

Le nostre comunità cristiane sono annoiate, stanche, incapaci di reagire, chiuse in un mondo senza via d’uscita, pensano a sopravvivere e non s’accorgono che stanno perdendo pezzi giorno dopo giorno. I preti si lamentano e non si rinnovano, i laici sono sempre pronti a prendersi qualche angolo di autonomia, e qui si rintanano soddisfatti appena riescono a farsi valere.
Cambiare marcia si può, non per accelerare il passo sul vecchio cammino, ma per dare un volto diverso alla pastorale. Si può, se si vuole. Si può, se la mente si apre. Si può, se si crede nella Profezia che va oltre la struttura di una Chiesa con il fiato in affanno.

Si può, si deve, con coraggio, senza perdere tempo, sfidando le ataviche paure di una religione che teme di perdere anche quel poco che le è rimasto.

Usciamo, altrimenti soffocheremo tra quattro mura ammuffite. Non c’è altra speranza. Smettiamola di fare bei discorsi sulla nuova evangelizzazione, se poi restiamo schiavi dei nostri pregiudizi mentali, delle nostre visuali di fede che non vanno oltre il già stabilito, il già fissato, un dogmatismo che tiene la verità al guinzaglio, un moralismo che mortifica la coscienza.

I laici non riusciranno a decollare dal loro pragmatismo analfabeta, se non troveranno pastori aperti e coraggiosi, pronti ad aprire strade nuove. I preti si sveglieranno, se saranno sostenuti dal Pastore che guida la diocesi. Se questi ha la testa chiusa, se gioca con le belle parole ma nei fatti agisce come un despota, tutto resterà come prima. I preti si terranno il loro angolino di potere, e i laici non sapranno mai di essere anche capaci di volare.          



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16 Commenti

  1. GIANNI ha detto:

    Un interessante e, credo, realistico spaccato sociologico di quelle microsocietà che sono certi ambienti, legati alla parrocchia o ad altri ambiti collegati.
    Chi ci va?
    Cosa fanno?
    Cosa organizzano?
    Personalmente, non ne ho mai fatto parte, anche perché probabilmente non confacenti alla mia indole.
    Devo però dire che diversi ambienti, in senso fisico, parrocchiali per forza,come dire…
    Li ho frequentati.
    Chiaro che, come organista, quando andavo ad esercitarmi in qualche chiesa, spesso passavo dagli uffici,
    nei cui pressi mi capitava di imbattermi appunto in coloro che fanno parte di questi ambienti….
    Che impressione ne ho tratto?
    Quella di frequentatori legati ad un’umanità variegata.
    Chi, forse neppure credente, frequentava perchè non sapeva come organizzare il tempo, chi per routine, chi per fare quattro chiacchiere.
    Sicuramente, invece, mai ho sentito,come dire, temi o discorsi che riguardassero non dico neppure qualche anelito profetico, ma neppure cristiano in senso lato.
    D’accordo, non è che io partecipassi, vero, ma se poi le attività si limitavano a quelle che mi è capitato, anche solo scambiando qualche parola,di sentire, allora il più si riduceva a passare qualche ora in compagnia di altri, non fosse che per combattere certa solitudine tipica dei centri urbani, o per organizzare feste e banchetti.
    Insomma, a me è parso (magari sbaglierò) che le cose che si facevano in questi luoghi potevano essere esattamente le stesse di qualsiasi associazione laica, e non religiosa, e credo che, per molti, proprio non facesse differenza.
    Andavano nei locali parrocchiali, pecrhè la parrocchia organizzava certe cose, ma sono sicuro che, se invece dalla parrocchia, ci fosse stato altro organizzatore, non sarebbe cambiato molto…..

  2. Elena ha detto:

    Don Giorgio volevo porle un domanda …adesso che si trova in terra leghista..non trova punti in comune con i suoi pensieri?Adesso le spiego il perchè .Io provengo da Castello Brianza e risiedo a Rovagnate da 15 anni ma grazie a don Luca mi si è risvegliata la coscienza.Perchè i miei pensieri concordano con i suoi?Lei che è così contrario alla Lega?Guardi che la lega a Castello ha fatto molto di più per il bene comune che il comunismo rovagnatese che ha usato in modo improprio il bene comune(tutti perbenisti,che pensano all’orticello e rifiutano il confronto con gli altri mostrandosi superiori)Non dico che a Castello non ce ne siano (anzi, forse la lega ha lottato contro questa gente).Ora …parli con i 45 enni di Castello che hanno avuto una buona base religiosa avendo frequentato le scuole Medie a Bevera al tempo in cui era ancora un seminario…vedrà che qualche coscienza si sveglia.Ormai il terreno a Rovagnate è sterile …Dopo le vicende le posso dire che l’unica sono io però abbia fiducia in questi giovani preti che ,anche se lei li contrasta, dicono le stesse cose.

    • Don Giorgio ha detto:

      Si nota bene che lei è discepola di Don Luca, prete leghista! Non dica stupidaggini, si tolga i paraocchi!

      • Elena ha detto:

        Quello che le volevo dire è che se io e lei siamo giunti alla stessa conclusione pur provenendo da realtà diverse ,è perchè io 20 anni fa ho potuto allontanarmi dalla chiesa (pur con tanti rimorsi) ma avensdo sempre Gesù come guida nella vita ,mentre lei per dovere ha dovuto sottostare alla chiesa gerarchica,annientando la sua coscienza.Così si è rinchiuso a Monte per sfuggire al confronto con il mondo.Se fosse andato per il mondo avrebbe sarebbe diventato leghista.La comunità di Monte è una bella realtà,vado anche daccordo con le giovani mamme che portano i figli a scuola a Rovagnate(anche le catechiste),ben lontana dal comunismo che regna a Rovagnate che le descrivevo sopra.Ora la verità sta nel mezzo…le ideologie si sono mischiate e bisogna giungere a un nuovo umanesimo che non ha più bastioni da difendere ma strade nuove da percorrere lasciando da parte la politica.Per questo parli con i giovani leghisti ,hanno bisogno di un confronto con una realtà come Monte per arrivare a un nuovo umanesimo.

    • Filemore ha detto:

      Dunque lei è leghista.
      Ma leghisti sono Bossi,Maroni,Borghezio, castelli, Calderoli tutte persone che ben note. Non sono degli sconosciuti. Ciò che dicono è reperibile nei video in internet, ciò che propongono e spesso ottengono sono le leggi.
      A dirla tutta: mi fa senso stare in fila per la Comunione dietro ad un leghista e se lei ha ritrovato la fede grazie alla lega…beh io l’ho persa!

      • elena ha detto:

        Bisogna liberare la mente dai pregiudizi altrimenti non si arrivera’ a nulla…….sa quante cosa sembrano in un modo e poi si rilevano all’opposto quando si ha una coscienza libera?

  3. Luciano ha detto:

    Grande don Giorgio. Condivido pienamente quello che ha scritto. Abbiamo davvero bisogno di pastori che sappiano vivere il Messaggio Profetico. Non abbiamo bisogno di preti faccendieri, opportunisti, attenti solo ad accattivarsi la simpatia del gerarca di turno, fregandosene bellamente delle persone che sono Chiesa e che vivono nel disagio che questa società tronfia e aggressiva, continua a produrre lo sfacelo in cui viviamo. Purtroppo pare che, il fondo nion lo abbiamo ancora toccato. C’è ancora gente che crede che la nostra società sia divisa tra Pd. Sel e PDL e DESTRA e, che la libertà di espressione sia solo da una parte. Questo è ciò che desidera questa pseudo classe di politici fasulli, mediocri e inutili. E qualcuno ancora ci casca. Bisogna avere pazienza e continuare a reagire, cercando di luberrci da queste pastoie mentali. Caro don Giorgio, continui a stimolare le persone che, davvero vogliono essere libere nel proprio discernimento e che vogliono poter volare perchè capaci di farlo. Buona giornata.

  4. Maurizio ha detto:

    Oggi ha toccato così tanti temi che difficilmente si può sperare di affrontarli tutti… personalmente vorrei fermarmi su due punti che mi hanno colpito più del resto.

    1° “La religione, purtroppo, è l’arte dell’inganno.”

    Sentire questa affermazione da un Sacerdote mi fa sperare che qualcosa da salvare in questa Chiesa ci sia ancora. E, me lo consenta con rispetto, salvare i reietti è proprio la missione di Cristo. In questo a mio avviso si manifesta sulle spalle della Chiesa, lo spietato senso dell’umorismo di Dio.

    2°”I laici non riusciranno a decollare dal loro pragmatismo analfabeta, se non troveranno pastori aperti e coraggiosi”

    Su questo don Giorgio concordo in parte, e vorrei rilanciare girando la frittata, e affermando che la Chiesa di domani non riuscirà a decollare dal suo essere autoreferenziale se non saprà fidarsi dei laici coraggiosi e infaticabili nel voler bene a questa Chiesa nonostante gli impegni della loro vita e l’ostruzionismo del Clero. Confido in un futuro lontano nell’avvento di un Concilio che includerà a pieno titolo anche i laici.

  5. Giuseppe ha detto:

    Quando frequentavo l’azione cattolica parrocchiale (anni 50 – 60), pur avendo degli assistenti spirituali in buona fede e in gamba, c’era quasi un atteggiamento di chiusura ed isolamento verso il mondo esterno ritenuto, in gran parte, fonte di tentazione e quindi, se possibile, da evitare. Erano altri tempi, certo, ma ho l’impressione che questa impostazione sia ancora abbastanza diffusa in seno ai movimenti di ispirazione cattolica che, a mio avviso, peccano di presunzione dimenticando spesso che il cristiano opera nel mondo e col mondo si deve confrontare quotidianamente non partendo da un punto di vista presuntuoso e prevenuto, ma di totale accoglienza, carità e condivisione. Certi insegnamenti -ahimè- sono duri a morire e devono fare i conti con un modo molto elementare di vivere la propria fede, tipico dei bambini ed adolescenti e delle persone semplici, che istintivamente sono portati a fidarsi del prete qualsiasi cosa lui dica. Non sarei in linea di principio contrario alla formazione e allo sviluppo di movimenti e congregazioni all’interno della chiesa, ma quello che vorrei capire è lo scopo che si prefiggono e quello che temo è che possano diventare essi stessi altre piccole chiese finendo per diventare alternative alla chiesa universale sull’esempio delle sette religiose tipiche di alcune società e culture anglosassoni o latinoamericane.

  6. Giuseppe casiraghi ha detto:

    Quindi, in questo post si invoca un porgrom ecclesiale, una grande epurazione sulla base delle opinioni politiche. Immagino già’ dei sacrestani corpulenti con le scarpe chiodate, pronti a scaraventare lunghi distesi sul sagrato tutti quelli che pretendono di entrare in chiesa senza esibire una tessera del PD o di SEL. Ma la cosa che più mi sconvolge e’ che in questo post si dice: ‘nulla e’ impossibile a chi crede nella potenza della libertà’ di coscienza’ e poi si compila la lista dei buoni e dei cattivi in base alle opinioni. Insomma, la libertà’ di coscienza va bene solo se la pensi come me!

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